giovedì 6 ottobre 2011

il castello di giovedì 6 ottobre



CAVALLINO (LE) - Palazzo Ducale dei Castromediano-Limburg

Le prime notizie dell'edificio risalgono al 1200 quando Tancredi d’Altavilla assegnò il casale di Cavallino ad uno dei suoi cavalieri: un De Noha. Nel 1327 il palazzo passò ai Castromediano in seguito ad un matrimonio con una De Noha. Lo stato attuale del castello è il risultato di una serie di ampliamenti e rimaneggiamenti avvenuti nel tempo, principalmente durante il regno di Francesco Castromediano e Beatrice Acquaviva d’Aragona, tali da configurarlo inequivocabilmente come struttura fortificata. Il palazzo si trova in piazza Castromediano; ha una pianta quadrata ed è composto da un corpo centrale più antico e da due bracci laterali più recenti. Il lato a nord presenta delle arcate di rafforzamento statico. Solo la parte centrale, così come quella laterale destra, presenta la tipica decorazione merlata dei castelli medievali, tanto che il palazzo appare a metà tra un castello ed una residenza signorile. La parte posteriore è rimasta incompleta. All’interno del palazzo vi sono 18 sale tra cui una galleria riccamente decorata e con il pavimento realizzato con impasto cementizio smaltato ricco di mattonelle verdi, nere, bianche e gialle che disegnano un motivo di stelle, che si ripete negli affreschi che illustrano la volta a crociera, decorata con i simboli delle decorazioni dello Zodiaco. Vi è poi una stanza - chiamata sala degli arabi - con affreschi raffiguranti personaggi orientali e la cappella di Santo Stefano, fatta costruire da don Giovanni Antonio II Castromediano nel 1565, i cui dipinti sono opera del pittore Gianserio Strafella allievo di Raffaello (seconda metà XVI sec.). Nell’atrio esterno sono collocate la statua di Kiliano di Lymburg, capostipite dei Castromediano e due mezzi busti di Francesco e di Domenico Ascanio Castromediano. In questo palazzo il più illustre abitatore fu Sigismondo Castromediano, archeologo, scrittore e patriota del Risorgimento salentino ma nei secoli diversi altri illustri personaggi vi furono ospitati. Oggi, dopo l’intervento di recupero, realizzato negli anni 2004-2008, è sede di attività socio-culturali. Per approfondire si può visitare il seguente link: http://www.antoniogarrisiopere.it/24_c04_CavalLuoghMemor.html

mercoledì 5 ottobre 2011

il castello di mercoledì 5 ottobre



SALORNO (BZ) - Castello di Haderburg

Importante esempio di fortificazione militare risalente al XII secolo la cui costruzione fu ordinata dai Conti di Salorno. Edificato a scopo di difesa, è posizionato in un punto strategico sulla cima di uno sperone di roccia dove nella valle dell'Adige si incontra il Trentino con l'Alto Adige. Negli anni seguenti, il castello ebbe vari proprietari: prima appartenne ai Conti di Tirolo e verso il 1284 a Mainardo II di Tirolo-Gorizia. Nel XIV secolo la casata degli Asburgo prese possesso del castello. Nel 1514 l’Imperatore Massimiliano I lo fece ampliare e ristrutturare con l'aggiunta di un’opera fortificata sul lato della montagna, rinnovando inoltre alcuni aspetti strategici. Ma, purtroppo, intorno alla metà del sedicesimo secolo, la perdita di importanza strategica diede iniziò per il maniero ad un lungo periodo di degrado, peraltro dovuto all'abbandono di fatto. La sua bellezza e il suo fascino hanno conquistato anche i famosi fratelli Grimm, che nella loro saga “La vecchia cantina di vini vicino a Salorno”, contenuta nella raccolta “Deutsche Sagen” ambientarono la loro storia proprio tra queste rovine. Il castello ha avuto anche l’onore di ospitare illustri personaggi nell’arco della sua storia, come Melantone, uno dei più stretti collaboratori di Martin Lutero nel 1551 ed il pittore Albrecht Dürer. Nel 1648 una famiglia veneziana, quella dei conti Zenobio, acquisì la struttura e la mantenne per diverse generazioni. Negli ultimi anni l'attuale proprietario, il cosiddetto barone Ernesto Rubin De Cervin Albrizzi, che col sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano e della Fondazione Cassa di Risparmio dell’Alto Adige, ha provveduto a restaurare e mettere in sicurezza l'intero ambito. Dal 2003 quindi il castello è di nuovo accessibile al pubblico. La proprietà desiderava che il restauro diventasse anche l’occasione per aprire al pubblico e rendere visitabili le suggestive rovine. L’intervento doveva quindi articolarsi in quattro fasi: il consolidamento dello spuntone roccioso sul quale si ergono le mura, la costruzione di una strada forestale che dal paese conducesse al castello, il consolidamento degli elementi architettonici superstiti e la realizzazione di percorsi interni, allestimenti, servizi generali (biglietteria, bar, servizi igienici). Il restauro ha messo in luce molte parti delle antiche murature del castello fino ad allora nascoste dalla vegetazione e dai detriti permettendo di coglierne la complessità e la potenza espressiva. Si è potuto apprezzare il profondo rapporto funzionale e formale della compenetrazione tra roccia e muratura, fuse in un artefatto dedicato alla difesa ed al controllo del territorio. Per approfondire si può visitare il sito www.castellodisalorno.it

