giovedì 14 marzo 2024

Il castello di giovedì 14 marzo



SANTA MARIA DELLA VERSA (PV) - Torre di Soriasco

Soriasco venne munito già nell'XI secolo di una "fortezza", che era un borgo murato, con una vasta cinta di mura rinforzate da ben dodici torri, un castello e una torre. Il castello, controllato dal comune di Pavia, venne assediato e distrutto dalle truppe piacentine, alleate con quelle milanesi di fazione guelfa, nel maggio 1216 e non venne più ricostruito. Il nome "castello" venne poi attribuito a una residenza castellata sorta nel Settecento nella parte meridionale del borgo (situazione che provoca più di un disguido, non solo sul posto, ma anche nei resti relativi all''abitato). La torre non faceva probabilmente parte della cinta muraria: costituiva con ogni probabilità una struttura difensiva autonoma, sia pure integrata con le altre del luogo. Fu costruita nel XII secolo, interamente in pietra locale, e restaurata nel 1412. Ha pianta quadrata e si sviluppa in altezza per circa ventitre metri. Posta su di un piccolo rilievo, poco al di sopra di Santa Maria, domina la conca della val Versa. Dotata di piccole aperture, poco sotto la sua sommità corre un fregio in cotto, ed è coperta da un tetto a quattro falde. Nonostante il suo utilizzo come magazzino, lo stato di conservazione è discreto. Più a nord, sul lato occidentale del borgo, sorge un'altra torre, una delle dodici poste a rinforzo della cerchia di mura (stavano a rappresentare Gesù e i dodici apostoli). Se ne conserva solo la parte inferiore, inglobata in un edificio residenziale. Anch'essa ha struttura in pietra locale, ingentilita da un fregio in cotto e da alcune finestre centinate. Utilizzata come magazzino, il suo stato di conservazione è mediocre. Altri link proposti: https://mapio.net/pic/p-20591466/, https://www.youtube.com/watch?v=bA2RawjKWSA (video di David Manuel Frisa), https://www.youtube.com/watch?v=tZgBwEvl1ZY (video di Turismo Ambiente Cultura)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Soriasco, https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00223/, https://fondoambiente.it/luoghi/soriasco-medievale?ldc, http://www.valversa.com/11-articles/248-soriasco.html

Foto: la prima è presa da https://fondoambiente.it/luoghi/soriasco-medievale?ldc, la seconda è di Roberta Mastretta su https://it.tripadvisor.ch/

