ACQUASANTA TERME (AP) – Castel di Luco
E' una fortificazione ubicata nel territorio comunale di Acquasanta Terme e, posta sulla sommità di uno sperone roccioso di travertino, in posizione strategica e ben difesa, a controllo dell'antica Consolare Salaria che costeggia il corso del fiume Tronto. La fortezza conserva intatto il suo aspetto medievale, particolarmente originale per la sua insolita forma ellittica. Le sue origini sono incerte; secondo Giuseppe Colucci, abate e storico ascolano del 1700, sull'area dove oggi sorge il castello vi era un bosco sacro in cui si celebravano riti pagani e il maniero sarebbe stato costruito al centro del bosco, sull'altura di travertino in cui, probabilmente, si trovavano gli altari dei sacrifici. Il nome Luco deriverebbe da lucus, luogo della luce. Prima dell'affermazione del Comune Ascolano, Castel di Luco svolse, quasi certamente, una sorta di ruolo di "corte di giustizia". Superò l'attacco di Carlo D'Angiò e delle milizie di Galeotto I Malatesta. Nel XIII secolo fu proprietà degli Sforza. Dal 1400 al 1800 appartenne alla famiglia Ciucci. Pietro di Vanne Ciucci, signore di Luco, capeggiando un gruppo di montanari partì il 10 agosto 1445 dalla residenza fortificata, per liberare Ascoli Piceno dal potere di Rinaldo di Folignano, fratello uterino di Francesco Sforza. Giunto nella città, dopo aver occupato il palazzo di Rinaldo, proclamò la sovranità pontificia. Fu qui, in questo castello, che un famoso bandito di Ascoli, il Parisani, fece trucidare nell'estate dei 1562 Chiarino Montaroni al quale era stata affidata la difesa del maniero. I banditi, al comando dei Parisani, lo assediarono. A tradimento fu chiamato sulla porta il difensore del castello, quasi ci fosse l'intenzione di arrivare ad un accordo. Chiarino Montaroni uscì e fu freddato da un colpo di archibugio. Il Parisani si impadronì del cadavere e con l'aiuto dei suoi sgherri lo gettò nel fiume Tronto. Negli anni che seguirono il castello da fortezza si trasformò in residenza gentilizia della casata Ciucci che ne fu proprietaria fino al 1800, quando l'ultima ereditiera, Maria, sposò Giuseppe Amici che lo ha tramandato fino ad oggi ai suoi discendenti. La concezione iniziale della fortificazione era quella di un castello-recinto che fosse sia la residenza del signore, degli armati e dei famigliari, e sia un rifugio sicuro per gli abitanti del feudo in caso di pericolo. In tempi successivi, il subentrare di nuove necessità di spazi abitativi destinati alla vita quotidiana della famiglia signorile portò all'ampliamento della costruzione e al fiorire del piccolo borgo che cinge la base del castello, intorno allo sperone roccioso. Le mura di cinta, che racchiudono il cortile interno, seguono il bordo della rupe sviluppando una struttura irregolarmente circolare e chiusa. L'elemento bellico più evidente è la torre a scarpa munita di cordone antiscalata e di archibugiere, costruita nel XVI secolo. Con l’avvento della polvere da sparo il “guscio” del castello era insufficiente alla difesa territoriale ormai affidata esclusivamente alle strutture bastionate. Tuttavia il maniero, protetto dalle caratteristiche naturali del sito, presentava probabilmente una coronatura di merli e contava lungo il suo perimetro un notevole numero di gattoni in travertino, vale a dire mensole che, sporgendo a strapiombo dalla muratura, alloggiavano ballatoi e bertesche lignee, da cui spiare il nemico e, in caso di attacco, combattere rimanendo al coperto. Attualmente il castello, che conserva ancora la sua struttura originaria, è una raffinata struttura ricettiva e nelle stanze affrescate ospita un ristorante, certamente suggestivo. Vi è un sito web ad esso dedicato e che consiglio di visitare: www.casteldiluco.com
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