mercoledì 29 settembre 2010

Il castello di venerdì 5 maggio



BARLETTA (BT) – Castello Svevo

Fu costruito molto probabilmente nel periodo normanno, e ne appare traccia per la prima volta in un documento del 1202. L'edificio fu concepito per fungere da prigione-fortezza contro i nemici, poiché era circondato dal mare che in quel tempo giungeva sino all’attuale fossato, ma con l’elezione al trono di Federico II di Svevia, il castello fu adibito a residenza privata, come dimostrano le finestre della struttura che si affacciano sul cortile. Numerose sono le impronte lasciate sulla fortificazione pugliese dai diversi popoli succedutisi nei secoli: l'intervento federiciano è testimoniato dal corpo di fabbrica posto sul lato sud con due finestre che recano scolpite nelle lunette l'aquila imperiale che stringe tra gli artigli una lepre, motivo ricorrente nel repertorio iconografico svevo. Nel periodo angioino, i lavori, decisi da Carlo I nel 1269, si protrassero per diversi anni, fino al 1291, e videro l'intervento dell'architetto regio Pierre D'Angicourt, lo stesso che ampliò il castello di Lucera. In questa occasione si ristrutturarono il corpo di rappresentanza regia ed il palazzo, si costruì la cappella e si rafforzò militarmente il complesso costruendo una cinta muraria con una torre rotonda posta ad angolo. Gli Aragonesi tra il 1458 ed il 1481, rafforzarono la cinta muraria e successivamente, per ordine di Carlo V, il castello assunse la configurazione ad impianto simmetrico con quattro baluardi pentagonali angolari a pareti sfuggenti ed aperture di fuoco disposte radialmente e lungo le cortine (con progetto forse realizzato dall’architetto Evangelista Menga), adeguandosi ai canoni di fortificazione dell'epoca. Venne rinforzata la zona verso la città, più esposta a possibili attacchi, si intervenne sul lato di levante, sullo spigolo sud-est e sulle cortine murarie. Altri interventi si sono susseguiti nel corso dei secoli fino ai recenti lavori di restauro, iniziati nel 1970 e conclusisi da poco. Il castello di Barletta anche se costruito su un impianto normanno-svevo-angioino, è dunque spagnolo, nella sua versione moderna realizzata, grazie a Carlo V di Spagna. Il castello tornò quindi ad essere una fortezza inespugnabile e praticamente inattaccabile, grazie alla sua struttura a base regolare e gli spigoli dei cortili protetti da imponenti bastioni, rendendo impossibile qualsiasi attacco da parte di pirati o guerriglieri. Il castello riaffermò la sua funzione difensiva anche il 24 maggio 1915, data che segnò il violento attacco delle forze austriache sulle coste italiane e nella quale la sua struttura rimane intatta e nuovamente inattaccabile. Oggi l'edificio ospita al suo interno il Museo Civico, la Biblioteca Comunale e il famosissimo busto di Federico II di Svevia, al quale è legata tutta la storia della Terra di Bari. È la sede preferita per l’organizzazione di eventi culturali, letterari, concerti, mostre e conferenze di interesse regionale e nazionale. Gli elementi architettonici principali del Castello di Barletta sono:
- i quattro bastioni angolari a punta di lancia,
- il fossato che corre lungo il perimetro dell’edificio,
- il rivellino e il ponte levatoio,
- le cannoniere e la merlatura sugli spalti.
Il castello è costruito su tre ordini di fuoco dei quali, i primi due inferiori sono muniti di casamatta, mentre quello superiore è a cielo aperto. Due cordoni marcapiano girano attorno al complesso. Dove dal cordone superiore in basso, la scarpata pende di 1,5 m circa, mentre verso l’alto il muro è verticale fino alla sommità. La lunghezza di ciascuna fronte varia da 130 a 120, di cui 2/5 sono di cortina e 3/5 sono occupati dai bastioni. Lungo tre lati gira un importante fossato che serviva in caso di emergenza, avrebbe potuto essere inondato dal mare. Ogni bastione dista l’uno dall’altro 125 m. e ognuno presenta all’interno due casematte circolari sovrapposte (16 metri di diametro) con al centro un’apertura circolare per la dispersione dei fumi o dei rumori d’artiglieria. Tutto il complesso è costruito con pietra calcarea chiara, tagliata in blocchi perfettamente quadrati e bugnati, che provengono da cave della zona. I muri sono molto spessi e questo si può notare all’interno con un colpo d’occhio nelle fessure dei bastioni che danno verso l’esterno. Al castello vengono attribuite numerose definizioni, tra cui normanno, svevo, angioino. Nessuna delle quali è errata, poiché ognuna di queste civiltà e dominazioni ha contribuito – come abbiamo visto – alla realizzazione del complesso architettonico, strutturale del castello. Tra le opere in esso conservate, ricordiamo il Sarcofago degli Apostoli, altorilievo in pietra prima testimonianza del Cristianesimo a Barletta, risalente al periodo compreso tra il III e il IV secolo. Altri link di approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Barletta, https://www.youtube.com/watch?v=RvjJ8y8IX90 (video di itinerapuglia), http://www.federicoitineraridellostupore.it/index.php/it/puglia/barletta/il-castello, https://www.youtube.com/watch?v=TZ4e5bNZatA (video di Massimo Nalli), https://www.youtube.com/watch?v=ZpMH6RekOBg (video di BUNKER TV)

Fonti: https://www.abarletta.it/guida-turistica/monumenti/castello-di-barletta/, https://www.beniculturalionline.it/location-4744_Castello-Normanno-Svevo-di-Barletta.php, http://www.castellocarlov.it/castello-di-barletta/

