martedì 10 settembre 2013

Il castello di martedì 10 settembre






MANDATORICCIO (CS) - Castello dell'Arso

Il castello o torre dell’Arso costituisce una delle emergenze architettoniche di maggior rilievo presenti su tutto il territorio dell’Alto Jonio cosentino. Il nome, che accomuna l’immobile e la circostante tenuta coltivata ad ulivi, deriva dal vicino torrente Arso, uno di quei corsi d’acqua completamente asciutti d’estate ma pronti a diventare minacciosi alle prime piogge torrenziali. La storia di questo posto rimanda ad antiche e nobili famiglie giunte in Calabria da molto lontano per i loro traffici d’arme o di merci. L’edificio di proprietà privata, al quale si ipotizza che la linea di costa dovesse in origine essere molto vicina (fonti popolari sostengono che anticamente fosse bagna­to dal mar Ionio), si caratterizza per le sue quattro splendide facciate a vela in pietra che si presentano concave, tali che il peso dell’edificio viene scaricato interamente sugli angoli, costituenti veri e propri contrafforti triangolari. Il primo nucleo risale alla seconda metà dell’anno Mille ed era una torre di vedetta normanna fatta innalzare da Roberto il Guiscardo dopo la resa di Cariati (la struttura era in correlazione con il coevo castello situato nel centro abitato): tale originaria struttura è rimasta però occultata sotto i successivi interventi di Svevi, Angioini ed Aragonesi. I finestroni a balconcino sulla facciata rivolta verso il mare, sono invece di stile ottocentesco, realizzati in epoca napoleonica. Il Castello collega il suo nome alla famiglia Toscano, giunta a Rossano da Pisa nel 1420. Il primo membro di questo casato a porsi in relazione con la tenuta fu Mario, nipote di Francesco Mandatoriccio, a sua volta figlio di Teodoro e fratello di Vittoria. La donna, nel 1666 sposò Giuseppe Ruggero Sambiase, appartenente al casato che aveva signoria sul vicino feudo di Campana, e gli portò in dote 4000 ducati. Alla morte del fratello Francesco, deceduto senza figli il 17 gennaio 1676, Vittoria ereditò tutti i feudi di famiglia. In verità Francesco, con testamento rogato dal notaio Vitantonio Criteni di Rossano, aveva lasciato "herede universale et particulare sopra tutti i miei beni mobili, stabili, burgensatici, e feudali e semoventi" il nipote Mario Toscano "con patto espresso e condizione, che debbia mettervi il mio cognome e casa Mandatoriccio, e lasciare il suo cognome Toscano". Vittoria, a cui il fratello aveva lasciato 6000 ducati, dal momento che Mario Toscano non aveva ottemperato alla clausola del cambiamento del cognome, impugnò il testamento. Il S. Real Consiglio, intervenuto per dirimere la controversia, riconobbe a Vittoria Mandatoriccio l'eredità dei feudi come sorella e parente diretta e a Mario assegnò una somma di 16000 ducati che la zia avrebbe dovuto versargli. Non potendo però pagare l'ingente somma, Vittoria con una transazione ottenne di pagare a rate quanto dovuto, debito che, comunque, restò sempre insoluto. Solo ai primi dell'Ottocento (1813), la famiglia Toscano chiese ed ottenne finalmente come corrispettivo a saldo dell’antico debito la tenuta dell'Arso. Durante il più remoto dominio dei Mandatoriccio il Castello dell’Arso era stato utilizzato come ‘casamentum’ per ospitare cavalieri e parenti cadetti, ma via via la destinazione era mutata, assumendo connotati legati all’economia agraria della zona. Nel Regno di Carlo V dove si riscontrano per lo più torri costiere a pianta quadrata, la Torre dell’Arso per la sua forma bastionata stellare, si propone quale esempio singolare, derivante dalla divulgazione dei trattati classici sulle fortificazioni, con una configurazione a baluardi che facilita il “tiro incrociato”. Costruita su tre livelli in pietra locale e fango, la torre ha una confromazione (sopra descritta) che la rende unica in Italia.

Fonti: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.247780275348293.57925.128351367291185&type=1, http://www.calabriaturistica.it/torri_e_castelli.php, http://www.carlo-fontana.com, http://www.cosenzafacile.it

Foto dai siti http://www.upmilcastello.altervista.org e www.mondimedievali.net

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