venerdì 10 maggio 2013

Il castello di venerdì 10 maggio





LIMATOLA (BN)  - Castello

Il Castello di Limatola è uno dei più interessanti esempi di architettura fortificata medievale, che nel 2020 raggiungerà la soglia dei 1000 anni di esistenza. E' situato nella parte alta del centro storico, su di una collina, in posizione strategica. Venne edificato dai Normanni sui resti di una torre longobarda. Le sue mura hanno custodito le vicende delle famiglie degli Angioini, Aragonesi, Sanseverino, sono state il palcoscenico dei fasti del ’700 e testimoni del soggiorno strategico di Garibaldi. Nei secoli vi hanno dimorato donne potenti come la Duchessa Margherita De Tucziaco, la leggiadra Contessa di Caserta Anna Gambacorta e la coltissima Contessa Aurelia D’Este. Un’attestazione documentaria del castello di Limatola è nella Bolla di Sennete (1113), arcivescovo di Capua, e riguarda la chiesa di San Nicola. Nel 1266, Carlo I d’Angiò, dopo la conquista del Regno di Napoli, donò Limatola a Tommaso Sanseverino ma nel 1269, sospettando che la famiglia Sanseverino lo tradisse a favore di Manfredi e Corradino, ne esiliò i membri e dopo pochi anni la concesse a Guglielmo Belmonte Grande Ammiraglio del Regno per 130 once. Il 27 settembre del 1277 per il cattivo stato del castello di Limatola, tenuto in custodia da Margherita de Tucziaco, venne ordinato al nobile Leonardo Cancelliere Achaye di adottare ogni provvedimento necessario in favore di Margherita e di reperire le maestranze più prestigiose in tutto il regno di Napoli e della Sicilia, affinché il castello riacquistasse il suo splendore. Intanto Margherita si spostò nel castello di Morrone. Con decreto del Re Carlo I d’Angiò, emanato a Melfi il 27 settembre del 1277, il castello ebbe il suo primo restauro al quale dovette presiedere l’architetto francese Pietro D’Angicourt, lo stesso che aveva diretto i lavori di ricostruzione del castello di Lucera in Puglia e che spesso viene appellato come Protomaestro. Dopo un anno la castellana Margherita potè tornare nel Castello di Limatola e Carlo I inviò presso la sua corte il nobile Americo de Sancto Claro, al quale fu donato il castello di Limatola, in cambio del castello di Sannicandro, ma con giuramento di fedeltà al sovrano. Nel 1316 il territorio di Limatola fu donato da Roberto d’Angiò a Guglielma Cantelmo, madre del suo figlio naturale Carlo d’Artus. In circostanze ancora poco chiare, ad opera della regina Giovanna I, nel 1345 i possedimenti precedentemente confiscati furono restituiti ai Sanseverino. Nel 1439, durante la guerra di successione al trono di Napoli, Limatola era difesa dal Caldora e fu presa da Alfonso d’Aragona. La famiglia della Ratta fu in possesso della contea di Limatola almeno fino all’occupazione del regno di Napoli ad opera di Luigi XII di Francia che usurpò molte terre. Nel 1457 il conte Giovanni morì ed il figlio Francesco ebbe confermati i possedimenti e i titoli paterni nel 1458. Nel 1460 durante la congiura dei baroni, il castello di Limatola fu conquistato da Ferrante d’Aragona che così potè controllare il tratto del fiume fino a Capua. I conti Cesare d’Aragona e Caterina della Ratta persero Limatola e le altre terre della Contea, ma, come eredi del conte Francesco di Limatola, insieme alla nipote Caterina Juniore, fecero valere presso Luigi XII il possesso dei loro beni ereditati jure successorio. Cesare d’Aragona affrontò prima le truppe di Carlo VIII e, successivamente, quelle di Luigi XII. Sconfitto dai francesi fu costretto all’esilio sino alla morte nel 1504. Nel 1509 Caterina Della Ratta si sposò di nuovo con Andrea Matteo Acquaviva , duca d’Atri e conte di Conversano, uno dei feudatari più ricchi del regno, col quale ebbe inizio la Signoria degli Acquaviva. Egli era un insigne umanista , uomo colto e raffinato, uomo d'armi e di lettere e seppe abilmente guadagnarsi la contea facendo sposare suo nipote, Giulio Antonio Acquaviva, con la pronipote della contessa di Caserta, Anna Gambacorta. Nel 1518 il castello e l’annessa chiesa di San Nicola intra castellum vennero restaurati, come ricordato in una lapide posta sopra il