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da http://www.federicoitineraridellostupore.it/index.php/it/puglia/barletta/il-castello

martedì 28 settembre 2010

Il castello del giorno



CANNERO RIVIERA (VB ) – Castelli Borromeo

Alla fine del 1300 le condizioni deplorevoli del Ducato di Milano non permettevano un controllo delle tirannie locali e delle lotte fra le diverse fazioni. Su due isolotti situati nelle vicinanze di Cannero c'erano due castelli, costruiti fra il 1200 e il 1300, detti "Malpaga", abitati verso la fine del XIV secolo dai cinque fratelli Mazzardi, detti "Mazzarditi", originari di Ronco i quali, approfittando della divisione allora esistente tra le opposte fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini, per parecchi anni tennero a ferro e fuoco tutto il litorale. Con l'elezione di Filippo Maria Visconti a nuovo Duca di Milano, gli avvenimenti presero una piega diversa: il Signore, di fronte alle suppliche del popolo del lago, inviò 500 uomini per sconfiggere i Mazzarditi. Nell'anno 1414, dopo aver perso quasi tutti i loro domìni, assediati nel loro castello Malpaga e stremati dalla mancanza di vettovagliamento, i ladroni si arresero. Nel 1441 le isole divennero proprietà dei Borromeo, concesse dal duca Filippo Maria al conte Vitaliano I figlio di Filippo I Borromeo e Franceschina Visconti. Il conte Lodovico Borromeo, nel 1519, fece edificare sulle rovine delle isole una rocca fortificata, denominandola "Vitaliana", in onore della famiglia padovana capostipite dei Borromeo. Dopo la morte di Lodovico la rocca fu progressivamente abbandonata a se stessa: ebbe così inizio la sua inevitabile rovina.

lunedì 27 settembre 2010

Il castello del giorno



BALSORANO (AQ) – Castello Piccolomini

Il castello di Balsorano, così come si ammira oggi, fu eretto sulle fondamenta di un'altra antica struttura militare risalente ai Conti dei Marsi e posta in comunicazione visiva con il castello-recinto di Morrea e la torre di Roccavivi, da Antonio Todeschini Piccolomini, nipote di Papa Pio II e genero di Ferdinando I di Napoli, intorno all'anno 1460. Successivamente Antonio assunse il controllo della baronia balsoranese. Agli inizi del 1700, in seguito all'estinzione della famiglia Piccolomini, la baronia di Balsorano passò sotto il dominio del barone Testa, nobile romano i cui discendenti si riapparentarono, successivamente, con i discendenti Piccolomini. Il castello conobbe poi vari passaggi di signoria feudale, gli stessi della baronia di Balsorano. Nel 1850, il maniero e le terre divennero del possidente francese Carlo Lefebvre, il quale, per aver promosso le industrie cartarie del Liri, nel 1854 fu fatto conte da Ferdinando II di Borbone. I successivi proprietari seppero mantenere decorosamente tutto il complesso per l'amore dell'arte e l'appagamento dei turisti, come ad esempio con gli onerosi interventi di riparazione dei danni causati all’antico maniero dal disastroso terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915. Dopo essere appartenuto allo spagnolo don Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Casafuerte, fino al 1929, fu ceduto alla famiglia Fiastri-Zannelli, che lo ha trasformato in albergo-ristorante, in cui gustare le specialità regionali, e tutt’oggi ne mantiene l’esclusiva proprietà. E' gestito dalla Società dei Castelli d'Italia, su modello dei castelli di Francia e d'Inghilterra. La struttura del castello ha la forma di un rettangolo irrazionale. L'edificio poggia sul monte Cornacchia e si trova sullo sperone roccioso che si affaccia sulla Valle Roveto. Verso la facciata il rettangolo ha un breve lato, mentre i due laterali e quello di dietro mostrano l'aspetto trapezoidale. I lati sono divisi alla base da imponenti bastioni, e poi da un cornicione marcapiano. Le finestre del primo settore sono bifore, mentre le altre monofore. La copertura del tetto è in tegole classiche. Le torri sono poste agli angoli del castello, ma avendo questo una struttura tripartita dalla parte che volge verso Balsorano, le torri sono cinque. Al centro originariamente vi era un torrione imponente di vedetta. La torre quadrata però è crollata con il terremoto del 1915. Le torri superstiti sono circolari e slanciate, possedendo finestre doppie su ciascuna e terminano a beccatelli. Sulla parte del castello che è a strapiombo ci sono le torri della facciata (due) ed un'altra che di collega con il lato sinistro (la torre non è visibile da Balsorano). L'entrata è costituita da una cinta muraria in parte restaurata che avvolgeva il castello. Si accede da un arco e si giunge al maniero vero e proprio: il portale è semplice e sopra vi è una finestra con loggia per i discorsi. L’intervento della famiglia Piccolomini per ingentilire il forte è visibile soprattutto nell’elegante cortile a forma di “L”, completo di pozzo al centro, ricco di elementi architettonici decorativi come bifore e arcate. C’è una notevole somiglianza tra questi complementi ornamentali e quelli presenti nel castello di Celano, anch’esso appartenente alla stessa famiglia nobiliare, che riproponeva in ogni struttura di sua proprietà delle precise tecniche stilistiche, quasi a voler imprimere negli edifici un proprio personalissimo “marchio di fabbrica”.Il giardino è legato a un portico interno che contiene la piazzetta per il pozzo. Sono presenti arcate classiche con stucchi e finestre bifore gotiche. La cinta muraria serviva da protezione ma oggi è stata attrezzata per passeggiate e come belvedere. L'interno mantiene l'aspetto gotico e rinascimentale originale. Le sale più piccole sono adibite a camere d'albergo mentre la sala centrale è per le cerimonie. Particolarmente interessante è quest'ultima che è ricca degli arazzi cinquecenteschi e degli affreschi con dipinti gli stemmi e i blasoni dei vari proprietari della famiglia Piccolomini. Altri arazzi della sala mostrano figure geometriche tipiche del gotico, come pinnacoli e guglie. Una seconda grande sala è arricchita da un caminetto di pietra con i lati affrescati di giallo, ai quali sono appese armi da guerra originali. La stanza più importante della residenza nobiliare è senza dubbio la camera da letto padronale, adornata nel Trecento con pochi mobili in stile gotico puro e rimodernata nel XV secolo con aggiunte di stile rinascimentale, come il letto a baldacchino sostenuto da quattro colonne e le pareti rivestite di seta, con l’aggiunta di lussuosi mobili in stile rinascimentale. L’arredamento del castello, così come quello di molte fortezze dell’epoca, era fortemente influenzato dal gusto e dalla mano della Signora, moglie del feudatario, che gestiva la residenza mentre il consorte era impegnato all’esterno, nell’assolvimento dei suoi obblighi di reggente. Di particolare pregio è la coperta in seta esposta nella camera, che riproduce lo stemma dei Piccolomini – D’Aragona, che riproduce una croce circondata da cinque lune e dei pali adornati da gigli, simbolo della cavalleria guelfa. La cappella dei Piccolomini è a navata unica ed è in stile quattrocento. Gli affreschi mostrano figure geometriche di rombi e croci di Cristo, con sfumature dal blu lapislazzuli al giallo ocra. L'abside con altare è inquadrata da tre finestre ad arco a tutto sesto (la centrale è murata: le decorazioni di contorno mostrano raggi solari e lingue di fuoco che avvolgono rose dorate dorate. Nella finestra di centro invece è raffigurata la sacra scritta IHS. Tra gli anni sessanta e gli anni settanta, al castello furono girati diversi film gialli ed horror. Intorno alla metà degli anni novanta, invece, divenne la location per alcuni film pornografici diretti da Joe D'Amato e Franco Lo Cascio che videro protagonista, tra gli altri, l'attore porno Rocco Siffredi. Altri link suggeriti: https://www.balsorano.org/castello-di-balsorano/, https://www.webmarsica.it/castello-di-balsorano/, https://www.youtube.com/watch?v=1FlonSHEeU4&t=3s (video di cvdigital Vinsent), https://www.youtube.com/watch?v=vRmRGBK4N-U (video di Rocco Maltesi), https://www.youtube.com/watch?v=1PWOdbbqFoY (video di Viaggia Con Wallace), https://www.mondimedievali.net/Castelli/Abruzzo/laquila/balsorano.htm