martedì 12 marzo 2024

Il castello di martedì 12 marzo



FARNESE (VT) - Palazzo Farnese

Nella metà dell'anno 1100 il territorio di Farnese apparteneva al Conte Ranieri Di Bartolomeo, per passare poi nella Contea Aldobrandesca. La storia del paese però, è legata alla famiglia omonima, i Farnese, che facevano parte degli eserciti di comuni tra cui Orvieto, Firenze e Siena. Stando dalla parte dei Guelfi, combatterono contro i Ghibellini, per riconquistare San Pietro in Tuscia. Con il passare del tempo la famiglia si separò. A partire dal 1500, Farnese migliorò le sue condizioni assumendo una posizione di rilievo nei riguardi di altri paesi importanti dell'epoca. Appena un secolo dopo il feudo di Farnese entrò a far parte dei possedimenti della famiglia Chigi. Nel XIX secolo Farnese passò prima al Maresciallo francese De Boumont, poi ad Alessandro Torlonia fino al XX secolo. Il borgo medievale è dominato dalla Rocca, residenza dei Farnese, che da edificio fortificato medievale, fu trasformato nel corso dei secoli XIII-XVII in un elegante palazzo signorile. La costruzione del Palazzo Farnese iniziò nel 1574 e fu completata nel XVII secolo. L’ampliamento della rocca in forma di palazzo, realizzato negli anni 1615-1617, fu opera dell'architetto Ettore Smeraldi. La facciata presenta un portale inquadrato da due colonne in peperino con bugnature in travertino; al di sopra è un balcone con una finestra sovrastata da una cornice ad arco ribassato. Le altre finestre del piano terra, del primo e del secondo piano sono invece contornate da semplici cornici lisce in travertino. Nonostante i profondi mutamenti a cui è andato incontro l'edificio (in quanto acquistato molto tempo fa da privati ed adibito ad abitazioni), al suo interno è ancora possibile osservare il piccolo cortile medioevale ove sono posti alcuni simboli Farnesiani come ad esempio l'Unicorno con alla base i sei gigli che stanno a significare l'appartenenza della Famiglia all'Ordine dei Cavalieri del Giglio, ordine che aveva valenze territoriali, politiche e religiose, che venne istituito da Papa Paolo III Farnese nel 1546. Questo stemma si trova in alto su una colonna di tufo, mentre alla base del pozzo, sempre all'interno del cortiletto medioevale, possiamo notare scolpite sulla pietra due anguille intrecciate simbolo della Famiglia degli Anguillara stretti da vincoli di parentela con i Farnese; infatti diversi sono i matrimoni celebrati tra i vari membri delle due famiglie dalla prima metà del XVI secolo. All'interno del palazzo c'è anche una piccola cappella, purtroppo chiusa al pubblico in quanto proprietà di privati; sono del tutto scomparsi il teatro che era ubicato ove oggi c'è l'Oratorio Parrocchiale ed una stamperia che funzionò dal 1509 al 1601 di un certo Niccolò Mariani della quale non ci sono elementi per individuare dove fosse collocata esattamente. Si sa però che di questa stamperia se ne servì molto un famoso poeta dell'epoca di nome Antonio Ongaro (Venezia 1560 ca. - Valentano 1600) il quale risiedeva a Valentano (VT) e svolgeva nel feudo mansioni di amministratore e fiduciario per conto del Duca Mario Farnese durante le sue assenze. Molte sono le opere scritte da Ongaro ma una delle più importanti intitolata "L'Alceo" fu stampata in diverse edizioni e tradotta in varie lingue e fu recitata per la prima volta nel 1582. Ongaro ebbe fama per un travestimento da pescatore nell'opera l'"Aminta" di Torquato Tasso con il quale strinse ottimi rapporti di amicizia. Altro link suggerito: https://www.youtube.com/watch?v=GnLBZZq02kk (video di PiccolaGrandeItalia.Tv - dal minuto 5:44),

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Farnese_(Italia), https://comune.farnese.vt.it/luoghi/2148197/borgo, https://www.farneseonline.it/

Foto: la prima è presa da https://fondoambiente.it/luoghi/borgo-di-farnese?ldc, la seconda è presa da https://www.farneseonline.it/

