lunedì 6 agosto 2012
il blog va in vacanza...
...e verrà nuovamente aggiornato al ritorno dalle ferie, verso fine agosto. Mi raccomando, non ve lo dimenticate e tornate a seguirlo, mi dispiacerebbe perdere "seguaci". Auguro a tutti un bel ferragosto e di trascorrere tante belle giornate da qui a fine mese. E...se potete, andate a vedere qualche castello nella vostra zona, l'unico consiglio che vi posso dare :)
Il castello di martedì 7 agosto
ALTOMONTE (CS) – Torre Normanna
Edificata dai normanni nell'anno 1052 sotto il dominio di Roberto il Guiscardo, apparteneva al loro primo sistema di difesa territoriale. Solo successivamente essi adottarono la costruzione di torri cilindriche come i saraceni. La torre, alta circa 25 metri, fu rimaneggiata e quasi certamente terminata da Guglielmo Pallotta, signore di Brahalla, che nel 1269 ne fece una residenza apportando modifiche all'impianto originario. Chiamata per questo anche Torre Pallotta, si presenta come una possente struttura a base quadrata di impianto normanno ma con modifiche e apporti posteriori. L'uso della pietra squadrata posta sui quattro spigoli, e la cornice in pietra che scorre orizzontale sotto la finestra del secondo livello, denotano una prima contaminazione relativa al XIII secolo. Anche la splendida bifora in tufo con archi ogivali, tipica dello stile gotico, risale ai primi del 1200. Di stile normanno conserva ancora alcune aperture visive, fatte praticando delle feritoie nei muri. Articolata su quattro livelli, la torre ha subito modifiche importanti nel corso dei secoli. La scala attuale infatti è di costruzione recente, in precedenza il primo e secondo piano dovevano essere collegati da gradini in pietra, mentre al piano successivo si doveva accedere mediante pioli, o opportune applicazioni esterne. Il seminterrato della Torre Pallotta, una volta adibito a cisterna per la raccolta delle acque, presenta un pregevole soffitto con volte a botte. Dall'osservazione della facciata sud della Torre Pallotta, si evince la differenza di stili tra il piano inferiore tipicamente normanno e quello superiore di epoca successiva. Anche la diversa altezza dei piani della Torre è indice di costruzioni differenti. Interessanti gli interni delle finestre realizzati con squarci muniti di due panche inserite nelle murature, tipiche delle costruzioni normanne. Ben più recente è invece la copertura in coppi. L’edificio, ulteriormente migliorato da Filippo Sangineto, fu abitato fino agli inizi del 1900. Oggi viene utilizzato come Pinacoteca con sale e spazi utilizzati per allestire mostre e dal 2004 è sede del Museo "Franco Azzinari". Ospita le opere dell’omonimo pittore calabrese. Il Museo è visitabile tutti i giorni. Dal camminamento della torre si gode di un bel panorama a 360 gradi.
domenica 5 agosto 2012
Il castello di lunedì 6 agosto
VILLENEUVE (AO) – Castello di Chatel-Argent
Il castello di domenica 5 agosto
ALTOMONTE (CS) – Castello dei Conti
Il territorio subì le
dominazioni Normanna e Sveva, ma fu sotto gli Angioini che il borgo divenne un
centro d'arte, di cultura e di fede di straordinaria importanza. Infatti, nel
XIV sec. il paese assunse definitivamente il nome di Altomonte e conobbe anche
il suo periodo storico migliore, diventando feudo prima dei Sangineto e poi dei
Sanseverino, Principi di Bisignano, tra le più influenti e ricche famiglie
nobili calabresi. Questi ultimi nel corso del XV secolo si imparentarono anche
con i Ruffo di Sicilia, in seguito al matrimonio tra Ruggero Sanseverino e
Cobella Ruffo. Costruito nel XII secolo, il castello fu l'abitazione dei
da vari feudatari di Altomonte che si successero
nei secoli (Guasto, Pallotta, Sangineto, Ruffo e Sanseverino). L’antico maniero
ebbe il titolo di castrum nel 1342 da parte di Clemente VI. Arroccato in cima
al paese, proprio al centro dell'antico borgo medievale, per la sua
posizione dominante ebbe importanza militare e difensiva. La costruzione, condizionata dall'andamento del
terreno, è a pianta irregolare, articolata attorno ad una modesta corte
centrale. Rimaneggiato negli anni è stato ampliato nel nucleo originario, attiguo alla torre, con una
serie di costruzioni (intorno al 1400) che arrivano fino al ciglio della rupe
che sovrasta. I prospetti esterni presentano
come elementi caratterizzanti gli stipiti le mensole, i balconi e logge. Nel
cortile interno si segnala una bella scala ad unica rampa, con il ballatoio
coperto da una loggia a tre arcate con copertura lignea, nella quale si notano
tracce di pitture a fresco di discreta fattura, che affaccia sulla Piana
di Sibari. La scala immette in un vastissimo
