CASALGRANDE (RE) – Castello
Una targa marmorea staccatasi dalla torre nel 1704, che reca
incise queste parole: “Liutprando rege felicissimo”, ha fatto avanzare
l’ipotesi che la rocca fosse stata fondata dal re longobardo Liutprando nella prima
metà del VII secolo. Una relazione sui castelli del territorio scandianese
conservata nell’Archivio Estense di Modena, forse stesa dal Governatore di
Sassuolo Paolo Brusantini, così lo descrive: “Il terzo Castello di Casalgrande
ove si trova una Rocca antica sita molto opportunamente per tirare innanzi una
deliziosa abitazione per avere luogo capace di questo, di bellissima vista et
buonissima aria, …”. Per la data di costruzione si può fare riferimento a
quanto riporta il Pagliani nella sua Storia di Aceto e ville limitrofe, nella
quale afferma: “convien dire che siccome questo castello è ricordato in
documenti del 1335, 1339, 1341, 1373, sorgesse un secolo e più dopo il mille”. Il
castello vide come primi padroni, se non anche fabbricatori, i Guidelli mentre
dal 1335 gravitò nell’orbita della potente famiglia Fogliani che, nonostante i
dissidi interni, mantenne il dominio di Casalgrande fino al 1409. In quell’anno
Nicolò III d’Este, intenzionato a punire l’alleanza di Carlo Fogliani con il
proprio avversario Otto Terzi, espugnò e conquistò la fortezza di Casalgrande. Questa,
insieme a Dinazzano, Salvaterra e Montebabbio, venne donata quattro anni dopo
dal Marchese d’Este ad Alberto della Sala, nobile ferrarese. Nel 1444 gli
Estensi si riappropriarono di Casalgrande e, nel 1452, lo cedettero in feudo a
Feltrino Boiardo, signore di Scandiano. Le rivalità tra gli Este e Ottavio
Farnese nel corso del XVI secolo ebbero ripercussioni negative sulla sorte di
Casalgrande. Il castello venne infatti assediato nel 1557 dalle truppe spagnole
capeggiate dal Farnese che, favorito da un casuale incendio scoppiato tra le
munizioni interne, riuscì ad espugnare ed incendiare l’ormai indifesa
fortificazione. Nonostante la violenza dell’attacco, memorabile fu la tenace
resistenza opposta dai castellani, che riuscirono a resistere per giorni agli
assalti nemici. Dopo questo grave avvenimento, il committente della nuova
fortificazione, rispettosa dei canoni costruttivi precedenti, fu il Conte
Ottavio Thiene, la cui famiglia tenne il castello fino al 1622. Negli anni
seguenti si avvicendarono a Casalgrande le signorie dei Marchesi Enzo e Corrado
Bentivoglio, fino al 1643, degli Estensi, del Marchese Giambattista de Mari,
che governò dal 1750 al 1777. Alla sua morte il feudo di Casalgrande ritornò
alla Camera Ducale. Acquistato, nel 1782, da Giovanni Grulli venne da questi
ceduto a Taddeo Croci per la metà del prezzo pagato. Gli ultimi proprietari
delle costruzioni appartenenti al castello ed al borgo di Casalgrande sono i
membri della famiglia Grimaldi, mentre il Comune possiede la porta a Levante ed
il Torrione del Pretorio. Ciò che resta del castello di Casalgrande Alto è una
corte rurale quattrocentesca, di forma ellittica, organizzata intorno alla
residenza fortificata e munita di due torri quadrate con piombatoi (collegate
da un corpo centrale), nonchè il torrione di ingresso, con resti di merlature e
portale provvisto di fenditure per il ponte levatoio. Il torrione era
anticamente dotato di campana, ora posta sulla torre della chiesa parrocchiale,
che aveva il compito di avvisare gli abitanti del “castrum” dei pericoli
imminenti. Da esso si accede all'ampio cortile con il pozzo. All’esterno, lungo
l’antico sentiero di accesso al borgo sottostante, si trova l’Oratorio di San
Sebastiano, innalzato nel 1479 ed ora adibito a fienile. La costruzione
presenta un semplice impianto con fronte a capanna e copertura a due falde
impostate su una cornice di gronda in laterizio a dente di sega. L’interno, a
travature lignee a vista, conserva un’interessante ancona con putti. Tradizione vuole che in una villa non molto
distante dal maniero, la cosiddetta “casa del conte”, Matteo Maria Bojardo
abbia dato vita a parte del suo Orlando Innamorato. Nel 2003 il castello è
stato oggetto di un importante restauro curato dagli architetti Walter Baricchi
e Paolo Soragni destinandolo a spazi per pubbliche istituzioni e iniziative.
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