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Piccolomini_(Balsorano), https://www.countryhouseabruzzo.com/castello-piccolomini-di-balsorano-219/, https://abruzzoturismo.it/it/castello-piccolomini-balsorano-aq

Foto: la prima è presa da https://www.laquilablog.it/balsorano-convegno-aree-interne-ricchezze-e-prospettive-a-castello-piccolomini/, la seconda è un fermo immagine del video di cvdigital Vinsent citato in precedenza

domenica 26 settembre 2010

Il castello del giorno



IL CASTELLO DI PORCIANO A STIA (AR)

Fu uno dei primi insediamenti dei Conti Guidi, famiglia che ebbe grande importanza in Toscana ed in Romagna fino al X secolo. Tra i numerosi territori sotto il loro dominio vi fu la valle dell’Arno casentinese dove essi posero le loro principali residenze in Romena, Porciano e Poppi. La possente Torre Palazzo di Porciano ancora dotata di merlatura guelfa, la più grande del Casentino con i suoi 35 metri e sei piani di altezza, si innalza fra i resti della cinta muraria, due torri, quella occidentale trasformata in campanile della chiesa del paese, e due porte, una a nord e una a sud. Guardando questo maniero di ridotte dimensioni oggi può addirittura sembrare impossibile che nel medioevo fosse un punto nevralgico della regione. Eppure la 'corte' di Porciano era frequentata da cavalieri, nobili e ambasciatori, i mercanti provenienti dall'est dovevano passare sotto le sue mura per recarsi a Firenze e un'Imperatore confidava nella sua alleanza per sottomettere la potente Signoria Fiorentina. Fra i personaggi le cui vicende si intrecciarono con questo castello c’è anche Dante Alighieri che, durante il suo esilio casentinese, vi venne con certezza ospitato più volte dai Conti Guidi. L’intenzione di Dante era quella di convincere la potente famiglia, che da sempre osteggiava i guelfi Fiorentini, ad appoggiare l'appena incoronato Imperatore Arrigo VII e a schierarsi apertamente dalla parte ghibellina. Le cose non andarono a buon fine, i Conti Guidi non mantennero le promesse di fedeltà fatte all'Imperatore, e il poeta immortalò il suo disprezzo per i traditori nel XIV° canto del Purgatorio della Divina Commedia. Questo causò la vendetta dei Guidi che imprigionarono l'Alighieri proprio in una delle stanze del castello. Nel 1349 Porciano e le sue terre si posero sotto la protezione di Firenze, sotto il cui dominio passarono definitivamente nel 1444. La rovina del castello iniziò nel XVI° secolo in contemporanea con la crescita del paese di Stia, posto a valle, molto più comodo per il commercio. Il fortilizio, carico di anni e di storia, era già in precarie condizioni quando nel XVIII secolo venne acquistato dai conti Goretti de’Flamini che ne curarono il restauro dopo averne impedito il crollo a seguito al terremoto del 1919. In seguito, alcuni scavi archeologici hanno permesso il recupero di reperti atti a ricostruire le fasi di sviluppo del castello. Dal 1966 al 1978 vennero eseguiti interventi di restauro e ripristino. La parte superiore della torre è privata, mentre i due piani inferiori sono aperti al pubblico.