ambiente recentemente realizzato nel luogo del salone delle feste. Belle le
parti superstiti delle capriate a vista affrescate con scene mitologiche,
databili alla fine del XVI secolo. Presenti tracce di affreschi. Nella
parte est del castello si trova, inoltre, una loggia a pianta circolare a sei
cornici. I Sanseverino furono presenti ad
Altomonte fino agli inizi dell'800, e solo l'arrivo delle truppe di Giuseppe
Bonaparte pose fine, con l'eversione, alla lunga vicenda feudale. Oggi l’edificio
ospita un albergo a cinque stelle con splendidi saloni ed eleganti suites, come
si può vedere sul sito http://www.altomonte.it
venerdì 3 agosto 2012
Il castello di sabato 4 agosto
CASTEL MADAMA (RM) – Castello Orsini
La data di fondazione di Castrum Sancti Angeli, divenuto
Castel Madama soltanto nel XVII secolo (in memoria di Madama Margherita d’Austria),
è piuttosto incerta; può comunque essere ricondotta al X-XI secolo, l’epoca del
cosiddetto “incastellamento”, durante la quale nella valle dell’Aniene furono fondati
numerosi nuclei fortificati ad opera principalmente degli abati di Subiaco. Il
Castrum sorse sulle sommità di un colle che fu meta, secondo la leggenda, di un
eremitaggio di S. Michele Arcangelo. Certo è, comunque, che nel 1256
Giangaetano Orsini acquistò il castrum ed i terreni annessi e nel 1308 i figli
di Fortebraccio Orsini, Riccardo e Porcello, costruirono il castello che ancora
oggi costituisce il fulcro del nucleo urbano più antico del paese, nonché il
principale monumento di Castel Madama. L’edificio fu ricostruito sui resti di
quello precedente (non più visibili in quanto interamente inglobati nelle
successive costruzioni), probabilmente costruito dall’Abbazia Sublacense, distrutto
dai Tiburtini durante l’assedio del 1123 e rimasto in rovina per quasi due
secoli. Da quel momento in poi, per circa 600 anni, Castel Madama fu Luogo
Baronale. La fase degli Orsini si chiuse nel 1520 con la morte di Alfonsina,
moglie di Pietro de’ Medici, ed il conseguente passaggio del feudo a questa
famiglia. Nel 1538 Margherita d’Austria, figlia naturale dell’Imperatore Carlo
V e vedova di Alessandro de’ Medici, ottenne dalla famiglia del defunto marito
il possesso del paese. Il castello, modificato in precedenza anche dal
cardinale Ippolito de’Medici, venne trasformato nel tipico palazzo – fortezza
rinascimentale. Alla morte di Margherita tutti i suoi beni, incluso il feudo di
Castel Madama passarono ai Farnese e nel 1636 furono ceduti da questi al
marchese Alessandro Pallavicino di Parma – Busseto. Dopo la parentesi
repubblicana e il periodo di governo francese agli inizi del XIX secolo (1830),
Castel Madama passò ad un congiunto dei Pallavicino, il Marchese Tiberi il
quale, nel 1851, anche su pressione di Papa Pio IX, cedette definitivamente
l’indipendenza e i pieni poteri alla Comunità. Il castello passò per diversi
altri proprietari: i tedeschi Friedemberg, i Salinetti e l’ingegnere Oreste
Vulpiani, il quale operò insieme alla moglie importanti restauri e procedettero
ad arredare le sale del piano nobile. Dopo la morte dei due, nel 1935 il
castello venne acquistato dal Comune che recentemente ha operato un
interessante campagna di restauri, appena terminati. E’ oggi possibile
visitarlo su prenotazione. Il nucleo attuale del castello, che venne costruito
appoggiandosi su delle rocce, è composto
da un recinto murato di forma quadrata con cortile interno. Un lato del
castello inglobò a sua volta un’antica chiesa dedicata a Sant’Andrea, di cui
rimane un piccolo campanile. Gli esterni del castello vennero parzialmente
occultati dall’abitato e le uniche facciate visibili sono quelle rivolte verso
il paese con un giardino pensile e quella d’ingresso, composta da un semplice
muro ma con sontuoso portale bugnato di ingresso. Superato questo si accede al
cortile, porticato su tre lati, ad arcate a tutto sesto su pilastri e decorato
da rilievi classici tra cui un’iscrizione che ricorda il costruttore, Porcello
Orsini e un bel rilievo rappresentante il dio Mitra. Da un grande salone posto
al pianterreno si passa nelle antiche dispense e alle prigioni, costituite da
due piccole celle. Attraverso una bella scala – originariamente databile al
‘300, si sale al piano nobile, completamente restaurato ed arredato, come
attestato da una lapide posta nel salone grande. Il grande salone a soffitti
lignei presenta un bell’arazzo e alcuni grandi dipinti. Oltre questa si aprono
quattro belle sale, tutte completamente decorate da mobilio d’epoca, dipinti ed
oggetti collezionati dai Vulpiani tra cui, molto interessanti si trovano anche
lo studio dell’ingegner Vulpiani e un affascinante bagno d’epoca.
