mercoledì 29 maggio 2024

Il castello di mercoledì 29 maggio

 
 

                                       

ROCCA DE' GIORGI (PV) - Castello

Rocca de' Giorgi, sede di un'antica pieve della diocesi di Piacenza, fu fortificata fin dall'alto medioevo, probabilmente da un antico signore di nome Aimerico. Si chiamava infatti Rocca di Aimerico quando, nel 1164, è citata tra i luoghi dell'Oltrepò che passarono sotto il dominio pavese. Vi ebbe successivamente signoria la famiglia pavese Campeggi, per cui prese il nome di Rocca Campesana; passò poi sotto il dominio dei Sannazzaro, e per matrimonio a Fiorello Beccaria, che ricostruì la Rocca che da allora fu detta Rocca di Messer Fiorello, o Roccafirella. Nell'ambito del dominio dei Beccaria, giunse al ramo di Montebello, appartenendo al feudo di Montecalvo. Estinti nel 1629 i Beccaria, fu acquistato dai conti Giorgi di Vistarino, feudatari anche di Pietra de' Giorgi.  L'edificio è posto a 350 m s.l.m. e si trova nell'Oltrepò Pavese, su un rilievo che domina la valle del torrente Scuropasso. Ridotto in stato di rudere, oggi ne sono visibili solo le mura perimetrali riferibili alla metà del XIV secolo. La struttura realizzata in pietra e laterizio, ha pianta quadrilatera irregolare, di fatto trapezoidale, con affiancato su di un lato un dongione a base rettangolare. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=TltvMEyjmk8 (video di Milano Pavia TV on Demand), https://www.youtube.com/watch?v=lMLeJnIycbU (video di Turismo Ambiente Cultura), https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Rocca_de_Giorgi-messer_Fiorello.htm, https://www.loquis.com/it/loquis/2901875/Castello+di+Rocca+de+Giorgi

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Rocca_de%27_Giorgi,

Foto: la prima è di terensky su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Rocca_de%27_Giorgi#/media/File:Ruderi_della_Rocca_di_messer_Fiorello_-_panoramio.jpg, la seconda è di Solaxart 2019 su https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Rocca_de_Giorgi-messer_Fiorello.htm

martedì 28 maggio 2024

Il castello di martedì 28 maggio



GUARDIAGRELE (CH) - Torri

Torrione Orsini:
emblema di Guardiagrele, si trova a pochi passi dall’antico perimetro difensivo della città, sito nella pineta di Largo Garibaldi, sulla sommità del paese e da questa posizione domina la valle sottostante. Sulle fonti letterarie si legge che dopo il 1849, dopo che furono demoliti tratti di mura e torri, si procedette alla sistemazione del Largo del Rosario (oggi Largo Garibaldi). Fu atterrata la maggior parte dei recinti del castello, furono tolti i ruderi del muro che chiudeva dalla parte di nord-ovest, e venne interamente colmato il fossato di protezione. Rimase questa torre che per dimensioni e struttura è una delle più grandi e porta i segni di costruzione del 900 e del 1000, ossia dell'epoca in cui avvennero le invasioni dei Saraceni e degli Ungari. La torre costituirebbe l'antico presidio militare longobardo dal quale, secondo la tradizione, ebbe origine il primo nucleo fortificato della città (da qui anche l'appellativo di "Torrione Longobardo"). Il nome della struttura si deve alla famiglia Orsini che dominò Guardiagrele, insieme alla Contea di Manoppello, dal 1340. Il suo aspetto tozzo ed imponente è frutto di numerosi interventi di modifica che nei secoli successivi alla costruzione interessarono quasi tutte le fortificazioni longobarde. L'odierno aspetto, massiccio e a pianta quadrata, si deve proprio agli Orsini. La torre, costituita da grosse mura in pietra di 80 cm. di spessore, è priva di copertura ed è attualmente semi diroccata. Chiusa ai lati, presenta un'apertura alla base, utilizzata per l'accesso, ed una finestra sulla parete opposta verso l'alto.

Torre Adriana:
posta all'angolo settentrionale delle mura della città, all'inizio di via Occidentale, accanto a Porta San Giovanni, vicino alle botteghe artigiane, presenta una forma cilindrica e una muratura in pietrame regolare di piccolo taglio. La torre è coeva di Torre Stella, lungo la cinta, tratto completato nel XIV secolo, più tardi rispetto alla cinta sud del Largo Garibaldi, dove stava il castello. Questa torre doveva essere decorata da merlatura, ma a causa del sisma della Majella del 1706 fu modificata nell'aspetto attuale, soprattutto quando la funzione difensiva decadde, e divenne un'abitazione privata. Ancora oggi è un'abitazione, con al piano terra una bottega di artigianato in rame.

Torre Stella:
gemella della Torre Adriana, lungo via Occidentale, è insieme ad essa l'unica torre perimetrale di forma circolare giunta fino ai giorni nostri. Il prospetto è alterato dalla costruzione di due balconi. Nella muratura è posto lo stemma gentilizio della famiglia Stella.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Porte_e_torri_di_Guardiagrele, https://www.mondimedievali.net/castelli/Abruzzo/chieti/guardiagrele.htm, https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1300012631

