sabato 26 aprile 2014

Il castello di domenica 27 aprile






VEROLANUOVA (BS) – Castello Merlino

Risalente alla fine del XII secolo, è la più antica residenza della famiglia Gambara in Verolanuova, collocata su un'altura che emerge dalla campagna e che un tempo era circondata da un fossato. Il Catasto napoleonico ci tramanda una pianta ad U dell'edificio che fu però stravolta da interventi dell'Ottocento e del Novecento. Tracce dell'esistenza del ponte levatoio sono evidenti con le feritoie nella facciata, dove si notano ancora oggi gli alloggiamenti per i bolzoni (arcieri, sentinelle). Sul portone lo stemma in pietra della famiglia Gambara, costituito da un gambero sormontato dall'aquila incoronata. Il nervoso e ricco stemma in pietra sopra la porta, vero e proprio capolavoro della scultura quattrocentesca, è coronato da ben due cimieri e contornato dal motto (spesso contraddetto nei fatti): LARGA MANVS - FIDVM PECTVS - LINGVA INSCIA FALSI. E' il ricordo di Brunoro I che volle dedicare alla moglie Ginevra il forte maniero intitolandolo a Merlino, il mitico mago dei poemi cavallereschi. Varcata la soglia, si incontra sulla parete destra dell'androne un grande stemma in pietra contornato dalla collana dell'Ordine di S. Michele: si riferisce a Nicolò I Gambara che fu capitano di Luigi XII di Francia e dal quale ricevette l'ambito riconoscimento. Nel cortile si trova una vera da pozzo in pietra di Botticino, decorata con uno stemma bipartito Gambara-Maggi, che ricorda il matrimonio di Lucrezio II con Giulia Maggi o di Nicolò II con Barbara Maggi (i due fratelli sposarono due delle quattro figlie del ricchissimo Scipione Maggi). Nel 1463 nacque a Castel Merlino la Beata Paola Gambara. All'interno della parte antica dei fabbricati si trovano due camini monumentali della prima metà del Cinquecento: il primo testimonia il matrimonio tra Lucrezio I Gambara con la marchesa Teodora Pallavicini di Zibello e Roccabianca (1532) ed il secondo il matrimonio dello stesso Lucrezio con Taddea Dal Verme. Quest'ultima, rimasta vedova, sposò Giberto Borromeo che era rimasto vedovo di Margherita Medici, sorella di Papa Pio IV e madre di S. Carlo Borromeo, e portò nel palazzo di Milano i due piccoli Lucrezio (n.1537) e Nicolò (n. 1538) che crebbero con il giovane San Carlo (n. 1538). Finito il dominio dei Gambara, il castello è passato a proprietà private. Sede della Fondazione "Morelli", l'ultimo proprietario che l'ha lasciato in dono, con le sue proprietà, per l'istituzione della stessa, ospita un asilo nido. Di quel che fu un solido baluardo feudale abbiamo oggi una versione cinquecentesca. La merlatura, che lo caratterizzava è scomparsa in seguito a rifacimenti (dal Pizzafuoco nel '500). Ha un profondo fossato, muratura a scarpa e cordolo in laterizio lavorato a toro che caratterizza tante nostre architetture del cinquecento.

Foto: da www.verolanuova.com e di Simona90 su www.flickr.com


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