lunedì 11 marzo 2024

Il castello di lunedì 11 marzo



PATTI (ME) - Castello di Adelasia

Insieme al complesso di addizioni postume è documentato presso la Cittadella Fortificata di Patti. Il castello medievale è un agglomerato di strutture fortificate che occupava parzialmente la sommità del colle ove attualmente è insediata la Diocesi di Patti con gli edifici del Seminario, della sede vescovile, del museo diocesano e della cattedrale di San Bartolomeo e Santa Febronia. Oggi il nucleo, arroccato nel cuore della città, domina con la sua posizione la fiumara di Montagnareale e controlla l'ampia porzione di costa compresa tra capo Calavà e il promontorio di Tindari, comprese le rotte commerciali per le prospicienti Isole Eolie. È dotato di una particolare edificazione con pietre, infatti i paramenti murari degli elementi superstiti sono caratterizzati da una raffinata bicromia ottenuta con l’utilizzo di conci calcarei e pietra lavica, a sottolineatura delle mostre che contornano gli infissi, di particolare effetto compositivo, giocato su queste alternanze chiaroscurali, è la parte basamentale del fronte principale della cattedrale. Della primitiva cittadella fortificata restano alcune porte e porzioni di mura esterne. Una ricostruzione immaginaria dei manufatti è desunta da dipinti, schizzi, planimetrie e disegni del XVI e XVII secolo, per opera degli ingegneri militari Camillo Camilliani, Tiburzio Spannocchi al servizio della Corona di Spagna e dalle schiere d'artisti transitati da Patti. Il confronto e la sovrapposizione degli elementi che scaturiscono dalla comparazione tra dipinti, rilievi militari e manufatti superstiti permette una ricostruzione verosimile. I documenti più significativi sono conservati presso la Biblioteca Nacional de España di Madrid. Delle fortificazioni aragonesi, l'elenco delle torri e porte identificate e denominate: "Porta dei morti" a ovest sotto il castello, "Porta nova" sulla stradina che conduce al torrente Provvidenza, "Porta falsa" ubicata ove è attualmente l'ingresso del museo diocesano, di detti accessi non esistono più tracce. La "Porta di San Michele" è l'unica ancora visibile integralmente contigua alla chiesa di San Michele, "Porta delle Buccerij", "Porta reali". Delle 17 torri è pervenuta quella denominata "Torre del palombaro". Di un'altra, a forma circolare e demolita nel 1969, a seguito del parziale crollo del castello, residenza dei Vescovi, esiste qualche foto. Un disegno riproduce le piante del Castello e della Cattedrale. Sono visibili, oltre le strutture murarie principali, le tre absidi. Quelle primitive di forma circolare hanno ceduto il posto a quelle attuali con muratura retta. Il crollo delle absidi originarie fu provocato dal sisma dell'11 gennaio 1693 noto come terremoto del Val di Noto. Per l'evento disastroso andarono distrutti parimenti il tetto e l'ultima elevazione della torre campanaria, molto probabilmente per il cedimento delle trifore caratterizzate da aperture molto ampie. Altri disegni illustrano le prospettive del Castello e della Cattedrale. Si evincono chiaramente le tre absidi dai decori esterni simili a quelle della coeva cattedrale di Cefalù, il campanile con le trifore nell'ultima elevazione, la "Torre del palombaro", quella distrutta nel 1969 e la cinta muraria superiore della struttura con la "Porta falsa". Delle originarie strutture in elevato sopravvivono una torre merlata che presidiava la rampa d’accesso al complesso e un bastione con contrafforti sotto il sagrato antistante il portale principale della cattedrale ove, durante i lavori del 1980, si è scoperta una galleria scandita da arcate a sesto acuto il cui ingresso si guadagna tramite un portale ad ogiva. Altri link suggeriti: https://storiaoggi.altervista.org/ARCHIVIO/patti.htm, https://www.pattitindari.com/index.php/info/la-storia

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Patti, https://www.icastelli.it/it/sicilia/messina/patti/castello-di-patti

Foto: la prima è di Effems su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Patti#/media/File:Fortificazioni_di_Patti.JPG, la seconda è presa da https://www.facebook.com/photo?fbid=1826359977868100&set=pcb.7236526563104848