Foto: la prima (Torrione Orsini) è di Beni Culturali Standard BCS su https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1300012631#lg=1&slide=0; la seconda (Torre Adriana) è di zitumassin su https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Torre_Adriana,_Guardiagrele.JPG. Infine, la terza (Torre Stella) è di Giovanna Sciubba su https://lh3.googleusercontent.com/p/AF1QipM7U5wykXm17C_fFli7j7J25sv190IjvY0wzfsv=s680-w680-h510

venerdì 24 maggio 2024

Il castello di venerdì 24 maggio


BORGO VELINO (RI) - Torre del Cassero in frazione Colle Rinaldo

I testi di storia fanno risalire l’origine di Borgo Velino ad un insediamento, posto su un promontorio sul lato destro del fiume Velino, di epoca romana, o forse anche precedente, chiamato “Viario”. Secondo alcuni autori la sua nascita risale addirittura ai tempi dei Pelagi. Di Viario rimangono ormai pochi resti abbandonati. Più tardi, più a valle fu edificato un nuovo centro abitato, sulla riva sinistra del Velino a ridosso delle strada consolare “Salaria” che attraversava la valle del Velino in direzione dell’Adriatico: nacque così il “Borghetto". Secondo alcuni testi l’attuale abitato di Borgo Velino, che fino alla fine dell’Ottocento veniva chiamato Borghetto (Borghittù), sarebbe stato fondato tra il XIII ed il XIV secolo da popolazioni provenienti, oltre che da Viario da altri centri vicini compreso il castello di Forca Pretula e da Villa Monacesca. Dal 1472 al 1624, Borghetto, fece parte del distretto di Cittaducale, nel Regno di Napoli, e divenne nel Cinquecento feudo di Margherita d'Austria. Il Cassero (o torre) è un manufatto edilizio di proprietà comunale. Originariamente era una struttura difensiva poligonale, quasi certamente ottagonale, alta presumibilmente tra i 12 e i 15 metri, eretta nel '400, per contrastare i nemici usualmente provenienti dalle Gole del Velino. Attualmente restano solo quattro lati della struttura originaria e precisamente le parti poste sui fronti sud ed est che sono stati oggetto di un parzialmente restaurato negli ultimi anni. Le prime notizie certe dell’esistenza del Cassero di Colle Rinaldo risalgono alla metà del XV secolo. Lo spazio centrale (la piazza d’arme della antica fortezza), parzialmente delimitato da ciò che resta ancora in piedi è in stato di abbandono dopo essere stato utilizzato come orti nei decenni passati. Tale area ben si presterebbe a luogo pubblico di aggregazione sociale, nonché divenire elemento importante per la valorizzazione a fini turistici del borgo di Colle Rinaldo. Altri link suggeriti: https://www.facebook.com/francesco.graziani.50596/videos/738888763646995/?idorvanity=27572914682&locale=it_IT (video di Francesco Graziani), https://www.marinellicostruzioni.com/portfolio/cassero-di-collerinaldo-borgo-velino-ri/, https://www.youtube.com/watch?v=MM4WC-1FGA4 (video di Viaggi Turismo Borghi Natura by Luigi)

Fonti: https://velino.it/la-nostra-terra/i-comuni/borgo-velino, testo dell'Arch. Andrea Domenico Turla su https://www.facebook.com/sabinamagazine/photos/a.442913212413500/959270390777777/?type=3, http://www.lazioturismo.it/asp/scheda.asp?comune=borgovelino

Foto: la prima è di Cesare Graziani su https://www.facebook.com/photo/?fbid=10207359989747007&set=o.231891300342173&locale=it_IT, la seconda è presa da https://www.facebook.com/sabinamagazine/photos/a.442913212413500/959270390777777/?type=3

giovedì 23 maggio 2024

Il castello di giovedì 23 maggio

                                         

                                       

MONTEPESCALI (GR) - Baluardo a tre punte

E' una struttura fortificata che caratterizza l'estremità meridionale del perimetro delle mura di Montepescali.  Il bastione fu realizzato nel corso del XVI secolo, epoca in cui furono ulteriormente rafforzate e fortificate anche altre cinte murarie della zona, tra le quali le mura di Grosseto. Il baluardo riuscì a resistere nel corso del tempo a violenti assedi, come quelli che si verificarono a Montepescali, pochi anni dopo la sua realizzazione, durante la guerra tra Senesi e Fiorentini. Il proprio aspetto rimase intatto fino al XX secolo, epoca in cui furono effettuati alcuni interventi urbanistici che hanno parzialmente alterato il lato della settentrionale della fortificazione, rivolto verso il centro storico, per permettere l'allargamento della sede stradale ove è stato realizzato il capolinea per gli autobus che permettono i collegamenti tra l'abitato di Montepescali e la città di Grosseto. L'accesso alla fortificazione avviene scendendo una serie di gradini che iniziano dalla sede stradale in cui si trova il capolinea degli autobus; i limiti estremi del bastione sono delimitati parzialmente da alcuni alberi che contribuiscono ad ombreggiare lo spazio pubblico. Le parti fortificate della struttura, visibili dalla sottostante strada di accesso al paese, sono costituite da cortine murarie in pietra, con imponente basamento a scarpa parzialmente cordonato, che si articolano a forma poligonale, delimitando le tre punte che costituiscono il bastione, quella centrale più ampia di forma triangolare e le due laterali minori di forma quadrangolare: le tre punte risultano aperte sul lato interno settentrionale, dove risultano in continuità tra di loro e con lo spazio pubblico che si sono trovate a delimitare, dopo gli interventi effettuati nel corso del Novecento. La sua imponenza è ben visibile dal basso, dove poggia sulle pendici della collina su cui sorge l'intero abitato di Montepescali, mentre dal centro storico appare come una terrazza panoramica, in continuità con la vicina sede stradale, da dove è visibile un ampio panorama verso la Maremma grossetana, la Diaccia Botrona, Poggio Ballone e il mar Tirreno con le isole centro-meridionali dell'arcipelago Toscano.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Baluardo_a_tre_punte, http://www.poderesantapia.com/album/grosseto/montepescalibaluardo.htm

