giovedì 1 maggio 2014

Il castello di giovedì 1 maggio




CAPRIGLIA IRPINA (AV) – Castello Carafa

La storia di Capriglia si lega inscindibilmente alla costruzione di un Eremo dedicato a S. Maria, eretto tra il V ed il VI secolo su iniziativa del futuro S. Vitaliano, Vescovo di Capua. Tale struttura sarebbe sorta sui resti di un tempio pagano dedicato al culto della dea pagana Cibele. Vi è però chi pospone tale edificazione al tempo di Romualdo II (che regnò tra il 690-720). Attorno a tale Eremo sorse il Casale di Capriglia-Embreciera denominato Santa Maria, prima che venisse eretto il vicino castello di Summonte (castrum submonte). Presso tale Casale si fecero confluire famiglie di vassalli con servi della gleba col compito di dissodare e lavorare la terra, onde produrre rendite. Un lungo periodo di lotte fratricide tra Longobardi terminò nell'851, con la definizione della linea di separazione tra il Gastaldato di Salerno e quello di Benevento "per serram montis virgini", cioè lungo il Monte Partenio (il Guass, amministratore longobardo locale restò fedele al signore di Benevento erigendo il citato castello di Summonte). Un atto di compravendita di un castagneto presso la chiesa del 1025 ed un documento del 1174 confermano l'esistenza della chiesa di S. Maria ad Submontem (Santa Maria del Monte), distinta dall'omonima e confinante S. Maria del Preposito (situata in località Mandre, citata per la prima volta nel 1125), e non coincidente con questa come, invece, vuole il Mongelli: l'aggiunta "Preposito" sottolineerebbe la sudditanza all'abate di Montevergine, mentre S. Maria del Monte apparteneva al monastero di S. Modesto di Benevento. Entrambe le strutture comunque erano antecedenti al Monastero in vetta al monte, ed ubicate ai piedi della montagna. Mentre il castello di Summonte era abitato da Longobardi, le terre erano coltivate dai contadini del Casale di S. Maria (appartenente al monastero di S. Modesto, Benevento), che col tempo si arricchirono di castagneti, colture e soprattutto, della coltivazione di gelsi neri da baco per la produzione di seta, come risulta da un atto del 1037. In altre parole, Capriglia si stava affermando come nucleo economicamente autosufficiente. Anzi ipotizzando la pregressa introduzione bizantina in quest'area della seta dall'Oriente, Arturo Bascetta ha supposto che i Longobardi avessero fortificato Summonte e le zone adiacenti proprio per salvaguardare la preziosa economia della seta. Nel 1174 il monastero di S. Modesto di Benevento cedette S. Maria a Montevergine. Col sopraggiungere dei Normanni (XI-XII secolo), dalla Contea di Summonte venne stralciato il territorio del vecchio contado longobardo di S. Maria, per farlo rientrare in un nuovo feudo a presidio del quale venne eretta una nuova fortezza: il Castrum Caprilii, proprietà di un certo Rinaldo dal 1142 al 1156 e di Ruggiero de Farneto dal 1169, poi dei Francisio di Monteforte (e Malerba) dal 1172 fino agli Svevi, che privarono i Signori Francisio prima e de Hoemburg poi, dei loro feudi, in quanto mostratisi ostili verso Federico II. Pertanto, durante la dominazione Sveva, i beni dei citati feudatari, tra cui Capriglia, vennero incamerati dalla Regia Corte di Napoli, e divennero Terra Regia di Casa Svevia. Vennero poi gli Angioini, che prima riassorbirono Capriglia nelle Terre Beneventane, poi le ridiedero autonomia (durante tale periodo nacque l'Università di Capriglia, comune a sè, il cui simbolo era uno scudo che racchiude una capra dei nobili Caprioli su un monte roccioso a tre punte; il monte indicava l'appartenenza al Principato Ultra di Montefusco). Nuovi feudatari furono nel 1290 Ruggiero de Monilis, nel 1316 Giacomo de Monilis, nel 1345 Niccolò d'Aquino, Barone di S. Angelo a Scala (in cui ricadeva Capriglia), che acquistò da Giovanni I, e poi, nel 1414 Antonio e Matteo d'Aquino. Nel 1419 la regina Giovanna II diede i feudi della Baronia a Ottimo Caracciolo Rocco ed alla moglie Caterina Ruffo. Ma i Caracciolo vennero privati del feudo dagli Aragonesi, tornando alla Corte Regia, che lo vendette a Diomede Carafa nel 1466, padre del futuro Papa Paolo IV. I Carafa tennero Capriglia fino al 1586, quando il feudo relativo ritornò alla Regia Corte, che lo vendette per 46000 ducati a Lucrezia Arcella, che lo cedette nel 1587 a Giuseppe Carafa, il cui figlio Diomede III, nel 1595, lo passò ad Ottavio De Ponte, la cui famiglia tenne Capriglia fino al 1618. In tale data, per 17000 ducati, Antonio Marino De Ponte la vendette a Marino Caracciolo, Principe di Avellino, alla cui morte, nel 1633 il feudo passò al figlio Francesco e dal 1652 ai napoletani Schipani. I nuovi Signori gestirono il feudo tramite un agente generale, che concesse a vario titolo (es. enfiteusi) i terreni a coloro che ne facevano richiesta, che furono essenzialmente Summontesi, anche perchè i Caprigliesi patirono la peste del 1656 molto più che i loro vicini. L'8 settembre 1775 il Signore Gaetano Amoretti morì senza lasciare eredi ed il feudo Capriglia da lui comprato per 17000 ducati, venne incamerato dalla Regia Corte, mentre ricchezze notevoli in beni, monete e rendite e crediti andarono al Regio fisco. La Terra di Capriglia venne venduta nel 1780 a Nicola Macedonio per 42000 ducati, che la tenne fino al 1806, quando sotto la dominazione francese, vi fu l'abolizione della feudalità e delle Università, e la creazione della Provincia di Avellino. Il monumento più importante e rappresentativo di Capriglia Irpina è, senza alcun dubbio, "Palazzo Carafa", chiamato anche "Castello Carafa" in quanto - nel corso del XVI secolo - la famiglia Carafa fece costruire un sontuoso Palazzo residenziale proprio sulle rovine di un preesistente Castello medievale, edificato in posizione strategica a guardia dell'importante via di comunicazione che da Avellino portava a Benevento. Il Castello Carafa, visibile da ogni punto della Valle del Sabato, risale – come detto - al Cinquecento ed è delimitato da due Torri laterali a pareti concave che si affacciano su un ampio giardino al quale si accede attraverso un androne caratterizzato da un pregevole portale in pietra arenaria. Il complesso presenta un'imponente facciata sulla quale si aprono sei finestroni ad arco disposti simmetricamente su due piani ed un alto portale d'ingresso ad arco, che si raggiunge attraversando un giardino prospiciente. Il corpo centrale dell'edificio è delimitato dalle due torri di costruzione più tarda, dalla caratteristica merlatura guelfa e con semplici finestre rettangolari. Senza dubbio, il castello costituisce una struttura notevole dal punto di vista architettonico, ubicata nella parte alta del centro storico di Capriglia. Si ritiene che l'antica ed assai suggestiva struttura abbia dato i natali a Papa Paolo IV (eletto nel 1555), al secolo Gian Pietro Carafa, che qui sarebbe nato il 28 giugno 1476. Nel corso dei secoli, il castello è appartenuto a numerosi feudatari tra cui Ottimo Caracciolo, Niccolò d'Aquino e Maddaloni Diomede Carafa. Quasi sempre abitato, lo storico edificio è stato definitivamente abbandonato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Al piano superiore è ubicato un grande salone che, fino al secolo scorso era decorato da artistici affreschi parietali (ora scomparsi) e dove, secondo la tradizione locale, dimorò per qualche tempo il già citato Gian Pietro Carafa.

Foto: da www.castellidirpinia.com e di Arch Ubaldo Pezone su http://rete.comuni-italiani.it

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