Il castello di venerdì 3 agosto
MONTELEONE DI FERMO (FM) – Castello
Ubicato sopra uno sperone a cavallo tra la valle dell'Ete ed il
Lubrico, suo affluente, dirimpetto al comune di S. Vittoria in Matenano, Monteleone
fu costruito su preesistenze romane dai Benedettini di Farfa. Nel 410 circa
iniziarono, con la decadenza dell'Impero Romano, le massicce invasioni dei
Visigoti, dei Goti, degli Unni e verso il 570 giunsero nel Piceno i Longobardi
che assediarono la comunità locale. Sembra che esistessero due aggregazioni
riunite in un unico municipio: il primo detto Mons Leohun, in zona Poggio
Castello (il colle è ora in contrada Madonna di Loreto), il quale sarebbe
caduto sotto i Longobardi; ed il secondo insediamento detto Torre di Casole
(attuale paese) che per 12 anni sostenne l'assedio per merito di un condottiero
chiamato Leone. Dal nome del suo difensore sarebbe derivato Monteleone, sebbene
alcuni precedenti documenti scrivano chiaramente Mons Leonis (monte del leone).
Le carte dei frati farfensi sono le più antiche testimonianze scritte su
Monteleone, almeno fino al XIII secolo, vale a dire per il periodo nel quale la
corte rimase possesso dei monaci farfensi. Nell'anno 705 ci fu una donazione
dei Longobardi della possessione o della corte di San Maroto (Curtis San Marotis)
all'abbazia dei benedettini di Farfa, a seguito della conversione della loro
regina Teodolinda. Nel 967 l'imperatore Ottone I confermava le antiche
proprietà all'abbazia di Farfa. L'abate farfense Berardo III (1099-1119)
costruì una torre esagonale irregolare con la caratteristica forma a punta: essa
servì come magazzino in alto, quando si temevano incursioni, da vano
cimiteriale in basso e da campanile. Diversi documenti del XIII secolo dimostrano
che la torre costruita dall'abate non è quella attuale. Infatti, fu distrutta
nel 1252 durante l’assedio dei Fermani ai castelli di "Casigliano, Torre
di Casuale e Monte Leone"; quindi fu ricostruita nel XIV secolo sulla
pianta o sul troncone di quella precedente. Nel 1269 il nobile Ruggiero Suppi,
podestà di Fermo, prese le difese della comunità di persone che un tempo
avevano abitato Torre di Casole. Dopo la morte di Federico II a Palermo, la
successione imperiale diede occasioni a ribellioni e Monteleone rientrava nei
possessi strategici di Fermo, mentre l'abbazia di Farfa appariva schierata con
la parte imperiale. Nel XIV secolo la storia di questo paese fu legata alle
vicissitudini delle signorie di Fermo; mentre il secolo successivo vide il
passaggio non solo di ricorrenti epidemie, ma anche di truppe mercenarie al
comando di capitani di ventura. Poche e frammentarie sono le notizie
riguardanti i secoli XVII-XVIII, tuttavia il paese è sempre stato l'influenza
della città di Fermo. La torre ad esagono irregolare è ciò che resta
dell'antico Castello di Torre Casole insieme alla corte del X-XI secolo di S.