Foto: la prima è di Matteo Vinattieri su https://it.wikipedia.org/wiki/Baluardo_a_tre_punte#/media/File:Baluardo_a_tre_punte_Montepescali_(GR).jpg, la seconda è del mio amico (e inviato speciale del blog) Claudio Vagaggini

mercoledì 22 maggio 2024

Il castello di mercoledì 22 maggio



SAN LORENZO MAGGIORE (BN) - Castello di Limata

Durante il dominio dei longobardi si ha notizia di un primo centro abitato chiamato "Limata" e che si trovava nei pressi del corso del fiume Calore nella località ancora oggi chiamata con quel nome. Limata nel 663 d.C. fu teatro di un'importante battaglia che vide sfidarsi le truppe del longobardo Mittola, conte di Capua, con l'esercito dell'imperatore bizantino Costante II che restò sconfitto. Intorno all'anno 1000 Limata, grazie alla sua posizione strategica, divenne un florido centro commerciale e conobbe una rapida evoluzione demografica. Con la venuta dei normanni Limata divenne sede preferita dei conti Sanframondo. Guglielmo I Sanframondo, figlio di Raone, in un documento del 1151, tradotto nel 1531 durante un processo, scriveva «Io Guglielmo Sancto Flaimundo, figlio del fu Raone, che ebbi per cognome de Sancto Framundo, di stirpe normanna, rendo noto di possedere molti castelli, tra i quali il castello detto di Limata, nella terra di Telese; dono a Roberto, priore del Monastero di S. Maria della Grotta, una terra presso il fiume Calore». Il 26 dicembre del 1382 il castello di Limata ospitò Luigi I d'Angiò, venuto per occupare il regno e per vendicare l'uccisione della regina Giovanna I di Napoli. I Sanframondo dovettero provvedere al vettovagliamento di migliaia di cavalieri e cavalli. Nel XV secolo Limata passò ai conti Carafa che la tennero sino all'abolizione del feudalesimo, avvenuta nel 1806. I Carafa, che preferivano abitare a Napoli, abbandonarono il castello di Limata e ciò procurò, assieme ai miasmi provenienti dal vicino corso del fiume Calore, l'abbandono della cittadina che nel 1570 vide la nomina del suo ultimo parroco. Alcuni profughi di Limata si ritirarono sulle colline presso l'attuale San Lorenzo Maggiore che nel 1532 era già abitata da ottantuno famiglie che crebbero a duecentosei nel 1595. Il castello, fatto costruire da Zottone I, primo duca dei longobardi a Benevento, dominava la sottostante Valle Telesina e, militarmente parlando, aveva ai suoi tempi la funzione di controllare ed intercettare tutte le comunicazioni che provenivano dal bacino di Benevento, dal Molise, da Maddaloni, dall'avvallamento di Montesarchio e dall'Alifano. Un castello certamente molto inferiore, in quanto a imponenza, dimensioni e funzionalità, rispetto a quello di Guardia Sanframondi, da vedersi più come vedetta dei collegamenti viari. Dell'antica costruzione, nel XVIII secolo trasformata in una casa colonica, attualmente resta ben poca cosa. Il castello fu edificato sopra un blocco di arenaria: un vero torrione circoscritto ad est, nord ed ovest da un profondo vallone di erosione sul quale cadono ripidamente le Pendici di Toppo Limata. Al centro del pianoro sorge una casa colonica costruita sui ruderi del castello. A destra di chi guarda il portone d'ingresso è murata una pietra sulla quale è scolpita una figura muliebre con pettinatura a taglio corto, indossante corsetto, cintura e gonna pieghettata: si tratta di una scultura tombale del periodo longobardo. A sinistra del portone invece, sono murati alcuni frammenti di lapide romana sui quali s'individuano delle iscrizioni latine. Sotto i predetti frammenti è murata una pietra tombale di calcare bianco con figurazione a bassorilievo di un uomo e una donna a mezzo busto. Il portone d'ingresso dà accesso ad un piccolo e luminoso cortile circondato da modeste costruzioni di epoca abbastanza recente. Però una di queste costruzioni, un camerone a volta con scala di accesso al piano superiore, è indubbiamente l'unico avanzo del vecchio Castello. Altri link suggeriti: https://www.istitutostoricosanniotelesino.it/storia-limata/il-castello-di-limata/, https://www.youtube.com/watch?v=ljKJezViNio (video di Nicola APR), https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=EucvgJOF4H0 (video di Mario Lo Bianco)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/San_Lorenzo_Maggiore, https://www.fremondoweb.com/immagini-dal-sannio/immagini-dal-sannio-il-borgo-di-limata-a-san-lorenzo-maggiore/, https://www.mondimedievali.net/Castelli/Campania/benevento/provincia000.htm#ginestr

Foto: la prima è presa da https://www.fremondoweb.com/immagini-dal-sannio/immagini-dal-sannio-il-borgo-di-limata-a-san-lorenzo-maggiore/, la seconda è di Gabriele Di Marzo su https://www.sanlorenzomaggiore.net/category/cultura.html

