PISCIOTTA (SA) – Palazzo Marchesale Pappacoda
E' l'anno 915 a segnare la nascita di Pisciotta. Gli
abitanti di Bussento, dopo che i Saraceni di Agropoli assalirono,
saccheggiarono e diedero alle fiamme il loro villaggio, cercarono scampo sui
monti e sulle alture circonvicine. Molti si trasferirono al di là dei
promontorio di Palinuro, dove formarono un piccolo villaggio, che chiamarono,
in ricordo della perduta patria, Pixoctum, cioè piccolo Pixous. Da Pixoctum si
ebbero poi Pixocta, Pissocta e Pisciotta. In realtà la prima notizia certa di
un riferimento al toponimo “Pisciotta” si trova in un Diploma di Re Ruggiero,
anno 1131, il quale nel definire i confini del Feudo del Monte Centaurino,
riferendosi ad una località che serve a definire i confini scrive ”…de
pissottanis…” . Il dato curioso che il Diploma scritto in greco, tale era la
lingua dotta dell’epoca, riporta il “de pissottanis” in latino. Successivamente
, sempre in epoca normanna nel 1144, Pisciotta venne indicata come Feudo che re
Guglielmo detto il Malo conferì a tal Niel di Pisciotta. Dopo questa data il
nome venne riportato nel Catalogun Baronum. Nel 1464, ancora da Molpa,
saccheggiata dai Saraceni, arrivarono profughi che divennero definitivamente
pisciottani; questa migrazione costituì il maggior apporto abitativo per il
paese. Intanto il regime feudale che si era instaurato, come abbiamo
visto, in età normanna, proseguì indisturbato e fiorente e Pisciotta passò dai
Caracciolo ai Sanseverino, poi ai Pappacoda, poi ad un generale spagnolo Sancho
Martinez de Leyna, ai Pignatelli, poi ancora ai Pappacoda fino a giungere
ai principi Doria d’Angri con i quali si estinse il feudalesimo perché arrivò
Gioacchino Murat che decretò la fine del regime feudale ed impose i Decurionati,
creando così i moderni Comuni o Municipi. I fabbricati di fattura medievale di
Pisciotta sono sovrastati dalla severa mole dei Palazzo Marchesale, costruito
tra il 1600 e il 1700 dai Pappacoda, che si trova sui resti di un antico castello
del XII secolo, visibili in una parte dell’antica fortezza oggi adibita ad
abitazione civile (lato ovest). Il Palazzo Marchesale ha subito nei secoli
diversi rimaneggiamenti, gli ultimi dei quali furono apportati dai Doria
d’Angri che ne rifecero la facciata sud alla stregua di quella che ancora oggi
è la facciata di Palazzo Doria d’Angri a Napoli in piazzetta VII settembre,
all’inizio di via Toledo, lato nord. Un documento rinvenuto
insieme ad altri di analogo contenuto presso l'Archivio di Stato di Napoli,
consente di collocare in maniera temporalmente esatta e far luce su alcuni
particolari riguardanti la ristrutturazione dell’imponente edificio. Il
responsabile dei lavori fu mastro Vincenzo Desiderio, di Angri (luogo d'origine
del principe Giovan Carlo Doria, marito della principessa Giovanna Pappacoda);
lo stesso venne anche incaricato di eseguire i lavori di ampliamento della
Chiesa Parrocchiale. I lavori al Palazzo, come si apprende da un altro
contratto, si sarebbero dovuti concludere entro la primavera del 1792. A
novembre del 1791 però il principe Doria morì, e per questa ragione - probabilmene
- non furono completati, in particolare, la costruzione dello scalone e gli
intonaci esterni. Di notevole interesse architettonico sono il portale e
l’imponente scalone in pietra arenaria, oltre agli archi a tutto sesto e alla
facciata. Il palazzo, che ospita la Biblioteca comunale, si affaccia
direttamente sulla distesa di ulivi secolari che, come una valanga, degradano a
mare fino al piccolo Porto Turistico di Marina di Pisciotta.
Fonti: https://www.oneonline.it/cilento/pisciotta.html,
testo dell’Avv. Francesco Russo su http://prolocopisciotta.com/storia/,
http://www.scopripisciotta.it/borghi-del-cilento/pisciotta.html,
http://www.massiminoiannone.it/contratto_per_lavori_al_palazzo_marchesale.html
Foto: di Massimino Iannone su www.massiminoiannone.it e di Antonio de Angelis su prolocopisciotta.com
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