martedì 4 ottobre 2011

il castello di martedì 4 ottobre




PIEVE DI CENTO (BO) - Rocca

Situata in prossimità di Porta Bologna, venne costruita a seguito degli impegni reciproci intercorsi fra il Comune di Bologna e i pievesi dopo le contese del 1380. E' esattamente in questo periodo che la rocca cambiò connotazione e, da generica struttura fortificata, divenne un complesso militare isolato con permanenza esclusiva di una guarnigione armata e non più legata a forma di isolamento di origine feudale. L'impianto fisico attribuito nel disegno complessivo ad Antonio di Vincenzo (divenuto poi l'architetto di San Petronio a Bologna) è planimetricamente riconducibile alla figura semplice ed elementare del quadrato, a sua volta suddiviso in nove quadrati dove trovano posto gli elementi principali della fortezza: il mastio e le porte. La stessa ubicazione isolata sulla linea dei terragli e dei fossati, in condizione di completa difendibilità sia dalle offese esterne che da quelle che potevano venire dal contiguo abitato, ne fanno un esempio di grande interesse tra gli apparati fortificati di pianura, e ne sottolinea la complementarietà e al contempo l'estraneità e indipendenza della struttura fortificata rispetto all'agglomerato urbano. All'inizio degli anni '80 sono stati avviati per conto del comune di Pieve di Cento interventi di restauro all'intera rocca. Condotti nel rispetto dei criteri generali che da sempre l'hanno caratterizzata, non cancellando quindi quegli aspetti consolidati del "rudere". Oggi l'edificio è sicuro e visitabile, sede del Museo Civico che raccoglie documenti e testimonianze sulla storia e sui personaggi che hanno onorato Pieve di Cento, oltre a un ricco archivio fotografico, che riunisce oltre 280 lastre fotografiche di Giovanni Melloni e circa 700 foto realizzate da Paolo Monti.

