EMPOLI (FI) - Castello del Cotone (o Villa del Cotone)
I primi cenni storici che riguardano la villa del Cotone risalgono addirittura al 1385, quando Scolaio Spini, appartenente al patriziato fiorentino, la acquistò dalla famiglia – anch'essa patrizia – Mannelli. La prima attestazione documentaria è del 1427: l'immobile allora di proprietà della stessa famiglia Spini viene descritto nei minimi particolari. Da tale documento emerge la funzione militare della costruzione originale, testimoniata dalla posizione dominante il territorio circostante e dalle caratteristiche di struttura fortificata con “mura, torrione e torre minore merlate e coi beccatelli” e circondata da un ampio fossato. Sempre nel corso del '400 venne trasformata da fortezza a villa di delizia, modificando profondamente gli interni per renderli più abitabili. L'antico uso è ancora evidente nel blocco centrale merlato, scalfito da grandi e ordinati finestroni e nelle annesse scuderie. Alla fine del XV secolo, a seguito del tracollo finanziario della banca Spini, la proprietà passò nelle mani di Bernardo di Dante da Castiglione e pochi anni dopo ad un altro nobile fiorentino, Giovanni Niccoli. A cavallo tra la prima e la seconda metà del '500 un altro nome importante comparve nella storia del Cotone, quello del nobile Alessandro Antinori. Ma fu nel 1563 che avvenne il passaggio più prestigioso alla famiglia Strozzi, una delle più importanti dinastie fiorentine. Furono loro a costruire l'oratorio dedicato a Maria Assunta. Dopo il 1634, epoca in cui fu redatto un inventario di mobili e suppellettili che ci dà alcuni ragguagli sulla sistemazione interna, la proprietà della villa passò agli Scarlatti, anch’essi esponenti di una famiglia nobile di Firenze, sebbene di minore antichità e rango degli Strozzi, cui rimase fino alla seconda metà dell’800. Di questo periodo rimangono alcuni libri di amministrazione dei poderi oggi conservati all’Archivio di Stato di Firenze. Fu sotto gli Scarlatti che la villa subì i restauri che le hanno dato l'aspetto attuale. All'interno, in alcune sale sono ancora visibili degli affreschi settecenteschi. Nel corso dell'800 la proprietà venne divisa in due. Una parte venne venduta alla famiglia Arrighi, poi passata ai Carovani. L'altra venne ereditata dai Bottai. La proprietà risulta ancora suddivisa e l'ultima compravendita risale al 2008. Oltre che per la sua naturale destinazione di pregio e per l'importanza delle famiglie che l'hanno posseduta, la villa del Cotone racchiude in sé un valore ulteriore dato da produzioni vinicole divenute mitiche e leggende esoteriche. Per quanto riguarda le prime, il riferimento più importante è al cosiddetto “Pisciancio”, un tipo di vino non particolarmente pregiato ma diventato famoso grazie ad una celebre citazione. Il vino prodotto nelle cantine della villa, infatti, venne recensito nel 1685 da Francesco Redi nel suo “Bacco in Toscana”, un elogio dei vini toscani divenuto celebre in tutta Europa. Il "Pisciarello", che a Firenze veniva chiamato appunto in maniera dispregiativa "Pisciancio", era un vino un po' gentile e dolce che Redi diceva essere adatto alle persone “che non san fare i loro fatti”. Ma il Cotone è anche il teatro di una leggenda legata ad una bambina arsa viva di fronte alla cappella nel '600 e il cui fantasma ha animato gli incubi di generazioni di giovani empolesi. Emma, questo è il nome della bambina che sarebbe stata bruciata viva (le storie sui motivi e sulle responsabilità divergono) e successivamente tumulata all'interno della cappella cinquecentesca attualmente sconsacrata. Più di una persona potrebbe giurerebbe di averla vista insieme al fantasma della madre, quest'ultima disperata e suicida per ciò che avevano fatto a sua figlia. Le due presenze si mostrano all'ingresso della chiesetta sconsacrata o nella penombra dell'aula interna. Per decenni questo luogo ha rappresentato meta di veri e propri pellegrinaggi da parte di adolescenti della zona, che testavano il loro coraggio tentando di incontrare il fantasma di Emma. Nel 2008 intervenne addirittura la polizia, che smascherò la bravata di due ragazzi. I due, per spaventare alcuni loro coetanei, avevano messo in scena l'apparizione del fantasma con tanto di lenzuoli, candele e riti esoterici. L'edificio, profondamente rinnovato dagli attuali proprietari (la famiglia Carovani-Del Bravo) ha la facciata inquadrata da lesene e da una cornice in cui si aprono una finestra centinata ed il portale timpanato. Sul retro è stata aggiunta la cappella dall'aspetto neoclassico. Altri link suggeriti:
https://www.youtube.com/watch?v=B7WuTrEozkw e
https://www.youtube.com/watch?v=2YPnlyHA5d8 (entrambi i video di Luigi Livi),
https://www.youtube.com/watch?v=KMJUS0gcjxM (video di Roberto Ribechini)
Fonti: articolo di Marco Pagli su
https://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca/2016/02/26/news/un-pezzo-di-storia-di-empoli-finisce-all-asta-per-1-8-milioni-1.13020842, testo di Vanna Arrighi su
http://www.empoliestoria.it/?p=285,
http://www.empolese-valdelsa.turismo.toscana.it/i/3B6D267F.htm,
https://www.arcgis.com/apps/Cascade/index.html?appid=909d256214114609b91b12e799362f64Foto: tutte del mio amico, e "inviato speciale" del blog, Claudio Vagaggini
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