sabato 25 settembre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO BONSECOLO DI FELLINE (LE)

E’ situato nel borgo antico di Felline ed è certamente uno dei manufatti più interessanti tra le opere fortificate del Salento. Risalente al XII secolo, questo tipico Castello baronale a pianta rettangolare è stato ristrutturato e ammodernato nel corso del XVI secolo. La sua costruzione è quasi interamente dovuta alla nobile famiglia dei Bonsecolo, primi feudatari di Felline. Il castello occupa una posizione strategica, infatti ha il cassero con due torri quadrangolari rivolte ad ovest per l’avvistamento dei pericoli che venivano dal mare. Vi sono poi altre due torri a pianta circolare dal lato opposto. Caratteristica è la facciata austera arricchita da un elegante portale e l’ampia loggiata soprastante decorata da bellissimi mensoloni in carparo. Fu dimora di illustri famiglie patrizie, tra cui quelle dei Tolomei, dei Pignatelli e dei Beltrano, che diedero lustro e splendore al castello. Il maniero nonostante gli oltraggi del tempo e alcuni eventi sismici, non ha riportato particolari danneggiamenti all’infuori di una lesione con relativa infiltrazione di acqua nella torre di Sud-Ovest. Diverse sono le manifestazioni a carattere culturale che vi si svolgono, prevalentemente in estate, come ad esempio una mostra annuale di figurine sacre.

Foto: scattata da me sul posto

Il castello del giorno



ROCCA ESTENSE DI SAN MARTINO IN RIO (RE)

Sul luogo dell’attuale rocca, i Canossa edificarono un castello nel secolo XI, ma questo venne distrutto nel 1157 dall’imperatore Federico Barbarossa. Fu poi ricostruito con torri poderose, mura e fosse piene d’acqua e appartenne ai Roberti di Reggio Emilia. Intorno al 1420 passò sotto il dominio degli Estensi, sotto i quali subì importanti restauri e venne arricchito di cicli di affreschi. Progressivamente l’edificio andò perdendo l’aspetto di fortezza militare per assumere le caratteristiche di residenza signorile. Realizzata su insediamenti preesistenti, la struttura attuale, a pianta quadrangolare, conserva intatta una torre quadrata, con merlatura ghibellina, l’unica rimasta delle due esistenti in passato. Nella rocca si apre un cortile di rappresentanza, con decorazioni rinascimentali e seicentesche, all’interno del quale si possono notare pregevoli capitelli in pietra scolpita con ornamenti di ispirazione vegetale. Oltrepassando l'ampio portale d'ingresso si incontra la parte più antica della costruzione, contraddistinta da una pregevole cappella del 1395 dedicata a San Giovanni Evangelista. Visitando il castello, è degno di menzione l'appartamento del feudatario che era ornato di stucchi ed aveva soffitti a cassettoni artisticamente dipinti: due di questi sono stati evidenziati in occasione dei restauri del 1926. Dal 1501 appartenne al ramo marchionale degli Estensi di San Martino e, dalla seconda metà del XVIII secolo, ai Rango d'Aragona.; con le alterne vicende del periodo napoleonico la rocca assunse sempre più il carattare di edificio a destinazione pubblica Attualmente è sede del Municipio, della Biblioteca, dell’Archivio Storico e al pianterreno ospita il Museo dell'Agricoltura e del Mondo Rurale.

venerdì 24 settembre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO NORMANNO DI PATERNO' (CT)

E’ Ruggero D’Altavilla che nel 1072 fece edificare il maestoso castello sulla rupe lavica di Paternò ed è sempre lo stesso Ruggero che volle la costruzione a scopo difensivo di diversi altri castelli in Sicilia, come ad esempio ad Adrano e a Motta Sant'Anastasia. L’edificio è a pianta rettangolare su tre livelli e raggiunge un’altezza di 34 m. Originariamente il maniero era coronato da una merlatura ghibellina (come si osserva nel seicentesco Disegno della veduta di Paternò) di cui allo stato attuale resistono solo dei monconi. Particolarmente interessante e gradevole l'effetto di bicromatismo che si crea tra il colore scuro delle murature e le cornici delle aperture in calcare bianco. Col tempo l'impiego del castello normanno passò da base militare a dimora amministrativa e residenziale. Molti i personaggi storici che lo hanno abitato, tra cui l'imperatore Federico II di Svevia che vi soggiorno nel 1221 e nel 1223. Il castello appartenne poi alla famiglia Moncada, dinastia che governò la città per quattro secoli e che lo adibì, per periodi, a pubbliche carceri. Alcuni graffiti ne sono la triste testimonianza.
E' visitabile e da questo "cubo" fortificato si può godere di un ottimo panorama.

giovedì 23 settembre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO MALATESTA DI LONGIANO (FC)

Posto in posizione dominante rispetto al sottostante paese, circondato da doppia cinta muraria ancora ben conservata, dal 1290 fino al 1463 questo castello fu possedimento dei Malatesta di Rimini; dal 1463 al 1519 appartenne alla S.Sede e fu governato per mezzo dei Vicari. Dopo quattro anni di dominio Veneziano ( a testimonianza la vasca dell’acqua nella corte del castello), Leone X il 16 settembre 1519 concesse in feudo perpetuo Longiano al Conte Guido Rangone di Modena, già Consigliere Generale del Re di Francia Francesco I°, nelle guerre contro l’Imperatore Carlo V°, che fu Signore d’armi, ma protettore anche di artisti e letterati. Il corpo del castello, corrispondente all'antica residenza dei Rangone, è munito di circa una quarantina di stanze. Oggi vi ha sede l’importante Fondazione Tito Balestra, museo di arte contemporanea tra i più interessanti della Regione Emilia Romagna.

mercoledì 22 settembre 2010

Il castello del giorno



oggi non parliamo di un vero e proprio castello...

