CAMEROTA (SA) – Castello marchesale
Nell' Alto Medioevo il territorio strategico di Camerota era una zona di
confine fra il Principato Longobardo di Salerno e il tema imperiale bizantino
di Calabria. La regione, abbastanza spopolata, ospitava eremiti italo-greci che
occupavano le grotte come quella di San Biagio. Insediamenti rurali nacquero
vicino alle badie italo-greci di San Cono(one) e quello di San Pietro a
Licusati prima dell'inizio dell'XI secolo. Non ci sono indizi che il territorio
di Camerota fosse ancora integrato nella notevole espansione economica e
demografica del principato longobardo. Non si sa nemmeno se i Longobardi avessero
creato una fortificazione con una guarnigione a Camerota. Però si sa che con
l'avvento dei Normanni il territorio cominciò ad essere maggiormente popolato e
capace di produrre ricchezza. Dopo la conquista di Salerno da parte dei
Normanni nel 1076, apparve una famiglia signorile nel territorio, con
consistenti proprietà nel Cilento. Florio di Camerota era un funzionario reale
molto in vista nel Regno di Sicilia durante la seconda meta del XII secolo. Essendo
un territorio strategico, Camerota soffrì molto durante la guerra del Vespro
Siciliano alla fine del XIII secolo che finì con la divisione del Regno fra la
parte di Napoli e quella di Sicilia. Nel 1552 la cittadina fu devastata e
saccheggiata dai Turchi, comandati dal generale Rais Dragut, che assalirono il
castello danneggiandolo. Nel 1647 la città, cavalcando la sommossa di
Masaniello, si sollevò contro il proprio feudatario, Paolo Marchese, che aveva
tentato di ripristinare lo jus primae noctis. La rivolta si concluse con la
morte del signore che i camerotani, inferociti, uccisero e fecero a pezzi,
disseminandoli poi un pò dovunque. Nel 1828 Camerota aderì ai moti cilentani soffocati
dai Borboni. Dal 1811 al 1860 Camerota fu capoluogo dell'omonimo circondario
appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie. La parte più
alta del borgo è dominata dal castello medievale, che si apre su piazza
Vittorio Emanuele III. Verso la fine del XIII secolo ne fu signore Tommaso da
Salerno e nella prima metà del secolo successivo Marino de Diano, a cui successe
Roberto Origlia, il cui feudo rimase alla famiglia fino al 1404 quando fu dato
in fitto ai Borrello e successivamente ai Lancellotti, pur rimanendo sempre un
possedimento dei Sanseverino. Passò infine a Francesco Landone figlio del conte
di Venafro e, quando Camerota divenne marchesato, fu attribuito alla famiglia
de Sangro, poi ai Marchese e agli Orsini. Costituito da un corpo a due piani,
era dotato di una torre maestra, collegata visivamente alle altre del
territorio, per garantire la difesa dagli attacchi nemici. Si presume che sia
stato costruito nel Medioevo. Il castello di Camerota era nel 909 la seconda
roccaforte del Cilento, assieme ad Agropoli. Il fortilizio marchesale fu
uno dei 150 Munita Oppida. Il maschio principale sembra risalire al periodo
normanno (tardo secolo XI-inizio secolo XII). Insieme con la Chiesa italo-greco
di San Daniele, formava l'asse originale del più antico rione del paese. Oggi
rimangono solo le mura e le torri. Al maniero si accedeva attraverso
tre porte, una
delle quali (la Porta di Suso) è ancora visibile; le altre (Porta di Santa
Maria e Porta di San Nicola) sono invece completamente scomparse. All'interno
vi era anche una cappella. Durante dei saccheggi fu dato alle fiamme. In
origine fu costruito come residenza signorile. Attualmente l'edificio è in
rovina, ridotto in pessime condizioni dall'incuria dell'uomo e dagli agenti
atmosferici. Un
primo intervento di recupero si è
avuto solo alcuni anni fa, grazie all’interessamento dell’amministrazione
comunale che è riuscita a beneficiare di un finanziamento di centomila euro
stanziato direttamente dal governo. Denaro che non è però bastato a mettere in
sicurezza l’intera struttura.
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