giovedì 29 febbraio 2024

Il castello di giovedì 29 febbraio


TESIMO (BZ) - Castel Casatsch (o Casaccia) in frazione Schernag

Nel 1194 cinque residenti di Tesimo ebbero il consenso dal vescovo Corrado II di Beseno per costruire una fortezza sopra la rocca della “mezza montagna”, dominante il borgo di Schernag. Questa località, nota come “Casaccia” (dal latino, “grande casa”), conserva tracce di una preistorica roccaforte munita di un vallo. Si pensa che questa fosse sempre pronta a ricevere il vescovo trentino ed il conte di Appiano. Mai intitolata ad alcun signore né vescovo, nei decenni tale rocca venne data più volte in affitto ai servitori dei conti di Appiano (oggi Appiano Sulla Strada Del Vino). Fra il XIV e la fine del XVI secolo la fortezza passò di mano numerose volte. Solo alcuni anni prima del ‘600 è citata in un documento come Pfeffersburg, nome dei proprietari di quel periodo, i signori Von Pfeffersburg. Dell'antico castello attualmente restano la cinta muraria di forma ovale ed i resti di una costruzione interna divisa in due parti. L'ipotesi più accreditata dagli studiosi è che nel ‘600 l'edificio, disabitato, sia stato lasciato cadere in rovina. Questo ha consentito tuttavia la conservazione fino ai giorni nostri della forma originale del castello, sottoposto alla fine dello scorso secolo ad una profonda opera di restauro conservativo a cura della proprietaria, Veran Jordan. Per arrivare ai ruderi, occorre imboccare da Bolzano la strada a scorrimento veloce Mebo in direzione di Merano. Uscire allo svincolo di Vilpiano e da qui seguire le indicazioni per Nalles. Qui si può lasciare l'auto nella piazza del paese ed imboccare il sentiero che, in circa un quarto d'ora di cammino, porta ai resti del castello. Le rovine sono visitabili tutto l'anno, ad eccezione dei periodi in cui il maltempo e la neve sconsigliano di percorrere il sentiero che vi porta. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere all'albergo Unterkasatsch/Pfeffersburg. D’estate, Castel Casatsch è spesso teatro per diverse manifestazioni culturali. Altri link suggeriti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Casaccia, https://www.meranerland.org/it/cultura-e-territorio/castelli-di-merano/castel-casatsch/

Fonti: scheda di Stefano Favero su https://www.mondimedievali.net/castelli/Trentino/bolzano/schernag.htm, https://www.meranerland.org/it/valli-di-merano/merano-e-dintorni/tesimo-prissiano/schernag/

Foto: entrambe sono prese da https://www.gallorosso.it/it/mappa-interattiva/rovina-casatsch-pfeffersburg-a-nalles

martedì 27 febbraio 2024

Il castello di martedì 27 febbraio



PIOZZO (CN) - Castello

Il paese entra ufficialmente nella storia nel 1041, anno in cui l’imperatore Arrigo III, con un diploma, confermò al Vescovo di Asti la corte di Piozzo:"Cortem Plaucium et Carrugo cum castris et cappellis et silvis et omnibus pertinentiis suis". Il quale a sua volta lo concedette ai "Piozzo", suoi vassalli. Durante il medioevo, gli abitanti dalla zona del Castelletto e dalle località del fondovalle, si raggrupparono nella Villa, luogo naturalmente più protetto per difendersi dalle escursioni barbare e saracene. Nel gennaio del 1425 gli uomini di Piozzo e il feudatario di quel tempo, Giovanni Galeazzo dei Marchesi di Saluzzo, firmarono gli Statuti che con le loro norme dettavano linee certe per il vivere civile, mentre prima i doveri ed i diritti della comunità erano lasciati al libero arbitrio del Signore. I Saluzzo di Cardè detennero la signoria sul paese fino al 1493, anno in cui lo cedettero a Bernardino Govone, scudiere del principe Filippo di Savoia; poi ritornò ai Saluzzo di Cardè per passare nel 1638 al loro vassallo Goffredo Amedeo Vacca. Nel 1686 i Vacca ottennero il titolo di conti, fino al 1749, quando l’ ultima discendente – Tecla- sposò il monregalese Prospero Antonio Faussone di Germagnano i cui discendenti restarono signori di Piozzo fino al XIX secolo. Durante l’ ultimo conflitto mondiale il paese fu incendiato, per rappresaglia, dalle truppe tedesche: bruciarono oltre le case del concentrico, anche parte del castello ed il municipio con l’ archivio comunale, gettando nel buio – della fuliggine e dei secoli- ricche e intense pagine di storia. L'antico castello, costruito nel XIV secolo dai Saluzzo sfruttando le fondamenta e i materiali di risulta di un mastio che il vescovado d'Asti fece realizzare a cavallo tra il I e il II millennio, ebbe per poco tempo una valenza militare, divenendo alla fine del Quattrocento una residenza nobiliare di pregio. Nuovamente un intervento, e nuovamente un proprietario: Goffredo Amedeo Vacca, che acquisito il complesso nel 1638 lo rese residenza ancor più ricca e imponente, sebbene l'assetto attuale, al netto del grave incendio del 1944, si deve ai lavori dei successivi proprietari, i Faussone di Germagnano. Ha una pianta irregolare e oggi è di proprietà privata, adibito ad abitazione. Cercando informazioni su internet, sembra che attualmente l'edificio sia in vendita (https://www.idealista.it/immobile/19309834/)