portone d’ingresso della cinta muraria: “Questa fortezza di pace sarà fortificata, perché possa tenere lontano i nemici che combattono con i dardi: lontano da qui si commetta pure qualsiasi atto ostile. Francesco Gambacora e la moglie Caterina della Ratta insieme restaurarono questa fortezza, gravemente pericolante per i più importanti amici presenti e futuri. Anno del Signore 1518”. Nel 1570 Limatola fu comprata da Francesco Gargano per conto del principe di Conca Giulio Cesare di Capua, che, nel 1599, donò il feudo al figlio Matteo di Capua. Dopo la morte di Matteo (1607), il figlio Giulio Cesare junior di Capua ereditò le 40 terre dal padre, compresa Limatola. Nel 1610 passò a Diana Gambacorta, figlia di Carlo Marchese di Celenza, con suo marito Giovannantonio Gambacorta per 25000 ducati. Nel 1647 scoppiò la rivolta di Masaniello e l’eco arrivò anche a Limatola. L'allora duca Francesco III Gambacorta (figlio di Giovanni Andrea e di Diana Gambacorta ) aprì le porte del suo maniero  a numerosi rifugiati tra cui la famiglia Filangieri, il principe di Frasso, la famiglia Brancaccio. Nel castello c’era abbondanza di viveri e di acqua nonché un forte presidio. Nel paese, invece, aumentava il malcontento tra i contadini a causa delle continue imposte che erano costretti a pagare sia al duca che allo spietato fisco regio. Presto la popolazione giunse al colmo della disperazione, elesse un capo popolare e armata di tridenti e arnesi rudimentali attaccò il castello mettendo in fuga il presidio. Il duca, per aver salva la vita e quella dei suoi ospiti, scese a patti col capo popolare, ma invitato quest'ultimo a colloquio nel castello, a tradimento lo fece arrestare e poi, dopo un sommario processo, impiccare. Morto Francesco Gambacorta nel 1657, Giuseppe Maria Gambacorta, figlio di Francesco, assunse il titolo di terzo duca di Limatola . Ebbe come consorte Vincenza Gambacorta la quale, dopo la morte del Duca Giuseppe, avvenuta nel 1672, si risposò con il consigliere capo di rota Alvaro della Quadra dal quale non ebbe figli. Vincenza Gambacorta tra il 1694 e il 1696 fece restaurare ed affrescare le sale del piano nobile del castello di Limatola, che era rimasto seriamente danneggiato dal terribile terremoto del 1688, e morì il 10 Aprile del 1714. Il dominio dei Gambacorta durò fino al 1734 anno in cui, morto Francesco IV, marito di Aurelia d’Este, non essendoci eredi il feudo fu confiscato.  In un momento non ancora precisato il castello venne in possesso dei Carafa poiché esiste un atto del Giugno 1816 con il quale fu venduto dai fratelli Giuseppe, Maria e Luigi Carafa all’arciprete Don Francesco Canelli. Quest'ultimo lasciò in eredità il castello al nipote don Vincenzo, dottore in filologia e medicina. Il castello il 14 marzo 1944 fu requisito dalla V armata U.S.A. Il castello è circondato da una cinta muraria intervallata da torri circolari dotate di scarpata fino all'altezza del cornicione. La cappella palatina dedicata a san Nicola conserva un crocifisso d'epoca. Alcune sale sono decorate da affreschi prevalentemente del XVIII secolo. Dopo decenni di abbandono l'edificio è stato restaurato nel 2010 grazie alla Cosystem Srl della famiglia Sgueglia, che ne è proprietaria, ed oggi ospita un albergo ristorante. I lavori hanno avuto l’alta sorveglianza della soprintendenza Bappsae di Caserta e Benevento. In un’ ala del castello è stata allestita la Mostra “Il Castello di Limatola e la Battaglia del Volturno”. L’esposizione pittorica narra degli avvenimenti del 1° Ottobre 1860, tra i più significativi dell’epopea garibaldina. Elementi peculiari del maniero sono due torri semicilindriche addossate alle mura di cinta ad Ovest lungo la gradinata che conduce alla porta d’ingresso principale. Secondo alcuni storici, al posto della gradinata doveva esserci un ponte levatoio che però, invece di articolarsi intorno ad un asse parallelo al fronte di ingresso come di norma, era perpendicolare ad esso. Dalla porta si accede ad un androne coperto a volta, al di sopra del quale si sviluppa la foresteria. A sinistra della gradinata d’ingresso è posto il giardino ad un livello