CASTELNUOVO CILENTO (SA) – Castello
Il borgo, denominato Castelnuovo nel medioevo,
apparteneva al feudo di Agnello di Senerchia, a cui fu tolto per fellonia. Nel periodo
della dominazione longobarda il castello, insieme a quelli di Castellammare
della Bruca, e di Novi Velia, costituì un grande sbarramento alle vie di
comunicazione che, a quell'epoca attraversavano la regione. Posto su una
collina, in posizione baricentrica rispetto all'intero territorio comunale,
dalla quale si domina con lo sguardo la valle dell'Alento fino alla costa, questo
borgo sorge intorno a un castello, tra anguste stradine in pietra. Secondo la
tradizione, dopo la caduta del castello della Bruca (i cui ruderi e la torre
sono ancora visibili sull'acropoli dell'antica Velia), gli ultimi abitanti
l'abbandonarono e, risalendo la piana verso l'interno in cerca di un rifugio
più sicuro, posero la loro dimora nei pressi di una vecchia fortificazione
normanna che da allora, accresciuta dal nuovo flusso, prese il nome di
Castelnuovo. La collina sulla quale sorge il paese fu nel passato ricoperta da
piccole celle ed eremitaggi di benedettini, di cui di tanto in tanto si trovano
dei ruderi. Tale peculiare sistema difensivo, all'interno del quale in virtù
della posizione strategica assunta dalle singole fortificazioni era possibile
stabilire segnalazioni visive, garantì una validissima protezione delle zone
limitrofe. Secondo l'Antonini, il costruttore del castello fu il grande
giustiziere del regno di Federico II, Gisulfo di Mannia e risale all'anno
mille. La struttura del castello, con l'arco abbassato e le pietre disposte a
taglio e a filari, è tipicamente normanna. Con la rivolta dei Baroni di
Capaccio, alla quale partecipò anche Gisulfo di Mannia, conclusasi con una
sanguinosa repressione, i beni dei Mannia vennero confiscati e Castelnuovo fu
assegnato a Guido d'Alemagna, un cavaliere francese della corte di Carlo
d'Angiò, morto nel 1297, che fece ricostruire il castello, che era stato
saccheggiato e danneggiato, nella versione a noi oggi pervenuta. Fece poi
costruire fortilizi simili a quelli di Castelnuovo a Lucera e a Manfredonia in
provincia di Foggia. Ci troviamo di fronte ad un'architettura militare di
difesa e se osserviamo la torre, possiamo comprendere che doveva servire come
ultimo baluardo difensivo quando le altre parti del castello fossero cadute in
mano dei nemici ed è molto indicativo che l'ingresso della torre non è al pian
terreno, ma è elevato. Il feudo di Castelnuovo col suo castello, scomparsa la
casa d'Alemagna nel 1496, venne confiscato per volere di Ferrante II D'Aragona che
lo assegnò ai Carafa. Nel 1724 il feudo pervenne alla famiglia dei marchesi
Talamo-Atenolfi che tuttora ne sono i proprietari. La rivoluzione del 1799, le
guerre napoleoniche non consentirono ai Talamo-Atenolfi una buona manutenzione
del castello. Durante i tre terremoti che si ebbero tra il 1850 e il 1857 ci
furono diversi crolli ed anche la torre venne gravemente danneggiata. Allora
i Talamo-Atenolfi si trasferirono giù nella contrada Pantana, dove avevano un
enorme caseggiato, che nel 1848, durante i moti cilentani, fu luogo d'incontro
delle numerose colonne d'insorti e nel 1860 la torre di Castelnuovo fu
definitivamente abbandonata e con le lesioni provocate dai precedenti terremoti
divenne un rudere. Nel 1966 il marchese ed ambasciatore Giuseppe Talamo
Atenolfi decise di intervenire sulla struttura per sottrarla alla definitiva
rovina e, con la collaborazione del Ministero, nel 1966 vennero eseguiti i
lavori di restauro che restituirono al complesso la sua antica fisionomia. Secondo
una leggenda, il maniero di Castelnuovo era collegato con il castello di Velia
e con altri castelli della zona attraverso dei cunicoli sotterranei. Il
castello ha due torri principali di cui una rotonda (identica a quella di Velia
ad Ascea Marina) ed una a pianta quadrata. La torre cilindrica, punto di forza
dell'intera opera difensiva, ha una base tronco-conica e presenta alcuni
particolari costruttivi caratteristici dell'architettura militare angioina,
riscontrabili anche nelle vicine e coeve torri di Velia e di Castelcivita: le
volte delle coperture intermedie, la stretta scala che si svolge nello spessore
murario del corpo cilindrico, le caditoie (beccatelli) realizzate con mensole
di pietra sagomata e la comune logica costruttiva in base alla quale queste
fabbriche venivano strutturate per la lotta corpo a corpo. Oggi, in giorni
prestabiliti, è possibile visitare il castello e godere dell'ampio panorama che
ammirabile dalla torre. A fine luglio 2014 ho avuto il grande piacere di visitare questo castello molto affascinante....
Fonti: http://it.wikipedia.org,
http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Castelnuovo_Cilento,
http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/client/scheda.aspx?scheda=612&stile=3&ti=45,
Foto: di gianniB su http://rete.comuni-italiani.it
e da www.allwebitaly.it .
Le due sottostanti le ho scattate io durante la mia visita nel luglio 2014
Le due sottostanti le ho scattate io durante la mia visita nel luglio 2014
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