IL CASTELLO DI PORCIANO A STIA (AR)
Fu uno dei primi insediamenti dei Conti Guidi, famiglia che ebbe grande importanza in Toscana ed in Romagna fino al X secolo. Tra i numerosi territori sotto il loro dominio vi fu la valle dell’Arno casentinese dove essi posero le loro principali residenze in Romena, Porciano e Poppi. La possente Torre Palazzo di Porciano ancora dotata di merlatura guelfa, la più grande del Casentino con i suoi 35 metri e sei piani di altezza, si innalza fra i resti della cinta muraria, due torri, quella occidentale trasformata in campanile della chiesa del paese, e due porte, una a nord e una a sud. Guardando questo maniero di ridotte dimensioni oggi può addirittura sembrare impossibile che nel medioevo fosse un punto nevralgico della regione. Eppure la 'corte' di Porciano era frequentata da cavalieri, nobili e ambasciatori, i mercanti provenienti dall'est dovevano passare sotto le sue mura per recarsi a Firenze e un'Imperatore confidava nella sua alleanza per sottomettere la potente Signoria Fiorentina. Fra i personaggi le cui vicende si intrecciarono con questo castello c’è anche Dante Alighieri che, durante il suo esilio casentinese, vi venne con certezza ospitato più volte dai Conti Guidi. L’intenzione di Dante era quella di convincere la potente famiglia, che da sempre osteggiava i guelfi Fiorentini, ad appoggiare l'appena incoronato Imperatore Arrigo VII e a schierarsi apertamente dalla parte ghibellina. Le cose non andarono a buon fine, i Conti Guidi non mantennero le promesse di fedeltà fatte all'Imperatore, e il poeta immortalò il suo disprezzo per i traditori nel XIV° canto del Purgatorio della Divina Commedia. Questo causò la vendetta dei Guidi che imprigionarono l'Alighieri proprio in una delle stanze del castello. Nel 1349 Porciano e le sue terre si posero sotto la protezione di Firenze, sotto il cui dominio passarono definitivamente nel 1444. La rovina del castello iniziò nel XVI° secolo in contemporanea con la crescita del paese di Stia, posto a valle, molto più comodo per il commercio. Il fortilizio, carico di anni e di storia, era già in precarie condizioni quando nel XVIII secolo venne acquistato dai conti Goretti de’Flamini che ne curarono il restauro dopo averne impedito il crollo a seguito al terremoto del 1919. In seguito, alcuni scavi archeologici hanno permesso il recupero di reperti atti a ricostruire le fasi di sviluppo del castello. Dal 1966 al 1978 vennero eseguiti interventi di restauro e ripristino. La parte superiore della torre è privata, mentre i due piani inferiori sono aperti al pubblico.
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