lunedì 30 giugno 2014

Il castello di lunedì 30 giugno





VINCHIATURO (CB) - Palazzo Baronale Jacampo

Originariamente chiamato Ruffirio, Vinchiaturo era un antico borgo arroccato su quella che oggi è detta l’altura di Monteverde, quasi inaccessibile a causa dell’asprezza del territorio. Dopo la sconfitta sannita, furono le truppe romane ad ottenere il controllo del borgo, che prese appunto il nome attuale, ossia Carcere con Catene. Il nome deriva dal fatto che in questa città trovarono la libertà i sediziosi cittadini sanniti cacciati dai loro territori conquistati. Da questo momento il paese si fossilizzò. Nel secolo XI, nel periodo Longobardo, Ugo di Molisio, Conte di Boiano, donò alla Cattedrale della sua città molti feudi tra cui quello di San Pietro presso Vinchiaturo. Vinchiaturo era dunque terra di pertinenza dei Conti del Molise: ed in questa condizione si tenne durante i periodi normanno e svevo fino al 1449. In quegli anni il paese e le sue terre furono assoggettate alla signoria dei fratelli Sanfromonte, giunti dalla Francia nella nostra nazione, alcuni secoli prima, al seguito di Carlo d'Angiò, per volontà di Alfonso I di Aragona. Vi fu allora, una sincera amicizia tra Antonello, uno dei fratelli, e Cola di Manforte, Conte di Campobasso, col quale caldeggiò l'ascesa al trono di Napoli di Giovanni d'Angiò, che fu però sconfitto nella battaglia di Troia del 1462. Fu a seguito del devastante terremoto che colpì la zona nel 1456, che il paese attuale iniziò a delinearsi. Pastori e contadini che abitavano le zone montane si spostarono a valle e ricostruirono qui le loro abitazioni. Fu così che Vinchiaturo, nel 1467, fu dato in feudo ad un certo Matteo Trossa cui successero nel 1550, i Senescallo di Capua. Un membro di tale famiglia, Camillo se ne disfece per la somma di 5200 ducati. L'acquirente fu Federico Longo, esponente di una famiglia venuta nel Reame con i Normanni, che ebbe conferito il titolo di Marchese nel 1626 e che detenne il feudo fino all'eversione della feudalità. È al marchese Federico Longo che si deve la costruzione del palazzo marchesale, intorno al quale si sviluppò il paese, e del Convento di Santa Lucia, dimora dei Frati Minori Osservanti. Nel Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani, Bibliotecario di S.M. Ferdinando IV Re delle Due Sicilie, datato 1805 si legge: "Vinchiaturo - Terra in Contado di Molise, compresa nella Diocesi di Boiano, distante da Campobasso miglia 5. Si crede da taluni che fosse sorta dalla distruzione di altri villaggi, ch'erano un tempo nelle sue vicinanze, come io credo di essersi piuttosto accresciuto di popolazione, poiché dall'essersi ritrovati nel suo territorio molte antiche iscrizioni, monete, corniole, ed altre cose, fa credere anzi che fosse popolato il luogo prima dei suddetti villaggi. Vi si vedono alcune torri, opera dei mezzitempi, e niente altro, che indicasse poi remota antichità"». Nella parte più alta del centro abitato, accanto alla maestosa Chiesa della Santa Croce, sorge il Palazzo Marchesale di Vinchiaturo, detto anche Palazzo Jacampo. L’edificio, di grande pregio storico, è costituito da due corpi contigui ed è risalente ad un periodo antecedente al 1550 anno in cui passò nelle mani del marchese Federico Longo di Napoli che lo acquisì da Camillo Siniscallo (o Senescallo) di Capua. Nel 1805, anno in cui un disastroso terremoto interessò anche Vinchiaturo, l’ultimo discendente dei Longo lo cedette alla famiglia Jacampo che vi dimorò fin quasi al termine del XX secolo. Degni di nota sono i soffitti delle sale principali, finemente decorati nel 1898, dal maestro Abele Valerio. Nel 2010 il palazzo è stato acquistato dalla famiglia Perrella di Vinchiaturo che ha intrapreso una meticolosa opera di ristrutturazione e restauro dell’intero edificio.
Fonti: http://www.borghiautenticiditalia.it/bai/comune-di-vinchiaturo-cb/, http://www.prolocovinchiaturo.it/p/monumenti.html, http://www.comune.vinchiaturo.cb.it/cultura
Foto: da http://stefanovannozzi.files.wordpress.com/2013/11/vinchiaturo-casa-jacampo-famiglia-iacampo-molise-beni-culturali-archivio.jpg e da

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