sabato 7 luglio 2018

Il castello di domenica 8 luglio





PIEDIMONTE SAN GERMANO (FR) – Castello D’Aquino

La più antica menzione di Pesmons sembra del 1052 anche se chiese del suo territorio sono presenti in documenti del 942. Nel 977 abitanti di Piedimonte comparirono davanti al tribunale di Aquino per una controversia. In quell’epoca il castello pedemontano apparteneva ancora ai signori di Aquino: solo nel 1060 l’Abbazia di Montecassino ne venne in possesso per via di una permuta. Il cenobio però dovette continuamente difendersi dai signori aquinati, soprattutto dopo l’occupazione normanna della zona. Ai tempi dell’abate Rainaldo, Piedimonte venne seriamente danneggiato e l’abate Pietro I riconobbe ai nuovi abitanti del castello le condizioni già in uso rispetto alle prestazioni da dare all’abbazia cassinese. Nel 1183 le concessioni vennero codificate in una carta dei privilegi ove si riconoscevano una serie di diritti civili, si stabilivano le norme procedurali del tribunale e si confermavano le proprietà libere. Sia per la forte posizione militare che per la dipendenza da Montecassino, Piedimonte fu coinvolto direttamente negli avvenimenti politici del tempo e soprattutto nelle lotte fra papato ed impero, seguendo le sorti dell’abbazia al cui destino è sempre stato strettamente legato. Nel 1199, sia i pedemontani che gli abitanti di Villa Santa Lucia, allora dipendente da Piedimonte, dovettero fuggire davanti all’ esercito imperiale guidato da Marcovaldo e nel 1229 il paese fu assaltato invece dai soldati papali perché nel frattempo si era schierato con Federico Il. Riconquistato dagli imperiali, fu di nuovo conteso dai militi papali fino al ritorno dalla Palestina di Federico Il che mise in fuga le truppe pontificie. Per la fedeltà dimostrata, Federico donò Piedimonte ai conti d’Aquino ma i documenti ci mostrano che il castello rimase in realtà nelle mani dei monaci cassinesi. Questi vi possedevano diversi monasteri come Sant’Angelo de Fortunula, San Nicola de Cicogna (oggi nel comune di Villa Santa Lucia), San Cristoforo. Nella seconda metà del XIII secolo Piedimonte fu comune rurale con a capo un rettore designato, fino al 1260, dall’abbazia cassinese e, in seguito, dal potere regio. Un importante documento descrive le condizioni della terra pedemontana: la popolazione cominciava a differenziarsi socialmente ed è di Piedimonte il celebre medico Francesco di Piedimonte. Nel Trecento tutto il Lazio meridionale fu coinvolto continuamente in guerre; per questo motivo nel 1311 il castello venne fortificato. Molte controversie fiscali sorsero ai tempi di Ladislao di Durazzo che si schierò sempre a favore del paese contro l’abbazia cassinese riducendo le imposte. Ai tempi di Martino V, Piedimonte cadde nelle mani di un avventuriero, Francesco Blanco, un milite pontificio che dette vita ad un suo personale dominio, riuscendo ad occupare persino il Cenobio di Montecassino. Il pontefice tentò di porre direttamente sotto controllo la zona. In seguito, con la risoluzione dell’eredità di Giovanna Il, regina di Napoli, il cassinate passò sotto i re aragonesi. Nel Quattrocento si registrarono delle controversie fra i pedemontani e gli aquinati per il controllo delle terre di pianura e delle acque. Alla fine del secolo, Piedimonte fu tra i fautori degli aragonesi contro i francesi di Carlo VIII: fra gli avversari vi furono i prefetti di Aquino. Numerose scorrerie vennero compiute da ambo le parti con danni e distruzioni notevoli. Gli abitanti di San Germano (Cassino) chiesero al re di Napoli, oltre al risarcimento degli ingenti danni subiti, anche di spianare le mura della cittadina e di consegnare a loro l’artiglieria presente in Piedimonte. A seguito di un riordinamento giurisdizionale, Piedimonte rimase sotto il controllo civile dell’Abbazia di Montecassino a cui però spesso si ribellava per non voler pagare le collette