superiore. Il giardino circonda tutto il castello ed un tempo era verdeggiante di aranci, limoni e ulivi; ora vi sono numerosi ritrovamenti di frammenti ceramici di età basso medievale. Le due torri e la cinta muraria hanno merli piatti. In alcuni tratti le mura hanno il redondone ovvero un cordone sporgente che impediva la scalata agli assalitori. Quasi tutta la cinta muraria è difesa da saettiere le quali a sud si susseguono ogni quattro metri i forma arcuata: ciò permetteva ai difensori  il lancio di dardi, di olio bollente e piombo fuso. Di solito, l’ingresso era il luogo dove si esercitava la prima offesa dell’attaccante e infatti numerosi archetti pensili documentano il cammino di ronda che seguiva tutta la cinta muraria, dalla quale si operava la difesa. Il castello è a corte chiusa, con gli ambienti che si sviluppano su tre lati, quello ad ovest è cieco con un’apertura in alto e ciò attesterebbe l’ipotesi dell’esistenza di un antico mastio incorporato poi nel palazzo baronale. Il mastio è l’unico punto del castello dal quale si traguarda il castello di Morrone. L’accesso al palazzo baronale avviene mediante una scala scoperta che conduce all’ingresso caratterizzato da un arco a sesto ribassato in pietra, dal quale attraverso un androne coperto da una volta a botte, si passa alla corte approssimativamente rettangolare. L’androne è posto su uno dei lati lunghi, al di sotto di tre arcate pensili che sorreggono un ballatoio dal quale si accede ad alcuni ambienti del piano ammezzato. Sul lato opposto dell’ingresso, prende corpo un altro ballatoio di maggiori dimensioni su una serie di sei archi, su cui si aprono diversi ambienti; nel primo arco a destra, una porta immette in un ambiente articolato in tre spazi affiancati in lungo, coperti  ciascuno da una struttura a crociera archiacuta impostata su dei pilastri incassati nelle pareti murarie. Nel secondo arco a destra, una porta immette in un gruppo di locali adibiti in origine adibiti a cucine. Un complesso sistema di canali di raccolta collegati ad un serbatoio idrico permetteva di raccogliere le acque piovane convogliatevi dalla copertura della costruzione. L’acqua dopo essere stata filtrata e depurata da un sistema di filtri costituito da ammassi di sassolini distribuiti lngo la condotta muraria, giungeva in no dei piccoli pozzi distribuiti intorno la corte e nuovamente filtrata passava nella; cosi le riserve d’acqua erano tanto abbondanti da bastare per lunghi periodi d’assedio, come avvenne durante la Rivoluzione di Masaniello. Nell’ultimo degli archi che si succedono nella corte, di fronte all’ingresso si , si apre un ambiente sottoposto al piano di calpestio della corte e coperto, anche questo con volta a botte. Al piano terra lo stile gotico è presente soprattutto nell’ala nord est, costituita da una serie di ambienti con volte ogivali a crociera, o a costoloni, formate da mattoni messi in opera a spina di pesce e poggiati su pilastri rotondi incassati nelle pareti murarie. Questi ambienti furono in gran parte ristrutturati nel 1277 dalla castellana Margherita de Tucziaco. La stratificazione è presente anche nella zona della foresteria dove, ad esempio, nella stalla  è presente un portale ad arco a sesto acuto in tufo giallo, oggi completamente murato, ma che è sicuramente nell’antico sito, poi trasformato in bastione e quindi in stalla (con soprastante foresteria). Nelle forme richiama le opere della tarda età angioina. Contigui al mastio per ampliarlo sono stati accorpati ambienti voltati a crociere poggianti su pilastri. Anch’essi sono caratterizzati da paramenti esterni in conci di tufo squadrati, ma di diverse dimensioni rispetto a quelle del mastio; come differenti sono il tufo utilizzato e la dimensione dei fori dell’impalcato. Le maestranze angioine padroneggiarono a pieno le tecniche costruttive e ne è prova l’ideazione dell’ambiente posto tra i nuovi volumi e il mastio: esso risolve il problema statico di scarico delle volte gotiche senza caricare ulteriormente le preesistenti pareti normanne. Vi è un sito web dedicato al castello: www.castellodilimatola.net

Nessun commento: