venerdì 26 luglio 2013

Il castello di venerdì 26 luglio





TAVERNA (CZ) - Torre di Baiolardo o "Torrazzo"

Con l'avvento dei Normanni, nella seconda metà del XI secolo, Taverna fu conquistata dalle armate di Roberto il Guiscardo che la diede al nipote Baiolardo, il quale valorizzò la città con la costruzione di un imponente sistema difensivo, supportato anche dagli impervi pendii che circondano la zona. In questo periodo, presumibilmente nel 1064 circa, cominciò anche la costruzione del castello situato alle pendici della Sila Piccola, denominato "Torrazzo", a controllo di eventuali attacchi dal mare, e del castello di Sellia, che veniva utilizzato allo scopo di sentinella per eventuali invasioni dal mare. Dopo la rivolta feudale dei nobili catanzaresi e il successivo tradimento di Matteo Bonello al re Guglielmo I il Malo, Taverna ospitò nella sua fortezza la contessa Clemenza di Catanzaro e sua madre Segelgarda. Guglielmo I il Malo, quindi, nel 1162, pose sotto assedio la città di Taverna, che inizialmente resse l'attacco, tanto da spingere il re a spostare la sua attenzione alla rivolta pugliese. Sedati tutti i focolai di guerra nella Puglia, le armate che rientrarono sottoposero ad un secondo assedio Taverna che, avendo sopravvalutato le sue capacità difensive, fu espugnata e rasa completamente al suolo. La contessa Clemenza fu arrestata e la rivolta fu spenta nel sangue. Nel 1194, infatti, insorta la guerra tra Tancredi D´Altavilla e Enrico VI di Svevia, Taverna che aveva mandato a quest´ultimo armi ed esperti, fu ricostruita, ma si avviava al declino, tanto che la sua esistenza fu sempre più legata alla contea di Catanzaro, di cui fu una baronia. Soggetta alla dominazione Angioina e appannaggio della casa Durazzo, nel 1424 appartenne a Cubelia Ruffo, che, fortificatasi nel castello di Baiolardo, fu fatta prigioniera da Francesco Sforza nel 1426. A metà circa del XV sec., Taverna, dopo una sequenza di vicende alterne che, avevano provato i cittadini, rinacque non solo per lo spostamento dalla Valle Grande a Bompignano, ma soprattutto perché fu annoverata tra le 102 città delle 1150 abitate nel Regno di Napoli, a cui Alfonso d´Aragona concesse la demanialità nel corso del parlamento tenuto a Napoli nel febbraio del 1443. La città conservò il carattere demaniale fino al 1630, quando sotto Filippo IV fu venduta al Principe Ettore Ravarieschi, che la rese di nuovo libera, appena ricevuto il riscatto. Per tutto il sec. XVI Taverna fu centro di cultura. Nel sec. XVII, invece, cominciò il decadimento di Taverna, come ogni possedimento spagnolo; ad esso contribuì il pagamento al Ravarieschi e soprattutto la persistente litigiosità tra nobiltà, di cui esisteva un Sedile, clero e congreghe. L’opera militare di Taverna contava: un piano parapetto, due baluardi, una torre cilindrica, 42 merli; vi erano 16 soldati di guardia con falconetti ed archibugi, probabilmente dopo ebbe anche qualche pezzo di artiglieria. Gli uomini di servizio, deve credersi che li desse il battaglione di cui dispose sin dal 1700 la città. In occasione del sisma del 1783 la torre subì gravi danni e divenne, nel XIX secolo, un avamposto per le scorrerie dei briganti, di cui si tramanda a Taverna una viva memoria storica. I ruderi della cinta muraria e della costruzione cilindrica, ancora considerevoli nonostante i continui crolli succedutisi nel corso dei secoli, sono situati sul fianco del costone roccioso di fronte a Pesaca, a circa 3 Km dall’abitato, sono stati consolidati nell’ultimo decennio da un intervento di parziale recupero, promosso dal Comune di Taverna e curato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria. Altre notizie su http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/12/foto/monumenti_da_salvare_le_foto_dei_lettori_13-9030319/9/#


(a cura di Giuseppe Valentino) su www.mondimedievali.net

Foto di xavier60 su http://www.panoramio.com

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