martedì 21 maggio 2024

Il castello di martedì 21 maggio


CARTOSIO (AL) - Torre

Nel 1052 l’imperatore Enrico III insignì la chiesa di Acqui della giurisdizione di un vasto territorio comprendente Melazzo, Cartosio, Bistagno, Terzo, Cassine e Castelnuovo Bormida. Dagli archivi storici sappiamo che Cartosio rimase di proprietà della chiesa acquese fino al XIV secolo; una data storica è l'anno 1382 quando Amedeo VI di Savoia investì Antonio Asinari ed i suoi figli di numerosi feudi tra i quali quello di Cartosio con annessi castelli, ville e relative pertinenze territoriali. Gli Asinari, una delle famiglie nobili più antiche di Asti, erano ricchi banchieri e commercianti e con l’acquisizione del feudo di Cartosio riuscirono ad acquisire forti guadagni sia attraverso il pagamento dei dazi doganali sia per la posizione strategica tra la riviera ligure e la pianura padana (attraverso la valle dell’Erro). L’antica Cartosio era circondata da mura difensive ed aveva la "forma di un triangolo circondato da muraglie, ruderi di muraglie e fortificazioni" come scrive lo storico Roffredo. Il paese era suddiviso in due parti, quella abitativa e quella comunale comprendente il castello, varie torri e la zona amministrativa. Il castello del quale non si hanno documentazioni per stabilirne l’origine, delimitava il borgo; se ne parla per la prima volta in occasione dell'investitura degli Asinari (1382), famiglia alla quale si deve la sua ricostruzione nel XVII secolo. Nel Novecento gli ultimi ruderi sono stati distrutti, oggi rimane soltanto la torre, baluardo strategico di avvistamento: eretta tra il XII ed il XIII secolo da costruttori anonimi, ma probabilmente provenienti da Casale Monferrato. E' stata realizzata con arenaria locale in conci squadrati. È alta 22,4 metri e ha una pianta rettangolare che si restringe fino all'inizio della verticale posta a 4,3 metri dal suolo: i lati alla base misurano 10,0 e 8,2 metri e si accorciano a 9,6 e 7,8 metri. In origine la torre raggiungeva i 25 metri di altezza perché presentava un parapetto merlato, distrutto il 2 dicembre 1296 dalle milizie Astigiane. È costituita da 7 piani in un unico vano con 3 solai in legno (di facile asportazione in caso di attacco nemico) e con una volta a botte in pietra, posta a circa 11 metri di altezza. A circa 6 m di altezza era stato realizzato nel 1800 uno squarcio nel paramento murario dal quale si accedeva ad un altro locale con volte in pietra. Al piano sottostante questo locale è stato rinvenuto un altro vano, di dimensioni inferiori, adibito probabilmente a prigione, accessibile attualmente attraverso una botola. Al di sotto di tale ambiente era ubicata una enorme cisterna per la raccolta di acqua; il quarto piano era un magazzino per le scorte alimentari, il quinto era destinato a cucina e mensa ed il sesto era il dormitorio della guarnigione caratterizzato da un camino e da un lavabo in pietra con tanto di scarico nello spessore murario collegato con l’esterno. I piani non erano collegati tramite una scala girante attorno al muro, ma con botole quadrilatere poste agli angoli nord-ovest e sud-est. All’ultimo piano sono venuti alla luce dei fori dove con tutta probabilità era posizionata la trave che sorreggeva la carrucola per prendere l’acqua del pozzo. Una peculiarità di questa torre consisteva nel fatto che alla porta d’accesso, ubicata a circa 11 m di altezza (chiamata “pustella”), si accedeva tramite ponte levatoio (che cadeva su un muro battiponte) dal castello limitrofo e a questo si accedeva da un altro ponte levatoio che cadeva sempre sullo stesso muro battiponte. ra Intorno agli anni Novanta la torre è stata oggetto di un primo intervento di restauro a cui ha fatto seguito un secondo intervento che ha beneficiato dei fondi del Gal Borba programmazione 2007/2013. In occasione di questo secondo intervento è stato reso accessibile il terrazzo sommitale che è stato anche pavimentato con pietra di langa ed in generale è stata migliorata l'accessibilità interna della struttura per agevolarne la salita (indicazioni estrapolate dalle linee guida del Gal Borba nella sezione "Cesimento documentario", scheda Comune di Cartosio). La torre di Cartosio fa parte di un circuito di torri d’avvistamento del basso alessandrino che partendo da Merana attaversava il colle di Cadibona e giungeva a Spigno: era in comunicazione con le torri di Vengore, Denice, Castelletto d’Erro, Cavatore, Terzo, Visone, fino ad arrivare al castello di Acqui Terme. Posta sulla piazza, doveva essere il corpo di difesa estremo in caso di guerre ed assedi. L’attuale ingresso alla torre, ancora oggi sito sul lato che fronteggiava l’antico castello, è raggiungibile con una scala a chiocciola esterna. La torre di Cartosio è visitabile fino alla terrazza posta sulla sua sommità. Negli anni venti erano ancora visibili i ruderi di un castello feudale collocabile tra il XIII e il XIV secolo, costruito a sua volta su ruderi preesistenti che non sono databili. Oggi al suo posto sorgono due abitazioni private. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=ixAbyg7O9HY (video di La Cascata dei Sapori), https://www.youtube.com/watch?v=s0gd_z7CMUw (video di Settimanale L'Ancora)

Fonti: https://www.unionemontanasuoldaleramo.it/ubicazione/la-torre-di-cartosio/, https://it.wikipedia.org/wiki/Cartosio, https://www.restauroeconservazione.info/6006-2/, testo di Luigi Moro su https://www.comune.cartosio.al.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/torre-medioevale-2124-1-f65aa7cea3e79ce1aed0a5d28ac04902

Foto: la prima è di Adrian Michael su https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Torre_Cartosio.jpg, la seconda è presa da https://www.unionemontanasuoldaleramo.it/ubicazione/la-torre-di-cartosio/