Fonti: https://www.comune.piozzo.cn.it/Home/Guida-al-paese?IDPagina=19622, testo dalla pubblicazione "Castelli in Piemonte" di Rosella Seren Rosso (1999), https://www.paesionline.it/italia/monumenti-ed-edifici-storici-piozzo/castello-di-piozzo

Foto: la prima è di Claudio Penna su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/351726, la seconda è presa da https://www.risorseimmobiliari.it/cuneo/vendita-villa-piozzo-3060074.html

giovedì 22 febbraio 2024

Il castello di giovedì 22 febbraio



SINALUNGA (SI) - Mura di Rigomagno

Rigomagno è un piccolo borgo medioevale posto a 411 metri s.l.m. fra la Val di Chiana senese e quella aretina. L'insediamento ha origini antiche, tracce della presenza di un abitato etrusco sono state rinvenute nella campagna intorno all'odierno abitato. La prima notizia certa sulla presenza di Rigomagno è però dell'XI secolo, riguarda l'insediamento dei Conti della Scialenga nel paese. Alcuni sostengono anche che l'antico Rigomagno non fosse dove si trova oggi, ma più a nord e a quota più bassa, in una piccola valle formata da un ruscello tributario del torrente Foenna, lungo il proseguimento della via Cassia. Il nome Rigomagno potrebbe derivare dall'alterazione di questo torrente, considerato un "Rigum Magnum", un grande torrente. Lo spostamento sul colle potrebbe essere stato causato dall'impaludamento della Val di Chiana e dalla conseguente progressiva insalubrità del luogo. Al tempo della Repubblica di Siena il paese è stato un luogo strategico. Il 16 agosto 1281 le campagne attorno al castello sono state teatro di una battaglia tra le truppe dei Guelfi e quelle dei ribelli Ghibellini che, guidate da Neri di Belmonte, uomo di fiducia del capo dei Ghibellini senesi Nicolò Buonsignori, avevano da poco occupato Rigomagno dopo un lungo assedio. Dopo questa battaglia, Siena ordinò di raderlo al suolo. Nel 1291 fu costruito ad alcune centinaia di metri dal vecchio castello, sul Colle degli Ulivi, l'attuale borgo murato dotato di fortificazioni ancor più massicce. Ancora oggi le mura trecentesche cingono la struttura viaria costruita secondo i canoni romani, in cui il cardo ed il decumano sono le due vie principali del paese con nel punto di intersecazione centrale il palazzo, la chiesa e la cisterna. Il borgo passò nelle mani della famiglia fiorentina dei Medici nel 1552. In quell'anno i Francesi, alleati di Siena contro gli Imperiali alleati di Firenze, dovevano presidiare Rigomagno ma, non sentendosi abbastanza forti, lo abbandonarono. Il castello fu così occupato dalle truppe spagnole, per conto dei Medici. Ma i Fiorentini, ritenendo di non poter tenere il controllo del castello, pensarono che la cosa migliore fosse quella di abbattere parte delle mura e di abbandonarlo; poco dopo i senesi ne ripresero il controllo. A seguito della definitiva caduta della Repubblica Senese, le mura distrutte non furono più ricostruite e da allora, a Rigomagno, l'urbanistica non è sostanzialmente cambiata, fatta eccezione per l'installazione della Torre dell'acqua (cisterna) agli inizi del Novecento. I resti delle mura sono ancora ben riconoscibili lungo l'intero perimetro nella parte basale e per un buon tratto quasi del tutto integro lungo il fronte nord, nel quale sono inserite due torri semicircolari di pregevole fattura oltre ad una più piccola quadrata. Anche due delle tre porte originarie sono ben conservate, la Porta Senese a sud e la Porta Nord. La parte Ovest della cinta muraria, minata da un recente crollo, sarà presto oggetto di un accurata opera di restauro e consolidamento strutturale da parte dell’amministrazione comunale di Sinalunga (notizia dell'Agosto 2021). Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=MKf4wRg9bKA (video di Claudio Mortini), https://www.youtube.com/watch?v=gGEO7FLsCB8 (video di Ufficio Turistico Sinalunga)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Rigomagno#Monumenti_e_luoghi_d'interesse, https://castellitoscani.com/rigomagno/, http://www.valdichianasenese.com/rigomagno-p-44_vis_8_190.html