e le prestazioni dovute, ma sostanzialmente il feudo rimase fedele ai monaci fino al termine della loro signoria. Il monastero ricavava ingenti risorse in natura poiché l’agro pedemontano era molto fertile: fra le coltivazioni principali le piante tessili, il grano e il granturco. Nel Seicento nacque una nuova struttura agraria fondata sulle masserie che scandivano il territorio suddiviso fra le grandi proprietà rurali. A causa di una crisi demografica verificata nel Cinquecento, Piedimonte divenne casale di San Germano (Cassino) e lo rimase fino all’inizio dell’Ottocento quando, perduta la dipendenza di Villa Santa Lucia, tornò ad essere comune autonomo. Durante la seconda guerra mondiale, malgrado le angherie e le tragiche condizioni di vita, i pedemontani e gli abitanti della zona seppero organizzarsi per resistere ai nazisti. Furono numerose le vittime nonostante ciò dei gruppi rimasero armati fino alla liberazione che avvenne il 24 maggio dopo un aspro combattimento, spesso all’arma bianca, sostenuto dai soldati polacchi. Il centro urbano risultò totalmente distrutto, il territorio desertificato, ricomparve la malaria, rinacque il banditismo. Nel durissimo dopoguerra, sebbene questi gravi problemi angustiassero Piedimonte San Germano, nel giro di un anno il paese riuscì a riprendersi. Con le distruzioni apportate dall’ultima guerra è scomparso del tutto l’antico borgo oggi ridotto a poche mura sul cocuzzolo dell’alta collina. Il Castello si erge sulla parte più alta del centro storico posto sulla collina a presidio della valle. Dopo i bombardamenti dell'ultima guerra è stato risanato ed è oggi usato come simbolo della pace e memoria del sacrificio delle persone che sono morte in guerrà per la libertà. Il suo ampio spazio interno, protetto dalle sue possenti mura, accoglie convegni e feste popolari all'insegna dell'amicizia e dell'accoglienza. Salendo su per la gradinata che sale fino alla porta d'ingresso si ammira, su in alto, il monumento ai caduti, fino ad arrivare a leggere il ringraziamento ai soldati polacchi che qui hanno combattuto valorosamente e ora in 1500 riposano nel cimitero a loro dedicato alle falde della montagna dove si erge l'Abbazia di Montecassino. Il fortilizio sarebbe stato costruito già prima dell’anno Mille. Si ha infatti notizia che nel 846 i Saraceni devastarono e saccheggiarono il castello, che fu subito ricostruito dal Conte di Aquino quando nel 884 si impadronì di tutto il territorio approfittando della situazione caotica causata dalle scorribande saracene. Nel 1067 il castello fu ceduto all’Abate di Montecassino Desiderio, entrando di fatto nella giurisdizione della Terra dei San Benedetto, e successivamente diventò dominio di Ruggiero II, re di Sicilia. I bombardamenti dell’ultima guerra mondiale hanno gravemente danneggiato il castello così come gran parte della cittadina. Una sapiente opera di ricostruzione ha però permesso di recuperare l’edificio che oggi viene usato come simbolo della pace ed in memoria del sacrificio dei tanti uomini morti in guerra per la libertà. L’ampio spazio interno del castello è utilizzato oggi per organizzare convegni e feste popolari. Altri link suggeriti: http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=96610 (visita virtuale), https://www.canonclubitalia.com/public/forum/topic/754573-mini-reportage-del-castello-medievale-dei-conti-daquino-a-piedimonte-san-germano/

Fonti: http://www.laciociaria.it/comuni/piedimonte_san_germano.htm, http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=96610, http://www.comune.piedimontesangermano.fr.it/manifestazioni/manifestazioni_action.php?ACTION=scheda_turismo&cod_turismo=52,

Foto: la prima è presa dalla pagina Facebook https://www.facebook.com/CastelloPiedimonteSanGermano/, le altre le ho scattate io ieri durante la mia visita al monumento

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