venerdì 23 maggio 2014

Il castello di venerdì 23 maggio






di Mimmo Ciurlia

GAIOLE IN CHIANTI (SI) - Castello di Brolio 
  
E' di origine longobarda, sebbene dell'antico fortilizio non rimanga oggi alcuna traccia ad eccezione della locazione. Si trova in località Brolio, situato su un'alta e solitaria collina. La sua posizione strategica era fondamentale per il controllo di quella zona del Chianti ai margini dell'influenza fiorentina, ai confini con  il territorio senese. Si ha notizia del castello di Brolio fin dall’XI secolo. Nel 1009 Bonifacio, Marchese di Toscana e padre della Contessa Matilde, lo cedette  ai monaci della Badia Fiorentina insieme alla sottostante Chiesa di S. Regolo; donazione confermata alla stessa badia, dall'imperatore Enrico II nel 1012 e da Enrico IV nel 1074. La sua ubicazione pose il castello al centro delle molte guerre di frontiera conseguenti a partire dal '300 fino alla metà del XVI secolo. Nonostante la vicinanza a Siena, che dista circa 20 chilometri e il cui profilo può essere scorto all'orizzonte, Brolio è sempre stato legato a Firenze diventando un avamposto strategico nella difesa del territorio. Per questa ragione subì molti assedi e distruzioni e di conseguenza venne più volte ricostruito seguendo lo stile dell'epoca. Dal 1141 appartenne alla famiglia Ricasoli, come risulta dal primo atto pubblico rogato da questa casata che porta la data del febbraio 1141, col quale Rodolfino di Rolando con suo figlio Renuccino cedettero alcuni terreni alla Badia di Coltibuono.
Nel 1176, dopo la sconfitta di Legnano, i Fiorentini, approfittando del declinare della potenza del Barbarossa, alleato dei Senesi, ottennero da questi ultimi una parte del Chianti comprendente anche il Castello di Brolio e le sue terre fino all’Arbia. Da quel momento la famiglia Ricasoli rimase sempre fedele alleata di Firenze. Nel 1252 il maniero fu assalito e preso dai Senesi per essere restituito ai Ricasoli solo l'anno dopo, alla firma dell'armistizio tra Firenze e Siena. Ancora nel 1434 Antonio Petrucci di Siena vi penetrò con l'inganno e prese prigionieri i Ricasoli fino a che la Signoria di Firenze inviò in loro soccorso Neri Capponi che con i suoi uomini costrinse Petrucci alla resa. Nel 1452 gli Aragonesi, alleati di Siena, posero sotto assedio Brolio e Cacchiano ma non riuscirono ad espugnarle. Il 27 agosto 1478 il castello venne in gran parte distrutto a colpi di bombarda dagli eserciti di Papa Sisto IV e del re di Napoli Ferrante d’Aragona. Terminata la guerra e ritornato in mano ai fiorentini, valutando l’importanza di quella posizione come sentinella avanzata verso Siena, il Consiglio Generale del Popolo Fiorentino nella seduta del 23 aprile 1484, deliberò una profonda opera di ristrutturazione e potenziamento della roccaforte che trasformò Brolio in una delle prime fortezze bastionate italiane. I suoi bastioni in pietra, ancora oggi in perfetto stato, hanno una pianta a forma di pentagono irregolare sebbene con una struttura primitiva rispetto allo sviluppo che di lì a poco avrebbe avuto questa nuova forma di fortificazione. Alcune fonti attribuiscono l’opera all'architetto Giuliano da Sangallo, responsabile di molte fortificazioni medicee. Nel 1529, durante il celebre assedio di Firenze da parte dell’esercito spagnolo dell’Imperatore Carlo V, ancora una volta, il Castello di Brolio venne assalito dai senesi, preso, cacciati i Ricasoli e incendiato, ma i bastioni non subirono danni notevoli. Passata poi anche Siena sotto il dominio dei Medici, Brolio terminò di essere fortezza di confine e non subì altre notevoli traversie. Del castello vero e proprio si riconosce, come originale, soltanto il basamento del cassero, risalente ai primi anni del mille, mentre le mura ben conservate sono tipiche dell'architettura medievale rinascimentale. Le varie epoche sono facilmente distinguibili grazie al diverso uso dell'antico materiale costruttivo, la pietra serena e il mattone. Le poderose mura progettate da Giuliano da Sangallo, lunghe 450 metri e alte 14, racchiudono il grande palazzo padronale in mattoni rossi progettato nell’Ottocento dall’architetto Marchetti, ricco di merlature e culminante in una alta torre. Gli altri edifici in pietra sono più antichi: tra questi spiccano la cappella di San Jacopo del 1348, con i sepolcri dei Ricasoli, che conserva due importanti dipinti di artisti appartenuti alle due città rivali: un polittico di scuola fiorentina e l’altro di scuola senese, attribuito a un allievo di Duccio, ambedue del XIV secolo ed infine il grande cassero che con le sue torri era la parte più inespugnabile del castello. Nella metà del secolo XVI fu trasformato in una prestigiosa residenza signorile e in una imponente azienda agricola e soprattutto vinicola. A questo proposito, anche se documenti degli inizi del millennio attestano già a quei tempi la diffusione a Brolio della coltura della vite, è del 1696 un atto notarile che assicurava un carico di pregiati vini in partenza dal porto di Livorno con destinazione Amsterdam. Nel 1722 il duca di Norfolk scriveva ad un rappresentante di Brolio a Londra per assicurarsi ogni mese la consegna “di cinquanta o più casse del vero Chianti” di Brolio. Nel 1835 il barone Bettino Ricasoli incaricò l'architetto Marchetti di modificare il castello secondo