Foto: la prima è presa da https://www.comune.sinalunga.si.it/home/vivere/galleria/Rigomagno.html#pid=8, la seconda è presa da http://www.lamiaterradisiena.it/Rigomagno/rigomagno.htm

mercoledì 21 febbraio 2024

Il castello di mercoledì 21 febbraio


SAVOCA (ME) - Castello di Pentefur

Il maniero occupa il pianoro sulla sommità dell'omonimo colle; edificato in posizione strategico-difensiva, ha la base di forma trapezoidale. È ridotto ormai a pochi ruderi, consistenti in ampi tratti della cinta muraria merlata e dotata di feritoie, in alcune cisterne e nei resti di un mastio quadrangolare. Il monumento presenta però alcune caratteristiche peculiari, quali la pianta irregolarmente quadrangolare, le mura di spessore limitato (80 cm. in media) e la merlatura piana, rettangolare (tipo guelfo), con segni evidenti di elevazioni e rifacimenti. La muratura della cinta più esterna è costituita da pietre unite a frammenti di oggetti in terracotta, tenuti insieme da abbondante malta di calce. Il mastio era a due elevazioni, su un'area di 350 m², sito nella parte più alta del pianoro, al suo interno sono ancora visibili le tracce di una ripartizione in diversi ambienti. Risulta riconoscibile l'area riservata alla cucina, grazie al ritrovamento di gusci di frutti di mare e di resti di ossa di animali macellati. Sono ancora visibili tracce di varie pavimentazioni risalenti a diverse epoche che vanno dal VII al XVII secolo. Potrebbe essere stato eretto su un precedente centro abitato fortificato di epoca tardo-romana o bizantina. Secondo un'antica leggenda medievale, venne edificato dai leggendari e misteriosi Pentefur: cinque ladroni evasi dal carcere di Taormina che lì stabilirono il loro nascondiglio dal quale condurre scorrerie per le contrade vicine. Tuttavia, il toponimo "Pentefur" deriverebbe da "πέντε - pente" = cinque e "φυλή - fulè" = quartiere, quindi cinque quartieri, per il fatto che l'originario abitato di Savoca, in epoca bizantina era ripartito in cinque quartieri. A partire dal IX secolo, il castello fu frequentato e riadattato, lo dimostra la tecnica costruttiva (di influenza araba) delle cisterne presenti al suo interno. L'attuale struttura è una riedificazione del XII secolo, voluta dal Re Ruggero II di Sicilia, diventata residenza estiva dell'Archimandrita di Messina, signore feudale della Baronia di Savoca. L'Archimandrita messinese trascorreva, assieme alla sua corte, i mesi estivi dell'anno all'interno del Castello Pentefur, che era provvisto anche di una cappella, l'attuale Chiesa di San Michele. Nel 1355, Re Federico IV di Sicilia lo proclamò Castello Regio, mantenendo tale status per circa mezzo secolo. Venne infatti sottratto al controllo dell'Archimandrita e attribuito al militare messinese Guglielmo Rosso conte d'Aidone. Fu lo stesso re Federico IV, il 30 novembre 1355, ad imporre ai sindaci di Savoca ed all'Archimandrita Teodoro di giurare fedeltà al nuovo Capitano del Castello. L'anno successivo, vi si rifugiò lo Strategoto messinese Arrigo Rosso Conte d'Aidone (fratello di Guglielmo) scampato all'eccidio di Messina. Sempre nel 1356, il re assegnò il castello al nobile messinese Federico di Giordano. Nel 1385, fu nominato "Castellano di Savoca" Tommaso Crisafi da Messina. Nel 1386, essendo uscito dal novero dei "Castelli Regi", il maniero tornò definitivamente sotto il controllo degli Archimandriti messinesi con