lunedì 20 maggio 2024

Il castello di lunedì 20 maggio

QUILIANO (SV) - Torre di Cadibona

Il valico di Colle di Cadibona era noto fin dai tempi degli antichi romani poiché questo era il punto dove la catena montuosa, che negli altri tratti ha un andamento abbastanza uniforme, si abbassava rendendo possibile il passaggio. Esso fu utilizzato dai Cartaginesi durante la seconda guerra punica (203 a.C.) che, per la ritirata dalla Pianura Padana, passarono proprio da questo valico. La prima strada sulla Colle di Cadibona, però, fu realizzata nel 109 a.C. da Marco Emilio Scauro, un console romano, per agevolare i collegamenti fra Vado e Tortona. Nel periodo napoleonico la strada del valico venne allargata, fu costruita una galleria di circa 300 m ed alcune fortificazioni. La Torre venne costruita dalla Civitas savonese all’inizio del XVI secolo. I motivi che indussero i savonesi a costruire questa fortificazione furono certamente molti, come ad esempio preservare il bosco camerale dai tagli abusivi di legname e difendere i mercanti che percorrevano la strada con merci o con i proventi della vendita. 
In seguito, sotto il dominio di Genova, divenne luogo di pagamento di dazi e gabelle e di fermo per eventuali banditi, controllato delle Guardie Corse. Verso la fine del XVIII secolo, la Torre si presentava come una vera e propria struttura difensiva, dotata di quattro cannoni e provvista di acqua, raccolta in una cisterna, e di depositi dove conservare scorte alimentari e munizioni. Al suo esterno, lungo i contrafforti di destra e di sinistra, furono scavate trincee in grado di contenere fino a mille soldati. Presidio difensivo dei francesi, durante le campagne d’Italia del Generale Napoleone Bonaparte fu per due volte campo di battaglia tra l’esercito francese e quello austro-piemontese. L’edificio originario ha pianta quadrata e si sviluppa su tre piani, collegati da una scala elicoidale in pietra. La base presenta una bassa scarpatura sui due lati ed il piano sottotetto è dotato di quattro garitte pensili angolari. Verso la fine del XIX secolo la Torre, divenuta proprietà privata, fu riadattata a villa addossando al lato sud-est un corpo più basso, coperto a terrazza.

Fonti: https://www.quilianonline.it/storie/la-diga-armata/, http://www.rifugiocadibona.it/wordpress/?page_id=6, https://www.trueriders.it/itinerari-moto/colle-di-cadibona/

Foto: è di Beni Culturali Standard BCS su https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/0700111347#lg=1&slide=0

venerdì 17 maggio 2024

Il castello di venerdì 17 maggio



CANTALICE (RI) - Torrione del Cassero

L'abitato sembra esser sorto intorno al XII secolo dalla fusione del Castello di Rocca di Sopra, della piccola Rocca della Valle e della Rocca di Sotto, elementi urbanistici disposti, come bene esprimono i nomi, lungo il declivio collinare che scende fino alle propaggini della piana reatina. Posto sul confine tra Umbria e Abruzzo, Cantalice vive coronato dalla superba mole del Terminillo (m. 2213), cuore di quel campus tetricus degli antichi Sabini. Sei porte si aprivano nell'inaccessibile castello che con S. Rufina e Lugnano, nella seconda metà dei XIII secolo appartenevano al Regno di Napoli. Il centro appare isolato ed inespugnabile grazie alla scabrosità del colle dove sorge il paese ed alle case serrate tra loro fino al punto più alto dominato dal Torre del Cassero. L’insediamento era articolato nella rocca, di cui oggi resta la torre con cisterna interna, più volte risistemata come dimostra la forma in parte cilindrica, in parte rettangolare, che dominava dal ripido sperone l’accesso alla montagne e il villaggio che si era formato a poco a poco, ai piedi della struttura fortificata. La Torre originariamente era di forma quadrangolare anche se alcuni restauri del passato le hanno dato una forma ibrida con un lato cilindrico. Nel 1304 il comune di Cantalice stipulò alleanza con quello di Rieti, alleanza che però si dimostrò poco solida nel tempo. Proprio per difendersi dalle angherie dei vari feudatari Cantalice concorse al progetto di Carlo II di creare una nuova città che, in onore del suo primogenito Roberto, Duca di Calabria, si sarebbe chiamata Cittaducale. Il quartiere di Santa Croce fu infatti realizzato dai Cantaliciani e dai Lugnanesi. Nel 1457 l'alleanza tra Cantalice, Cittaducale e gli Aragonesi portò allo scontro con Rieti. I giochi di politica internazionale del tempo portarono Cantalice sotto il Papato. Con il trattato di Terracina del Luglio 1443 il Papa concedeva al Re di Napoli, a titolo di Vicariato, il governo di Terracina e Benevento e in cambio il Papa otteneva Cittaducale, Cantalice, Accumoli e Leonessa. Questa situazione durò solo quattro anni poiché Niccolò V, per le spese della guerra delle Marche dovette ricederle il 20 marzo 1447 al Regno di Napoli. Nel 1485 Cantalice rafforzò l'alleanza con Cittaducale contro gli Aquilani che avevano fatto alleanza col Papato. La contrapposizione al Papato nasceva dalla consapevolezza che sottomettersi allo Stato della Chiesa significava sottomettersi a Rieti. Come era facile prevedere alla fine del 1485 si ebbero le prime avvisaglie di quello che nel Marzo '86 divenne una vera e propria guerra. La pace si sarebbe raggiunta solo l'11 Ottobre quando la città de l'Aquila innalzò la bandiera aragonese. Il 24 Giugno 1502 Papa Alessandro VI, per richiesta di Cantalice, formava la diocesi autonoma di Cittaducale: il distacco da Rieti poteva dirsi completo. Il Viceré stesso Ferdinando Alvarez di Toledo, Duca d'Alba, inviò un robusto esercito di oltre 7.000 uomini, comandati da Ascanio della Cornia; quando giunse l'assedio era stato già tolto. Il Vicerè avuto notizie del felice esito della guerra e della ritirata dei Reatini, per onorare l'ordine e la fedeltà dei Cantaliciani li esentò per venticinque anni dai pagamenti fiscali. Perché restasse memoria di quanto accaduto, ordinò che intorno all'arma fosse scritto il motto "FORTIS CANTALICA FIDES" e fosse inserita un'aquila nello stemma, che da allora si presenta così ordinato: scudo coronato con torre di oro in campo azzurro, ai cui lati è il leone rampante e l'elce ramoso, al di sopra l'aquila spiegante il volo e sotto il motto suddetto. Con Margherita d'Austria nel 1571 Cantalice ebbe un periodo di pace. Con il XVII secolo iniziò per Cantalice, come per tanti altri territori italiani, un periodo di decadenza, che culminò nel 1655 con le lotte intestine delle famiglie cantaliciane (Lancia, Tavani, Marritto, Carbuglia). Lo scompiglio generale aumentò per le continue incursioni delle bande brigantesche che si andavano diffondendo nel territorio perché si pagasse loro e non al regio tesoriere il fisco. Una di queste bande fu guidata da Giuliano Micheli cantaliciano. Nel Febbraio 1703 un terribile terremoto danneggiò gravemente l'abitato. Passata la parentesi del dominio Farnese un periodo di benessere si ebbe dopo il ritorno nel Regno di Napoli. Dopo i fatti dei Marzo 1821 e la sconfitta di G. Pepe ricomparvero i briganti. La pandemia di colera degli anni 40 portò ulteriori dannose conseguenze, e i nuovi confini fra Stato Pontificio e Regno delle due Sicilie spezzava l'unità territoriale di Cantalice. Cantaliciani figurarono sia nelle truppe garibaldine quanto nell'esercito regolare. Altri link di approfondimento: https://www.rietilife.com/2024/01/14/cantalice-ecco-il-progetto-di-riqualificazione-del-centro-storico/, https://www.visititaly.it/info/953923-torre-del-cassero-cantalice.aspx, https://www.youtube.com/watch?v=mz-2tT-TWXI (video di Skylab Studios)

