martedì 2 luglio 2013

il castello di mercoledì 3 luglio







BONITO (AV) – Castello normanno

Del forte di età longobarda, situato certamente in posizione strategica sulla collina che domina il vecchio nucleo urbano, non è stata individuata finora alcuna testimonianza. La rocca doveva comunque già esistere nel 1030, quando accolse Gerardo di Borgogna, eletto poi papa nel 1059 col nome di Nicola II, in occasione del suo viaggio ad Apice come inviato della Santa Sede. In seguito al sisma del 1125 e per le mutate esigenze tattico-militari del periodo, la fortezza venne ricostruita quasi interamente secondo la tipologia costruttiva dei castelli normanni, grazie a Guglielmo Gesualdo: a pianta quadrata con torrioni angolari e all'interno un cortile rettangolare, collegato con un ponte levatoio ligneo ad un cortile esterno, una quinta torre avanzata verso l’Ufita. Era un edificio difensivo, a protezione delle Valli dell'Ufita e del Calore e dei paesi di Mirabella e Grottaminarda, che fungeva da punto di raccolta degli abitanti dell'area in caso di attacco. Finora, non è stato rinvenuto alcun documento che attesti con esattezza l'epoca di edificazione del castello normanno, che si ritiene risalga XII-XIII secolo. Guglielmo Gesualdo andava costituendo il suo grosso feudo, da Gesualdo a Mirabella e da Frigento a Paternopoli, ricco di terre e di suffeudi, che trasmise al figlio Elia. Questi, suddito prima di Enrico VI, poi di Carlo d’Angiò, ebbe come suffeudatario Sergio Bonito, che aveva sposato Sighelgaita Capuano e col matrimonio aveva meglio consolidato il dominio. La potenza della famiglia crebbe maggiormente quando Oddo Bonito sposò Maria Gesualdo, la figlia del feudatario, e da suffeudatario divenne Signore di Bonito. Il re di Napoli Ladislao privò del feudo i Signori di Bonito nel 1393, e questi se ne tornarono nella costiera, tra Amalfi e Ravello. La distruzione cagionata dal terremoto del 1456 provocò l’intervento restauratore di Gaspare d’Aquino, Signore della vicina Grottaminarda, che riparò il castello e venne ad abitarvi con la moglie. Così la storia di Bonito si confonde con quella di Grottaminarda. Dopo i d’Aquino, Bonito passò ai Pisanello, per acquisto fattone da Giovannangelo Pisanello, a metà del Cinquecento. Giovannangelo III Pisanello, invece, sembra sia stato protagonista di una storia di sesso e violenza. Per godere i favori di una bella bonitese avrebbe allontanato il marito, facendolo arruolare sotto il Duca d’Arcos. Il signorotto avrebbe goduto i favori della donna, se ne sarebbe stancato, e se ne sarebbe disfatto (dissero) facendola precipitare in un trabocchetto. Le vicende della guerra portarono il marito all’assedio di Ariano. Bonito era vicino, e il marito riuscì a vendicare l’offesa uccidendo il Signore. Il racconto si colorisce di particolari macabri perché si diceva che ne avesse spinto a calci la testa, come un pallone, da Ariano a Bonito. Ma c’è un’altra versione (forse più probabile): l’uomo non sarebbe stato costretto a cedere la moglie al Signore, ma per essere affrancato dal servizio militare gli avrebbe corrisposto il donativo di tre galline. I Pisanello avevano acquisito il titolo di Marchesi di Bonito, ma poi vendettero feudo e titolo ad un discendente dei Bonito, Giulio Cesare. Trasformato in castello-residenza intorno alla prima metà del XVI secolo, fu provvisoriamente abbandonato nel 1675 dalla famiglia Bonito, che preferì stabilirsi nel nuovo edificio signorile situato in Borgo San Pietro. Nel 1702 un devastante terremoto determinò il crollo della torre meridionale e di una parte della cortina muraria, che furono restaurate però già nel 1719, come attesta un documento risalente al 23 marzo di quell'anno. Il terremoto del 1962 inferse gravissimi danni al castello, che venne in parte demolito e ricostruito, tanto da essere praticamente inglobato in costruzioni private, orrendamente mutilato e gravemente deturpato. Attualmente sono visibili due torri cilindriche (di cui una solo originale), la cui muratura presenta sotto la cordonatura un leggero basamento a scarpa; un ponte levatoio in legno, che ancora è posto su di un fossato all'interno del castello; parte dei basamenti del circuito murario di età rinascimentale ed il cortile in cui si accede attraverso due portoni. Interessanti gli affreschi settecenteschi presenti in una delle due torri e raffiguranti paesaggi fantastici e bucolici, personaggi mitologici, ma anche scene con figure in abiti tradizionali. (Fonti: siti http://www.irpiniateca.com, http://www.irpinia.info, http://www.castellidirpinia.com, http://regiotratturo.spacespa.it e http://www.comunedibonito.it. Le foto sono state prese da http://regiotratturo.spacespa.it e http://www.castellidirpinia.com).

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