martedì 18 marzo 2014

Il castello di mercoledì 19 marzo


 
 
MONOPOLI (BA) - Castello di Santo Stefano (di Mimmo Ciurlia)

Il castello di Santo Stefano è un'importante fortificazione costiera, posta all'esterno della città di Monopoli, che ha avuto massima rilevanza per tutto il Medioevo. Sorge su una penisoletta, tra due piccoli porti naturali, denominata anticamente "Turris Paola", fiorente emporio romano a tre chilometri dal centro abitato in direzione Sud. Fondato nel 1086 da Goffredo d'Altavilla, conte normanno di Conversano,  dal sec. XII al XIV fu sede del monastero dei Benedettini, i quali diedero il nome alla rocca per la presenza delle reliquie del santo, poi traslate il 26 dicembre del 1365 da Monopoli a Putignano per difenderle dalle continue aggressioni turche e piratesche. Il monastero visse momenti di ricchezza e splendore disponendo di rendite terriere cospicue. Nel 1229, durante le dure lotte tra Papato e Impero, l'Abbazia fu completamente distrutta da Federico II che volle in questo modo punire i monaci benedettini per essersi schierati a favore del Papa. L’Abbazia venne ricostruita solo nel 1236 per opera dell'abate Riccardo, mentre nel 1296 l'abate Matteo completò l'opera ricostruendo il monastero. Intorno alla fine del XIII secolo i Cavalieri di Malta, che già possedevano un domus intra moenia adibita ad ospedale a Monopoli, al fine di controllare i traffici verso la Terra Santa con più dovizia, decisero di trasferirsi nell'abbazia rifortificando il vecchio maniero difensivo costiero. Crearono, così, un fossato tuttora visibile e resero utili all’attracco entrambe le calette ai lati del monastero – fortezza. Questo permise al complesso di divenire una tappa obbligatoria per i naviganti da Bari verso Brindisi. Le due cale rendevano, inoltre, possibile riparare più navi contemporaneamente e rifornirle dell’occorrente per intraprendere il viaggio verso la Terra Santa. Tra il 1700 e il 1800, venne inglobato nel Capitolo della Cattedrale di Monopoli ed annesso volontariamente all’amministrazione del regno dei Borboni. I privati che l'acquistarono al tempo di Murat, ne fecero invece una masseria. Di pianta quasi quadrangolare il castello-abbazia è caratterizzato da un ampio cortile interno al centro del quale è collocato un antico pozzo da cui si attinge acqua freatica. La struttura ospita due chiese: una romanica e una rupestre. Il portale della chiesa romanica accoglie il visitatore al primo ingresso nel cortile. In esso, si osservano i volti degli angeli che spuntano sui capitelli in mezzo alle foglie d'acanto. Nella lunetta vediamo Cristo in trono col Vangelo sulle ginocchia e in atto di benedire, mentre ai piedi si prostrano due mini figure in adorazione. Ai lati di Cristo, S. Stefano e S. Giorgio, il sacerdote sulla sinistra e il guerriero sulla destra. Vicino alla chiesa romanica si trova la chiesa rupestre, nella quale si scende per mezzo di una scala. La chiesa rupestre potrebbe essere la primitiva chiesa benedettina preesistente alla fondazione dell’abbazia, avvenuta nella seconda metà dell’XI secolo. L’abside della chiesa rupestre si trova a sinistra appena si entra, mentre un pilastro al centro dell’intero vano consente l’apertura di tre archi e con essi l'articolazione interna in spazi e ambienti. Il Castello di Santo Stefano è, inoltre, archeologicamente interessante per i resti di opus reticulatum, visibili per lunghi tratti nei suoi sotterranei, e per la presenza sulla costa di rudimentali bitte che dovevano servire per l’approdo dei navigli. Attualmente l'edificio è di proprietà della famiglia de Bellis che, grazie ad alcuni oculati interventi, lo ha portato all'antico splendore.
 
 

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