Paolo III di Notarleone. Al 1396 risalgono alcune notizie (contenute in alcuni documenti originali recuperati dallo storico locale prof. Angelo Cascio) riguardanti la castellania di Tommaso Crisafi e la mala gestio di costui e di alcuni suoi collaboratori: fu lo stesso Re di Sicilia Martino I a intimare al Crisafi la restituzione di un'ingente somma di denaro (260 once d'oro) ingiustamente e indebitamente sottratte all'Archimandrita messinese. Nel trentennio 1421-1450, l'Archimandrita Luca IV de Bufalis, reputando Savoca più salubre di Messina, vi si trasferì stabilmente accompagnato da tutta la sua corte. Nel 1480, venne restaurato dall'Archimandrita Leonzio II Crisafi. Nel 1631, venne sontuosamente abbellito e ingrandito a spese dell'Archimandrita Diego de Requiensez; detto intervento è citato da Vito Amico, il quale riferisce che il castello venne "rifatto in maggior circuito e più magnifica forma". Oltre a fungere da residenza archimandritale, nel castello era presente costantemente una guarnigione militare; da qui partivano gli ordini e le direttive indirizzate a tutti i fortini e le torri di vedetta disseminate sul litorale e che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell'architetto fiorentino Camillo Camilliani, ove oggi sorgono i comuni di Santa Teresa di Riva, Furci Siculo e Roccalumera. È stato per secoli il centro del potere a Savoca, poi, pian piano perse d'importanza. Alla fine del XVII secolo subì gravi danni a causa del terremoto del 1693, sicché in prosieguo fu poco frequentato dalla Corte Archimandritale, che preferiva risiedere a Messina o a Roma. Anche il terremoto del 1783 apportò nuovi danni e rovine a questo antico manufatto che venne abbandonato ed andò in rovina per sempre. Da allora, vaste porzioni del Castello Pentefur vennero letteralmente smontate dai savocesi, che per decenni utilizzarono le sue pietre per edificare le loro case. In base a quanto risulta da antiche cronache, il sito del Castello Pentefur, oltre alle mura fuori terra, racchiuderebbe nel sottosuolo consistenti testimonianze archeologiche di epoca romana, bizantina e araba. Da alcuni anni sono stati intrapresi lavori per assicurare l'accesso e la fruizione pubblica guidata del sito, a cura della famiglia Nicòtina che ne è proprietaria dal 1885. Le sue mura sono state dichiarate “d’interesse storico ed architettonico particolarmente importante” e sottoposte alle prescrizioni di tutela, con decreto dell’Assessore ai Beni Culturali ed Ambientali della Regione Sicilia. Altri link proposti: https://turismoecultura.cittametropolitana.me.it/turismo/itinerari/i-castelli/i-castelli-del-versante-ionico/castello-pentefur-di-savoca/default.aspx, https://www.virtualsicily.it/Monumento-Castello%20Pentefur-ME-1799, https://www.icastelli.it/it/sicilia/messina/savoca/castello-pentefur-di-savoca, https://www.youtube.com/watch?v=KKrfbBQl7Co (video di Travel Dreams with Leo), https://www.facebook.com/watch/?v=538653949832382 (video

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Pentefur, https://fondoambiente.it/luoghi/castello-pentefur?ldc, https://www.theworldofsicily.com/luoghi-di-interesse/savoca/castello-di-pentefur/

Foto: la prima è presa da https://www.sikilynews.it/attualit/savoca-il-castello-medievale-apre-per-la-prima-volta-al-pubblico/3784, la seconda è di DavideS su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/187770/view