venerdì 25 luglio 2014

Il castello di sabato 26 luglio






PISCIOTTA (SA) – Palazzo Marchesale Pappacoda

E' l'anno 915 a segnare la nascita di Pisciotta. Gli abitanti di Bussento, dopo che i Saraceni di Agropoli assalirono, saccheggiarono e diedero alle fiamme il loro villaggio, cercarono scampo sui monti e sulle alture circonvicine. Molti si trasferirono al di là dei promontorio di Palinuro, dove formarono un piccolo villaggio, che chiamarono, in ricordo della perduta patria, Pixoctum, cioè piccolo Pixous. Da Pixoctum si ebbero poi Pixocta, Pissocta e Pisciotta. In realtà la prima notizia certa di un riferimento al toponimo “Pisciotta” si trova in un Diploma di Re Ruggiero, anno 1131, il quale nel definire i confini del Feudo del Monte Centaurino, riferendosi ad una località che serve a definire i confini scrive ”…de pissottanis…” . Il dato curioso che il Diploma scritto in greco, tale era la lingua dotta dell’epoca, riporta il “de pissottanis” in latino. Successivamente , sempre in epoca normanna nel 1144, Pisciotta venne indicata come Feudo che re Guglielmo detto il Malo conferì a tal Niel di Pisciotta. Dopo questa data il nome venne riportato nel Catalogun Baronum. Nel 1464, ancora da Molpa, saccheggiata dai Saraceni, arrivarono profughi che divennero definitivamente pisciottani; questa migrazione costituì il maggior apporto abitativo per il paese. Intanto il regime feudale  che si era instaurato, come abbiamo visto, in età normanna, proseguì indisturbato e fiorente e Pisciotta passò dai Caracciolo ai Sanseverino, poi ai Pappacoda, poi ad un generale spagnolo Sancho Martinez de Leyna, ai Pignatelli, poi ancora ai Pappacoda fino a  giungere ai principi Doria d’Angri con i quali si estinse il feudalesimo perché arrivò Gioacchino Murat che decretò la fine del regime feudale ed impose i Decurionati, creando così i moderni Comuni o Municipi. I fabbricati di fattura medievale di Pisciotta sono sovrastati dalla severa mole dei Palazzo Marchesale, costruito tra il 1600 e il 1700 dai Pappacoda, che si trova sui resti di un antico castello del XII secolo, visibili in una parte dell’antica fortezza oggi adibita ad abitazione civile (lato ovest). Il Palazzo Marchesale ha subito nei secoli diversi rimaneggiamenti, gli ultimi dei quali furono apportati dai Doria d’Angri che ne rifecero la facciata sud alla stregua di quella che ancora oggi è la facciata di Palazzo Doria d’Angri a Napoli in piazzetta VII settembre, all’inizio di via Toledo, lato nord. Un documento rinvenuto insieme ad altri di analogo contenuto presso l'Archivio di Stato di Napoli, consente di collocare in maniera temporalmente esatta e far luce su alcuni particolari riguardanti la ristrutturazione dell’imponente edificio. Il responsabile dei lavori fu mastro Vincenzo Desiderio, di Angri (luogo d'origine del principe Giovan Carlo Doria, marito della principessa Giovanna Pappacoda); lo stesso venne anche incaricato di eseguire i lavori di ampliamento della Chiesa Parrocchiale. I lavori al Palazzo, come si apprende da un altro contratto, si sarebbero dovuti concludere entro la primavera del 1792. A novembre del 1791 però il principe Doria morì, e per questa ragione - probabilmene - non furono completati, in particolare, la costruzione dello scalone e gli intonaci esterni. Di notevole interesse architettonico sono il portale e l’imponente scalone in pietra arenaria, oltre agli archi a tutto sesto e alla facciata. Il palazzo, che ospita la Biblioteca comunale, si affaccia direttamente sulla distesa di ulivi secolari che, come una valanga, degradano a mare fino al piccolo Porto Turistico di Marina di Pisciotta.


Foto: di Massimino Iannone su www.massiminoiannone.it e di Antonio de Angelis su prolocopisciotta.com

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