Maroto, oggi nella chiesa parrocchiale dedicata a S. Marone, e ad alcuni resti
di mura. La torre fu in seguito utilizzata come campanile della chiesa
parrocchiale di San Giovanni Battista.
giovedì 2 agosto 2012
Il castello di giovedì 2 agosto
SUBBIANO (AR) – Castello
La storia di Subbiano ci riporta all'epoca romana quando il
luogo era posto sotto la protezione di Giano come dimostra il suo nome Sub
Jano. Secondo alcuni il paese prende il suo nome da questa frase latina, mentre
per altri dal nome di persona Seviatum. Situati lungo la sponda sinistra
dell'Arno, il castello di Subbiano insieme e quello poco distante di
Castelnuovo, costituiscono la porta d'ingresso alla valle. Sui primordi
appartenne al nobile Grifone di Grifone; questi nell'anno 1119 per cento soldi
lo vendette ad Albertino, progenitore dei Conti Albertini di Chitignano. All’epoca
era contraddistinto come casale e corte di Subbiano, ma forse gli Albertini non
ne fecero l'intero acquisto, poiché nel privilegio concesso nel 1191
dall'Imperatore Enrico IV ai conti Guidi si comprende la metà di questa corte e
castello, e di questa metà gli stessi Conti Guidi ebbero la conferma di
possesso dall'Imperatore Federico II nel 1220. Nel 1221 alcuni documenti
menzionano “una torre nel castello, due case dentro il castello presso la
torre, alcune terre, il patronato della chiesa di S.Niccolò ubicato dentro, e
quella di S.Maria posto fuori dalle mura”. In seguito Subbiano fu dominato da
Tarlati di Pietramala (e vi fu un ampliamento del sito fortificato e la costruzione
della seconda torre), finchè Pier Saccone, fratello del Vescovo Guido Tarlati
lo sottomise al Comune di Firenze. Cacciato il Duca d'Atente a seguito di una
ribellione nel 1343, i Subbianesi si staccarono dalla Repubblica Fiorentina, ma
nell'anno 1384 con la caduta della città di Arezzo, tornarono sotto il dominio
della Signoria di Firenze. L'antico nucleo abitato risulta notevolmente
modificato a causa di nuove abitazioni che sono state addossate alle antiche
murature; la torre che resta, detta Longobarda e già esistente nel X secolo, ha
una pianta rettangolare, molto sviluppata in altezza. Il fortilizio di Subbiano
ha rivestito un ruolo importante nell'assetto difensivo casentinese,
derivatogli dalla privilegiata posizione per il controllo e la difesa del
passaggio sull'Arno. Vi si accede da una porta-torre che invita in una stretta
strada lastricata la quale, correndo tutto intorno alla torre, si apre in una
bella porta con arco a sesto acuto che lascia scoprire tra le pietre antiche
gli incavi delle botole e delle saracinesche che alzavano un pesante portone. E’
poi possibile vedere un angolo di Subbiano attraverso la bella feritoia a bocca
di lupo che un tempo completava la struttura difensiva. La porta della Torre
conduce ad un piccolo cortile aperto sul fiume. Ricercando notizie sul web, mi
sono imbattuto in questo curioso sito, nel quale sono illustrate le diverse
fasi di costruzione di un plastico del castello di cui stiamo parlano….molto
interessante !
http://www.scalatt.it/bottega%20plastici_castello_subbiano.htm
Il castello di mercoledì 1 agosto
MISSANELLO (PZ) – Castello
Il suo nome originario era "Mesheolum o Mesnellum",
in seguito prese il nome di Missanello dalla famiglia che lo governava in
quell'epoca. Le prime notizie storiche circa le sue origini risalgono al 1072. Tra
i primi signori di Missanello abbiamo un certo Osmundo che per premiarlo
Roberto il Guiscardo, secondo l'uso normanno, lo nominò signore di Missanello
col titolo di cavaliere, con la servitù in caso di necessità di fornire un
cavaliere completo di cavallo, cavaliere, scudiero. Nel corso dei secoli si sono
succeduti diversi feudatari fra cui Guglielmo Berengario, Roberto De Autresche,
i Missanello, i Gattola, i Pappacoda, i Coppola, i Pignatelli, i Carafa, i
Lentini fino al 1806. Del periodo feudale rimane il Castello situato nella
parte alta del paese, che è stato certamente abitato dal feudatario. Le origini
che vanta questa fortezza sono antichissime. Pare sia stata edificata nell’alto
Medioevo su una preesistente fortificazione romana.Il feudo era costituito da
Missanello, Gallicchio e Castiglione. Decio Coppola, feudatario dal 1552 al
1608, costruì a Gallicchio il palazzo del Barone, sua residenza e vi si
trasferì. Di conseguenza, il castello di Missanello fu dato in godimento ai
frati Minori di San Francesco, perché essendo l'epoca delle grandi pestilenze
erano gli unici che accoglievano i bisognosi, specialmente i malati durante le
grandi epidemie, ciò fino al 1855. In tale data una parte del Castello passò in
proprietà al Comune, mentre la restante parte rimase in suo del barone Lentini.