il gusto del revival gotico, movimento romantico originato in Inghilterra. Questo fu trasformato da antica fortezza in maniero inglese, utilizzando il mattone come materiale principale, aprendo finestre in stile Tudor e inserendo torrette merlate estranee all'architettura locale. Anche nella sistemazione del verde di Brolio, così come nell'architettura del complesso, si distinguono due zone d'epoca diversa: il giardino cinquecentesco all'italiana, con siepi di bosso e vialetti e il parco romantico ottocentesco, voluto dal botanico Simone Ricasoli. Questi fece piantare, attorno al castello, varie essenze botaniche d'importazione, tra le quali alcuni esemplari d'abete che oggi hanno raggiunto l'altezza di 30-40 metri. Il Barone Bettino Ricasoli, secondo Presidente del Consiglio del Regno d’Italia subito dopo la morte del Conte di Cavour (1861), venne chiamato il “Barone di ferro” per la sua inflessibilità, ma era rispettatissimo anche dai suoi avversari per la sua integrità morale. Il suo “siamo onesti!” è diventato proverbiale. Si racconta che Bettino fosse strabico e che avesse la fama di essere un bell’uomo, ma gelosissimo. Nel 1829 egli, appena ventenne, iniziò a seguire personalmente la proprietà di Brolio e per tutta la sua vita alternò gli impegni politici ad approfonditi studi in viticoltura. Il “Barone di Ferro”  pose particolare attenzione ai vitigni più rispondenti per quel vino ideale che voleva produrre sulle sue terre. Varie furono le uve coltivate a Brolio, dal Pinot al Cabernet, dal Grenache al Carignano, ma a dare i migliori risultati per Bettino Ricasoli furono senza dubbio i cloni del Sangiovese di Brolio, una varietà ancor oggi presente nelle vigne dell’azienda perché i successivi reimpianti hanno quasi sempre visto utilizzare materiale vegetale autoctono. Si arriva così al 1874, quando il Barone Bettino, dopo anni di ricerche e sperimentazioni, definì l’uvaggio per il Chianti Classico al quale, quasi un secolo più tardi, si è poi ispirato il disciplinare di produzione del più famoso vino italiano, rimasto in vigore fino ai giorni nostri. Nella prima quindicina del luglio 1944 durante la ritirata delle armate tedesche verso nord, il Castello di Brolio venne poderosamente investito per dodici giorni da formazioni inglesi e sud-africane e assoggettato a duri bombardamenti di artiglieria ed aerei. Il 15 luglio 1944, essendosi previamente ritirate le pattuglie tedesche di copertura, veniva occupato senza colpo ferire. Ma l'edificio subì gravi danni di cui si vedono tuttora i segni minori.Il castello sorge al centro di vasti vigneti, dai quali i baroni Ricasoli traggono il loro famoso vino, posto ad invecchiare nelle cantine adiacenti l'antico maniero. Pur essendo privato il castello è visitabile, ad eccezione del palazzo padronale. È possibile percorrere l'intero giro dei bastioni da dove si godono splendide vedute sulle colline del Chianti Classico. Il ‘900 ha visto il crescente affermarsi dei Ricasoli come produttori e vinificatori e non sono mancate mete straordinariamente lontane per le loro spedizioni: negli anni ‘40 del secolo passato, i vini di Brolio raggiungevano tutti i continenti, dalla Repubblica Dominicana all’India, dalla Cina all’Arabia Saudita, dal Sud Africa al Guatemala, dalla Costa Rica a quelle che allora si chiamavano Afriche Britanniche. Dal 1993 dirige l’azienda Francesco Ricasoli, 32º Barone di Brolio, artefice di una rinascita seguita ad un trentennio di proprietà straniera. Nel 1995 nella tenuta di Brolio fu girato il film "Io ballo da sola" di Bertolucci. Un contesto ambientale e storico unico: la quarta azienda più longeva al mondo, la bellezza delle terre del Chianti,la suggestiva imponenza del Castello di Brolio. Visitabili oggi i giardini, la cappella, e la Collezione Ricasoli inaugurata nel maggio 2009 e situata all'interno del cassero. Vi si possono ammirare l'armeria di famiglia oltre ad onorificenze e oggetti privati appartenuti al Barone di Ferro. Una leggenda locale vuole che nei dintorni del castello si aggiri il fantasma del "Barone di ferro". Già subito dopo la sua morte egli non si fece scrupoli nell''annunciare la sua presenza. Scrive, ad esempio, Alessandro Orlandini: "Ora poi, quando morì', nel castello lo rivedevano continuamente. Dice c'era una tavola apparecchiata che non ci stava apparecchiata. L'apparecchiavano e brumm! Gli buttava in terra ogni cosa." E non solo. Pare continuasse a dormire nel suo letto, che ogni mattina veniva trovato disfatto, dedicandosi al piacere del sigaro prima di distendersi, dal momento che sul comodino, spesso, veniva ritrovato qualche mozzicone. C'è chi dice di averlo visto nelle notti di luna piena, chi invece nelle notti di tempesta, fatto sta che, al calar delle tenebre, nelle campagne circostanti il castello, si aggira ancor oggi ancora il fantasma del cavaliere, in groppa al suo destriero, avvolto in un nero mantello e con al seguito una muta di cani da caccia. A volte corre al galoppo, sparendo tra i boschi o andando a dissolversi nei muri del castello. Il passo del suo cavallo echeggerebbe tutt'ora nelle stanze del castello. Altri ancora giurano di sentire un suono di flauto provenire dal castello. E chi potrebbere esserne l'esecutore, se non il barone?
  
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