mercoledì 21 maggio 2014

Il castello di martedì 20 maggio







di Mimmo Ciurlia

MONTESARCHIO (BN) - Castello

E' uno dei migliori esempi di architettura militare della Campania. Posto su un’altura rocciosa del Monte Taburno, è una struttura storica che domina la valle Caudina, ed ha rappresentato fin dall’Alto Medioevo una delle fortificazioni più importanti tra la pianura campana e l’entroterra appenninico. Eretto verso la fine dell'VIII secolo dai Longobardi su disposizione di Arechi II, principe di Benevento, venne occupato dai Normanni di Ruggiero II (1137) e fu ristrutturato in epoca sveva nel XIII secolo, come risulta dallo statuto di Federico II del 1241-1246 che lo arricchì di nuovi strumenti difensivi. Relativamente al suo precedente assetto, si ritiene che il castello fosse caratterizzato dai tipici elementi di difesa, tra cui una corona di torri cilindriche ed una triplice cinta muraria, elementi poi sviliti dagli interventi successivi. Nonostante la primitiva fabbrica sia stata quasi del tutto alterata, qualche traccia dell’opera originaria rimane nel basamento di grandi blocchi calcarei squadrati e allineati in tre ordini sovrapposti e nelle aperture a bocca di lupo ai piedi della muratura. Nel periodo aragonese il fortilizio ricevette la sistemazione che conserva anora oggi: due corpi di fabbrica, di cui uno a pianta trapezoidale e l'altro di forma irregolare corrispondente all'ingresso, situati ai lati di un cortile centrale e una monumentale torre cilindrica situata dalla parte opposta. La torre è a due volumi cilindrici concentrici. Il corpo cilindrico interno é più alto di un piano rispetto a quello esterno ed é costituito da un unico grande vano, da cui parte una scala che conduce alla copertura. Attraverso la scala era possibile l'accesso a due piccole celle, mentre una botola conduceva ad un cunicolo per il passaggio sotterraneo di collegamento al castello. Anche il sistema difensivo ci è pervenuto nel suo aspetto originario. L'accesso al castello avveniva attraverso un ponte levatoio, del quale si vedono ancora gli incavi delle catene. Nella muratura sopra il ponte
vi erano le caditoie dalle quali si versavano liquidi e pietre su coloro che riuscivano a superare il ponte. All’interno delle mura vi era un piazzale utilizzato come campo di addestramento delle guardie mentre un altro cortile era adibito a spazio d’aria per i reclusi. In relazione a questi ultimi é inoltre possibile notare, sui muri delle celle, scritte inneggianti alla libertà. A seguito della guerra tra Carlo V e Francesco, il castello fu confiscato e concesso al marchese del Vasto Alfonso II d’Avalos nel 1532. Per volontà di re Ferdinando II di Borbone il castello e la torre diventarono una delle più dure prigioni del Regno di Napoli. I d’Avalos mantennero il feudo di Montesarchio fino al 1802, data di eversione della feudalità. Nel 1830 il Castello, passato nuovamente al demanio regio, fu destinato a prigione di stato. In essa  furono rinchiusi illustri patrioti del Risorgimento italiano, tra cui Carlo Poerio, Nicola Prisco, Sigismondo Castromediano e Michele Pironti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il castello fu oggetto di restauro tra il 1947 e il 195 ed ha ospitato l'Istituto Mater Orphanorum per l'educazione degli orfani fino al 1990. Dal Marzo 1994 il complesso monumentale è stato dato in consegna dal Demanio dello Stato alla Soprintendenza Archeologica che, grazie a finanziamenti europei, ha eseguito una serie di interventi di restauro e di adeguamento funzionale

Foto: da www.ntr24.tv, di "di giambattista" su http://rete.comuni-italiani.it e, per terza, una cartolina della mia collezione

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