Fonti: testo del Prof. Gianfranco Formichetti su https://comune.cantalice.ri.it/contenuti/381325/storia-comune, http://www.prolococantalice.it/Wordpress/?page_id=53, https://gattidelborgo.wixsite.com/gattidelborgo/cantalice-

Foto: la prima è di Andrea Di Palermo su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/302158, la seconda è presa da https://www.e-borghi.com/it/borgo/Rieti/626/cantalice

mercoledì 15 maggio 2024

Il castello di mercoledì 15 maggio



MONTECALVO VERSIGGIA (PV) - Castello

L'edificio, che è posto a 360 m s.l.m. sulla sommità di una collina, faceva un tempo parte del sistema difensivo della val Versa, di cui era un importante caposaldo con la Torre di Soriasco, Golferenzo, Mondonico e la rocca di Montalino. Si trova nella zona collinare dell'Oltrepò Pavese, nella valle del torrente Versa, in cui confluisce il piccolo torrente Versiggia. Il castello negli anni tra il 1214 e il 1216, durante le lotte intercorse tra l'imperatore Federico II di Svevia, alleato con Pavia, contro milanesi e piacentini, fu più volte saccheggiato e lasciato poi andare in rovina. Nel 1287 venne acquistato da Uberto Beccaria (membro di una famiglia aristocratica di parte ghibellina di Pavia). Una lapide ricorda la costruzione del pozzo da parte di Federico Beccaria: SUE UTILITATE POSTERUMQUE / USUI JUGEM PUTEUM ALTE / FODIENDUM EUNDEMQUE / EXTRUENDUM FEDERICUS / BECCARIA ANNIBALIS FILIUS / SUI SUMPTIBUS CURAVIT / ANNO MDXCVI. (vale a dire che Federico Beccaria, figlio di Annibale, fece costruire a proprie spese per sè e i posteri un pozzo profondo e perenne, nell'anno 1596). I Beccaria rimasero proprietari del castello ben oltre la morte, avvenuta nel 1621, del conte Claudio, ultimo feudatario di questa famiglia. Estintosi il ramo principale, il castello rimase infatti in possesso di un ramo collaterale della famiglia. Almeno a partire dal 1639, risultava abitato da Gerolamo e dal capitano Galeazzo Beccaria, e dai registri parrocchiali risultano battezzati a Montecalvo tre figli di quest'ultimo negli anni dal 1646 al 1649. Gerolamo Beccaria morì il 9 marzo 1671, mentre Galeazzo colpito da "febbre maligna", si spense nella sua abitazione al castello il 29 luglio 1687. È certo, però, che con la morte di Claudio Beccaria castello e feudo non furono più riuniti nelle mani della stessa persona. Per via ereditaria, il castello passò infatti a Giuseppe Pietragrassa Berio Beccaria, mentre il feudo fu della famiglia Belcredi. I Pietragrassa, residenti a Pavia, lo tennero come dimora di campagna, recandovisi saltuariamente, e quasi sempre nel periodo della vendemmia per controllare da vicino i loro interessi economici; ma per la maggior parte dell'anno nel castello risiedeva solo un loro agente. Tra i Pietragrassa Berzio Beccaria, proprietari del castello, ritroviamo Galeazzo nel 1729, e Antonio nel 1753, mentre tra gli agenti figurano, oltre al rev. Cristoforo Pezzati ricordato in precedenza, Domenico Vecchi, Germano Bardone, Pio Pezzotti e Mauro Vecchi, tutti nel primo quarto del secolo XVIII. L'edificio, ai primi dell'Ottocento, venne acquistato dai Pisani Dossi. Nel 1823 Luigia, moglie di Carlo Pisani, restaurò l'antico pozzo fatto costruire nel 1596 dai Beccaria nel giardino del castello. Anche questo avvenimento è ricordato da una lapide murata sulla parete del vecchio pozzo: "PROVEXIT ORNAVIT AQUARUMQUE COPIAE CONSULUIT PLUVIALES IMMITTENS. ALOISIA CAROLI PISANI UXOR AN MDCCCXXIII" (cioè, Luigia Pisani nel 1823 lo migliorò provvedendolo di acque abbondanti tramite pluviali). Dai Pisani Dossi la proprietà del castello passò ai marchesi Brignole di Genova. Il 24 novembre 1879 Niccolò Brignole vendette il castello ai cugini Carlo e Luigi Fiori. L'edificio è realizzato in pietra, con inserti in laterizio, ed è caratterizzato da un ampio basamento scarpato. Ha una planimetria ad "U", innalzata su un terrazzo bastionato. Sul lato meridionale sono visibili alcuni resti di una torre e, in corrispondenza dell'angolo sud-occidentale, rimane la base conica di una torretta pensile. Altri link consigliati: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00187/, https://www.youtube.com/watch?v=CN7YGJUFBJA (video di Pavia Uno TV), https://www.youtube.com/watch?v=YMciJB-oSm0 (video con drone di Franco Bagnasco)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Montecalvo, https://www.comune.montecalvo.pv.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-24909-1-5a70188345a394c98ee458e15d5f46a7