PALAZZO MEDICEO DI SERAVEZZA (LU)

L'edificio fu fatto costruire da Cosimo I de'Medici tra il 1560 e il 1564, su progetto di un non precisato architetto (chi sostiene sia Bartolomeo Ammannati, chi invece Bernardo Buontalenti) come punto strategico in una zona di grande importanza sia geografica, sia per la vicinanza a cave e miniere di marmo e argento. La villa, impiegata soprattutto come dimora signorile e di svago, poteva all'occorrenza diventare un avamposto militare difensivo, come si vede anche dalla sua struttura solida e compatta con spigoli come quelli di una fortezza e feritoie al pian terreno. Con l'estinzione della casata medicea, il palazzo passò ai Lorena. Oggi è sede oltre che del Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica, della biblioteca Comunale "Sirio Giannini", dell'archivio storico e di esposizioni di arte moderna e contemporanea. Per approfondire potete visitare il sito www.palazzomediceo.com

martedì 21 settembre 2010

Dal 24 al 26 settembre la diciassettesima edizione di Puliamo il Mondo organizzato da Legambiente in collaborazione con la Rai



Sacchi, guanti, rastrelli e tanta buona volontà. Sono i tradizionali ingredienti di Puliamo il Mondo, la versione italiana del più grande evento di volontariato ambientale nel mondo, Clean Up the World, che torna anche quest’anno in Italia organizzata da Legambiente in collaborazione con la Rai. Il week-end 2010 per ripulire dai rifiuti abbandonati strade, piazze, parchi, spiagge e fiumi, sarà quello del 24, 25 e 26 settembre e sarà anche l’occasione per dichiarare guerra ai sacchetti di plastica, veri nemici dell’ambiente molto diffusi e sempre troppo dispersi in natura.

Nata a Sidney in Australia nel 1989, Clean Up the World è la più importante campagna di volontariato ambientale del mondo cui partecipano centinaia di paesi e più di 35 milioni di persone dimostrando, con un gesto concreto, come sia forte la consapevolezza che la salute dell’ambiente riguarda i popoli di tutto il pianeta. L’iniziativa è stata portata in Italia nel 1993 da Legambiente e da allora è presente su tutto il territorio nazionale grazie all'instancabile lavoro di oltre 1.500 gruppi di “volontari dell'ambiente”, che organizzano l'iniziativa a livello locale in collaborazione con associazioni, comitati e amministrazioni cittadine.

Puliamo il Mondo è infatti un’azione simbolica, ma estremamente concreta, che mira a recuperare numerosi luoghi al degrado e, allo stesso tempo, promuovere il corretto smaltimento dei rifiuti e l'attenzione al territorio. La tre giorni chiama a raccolta cittadini di tutte le età ma anche amministrazioni locali. La partecipazione dei volontari va dalla pulizia di una determinata zona a veri e propri progetti di riqualificazione di spazi degradati, di aree abbandonate e discariche abusive, ma anche di divulgazione dell'importanza della raccolta differenziata. Sarà, come di consueto, una grande festa dell’ambiente che unirà concretamente e simbolicamente centinaia di migliaia di volontari attivi, per un intero week-end, per rendere l’Italia un paese più pulito. Si svolgerà in collaborazione con associazioni e comitati. In prima fila anche le scuole, la cui adesione alla campagna è in costante aumento.

Tra gli appuntamenti seguiti dalla trasmissione Ambiente Italia di Rai3, quello al porto di Acciaroli nel comune di Pollica dove domenica 26 settembre, amici, amministratori, personaggi del mondo della cultura ricorderanno la figura di Angelo Vassallo un bravo amministratore e soprattutto un amico di Legambiente e Puliamo il Mondo. Per testimoniare la vicinanza alla popolazione e all'amministrazione ormeggiata nel porto ci sarà anche la Goletta Verde di Legambiente. Pulizie straordinarie anche a Torino dove sempre domenica insieme al Sindaco Chiamparino, al presidente di Libera, Don Luigi Ciotti e all’associazione Terra del Fuoco, che da anni lavora con i Rom, i volontari di Legambiente saranno impegnati in un’importante opera di bonifica presso uno dei campi della città. Un gesto concreto che coinvolgerà i cittadini e gli abitanti del campo per sensibilizzare all’integrazione e alla solidarietà tra i popoli. Anche a Roma Puliamo il Mondo si occuperà della pulizia di molti luoghi. Domenica la giornata vedrà la diretta Rai a partire dalle 9.45 fino alle ore 12.00, in un grande parco pubblico nel quartiere di Torre Maura.
Alla campagna possono dare la loro adesione le amministrazioni comunali, associazioni, comitati di quartiere ma anche singoli cittadini. Per partecipare è sufficiente contattare il circolo Legambiente più vicino, telefonare allo 02.45475777, oppure presentarsi direttamente ai banchetti organizzati nelle varie zone coinvolte per ricevere la sacca degli attrezzi e partecipare alle operazioni di pulizia.

E' quasi una barzelletta...

