lunedì 2 dicembre 2024

Il castello di lunedì 2 dicembre


RIETI - Castello in frazione Moggio Reatino

Si può dar credito a chi asserisce che fin dai giorni di San Francesco (morto nel 1226) esistesse un castello posto sul pizzo di monte sovrastante la borgatella di povera gente dedita alla pastorizia. Sembra abbastanza vicino alla verità che anche il castello di Moggio fosse intorno al 1100 possesso del Comune di Narni. Il rapporto tra il castello di Moggio e la Chiesa Narnese appare invece chiaro sin dal 1227. Nell'archivio Capitolare c'è una bolla di papa Gregorio IX diretta al Prevosto Berardo e ai canonici di S. Giovenale di Narni, con la quale si confermano e si elencano i beni presenti e quelli che sarebbero venuti in possesso, in cui si riporta il "Reddittum centum piscium, quen habetis in Castro Modii". La bolla è riportata nel volume " Cathedralis Narniensis Ecclesiae, eiusque capituli et canonicorum antiquitas mobilitas ecc.". Il castello di Moggio era anticamente proprietà dei Nobili Vitelleschi di Labro. La storia feudale di Labro inizia nel 953 quando Ottone I, imperatore di Germania, investì Aldobrandino de' Nobili signore di Labro di altri 12 castelli fra il ducato di Spoleto e il contado di Rieti. Alla meta del XII secolo, al momento della massima espansione dei Normanni verso settentrione, per trovare protezioni potenti, i Nobili di Labro donarono a S. Giovanni in Laterano la quarta parte di Labro, di Moggio, di Morro di Apoleggia e di altri insediamenti fortificati oggi scomparsi, donazione che dette poi vita ad una lunga controversia tra Berardo di Labro ed il capitolo della Basilica Romana, che vide infine i Nobili tornare nel pieno possesso dei castelli oggetto della contestazione. Nel 1300 infine, Moggio fu inglobato nel contado reatino, grazie all’acquisto delle quote di cosignoria castrenze da parte del comune cittadino. Un monitorio del 1512 riporta che Giordano de Nobili signore di Moggio fu ascritto alla nobiltà romana in data 8 aprile e fu signore del castello di Moggio. La strutturadel castello a pianta rettangolare racchiude una superficie di circa 2000 mq. Rimangono parti delle murature su tre lati: i due lati corti e il lato lungo, che guarda verso la "Montagnola". Ben poco rimane delle mura perimetrali che un tempo dominavano il centro abitato. Da qui sono invece visibili le ampie fondazioni, che si appoggiano sulle prominenze rocciose della montagna. Non è difficile pensare che un tempo questa fortezza costituisse un baluardo inespugnabile, sicuro rifugio per tutta la popolazione del piccolo borgo. Le mura in alcuni punti raggiungono il ragguardevole spessore di un metro. La calce prodotta da fornaci locali e idrata a mano, secondo tecniche antichissime, appare bianca, compatta. La coesione con le pietre e' talmente perfetta che anche i Vigili del Fuoco nel corso di un sopralluogo espressero la loro meraviglia. Oggi è facilmente raggiungibile percorrendo un ampio sentiero, delimitato da alberi, che creano un gioco di luci e di ombre, particolarmente suggestivo. Il fascino dell'atmosfera antica è presente ovunque, ogni pietra sembra avere la sua storia. Basta percorrere appena cento metri, ed ecco apparire la possente torre cilindrica che sembra voglia sfidare il tempo e il disinteresse degli uomini. Sulla sommità, e ai lati, alcune feritoie lunghe e strette, con stipiti in pietra, un tempo, utilizzate per scrutare in condizioni di sicurezza, il territorio circostante. All'interno del castello si possono ammirare molte piante di montagna genere latifoglie: orniello, quercia, farnia, acero, come pure sempreverdi: leccio, alloro. Una pineta pregevole, anche se incolta, frutto di un intervento di rimboschimento del Corpo Forestale dello Stato, occupa gran parte della superficie interna.. Per molti anni questa struttura venne utilizzata come camposanto. Dopo le disposizioni napoleoniche (1805) le salme venivano deposte in cameroni comuni all'interno del castello diroccato. Tre grandi stanze (due per gli adulti ed una per i bambini) completamente interrate, accoglievano i morti. Successivamente le salme vennero trasportate nell'ossario della chiesetta dell'attuale camposanto costruito dal Comune di Rieti nel 1905. Le immense tombe, sono evidenti ancora oggi (malgrado l'opera maldestra di riempimento). Nel settembre del '98 la sorte dei ruderi del castello sembrava segnata. Gli effetti prorompenti del terremoto erano sin troppo evidenti. La stabilita' della struttura era compromessa, si temeva il crollo sul centro abitato. Finalmente nel settembre del 2005 il Comune di Rieti con un finanziamento di 103.000 euro (sostenuto al 50% dalla Regione Lazio) ha appaltato il primo intervento di consolidamento e recupero della torre del castello. 

Fonti: https://fondoambiente.it/luoghi/castello-di-moggio-reatino?ldc, http://www.lechiusedireopasto.it/moggio.html, http://www.montagnola.org/castello.php

Foto: la prima è presa da http://www.montagnola.org/castello.php, la seconda è di Patrizia Palenga su https://www.facebook.com/118159207542161/photos/pb.100081060917771.-2207520000/153268160697932/?type=3

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