lunedì 3 ottobre 2011

il castello di lunedì 3 ottobre



SAVIGNANO IRPINO (AV) - Castello Guevara

Si erge sulla parte più alta di un costone roccioso, oggi chiamato "Tombola", in posizione di dominio sulla valle del Cervaro, consentendo il controllo sullo stretto passaggio obbligato verso la Puglia. Il Castello, denominato “Castrum Sabinarium” dando quindi nome al paese, nacque tra il VII e l'VIII secolo probabilmente come fortezza difensiva, per essere poi trasformato, agli inizi del 1700, in palazzo signorile dai nobili Guevara, il cui stemma è ancora conservato sull'antico edificio. Numerosi furono i signori che si successero nel dominio di Savignano, nell'ambito delle dominazioni normanna e angiona, prima degli spagnoli e tra essi ricordiamo: Manfredo Maletta, Novello Dolfi, Bernardino e Francesco Spinelli. Il governo di questi ultimi non fu dei migliori, risulta infatti un documento, contenuto nell'archivio Sanseverino", datato 2 gennaio 1445, dove i savignanesi fecero un ricorso contro i fratelli Spinelli, elencando una lista di soprusi subiti. Il 7 settembre 1540 Re Alfonso d'Aragona approvò la compravendita di Savignano che passò allo spagnolo Innico Guevara. Durante il dominio Guevara le sorti della popolazione savignanese non migliorarono, questa volta a causa di guerre e carestie ma soprattutto della grave pestilenza del 1656, che ridusse il numero degli abitanti contro da 199 a 38. I nuovi signori mutarono la destinazione d'uso al castello. Eliminando il fossato e le porte e trasformando le bocche da fuoco in finestre, lo adibirono a residenza personale ma anche a centro di amministrazione e deposito di granaglie. Tale rimase fino al XIX secolo e da alcuni atti del catasto risalenti al 1753 e al 1808 sappiamo che il castello era composto di sei vani superiori e sei vani inferiori per uso abitativo. Il terremoto del 1732 danneggiò il castello, che non subì ulteriori modifiche fino al 1880, essendo ancora abitato fino alla fine di tale secolo. Successivamente, l'asportazione di materiale vario e la demolizione di parti ritenute pericolanti, oltre che rimaneggiare fortemente la struttura, ne misero seriamente in pericolo la staticità, ulteriormente compromessa dal grave sisma del 1980. L'amministrazione comunale decise, perciò, di acquistare la struttura dalla famiglia Daniela Casale e di procedere al suo restauro, sulla base di un progetto che prevedeva, da un lato, il recupero delle parti rimaste del castello, dall'altro la creazione di un teatro all'aperto. I lavori iniziati nell'estate del 1990 portarono alla luce uno strato omogeneo di cenere, testimonianza dell'ultima eruzione del Vesuvio, e poi, portali, scalinate, una stalla, un salone, dei forni, un pozzo che sfocia in una grossa cisterna, un sistema di impianto idraulico, cocci di piatti e qualche utensile in ferro. La rilevanza dei ritrovamenti indusse la Sovrintendenza a modificare, integrandolo, l'originario progetto di restauro, eliminando, tra l'altro, la parte relativa alla creazione del teatro all' aperto. Gli interventi di restauro successivi si sono avuti nel 2004 e si sono basati sulla realizzazione di una struttura di copertura e calpestio, all’altezza dell’originario piano nobile, che consente la visita e l’affaccio alle originarie finestrature e copre, proteggendoli, gli ambienti sottostanti, consentendone l’utilizzo come spazi espositivi permanenti e per piccole manifestazioni occasionali. Di quello che era l’intero complesso architettonico, oggi sono visibili due lati soltanto, il fronte sud e il fronte est, costituenti parte della originaria chiusura perimetrale. La parete sud è stata quasi interamente ricostruita nel corso dei lavori di restauro che hanno interessato il castello agli inizi degli anni ’90. Tale parete presenta un alto basamento a scarpa terminante con una cornice torica in pietra che demarca in orizzontale due settori di prospetto, l’inferiore a scarpa ed il superiore caratterizzato dalla presenza di un doppio ordine di tre monofore archivoltate con cornici lapidee. Altre informazioni si possono trovare al seguente link:
http://regiotratturo.spacespa.it/terre-dirpina/comuni/savignano-irpino/da-vedere/il-castello-di-guevara

Consigli per i castellieri :)



Ecco un gruppo su facebook molto interessante e che consiglio vivamente di andare a vedere. Ecco il link:
https://www.facebook.com/castelliirpinia

Certamente consiglio la visita della mostra indicata nella foto, chi può ci vada !!