L'arciprete Filippo Bernardi acquistò dal Lentini e dagli Attolini tale
proprietà nel 1907. L'avvenimento è ricordato da una lapide che ancora oggi si
trova all'interno del Castello. L'edificio appare oggi assai trasformato e
snaturato, tuttavia le sue forme fanno chiaramente intuire il suo aspetto
precedente. Altre notizie si possono rintracciare al seguente link: http://www.pretesti.com/Testi_Pre/Bernardi_Il_Castello_di_Missanello.pdf
mercoledì 1 agosto 2012
Il castello di martedì 31 luglio
SAN ZENONE DEGLI EZZELINI (TV) – Torre degli Ezzelini
Il
nome di questa località va ricondotto a quello della ben nota famiglia degli
Ezzelini che in tutta l'area bassanese rivestì un ruolo da protagonista fra
l'XI e il XIII secolo. L'antica torre, sul colle Castellaro che sovrasta il
paese, è tutto ciò che rimane del castello eretto da Ezzelino da Romano, detto
“il Monaco”, e che fu poi di proprietà del figlio, anch'egli nominato Ezzelino,
noto però come “il Tiranno”. Da San Zenone dipendevano i beni familiari ubicati
in diverse località vicine. Da qui, Ezzelino fece splendere la sua stella di
abile stratega che lo vide impegnato contro i nobili di casa Camposampiero,
Estensi, Sambonifacio e poi dominatore delle città del Veneto come Padova,
Vicenza, Verona, Treviso, Belluno, Trento, con sconfinamento nella Lombardia,
dove occupò Brescia. Il potere di questa famiglia, che si schierò con Federico
II durante le campagne contro i Comuni lombardi, ma che fu osteggiata dalla
Chiesa e da Venezia, ebbe fine nel 1259, quando una “lega” di feudatari (Trevisani,
Padovani e Vicentini) guidata da Marco Badoer cinse d'assedio il castello di
San Zenone, ormai andato perduto, e sterminò gli Ezzelini (oltre a Ezzelino III
vennero uccisi il fratello Alberico e sua moglie Margherita, i loro 6 figli
maschi e le 3 figlie femmine). Alberico, personaggio di taglia politica minore,
pagò con la strage di S. Zenone le colpe del fratello Ezzelino. Politicamente
aveva fallito la sua grande occasione: il Papa, con varie bolle, lo aveva
scelto come strumento per oscurare Ezzelino, ma Alberico capì troppo tardi il
gioco e si riconciliò col fratello. La fine degli Ezzelini fu un sollievo non
solo per le popolazioni della zona, ma per tutto il Settentrione d'Italia, dove
essi avevano portato in oltre un secolo distruzioni, saccheggi e terrore. Nonostante
ciò, sei secoli dopo, il primo consiglio comunale di San Zenone italiana decise
di optare per 1'attributo degli Ezzelini, riabilitando di fatto la famosa
famiglia. Oltre alla torre sono rimasti qualche brandello di fondamenta, la
chiesetta e un lungo e misterioso intricarsi di gallerie che perfora la
collina, secondo la leggenda, fino alle rive del Piave e del Brenta. Gli spazi
interni alla Torre - dal cui Belvedere si può ammirare un panorama mozzafiato -
sono stati resi fruibili grazie ad una sorta di scala/percorso destinata ad
ospitare una mostra didattico illustrativa permanente che illustra la storia
degli Ezzelini e dei feudi medievali della Pedemontana asolana. Altre notizie
si possono trovare visitando il seguente link: http://www.oggitreviso.it/files/LA%20TORRE%20DEGLI%20EZZELINI.pdf
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