lunedì 24 giugno 2019

Il castello di lunedì 24 giugno




NARDO' (LE) - Castello Acquaviva

La nascita di Nardò come centro abitato risale al VII secolo a.C. con la presenza di un insediamento messapico. Nel 269 a.C., insieme al suo porto di "Emporium Nauna" (l'attuale Santa Maria al Bagno), fu conquistata dai Romani e divenne municipium (Neritum o Neretum) dopo la guerra sociale. Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (476) ed in seguito alle battaglie tra Bizantini e Goti (544), fu assorbita dall'Impero bizantino (552-554) e, per un breve periodo (662-690), fu annessa al Regno longobardo. Durante i cinquecento anni di governo bizantino si incrementò la presenza dei monaci basiliani la cui influenza determinò la diffusione del rito e del culto orientale. Tra il 901 e il 924 Nardò fu attaccata e saccheggiata dai Saraceni provenienti dalla Sicilia. Nel 1055 i Normanni conquistarono la città ed ai monaci benedettini fu concesso di insediarsi al posto dei monaci basiliani nell'Abbazia di Santa Maria di Nerito. Nella seconda metà del XIII secolo seguì la dominazione angioina che determinò la nascita e la diffusione del feudalesimo. Fu feudo dei Del Balzo e nel XV secolo fu coinvolta nelle lotte tra Aragonesi, Veneziani e Turchi. Nel 1413 l'antipapa Giovanni XXIII elevò l'abbazia neretina a sede episcopale. Dal 1497 fino al 1806, come ducato, fu feudo degli Acquaviva. Con l'abolizione del feudalesimo, la città non fu più soggetta alla tirannia della famiglia Acquaviva, che rimase però titolare di numerose proprietà. Furono eletti commissari governativi Mattia de Pandi, Antonio Tafuri e Giuseppe Bona. Le prime notizie sul castello risalgono alla seconda metà del XV secolo, quando la sua edificazione segnò il passaggio dalla dominazione angioina a quella aragonese, che in città coincise con l'affermazione della famiglia Acquaviva. La struttura fu opera dell'architetto Giulio Antonio Acquaviva, duca di Atri e Conte di Conversano, comandante in capo delle truppe aragonesi nel 1481 durante la liberazione di Otranto dai Turchi. Egli fu allievo di Francesco di Giorgio Martini. Probabilmente l'edificio fu concepito come ampliamento di una costruzione precedente, e si caratterizzò con un impianto quadrangolare cinto da mura e circondato da un profondo fossato (che fu colmato agli inizi del’900, salvo per il lato attiguo alla “Villa Comunale”). Il maniero era completato agli spigoli da quattro massicci torrioni a mandorla dei quali uno maggiormente sporgente rispetto al tracciato perimetrale ed alle mura di cinta cittadine; una delle torri fu poi fatta ricostruire dal Guercio di Puglia dopo la rivoluzione neretina del 1647 scoppiata in concomitanza con la rivolta popolare di Napoli guidata da Masaniello; sicuramente tutto l'edificio si sviluppava su quattro livelli in cui erano distribuite circa 49 stanze. L’originaria fortezza di Nardò, il “castrum”, era ubicata nella parte alta del centro storico ( quella che potremmo definire l’acropoli) dove adesso sorge il convento annesso alla chiesa dell’Immacolata. A darcene notizia è un documento del 1271 con cui re Carlo d’Angiò (1266-1285) concede il “regium castrum” ai frati francescani per il tramite di un suo parente Filippo di Tuzziaco (de Toucy); tale dismissione è motivata con la “vetustà” della struttura, il che farebbe supporre che si trattasse di un castello di epoca normanno-sveva, forse costruito o ampliato dal normanno Roberto il Guiscardo. In ogni caso, quando gli Angioini s’impossessano del regno meridionale strappandolo agli Svevi, il “Castrum Neritone” figura nell’elencazione dei castelli di Terra d’Otranto fatta dal Giustiziere, ovvero dal funzionario regio. Il castello aveva un ponte levatoio che scavalcava l'antico fossato, oltre ad essere fornito di bocche cannoniere, feritoie e balestriere laterali, tutti elementi andati persi con la trasformazione dell'edificio in residenza signorile. In epoca aragonese il Castello è stato citato in un documento del 1463 quando il re Ferrante d’Aragona riceve l’omaggio dei cittadini di Ceglie e in un altro documento del 1483, allorché la città di Nardò viene venduta al conte Ugento Anghilberto del Balzo, schieratosi dalla parte della Repubblica Veneta in conflitto con il re Alfonso II d’Aragona (figlio di Ferrante) che, per vendicarsi, fece “spianare le mura” (il che fa supporre anche una temporanea inagibilità del castello). Nel 1495 viene conclusa la pace e il re Federico d’Aragona, primo Duca di Nardò. A Bellisario Acquaviva si deve la