il castello di domenica 2 ottobre



UMBERTIDE (PG) – Castello di Valenzina o Valenzino

Situata lungo la provinciale che collega Pierantonio a Corciano, a breve distanza dal castello di Antognolla, la fortezza di Valenzina è oggi una raffinata residenza turistica. Il castello è costituito da due nuclei: quello religioso, la chiesa, oggi completamente irriconoscibile come tale, risulta esistente sin dal XIII secolo; della stessa epoca è certamente la parte più antica dell’insediamento castellano, costituita dalla torre circolare e dalla parte ad essa annessa, come si evince dalla lettura delle mura del castello. Appartenne al contado di porta S.Angelo. Nel 1416 fu abbandonato a causa di guerre e carestie. Nel 1600 fu riadattato e fortificato da messer Nicolò di Gregorio Antognolla condividendo, da quel momento in poi, le vicende del vicino castello di Antognolla. Viene raffigurato, insieme ai castelli di Murlo e di Antognolla nella carta di Ignatio Danti raffigurante il territorio perugino alla fine del XVI secolo, eseguita su un rilievo dello stesso autore e poi da costui affrescata nella Galleria delle Carte Geografiche del Vaticano. Nel 1836 il feudo, già eretto a marchesato, fu acquistato da Giovanni Battista Gugliemi che acquisì il titolo di marchese di Valenzina. Nel 1921 il castello e la relativa proprietà passarono all’ing. Clemente de Fonseca Pimentel e quindi ai suoi eredi. I Pimentel, oriundi portoghesi, si erano trasferiti a Roma e poi a Napoli. Prima castello, poi centro agricolo con funzione di ricovero del bestiame, è formato da un importante corpo abitativo con un'unica torre circolare. Agli inizi degli anni ’90 il castello è stato acquistato da una società di imprenditori locali che lo ha ristrutturato e diviso in appartamenti. La circostante tenuta è rimasta invece proprietà degli eredi dell’ing. De Fonseca Pimentel. Ulteriori informazioni si possono trovare al sito www.castellovalenzino.com, dedicato al castello di cui stiamo parlando.

sabato 1 ottobre 2011

Il castello di sabato 1 ottobre



ORSARA DI PUGLIA (FG) – Torre Guevara

Questo importante monumento è situato in contrada San Lorenzo, al confine con l'agro di Orsara, a circa una decina di chilometri dal paese. E’ un imponente edificio che fu adibito a soggiorno di caccia da Carlo III di Borbone e rientrava nell’elenco delle dimore reali della corte aragonese. Ospitò re e regine, fra cui Amalia di Valbussa. La severa e possente costruzione fu realizzata nel 1680 da Don Giovanni Guevara, quinto duca di Bovino, appartenente ad una dinastia spagnola giunta in Italia al seguito di Alfonso I D'Aragona. La data del 1680 figura sull'architrave della finestra che dà alla prima tesa dello scalone. L'ultimo discendente della dinastia a conservare la proprietà di palazzo Guevara fu Giovanni De Risis. Questi, il 19 ottobre 1920, vendette la tenuta di Torre Guevara ad una cooperativa. Di forma precisamente rettangolare (60 metri x 20 metri), a tre livelli, uno terreno e due sopraelevati, con 22 finestre su ciascun lato maggiore e sei su ciascun lato minore, la torre ebbe la sua fase di splendore nel secolo XVIII. L'edificio ha un cornicione molto spesso e la struttura è in pietra, con volte a botte. Come in tante situazioni simili, tutti gli arredi e le suppellettili originarie sono sparite. A ragione del suo importante valore storico-architettonico, dal 1986, la Sovrintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Puglia. ha sottoposto a tutela la Torre Guevara. Il castello ha subito diversi danni a causa dei terremoti del 1930 e del 1962, che fecero crollare il tetto, infine, quello del 1981/82 che lo rese inagibile. Il Comune di Orsara ha finanziato un complesso lavoro di restauro e recupero funzionale della Torre Guevara, destinando a tale scopo ben 1,2 milioni di euro. L’antico palazzo nobiliare è stato ormai completamente recuperato dal punto di vista statico. L’intero edificio è stato messo in sicurezza. Le parti dello stabile crollate con l’ultimo terremoto sono state interamente ricostruite. I lavori per il consolidamento statico-architettonico e per il restauro di Torre Guevara sono cominciati a febbraio 2006. Il progetto dell'Amministrazione Comunale di Orsara è ambizioso, ossia destinare la struttura in un presidio di cultura, ricerca e marketing territoriale. Per approfondire si può visitare il seguente link: http://www.comune.orsaradipuglia.fg.it/cms/cms_art.php?idart=90