Foto: la prima è presa da https://www.quatarobpavia.it/montecalvo-versiggia-antico-borgo-oltrepo-patria-pinot-nero/, la seconda è presa da https://www.visitoltrepo.com/comuni/comune-di-montecalvo-versiggia/#iLightbox[gallery_image_1]/1

venerdì 10 maggio 2024

Il castello di venerdì 10 maggio


AVIGLIANA (TO) - Castello

Sul paese dominano le rovine del castello, al quale si può accedere con un breve percorso dalla piazza Conte Rosso. Fatto costruire nel 942 da Arduino Glabrione, marchese di Torino, il Castello rimase per molti secoli la chiave della Val di Susa. Data la sua posizione, ebbe notevole sviluppo, ma anche distruzioni e saccheggi. Fu ampliato, munito di mura merlate e ponti levatoi. Il castello viene menzionato per la prima volta tra il 1058 e il 1061 in occasione della cronaca che illustra la costruzione del monastero di San Michele della Chiusa. A margine della narrazione che portarono alla fondazione tra il 983 ed il 987 del monastero micaelico del monte Pirchiriano, il cronista descrive che il marchese Arduino V risiedeva abitualmente nel castello di Avigliana che con certezza dovette svolgere una essenziale funzione strategica per il Marchesi durante la metà dell'XI secolo. Nel 1137 la costruzione è documentata come una delle sedi preferite dal Conte di Savoia Amedeo III quando questi giungeva al di qua delle Alpi (i Conti di Savoia erano penetrati in Piemonte solo nel 1091 dopo aver acquisito l'eredità territoriale della marchesa Adelaide di Susa), divenendone nel secolo successivo centro di espansione degli interessi verso Torino. A testimonianza di ciò in esso nacque Umberto III di Savoia, figlio ed erede di Amedeo III, il 4 agosto 1136. Quando non vi erano i Conti, il castello di Avigliana era la sede stabile del castellano (nominato dal Conte) che amministrava il territorio circostante per conto del suo signore, che a sua volta era feudatario dell'Imperatore del Sacro Romano Impero. Federico Barbarossa durante la sua discesa in Italia lo distrusse insieme ai borghi sottostanti Ferronia e Pagliarino, e poi venne ricostruito da Tommaso I di Savoia. Nel corso di tre secoli la funzione del castello si affermò definitivamente come uno dei principali centri di comando della contea, creando le condizioni per una rivoluzione urbanistica e insediativa ai piedi della collina su cui sorgeva. Nell'XI secolo castello e villaggio dovevano costituire una struttura insediativa molto elementare; un'altura fortificata con adiacente l'insediamento più antico, disposto a schiera lungo la Via Francigena che scorreva lungo la base settentrionale della protuberanza rocciosa del Monte Pezzulano. È molto verosimile che tra le esigenze dei Marchesi di Torino vi fosse la necessità di creare un centro fortificato allo sbocco della Val di Susa verso la pianura di Torino, in una posizione geografica di importanza strategica. Il 24 febbraio 1360 nel castello di Avigliana nacque Amedeo VII Conte di Savoia, detto il Conte Rosso, e nel 1368 vi fu imprigionato in attesa della condanna a morte per annegamento nel Lago di Avigliana Filippo II di Savoia-Acaia, il principe ribelle che aveva governato Torino per conto del Conte Verde (il quale invece risiedeva con la sua corte al di là delle Alpi). Nell'agosto 1449, infine, le mura del vecchio castello videro la nascita di Bona di Savoia, futura moglie del potente Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Dopo il XV secolo e fino alla sua distruzione il castello, finito il periodo dei fasti della corte di Savoia, assunse prevalentemente la funzione di fortezza della bassa Val di Susa, cingendosi di bastioni, trincee e spalti erbosi. Numerose volte distrutto e sempre riedificato (l'ultima volta da Amedeo di Castellamonte nel 1655) il castello fu distrutto con l'uso delle mine per l'ultima volta dalle truppe francesi del maresciallo Catinat nel maggio del 1691. Non ebbe più modo di essere ricostruito a causa della mutata situazione strategica della zona, con la costruzione dei nuovi forti sabaudi della Brunetta di Susa nel 1708 (abbattuto poi a fine Settecento) e del Forte di Exilles. Rimane oggi l’impianto delle mura esterne ellittiche, qualche camminamento delle torri di guardia e alcune camere interrate con volte a botte. La risorsa è a cielo aperto ed è sempre visitabile. Si racconta che durante l’ultima battaglia, alcuni soldati francesi, intrufolatisi nella fureria, rubarono una cassa contenente le paghe degli ufficiali e se la svignarono seppellendo il bottino nel boschetto a destra dell’ingresso del castello dove si troverebbe tuttora. La leggenda narra anche di un grosso masso che recherebbe una freccia indicante la direzione in cui cercare il tesoro. A causa della sua suggestività, la zona nei pressi delle rovine è ricca di “apparizioni” di spettri; si dice inoltre che Filippo II di Savoia-Acaia venne imprigionato in questo maniero e, avendovi trovato la morte per annegamento, la sua anima aleggerebbe ancora sulla superficie dei laghi. Altri link proposti: https://archeocarta.org/avigliana-to-castello/, https://www.vivereavigliana.info/il-castello-di-avigliana-continuando-con-la-storia/, https://www.youtube.com/watch?v=XcMFhovvuEU (video di Italo Alotto), https://www.youtube.com/watch?v=wrm9nPHLZQE (video di UMB21VIDEO50), https://www.youtube.com/watch?v=R92-ojNy2h0 (video di GO-TV CHANNEL)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Avigliana#Architetture_militari, https://www.comune.avigliana.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-di-avigliana-2667-1-8523510260293366504c1513d6198b42, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Avigliana, https://www.turismotorino.org/it/castello-e-borgo-medievale-di-avigliana