BOGOTÀ Dal suo trespolo, nell'immediata vicinanza del negozio in cui la banda doveva fare il "colpo", urlava «Corri, corri che arriva il gatto e ti può acchiappare» in caso dell'arrivo dei poliziotti. Una frase, però, urlata dal un pappagallo, di nome Lorenzo, che è stato "arrestato" dalla polizia della città colombiana di Barranquilla, nei pressi di Bogotà, per complicità ai ladri. Lorenzo, infatti, è stato addestrato da un banda di delinquenti per fare da "palo" e avvertirli dell'improvviso arrivo degli agenti.
Il comandante della polizia locale di Barranquilla, Freddy Veloza, ha spiegato che, insieme al pennuto, sono stati tratti in manette anche nove malavitosi, ai quali sono stati sequestrati 250 coltelli e una sostanziosa quantità di droga.
Un quotidiano locale spiega in cronaca che la banda utilizzava Lorenzo quando compiva furti nei negozi del centro della città e lo piazzava in un trespolo poco lontano.
Il capo della polizia ha anche assicurato che il pappagallo è stato "interrogato" perchè confermasse l'identità dei suoi "complici", ma che si è limitato «ad articolare suoni strani che sembravano risate e a chiedere cioccolatini». È stato portato a un'associazione che si occupa della protezione degli animali:speriamo non torni più sulla cattiva strada...

lunedì 20 settembre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO DI CASALEGGIO BOIRO (AL)
Il castello, il più antico della zona, fu costruito nel X secolo su uno sperone roccioso un po' discosto dal paese e vi si accede con una rampa, l'antica via principale verso la Liguria. Ampliato nel XII secolo, ha quattro torri quadrate che superano appena il nucleo centrale. Fu ricostruito nel 1500 e di questo periodo particolari interessanti sono le bifore con decorazioni a merletto ed il rilievo in pietra sull'architrave d'ingresso.Fu scelto come set per rappresentare il castello dell'Innominato nello sceneggiato televisivo "I promessi sposi" (1967, per la regia di Sandro Bolchi).

Il castello del giorno



CASTELLO FARNESE DI ISCHIA DI CASTRO (VT)

Edificio medioevale - rinascimentale, denominato dai paesani "la Rocca". Nella sua struttura, mostra le diverse fasi della sua attuale configurazione. Direttamente edificata sul masso tufaceo, la sua parte originaria risale al XI secolo. Nella seconda metà del XII secolo apparteneva al conte Ranieri, figlio di Bartolomeno, che nel 1168 sottopose tutte le sue proprietà alla protezione di Orvieto. Prima della fine del secolo queste terre passarono ai conti Ildebrandini e alla fine del XIII secolo il castello pervenne ai Farnese. Incluso nel ducato di Castro nel 1537, passò alla S. Sede dal 1642 al 1644; in seguito alla distruzione del Ducato fu definitivamente incamerato nel 1649 e fu concesso in enfiteusi a Giuliano Capranica

domenica 19 settembre 2010

Il castello del giorno


                                         

