GIARDINI NAXOS (ME) - Castello di Schisò
Si affaccia sulla baia di Giardini Naxos, ed è
stato costruito a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Edificato su uno sperone
roccioso formato da una colata lavica di età preistorica, il nome Schisò deriva
dalla parola araba Al Qusus che significa seno o torace e identifica le due
formazioni vulcaniche sulle quali poggiano le fondamenta visibili sul prospetto
anteriore. Delle primitive torri cilindriche d'avvistamento ne restano due a
scarpata, che permettono di ipotizzare un complesso militare quadrangolare
fortificato di tipo angioino con quattro torri circolari collegate fra loro da
alte mura. Fu rimaneggiato e ricostruito nel XVI secolo con una torre di
avvistamento idonea a sorvegliare Capo Schisò, la baia compresa fino a
Capotaormina a nord e il golfo di Riposto a sud, a difesa delle incursioni dei
pirati guidati dal corsaro turco Khayr al-Din Barbarossa. Il Castello,
appartenente alla Corona Spagnola, svolgeva un’azione di controllo sul porto e
sulla baia, insieme alla Torre Vignazza ed al Basso Torrione. Sul lungomare si
affaccia la parte nobile e residenziale del complesso, all'interno del quale
venne installata l'attrezzatura per la raffinazione e distillazione dei
prodotti della canna da zucchero; la produzione di questa coltura era
un'attività lucrativa sorta intorno al XVI secolo e introdotta dagli spagnoli
in Sicilia. Tale utilizzo dell'edificio continuò fino al 1800 quando divenne una
fabbrica di derivati agrumari. Il castello venne rinnovato nel tardo XIX secolo
con l'aggiunta di balconi sulla facciata che prospettava sul lungomare, secondo
una tipologia adottata per i palazzi di civile abitazione. Il primo
proprietario nel 1582 fu don Cesare Statella nobile della città di Catania. La
proprietà passò in seguito alla nobile famiglia dei De Spucches (Marchesi di
Schisò e Gaggi, i quali ospitarono, per circa tre giorni del settembre 1713, il
sovrano Vittorio Amedeo II di Savoia), a Giovanni Conti facoltoso cittadino di Messina
(metà 1800), alla casata dei Lombardo Alonço (fino al 1900) e nel XX secolo l'edificio
passò alla famiglia dei Paladino attuali proprietari. L'aggregato ingloba una
chiesetta esistente al tempo del normanno Gran Conte Ruggero dedicata a San
Pantaleone, utilizzata dai contadini e pescatori di Schisò prima che sorgessero
edifici di culto più recenti. Si tratta di una antica dipendenza del Monastero
di Santa Maria di Gala ubicato nell'odierna Barcellona Pozzo di Gotto e data in
concessione ai monaci Basiliani di rito greco dalla reggente Adelasia del Vasto
nel 1104 - 1105. Proprietà, diritti e concessioni furono riconfermati con Regio
Privilegio dal figlio Ruggero II di Sicilia, comprensivo dell'esercizio del
diritto di pesca nelle acque della riviera di Taormina. Il castello è
attualmente disabitato e versa in stato di abbandono. Si mira ad un graduale
recupero dell'edificio storico pertanto la regione Sicilia ha inserito il Castello di Schisò nel complesso del
parco archeologico comprendente il Museo e l'area archeologica di Giardini
Naxos. L’edificio fortificato consiste in una torre, attualmente inglobata
all’interno di un grande edificio residenziale abbandonato, le cui fattezze
ottocentesche potrebbero inglobare un’antica fortezza, della quale la citata
torre parrebbe, ormai, l’unico elemento in vista. L’edificio turrito possiede
forma quadrata di otto metri per lato, cantonali rinforzati da conci squadrati,
muratura composta in media da pietrame vario non squadrato legato da malta. Si
consideri, comunque, che un vecchio intonaco ricopre buona parte della
tessitura muraria, rendendo in tal maniera impossibile un esame completo della
tecnica edilizia. Inoltre l’edificio si presenta coronato da beccatelli
sagomati in basalto, la cui esistenza su tutti e quattro i lati potrebbe
indicare l’originaria presenza di un camminamento impostato su assi lignei.
Lungo i lati rivolti a nord-est e sud-ovest la torre possiede due finestre, che
per posizione e stile parrebbero non facenti parte dell’impianto originario.
Entrambe le aperture hanno una cornice in pietra lavica, nella parte alta
impreziosita da semplice sagomatura. Le finestre della torre Schisò sono, per
fattezze, simili al piccolo ingresso della torre della Vignazza, esistente non
lontano dagli scavi dell’antica Naxos, nei pressi di contrada Recanati. Anche
in questo caso l’ingresso, nella sua porzione alta, è impreziosito da una
semplice sagomatura ricavata dalla pietra lavica.
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.areadellostretto.it,
testo di Giuseppe Tropea su http://www.medioevosicilia.eu/markIII/castello-di-giardini-naxos
(visitate il link per approfondire ancora le notizie storiche sul castello), http://www.messinaweb.eu/territorio/i-castelli/item/651-il-castello-di-giardini-naxos.html,
testo di Giuseppe Russo su http://www.intornoamessina.it/articoli/340/il-castello-di-schiso-un-tesoro-abbandonato/,
http://www.giardini-naxos.com/it_castello-di-shiso.html
Foto: da www.medioevosicilia.eu e di Luigi Strano su www.flickr.com
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