ricostruzione del castello nell’attuale versione ed il rifacimento della cinta muraria con le sue 18 torri ,che si possono vedere in una illustrazione del Bleau-Mortier. I torrioni circolari - secondo le tecniche militari dell’epoca - offrivano una superficie sfuggente in grado di deviare la traiettoria delle palle di cannone evitando quindi l’impatto diretto sulla superficie muraria. Dove oggi sono gli uffici dell’URP vi era il corpo di guardia che sorvegliava l’ingresso alla piazza d’armi (cortile interno) e al piano nobile, residenza degli Acquaviva. Diversi blasoni della famiglia aragonese campeggiano sui torrioni e sulla facciata principale. Il cortile interno quadrangolare, piuttosto piccolo e spostato ad occidente rispetto all'asse della struttura, costituiva la piazza d'armi mentre i duchi risiedevano al piano nobile. Con le leggi napoleoniche eversive della feudalità il castello venne sottratto alla casata degli Acquaviva e, dal 1806, divenne proprietà dei baroni Personè, il cui stemma è visibile al centro del balcone; a loro si deve l’attuale facciata in stile neoclassico-eclettico, sovrapposta all’inizio del ‘900, allorché decisero di trasformare il castello in residenza aristocratica. I lavori di rifacimento del prospetto furono commissionati all’ing. Generoso De Maglie (Carpignano Salentino 1874-1951) progettista anche di Ville in località Cenate. Evidente nella facciata il recupero di motivi decorativi tipici del barocco leccese, come il bugnato e la mensola figurata, associato ad inserimenti medievali riscontrabili nei cornicioni della parte più alta delle torri, lievemente aggettanti, che poggiano su piccoli beccatelli a mensola. Da notare le 52 maschere apotropaiche (antropomorfe, zoomorfe e demoniache) che si alternano alla base del cornicione sotteso alla merlatura. A destra di detta facciata la “Villa Comunale”, ossia il parco del castello: un suggestivo giardino mediterraneo con varie specie arboree (Pini d’Aleppo, Lecci, Yucche) abbellito da un gazebo a forma di tempietto, pavimentato con maioliche celesti. Anche la facciata principale, decorata con motivo a bugnato, è frutto del rimaneggiamento ottocentesco, e caratterizza oggi l'aspetto definitivo di questo ormai nobile palazzo che nel 1933 fu venduto al Comune di Nardò per £.78.780. Dal 1934 ospita una parte degli uffici comunali tra cui quelli di rappresentanza, stanza del Sindaco, Sala Giunta e Aula Consiliare. Nella sala Consiliare sono custodite 3 importanti opere, una quarta si trova nel corridoio antistante la Sala Giunta. Si tratta di tele di indubbio valore artistico e storico: “Omaggio alla Vergine Incoronata”, di Anonimo, risalente alla fine del '600, periodo in cui fu eletta a protettrice di Nardò; “San Gregorio Armeno” e “Sant’Antonio da Padova”, entrambi di autore Anonimo e d’inizio ‘700. Oltre alla rilevanza artistica, le suddette tele hanno valore documentale della storia di Nardò per la presenza di vedute di scorci cittadini ed in particolare di un’interessante panoramica di Nardò medievale, circondata dalla cinta muraria, nell’ambito della quale si notano Porta San Paolo, i campanili della Cattedrale e delle chiese di San Domenico e dell’Immacolata e la Torre del vecchio Palazzo di Città, nonché un’originale stemma civico raffigurato attraverso l’allegoria di San Michele Arcangelo, primo protettore di Nardò, che incorona il Toro. Il quarto dipinto – settecentesca opera di scuola napoletana – è un “Ritratto del Vescovo Antonio Sanfelice”, figura fondamentale nelle vicende architettoniche della Nardò barocca. Altri link per approfondire: scheda di Marcello Gaballo su http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/27/note-storiche-sul-castello-aragonese-di-nardo/, http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=94727 (con visita virtuale), https://www.youtube.com/watch?v=djvZyufHr74 (video di Virginia Mariani), https://www.youtube.com/watch?v=wwbfjTHdkJM (video di Tutto sul Salento su SalentoViaggi.it)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Nard%C3%B2, https://www.comune.nardo.le.it/citta-territorio/il-castello.html, scheda di Cosimo Enrico Marseglia su https://www.corrieresalentino.it/2018/11/fortezze-di-puglia-il-castello-di-nardo/

Foto: la prima è presa da https://www.salentoviaggi.it/salento/offerte-vacanze-nardo.html, mentre la seconda è una cartolina della mia collezione. Infine, la terza è di carlom su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/142662/view

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