NOVARA - Castello Visconteo-Sforzesco

E' il principale edificio di carattere militare della città, situato in pieno centro storico, che affaccia a Nord su Piazza Martiri, mentre sui restanti tre lati è circondato dai giardini pubblici. Era un tempo molto più vasto di quanto rimane ai giorni nostri. L'edificio ha pianta rettangolare ed è circondato da un alto e spesso muro merlato a sacco; ai quattro angoli si ergono ancor oggi i quattro torrioni, collegati tra loro da passaggi segreti. Non esistono dati certi sulla presenza di un castello a Novara in epoca tardo antica o alto medievale: non consentono di fare luce in proposito né le parole oscure e di difficile interpretazione di Ennodio relative a un castellum del vescovo Onorato; né l'ipotizzata identificazione del luogo dove sorge l'attuale castello con la corte incastellata de Veratelino, citata in un diploma di Ottone I del 969, e mai univocamente individuata. Pochi secoli più tardi, nel 1272, Francesco Torriani, podestà di Novara e fratello di Napoleone della Torre signore di Milano, fece costruire una torre con recinto all'interno del quale sorgevano alcuni edifici di proprietà della famiglia vercellese dei Tettoni. La struttura, chiamata Turrisella, era un luogo fortificato per il controllo politico della città; oggi di esso restano visibili tracce delle fondamenta originarie. Con i rapporti stretti da Novara con i Visconti, si sviluppò un vero e proprio castello. La torre venne incorporata e ribattezzata La Mirabella. Una successiva e consistente evoluzione del castello avvenne per opera del vescovo Giovanni Visconti che si era impadronito della Signoria di Novara e poi di quella di Milano. Questo castello visconteo si ergeva sulle antiche mura romane e forse utilizzava il fossato della vecchia cinta muraria per la propria difesa; da alcuni indizi si presume che esistessero dei grandi torrioni angolari, ma non esiste una descrizione attendibile e dettagliata dell'edificio di quei tempi. Il castello venne modificato diverse volte, ma mantenne sempre la sua funzione di struttura militare-amministrativa di dominio della città di Novara. A prendersene cura era un castellano alle dipendenze di Filippo Maria Visconti. Di questo castello Visconteo oggi rimane in piedi solo la cosiddetta Rocchetta, all'angolo nord-ovest. Ancora si intravedono le merlature viscontee ormai murate e i resti del portone, in passato protetto da un torrione quadrato chiamato forse La Torre del Monicione. Il duca Galeazzo Maria Sforza dispose un imponente intervento di ricostruzione. Dal 1468 iniziarono i lavori, che inglobarono le strutture precedenti all'interno di un grande edificio quadrangolare. Al cantiere contribuirono alcuni tra i più importanti ingegneri militari del ducato: Bartolomeo Gadio, Serafino Gavazzi, Maffeo da Como, Danesio Maineri, Ambrogio Ferrari. Nel 1476, Galeazzo Maria Sforza venne assassinato e, in ricordo del duca, la moglie Bona, fece apporre sulla seconda porta d'ingresso al castello, uno stemma ducale, scolpito in marmo di Carrara, con la scritta: "GALEAZ MARIA SFORTIA VICECOMES DUX MEDIOLANI QUINTUS AETATIS ANNORUM XXXII" che in parte ancora si conserva sull'attuale ingresso del castello. I lavori si interruppero per mancanza di fondi nel 1479, quando il progetto era in stato assai avanzato, ma non compiuto: la mancata copertura causò danni successivi. Alla fine del secolo Ludovico il Moro, che se ne servì anche come residenza di caccia, fece eseguire gli ultimi lavori all'architetto Giorgio Trebeser. Verso la metà del Cinquecento, l'amministrazione spagnola del Ducato di Milano decise di rafforzare il confine occidentale dello stato utilizzando Novara come principale piazzaforte. Il castello degli Sforza era ormai inadeguato alle esigenze della guerra e se ne sarebbe dovuto costruire un nuovo. Per limitare le spese, in cinquant'anni, si dotò di bastioni il nucleo della città e si costruirono baluardi difensivi. Il risultato fu una struttura bellica molto più estesa ed articolata dell'originale, all'interno della quale il castello assumeva il ruolo di centro di comando della guarnigione. Nonostante ormai fosse solo una caserma, l'amministrazione spagnola del Seicento continuò a considerare il castello un elemento essenzialmente difensivo. Con il tempo, tuttavia, la funzione militare passò in secondo piano e la manutenzione della fortificazione venne gradualmente allentata, fino ad arrivare alla trasformazione dei bastioni in luoghi di passeggio pubblico, sotto l'amministrazione sabauda del Settecento. Il castello divenne carcere solo nel periodo napoleonico. La decisione di spostare le carceri dal Palazzo del Pretorio al castello comportò pesanti manomissioni alle strutture medievali esistenti: furono ricavate alcune finestre nella muratura, altre vennero chiuse, si eliminarono le merlature, la corte divenne il cortile per l'ora d'aria dei prigionieri e vennero approntate torricelle di vedetta carceraria nei quattro angoli bastionati. Nel 1807 partirono i lavori di ammodernamento: vennero costruiti pavimenti, nuove porte dotate di sportellino di ispezione e nuove finestre. Furono creati 5 locali di detenzione, un’infermeria e un’abitazione per il custode. Ma il numero dei detenuti era sempre in aumento e nel giro di pochi anni si arrivò a 12 locali destinati agli uomini e 3 alle donne, per una capienza massima di 120 persone. Solo verso la fine dell’Ottocento si affaccia per la prima volta l’idea di trasferire il carcere in altra sede e di destinare il Castello a nuovi utilizzi. L'edificio ospitò il carcere per 170 anni ininterrottamente, il che comportò un danneggiamento rapido della struttura; tra i vari detenuti è da ricordare Claretta Petacci, amante di Mussolini. Nuovi interventi vennero svolti a metà dell'Ottocento, quando fu abbattuta buona parte della cinta di bastioni e si realizzarono sui tre lati gli eleganti giardini pubblici chiamati Allea. Il castello rischiò di essere abbattuto nell'Ottocento, perché considerato spoglio di ogni pregio artistico. Voci autorevoli si opposero, ispirati dal grandioso restauro che stava avvenendo proprio in quei giorni al Castello Sforzesco di Milano. Fu allora che si riconobbe il valore storico e culturale del vecchio edificio e avanzarono le prime proposte di recupero e/o di restauro: sede dell'Istituto Professionale Omar (1893), sede del Municipio (1912), Parco della Rimembranza (1925), Palazzo delle Poste (1932), parco pubblico (1935), Prefettura (1936). Nessuno di questi progetti vide vita e il castello rimase per decenni sede delle Regie Carceri Mandamentali. Con la visita ufficiale di Mussolini a Novara, nel 1939, si ricostruì per intero la cortina muraria dell'angolo nordest. Solo nel 1973, con il trasferimento delle prigioni alla Bicocca, il castello perse la destinazione carceraria e da proprietà del Demanio dello Stato passò all'amministrazione municipale di Novara. Si racconta che i detenuti, una volta trasferiti nei nuovi locali del carcere della Bicocca abbiano rimpianto l’atmosfera del "castello" di Novara. Dopo alcuni anni di inutilizzo, negli anni Ottanta, si abbatterono edifici e strutture ottocentesche e novecentesche prive di qualità architettonica, sgombrando il cortile e prevedendo il recupero della sede. Nel frattempo, per più di un decennio il castello venne lasciato al Corpo Forestale dello Stato che vi impiantò propri vivai. Il progetto di restauro e ricostruzione fu curato da Paolo Zermani. L'esecuzione richiese oltre dieci anni e portò alla riapertura nel gennaio 2016, accompagnata da qualche polemica circa la ricostruzione di una torre. Oggi il maniero è un importante polo museale e sede di numerose mostre ed eventi. Di un castello così antico e ricco di storia, non potevano mancare le leggende. La più celebre di queste narra dell’esistenza, nei sotterranei del maniero, di un prezioso cavallo d’oro realizzato addirittura da Leonardo da Vinci. Il cavallo d’oro del maniero di Novara sembra sia stato commissionato da Ludovico il Moro che decise di farlo realizzare in onore di Francesco Sforza, suo padre, nonchè fondatore della nobile casata. Si narra che Leonardo da Vinci spese tutte le sue energie e abilità nella progettazione di un’opera che, tra l’altro, non fu mai esposta al pubblico per paura che qualcuno potesse farne un ricco bottino. Solo Ludovico il Moro ne conosceva l’esatta collocazione e si narra che scendesse nei sotterranei a verificare che il prezioso equino fosse sempre lì. Il nobile duca appartenente alla famiglia più importante dell’epoca, portò il segreto nella tomba poichè venne catturato e fatto prigioniero il 10 aprile del 1500 dai francesi non fece in tempo a svelare dove fosse il cavallo d’oro e se veramente sia mai esistito. Anche nel Castello di Novara non poteva mancare il fantasma e stavolta di sesso femminile. Stiamo parlando di Bianca di Savoia, moglie di Galeazzo II Visconti. Il matrimonio fu celebrato per unire i patrimoni delle due famiglie e si narra che Bianca fosse di carattere docile e mite, al contrario del marito, aggressivo e violento. Bianca morì per mano del marito e come ogni storia di fantasmi che si rispetti, lo spettro della dama ricompare in occasione dell’anniversario del delitto. Si dice anche che sulle scalinate interne compaia una macchia rossa di sangue. E non finisce certo qui, perchè se parliamo dei sotterranei del Castello di Novara, il mistero si infittisce ulteriormente. Il sotterraneo cittadino è ricco di cunicoli e gallerie che si concentrano maggiormente proprio nella zona del castello che domina la città di Novara. Proprio in corrispondenza degli attuali campetti da tennis, c’è un posto chiamato dai novaresi Cuneta (montagnola) e si tramanda che qui i bambini scavassero nel terreno pensando di trovare dei giocattoli. Sono molti ancora che ricordano che fino a prima della seconda Guerra Mondiale i bambini scavassero proprio in quel punto alla ricerca di giocattoli che provenivano dal Castello. Una semplice collinetta riempita con materiale di riporto: ma perchè si racconta che fosse piena di giocattoli? E soprattutto, perchè questi giocattoli provenivano proprio dal Castello ? Per approfondire si possono visitare i seguenti link: https://www.ilcastellodinovara.it/, https://www.youtube.com/watch?v=Q6hRjw7cvJw e https://www.youtube.com/watch?v=tZcdJrUxDh4 (entrambi i video di Giuseppe Galliano), https://studiozermaniassoc.wixsite.com/zermaniassociati/castello-novara, https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_NO_Novara.htm, https://www.youtube.com/watch?v=LQiA21uCzYw (video di Fondazione Il Castello di Novara)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Novara, https://www.ilcastellodinovara.it/storia/, https://www.turismonovara.it/it/ArteStoriaScheda?Id=129, https://www.vdgmagazine.it/arte-e-moda/il-castello-di-novara-visite-segreti-e-leggende/