Foto: entrambe prese da https://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/avigliana/il-castello

venerdì 3 maggio 2024

Il castello di venerdì 3 maggio



SPOLETO (PG) - Torre dell'Olio

E' un'antica torre di origine duecentesca che si trova nel centro storico di Spoleto; è inglobata dentro Palazzo Vigili, in prossimità della Porta Fuga. Apparteneva alla vaita Grifonesca. Con un'altezza di 45,50 metri, è la torre più alta della città. Probabilmente è una delle "centum turres", presenti a Spoleto ai tempi del Barbarossa. Alcune sono state nei secoli demolite; altre, anche se mozzate, si possono ancora riconoscere in vari luoghi della città; altre ancora sono poco riconoscibili perché inglobate nei palazzi. La Torre dell'olio è la meglio conservata; il suo aspetto attuale risale probabilmente al XIII secolo. Dirimpetto si trova un'altra torre alta circa 22 metri, detta Torre mozza, un tempo annessa all'ex convento di San Salvatore Minore, divenuto nel 1621 il Conservatorio dello Spirito Santo, per volontà del vescovo Lorenzo Castrucci; anch'essa è inglobata in un palazzo privato. L'epiteto "dell'olio" venne coniato nel Medioevo quando era costume versare olio bollente dalle alte torri a scopo difensivo. La denominazione Torre dell'olio probabilmente risale al secolo XVI e si riferisce all'evento, o leggenda, che ebbe Annibale protagonista. Si è creduto, e si crede tuttora, che nel 217 a.C. gli spoletini abbiano gettato olio bollente sui cartaginesi che tentavano di invadere la città entrando dalla porta che, successivamente riedificata, venne detta Porta Fuga. Reduce da una vittoria sui romani al Trasimeno, Annibale sperava di prendere facilmente anche Spoleto e di proseguire senza difficoltà alla conquista di Roma. Ma l'inaspettata e cruenta aggressione spoletina aveva oltremodo indebolito il suo esercito; per guadagnare tempo e rinforzare le truppe, invece di marciare dritto su Roma, dirottò verso il Piceno. La deviazione diede a Fabio Massimo il tempo di organizzare un'adeguata difesa. La narrazione di questo episodio nei secoli ha perso i riferimenti in merito ai tempi e alle persone: mentre le parole dello storico Tito Livio descrivono un avvenimento memorabile ed esaltano il coraggio e la determinazione degli spoletini, gli scritti di Polibio non ne fanno menzione alcuna; questa mancanza ha sollevato più di un dubbio sulla veridicità del fatto. Non hanno avuto alcun dubbio invece altri storici successivi come Plutarco, che ne parlò nella "Vita di Annibale", e secoli dopo Donato Acciaiuoli, Cluverio, Charles Rollin, Dacier, Jules Michelet, Atto Vannucci e Theodor Mommsen. Anche Carducci ne scrisse nelle Odi barbare: "...sovra loro, nembi di ferro, flutti d'olio ardente, e i canti della vittoria!". "La fuga di Annibale" è narrata inoltre sul sipario storico, attualmente (maggio 2017) in restauro, del Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti dipinto nel 1861 da Francesco Coghetti; nella scena si vedono le possenti mura spoletine che fanno da sfondo a un grandioso scontro di cavalleria, con cavalli al galoppo ed elefanti. La torre ha pianta rettangolare allungata; le dimensioni esterne sono di metri 3,80 x 7,00 con muri di spessore che varia da 1,70 m alla base, fino a 1,00 m in cima. Fuori terra misura 45,50 metri, rimane inglobata nel palazzo Vigili per circa 27 metri e libera per i restanti 19,00 metri. È costruita in muratura di ciottoli e pietrame legati con calce, malta e sabbia di fiume, e pietra calcarea. Sorgeva lungo il tracciato delle mura urbiche. Il basamento è in conci di pietra di 70x80 per un'altezza di circa 8 metri. Internamente il vano è di dimensioni ridotte, diviso da un soffitto a volta che si appoggia lungo i muri più spessi. Lungo la facciata su via Porta Fuga ci sono piccole aperture a sguincio di 20x20 cm di luce, funzionali alla aerazione e al controllo visivo della zona sottostante. Sul lato che guarda a valle, all'altezza del tetto del palazzo che la circonda, si apre un portale ad arco; della stessa forma sono anche i due finestroni in cima. Oggi la torre è interamente di proprietà privata, divisa tra 5-6 proprietari. Non è visitabile. Altri link suggeriti: https://www.umbriatourism.it/it/-/torre-dell-olio-a-spoleto, https://www.umbriain.it/pages/luoghi_dettaglio.php?idsape=78&titolo=Torre_dell_Olio

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_dell%27olio

Foto: la prima è presa da https://corvinus.nl/2019/05/10/spoleto-remains-of-a-roman-city/, la seconda è di Starlight su https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Spoleto_Torre_dell%27olio.jpg