martedì 5 novembre 2013

Il castello di mercoledì 6 novembre






MOTTA SAN GIOVANNI (RC) – Castello di Sant’Aniceto

Noto anche come castello di San Niceto, è una fortificazione bizantina costruita nella prima metà del XI secolo sulla cima di un'altura rocciosa a forma di tronco di cono, tra quelle che dominano la città di Reggio Calabria, nei pressi del centro abitato di Motta San Giovanni. Tale posizione strategica consentiva in epoca medievale il controllo delle saline e dell'ampio tratto di mare dello Stretto di Messina che si estende da Taormina a Capo d'Armi passando per Reggio Calabria. Rappresenta uno dei pochi esempi di architettura alto medievale calabrese, nonché una delle poche fortificazioni bizantine sottoposte a lavoro di restauro e recupero. Il castello fu costruito come luogo di avvistamento e di rifugio per la popolazione reggina, in seguito all’intensificarsi delle scorribande saracene lungo le coste calabresi e siciliane. Con il passaggio della Calabria sotto il dominio dei Normanni, che conquistarono la fortezza intorno all'anno 1050, tale struttura fu ristrutturata ed ampliata con l’aggiunta di alcune torri rettangolari. Da questo momento vennero scritti documenti che ne danno notizia. Nel corso del XIII secolo esso divenne il centro di comando del fiorente feudo di Sant’Aniceto che nel 1200 fu tormentato dalle guerre tra Angioini ed Aragonesi, che si avvicendavano sul territorio reggino e, come molte altre zone della Calabria, passò in diverse mani.Nel 1268, per la prima volta, viene citato con l'appellativo di "castrum" in un diploma angioino e nel 1321 fu consegnato proprio agli Angioini. Nel 1434 Santo Niceto diventa baronia e dominò sui territori di Motta San Giovanni e Montebello (un riferimento antecedente a Motta San Giovanni si trova in un documento del 1412). Con il passare del tempo Sant'Aniceto perse progressivamente potere entrando in conflitto con la città di Reggio e per tale motivo fu distrutto nel 1459 dal duca Alfonso di Calabria. Sant'Aniceto dunque cadde definitivamente per mano dei Reggini appoggiati dagli Aragonesi, definitivi vincitori della secolare lotta contro gli Angioini. In un documento del 1604 Santo Niceto è detto appartenere alla Baronia di Motta San Giovanni. Il castello presenta una pianta irregolare, che ricorda la forma di una nave con la prua rivolta alla montagna e la poppa al mare. Ai piedi della breve salita che la collega con la pianura sottostante vi è una chiesetta munita di una cupola affrescata con un dipinto del Cristo Pantocratore, soggetto tipico dell'arte bizantina. Le mura hanno un’altezza variabile da 3 a 3,5 metri, uno spessore di circa un metro e sono ancora in ottimo stato di conservazione. I materiali di costruzione utilizzati sono per lo più costituiti da pietra squadrata, laterizi e malta molto resistente. All’interno della cinta sono ancora visibili alcuni ruderi come quelli di un'imponente cisterna idrica per la raccolta dell'acqua piovana. Non c'è traccia di edilizia privata, probabilmente gli edifici che sorgevano dentro la cinta fortificata erano destinati alle attività dei funzionari e alle truppe stanziali e gli spazi ampi atti ad accogliere le popolazioni rurali in caso di attacchi esterni garantivano di resistere a lungo. Di rilevante importanza sono la cortina muraria con torrette di guardia poco sporgenti e la porta d'ingresso con arco a tutto sesto. Questa risulta incastonata tra due monumentali torri a base quadrata impiantate direttamente sulla roccia che costituisce il piano fondale delle strutture. Delle due torri, comunicanti attraverso il mesopirgo, quella destra presenta una porta che conduce allo spazio interno un tempo diviso in due piani da un solaio ligneo, oggi scomparso, di cui rimangono i fori nella muratura atti ad ospitare le travi. Alla torre di sinistra si accede con una scala in pietra che conduce direttamente al piano superiore. Entrambe le torri venivano illuminate da finestre arciere. Le mura sono interrotte all'altezza del mastio da un muro trasversale che divide l'area della fortificazione in due zone, creando una seconda linea di difesa. La tecnica costruttiva di questa parte è differente rispetto alla cinta muraria e ciò fa pensare ad una seconda fase di intervento. Da ciò si evincono le diverse stratificazioni che si sono sommate nel tempo ad opera di dominazioni diverse che hanno occupato la fortificazione. La cinta, di spessore murario costante, era sicuramente percorribile nella sua interezza mediante un camminamento ligneo continuo per tutto il perimetro con travi incassate nei fori tuttora visibili nella muratura. Gli sbalzi di quota erano probabilmente raccordati da scale in legno di cui non c'è più traccia. Rimangono invece resti ben chiari di due scale in pietra di cui una collocata presso l'ingresso principale ed una accanto al muro di sbarramento trasversale. Una terza scala in pietra costituiva l'accesso al primo piano del palazzo addossato alle mura. A livello formale non vi è quasi più traccia delle merlature. La dedica del castello a Sant’Aniceto tradisce l’origine siciliana di parte dei fondatori: in quegli anni infatti in Sicilia era particolarmente diffusa la devozione all’ammiraglio bizantino San Niceta, vissuto fra il VII e l'VIII secolo. Sbarcati in Calabria con il sostegno del governo bizantino, i profughi siciliani parteciparono con le popolazioni locali alla edificazione di un kastron, chiamandolo col nome del loro santo protettore. Il Castello di Sant'Aniceto, fino a qualche anno fa in completo stato di abbandono da parte degli organi competenti, è entrato a far parte di quei complessi architettonici che sono stati restaurati per consentire la loro conservazione futura e soprattutto il loro recupero storico e culturale. Alcuni spazi aperti ed il palazzo centrale ospitano oggi eventi artistici e culturali.
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://atlante.beniculturalicalabria.it, http://www.comunemottasg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=58&Itemid=59, Scheda Dott. Andrea Orlando su http://www.icastelli.it
Ecco un video dedicato alla fortificazione: http://www.youtube.com/watch?v=T5QM6I5rWDQ

Foto : di cirimbillo su http://it.wikipedia.org e di Alessandro Gandolfi su http://www.icastelli.it

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