Foto: la prima è presa da https://studiozermaniassoc.wixsite.com/zermaniassociati/castello-novara, la seconda è presa da https://www.vdgmagazine.it/arte-e-moda/il-castello-di-novara-visite-segreti-e-leggende/

venerdì 17 settembre 2010

Il castello del giorno



Castello Orsini di Vasanello (VT)
La sua costruzione fu iniziata nel 1278 da Orso Orsini. Il periodo aureo del castello ha inizio nella seconda metà del secolo XV con Orsino Orsini che aveva sposato Giulia Farnese, detta " la Bella " che vi tenne ospite Lucrezia Borgia. Dagli Orsini passò alla famiglia Della Rovere, ai Colonna, dai Colonna ai Barberini di Sciarra e quindi, nella seconda metà dell'ottocento, alla Banca d'Italia che nel 1907 lo cedette ai Marchesi Misciattelli che provvidero al suo restauro. E' un massiccio edificio rettangolare costruito in tufo, a due piani, munito agli angoli di quattro torri. La sommità delle mura perimetrali e delle torri è coronata da merli. Per approfondire si può visitare il sito www.castellodivasanello.it

Il castello del giorno



Rocca d'Ajello nei pressi di Camerino (MC)
E' un'antica fortezza dei duchi Varano, signori di Camerino fra il '200 e il '500. Sorge su un'altura boscosa a 10 km da Camerino e a 30 da Macerata, al centro di un tipico paesaggio collinare marchigiano. La struttura e' composta da 2 torri con merlatura guelfa erette da Gentile I da Varano intorno al 1260, e da un corpo centrale aggiunto nel '400 da Giulio Cesare Varano per utilizzare la fortezza come villa.
Oggi il castello e' proprieta' privata e si puo' affittare per matrimoni, ricorrenze, pranzi aziendali, convegni, concerti, sfilate di moda (vedere http://roccadajello.com/)

mercoledì 15 settembre 2010

Il castello del giorno



Castello Aldobrandeschi di Sovana (GR)

La rocca sorse su preesistenti strutture di epoca etrusca attorno all'anno mille come sede e simbolo del potere della famiglia Aldobrandeschi, che la controllarono fino alla fine del Duecento. Attualmente, si presenta sotto forma di imponenti ruderi, rivestiti in tufo e conservati in discrete condizioni. L'accesso avviene attraverso una porta ad arco tondo che si apre sul lato rivolto verso il centro storico.

martedì 14 settembre 2010

Il castello del giorno



Castello Aragonese di Venosa (PZ)
Viene fatto costruire nel 1470 dal duca Pirro del Balzo Orsini. È costruito all'estremità del centro storico, a pianta quadrata con torri cilindriche angolari e bastioni a scarpa, circondato da un profondo fossato.
Nelle torri sono ricavate delle celle sui muri delle quali i prigionieri del tempo lasciano graffiti a singolare testimonianza dell'epoca. La Torre Nord-Ovest è conservata meglio delle altre e reca murati, verso la sommità della stessa, due stemmi in pietra dei Del Balzo.