POJANA MAGGIORE (VI) - Castello
Intorno all'anno 1000 gli imperatori tedeschi del Sacro Romano Impero e i
pontefici di Roma, si contendevano il territorio dell'Italia. Invasioni
barbariche, guerre e distruzioni durarono diversi secoli e insanguinarono tutta
l'Europa. In seguito a questa situazione di continuo pericolo i ricchi
feudatari si procurarono difese adeguate per proteggere i loro beni. Nelle
campagne i primi sistemi di difesa sorsero verso l'anno 900 e interessarono
oltre che Pojana, anche tutti i centri abitati vicini. A Pojana il castello fu
costruito intorno all'anno 1000 per conto dell'allora feudatario, il vescovo di
Vicenza che lo fece presidiare dalle proprie milizie. La costruzione era di forma
quadrata, con 4 torri agli angoli, del tutto simili a quelle ancora esistenti a
Montagnana. Il mastio era posto sul lato est, dove esisteva l'unico ingresso al
castello servito di ponte levatoio. In seguito anche attorno al borgo vennero
innalzate le mura di protezione e scavato un fossato. Il feudo di Pojana, che
comprendeva il castello ed il borgo abitato, passò di mano in mano diverse
volte. Lo si trova di proprietà del conte Maltraversi di Padova, che nel 1187
provvide a fortificarlo; del Comune di Vicenza nel 1210; della Curia di Vicenza
nel 1221 e quindi alla nobile famiglia Pelli. In quel tempo, dopo la cacciata
di Federico Barbarossa, fu stabilito che ogni comune avesse la possibilità di
mettere il proprio ordinamento e le proprie leggi, quindi tutte le nostre
comunità godevano di grande libertà. Nel frattempo Federico II, imperatore del
Sacro Romano Impero, tendeva ad assoggettare tutte le città dell'Italia del
Nord. A suo fianco Federico II chiamò il Conte Ezzelino III da Romano, che con
il suo esercito e la sua ferocia riuscì ad assoggettare tutte le città della
marca trevigiana, compresi Trento, Mantova e Brescia. Ma non vi riuscì con
Padova. Più tardi anche questa dovette soccombere alla prepotenza di Ezzelino
che dopo averla conquistata diede il via ai massacri, insidiandosi poi nel
palazzo più prestigioso della città. Tutti i castelli della zona in mano agli
avversari di Ezzelino vennero assaliti e conquistati. Ciò avvenne anche a Pojana,
con la distruzione del castello nel 1240. Ricostruito nei primi anni del '300
venne nuovamente abbattuto nel 1312 nel corso della guerra fra Padovani e
Veronesi. Fino all'annessione del territorio al dominio della Serenissima, il
Castello di Pojana occupava una posizione chiave nella vasta area del basso
vicentino, riuscendo a controllare i territori padovani a sud est ed i
territori veronesi ad ovest. Il castello era infatti naturalmente protetto da
tre corsi d'acqua in direzione di Montagnana e da torri di vedetta verso Orgiano,
Sossano e Noventa che difendevano anche il borgo sviluppatosi intorno. Sulle
rovine del castello il conte Pagano Paltinieri costruì la sua casa dominicale
"in laterizio e pietra". Nel 1400 Odorico Pojana abbellì il palazzo e
rialzò la torre, parzialmente distrutta nel 1312, adattandola a residenza
secondo i nuovi costumi del tempo stabiliti dalla Serenissima. Origini molto
antiche ha anche la chiesetta di S. Zenone, ricostruita all'inizio del '400 per
uso familiare e ristrutturata nel 1588 dalla Badessa Silvia Pojana. La Chiesa
venne dotata di un nuovo altare in marmo, l'aula venne ornata con una volta
dipinta, l'abitazione attigua, destinata a sagrestia, venne fatta affrescare e
ancor oggi se ne possono scorgere alcune deboli tracce.
è in occasione di quest'intervento che la torre venne
ingentilita con la costruzione della loggetta ornata con metope, triglifi ed
oculi in pietra tenera mentre al suo interno la scala e l'ambiente al piano
primo vennero ornati con volte in muratura a botte e ad ombrello. Prima di
quest'intervento gli ambienti erano probabilmente decorati da un fregio
affrescato lungo tutto lo sviluppo delle pareti, così come testimoniano le
tracce di pittura visibili in corrispondenza della canna fumaria crollata e le
decorazioni pittoriche con motivi floreali sono presenti anche nell'ambiente al
piano secondo, non più accessibile per il crollo della scala esterna. Notizie
di nuovi lavori al complesso ritornano nel 1697 come si legge in un'epigrafe
sotto il cornicione del rustico a destra della torre a conferma delle opere
compiute per ampliare i resti dell'antica scuderia del castello, per abbellire
l'interno del palazzo, e per adattare una parte di terra a giardino. I rustici
ai lati della torre furono oggetto di ulteriori interventi sul finire del
secolo scorso, probabilmente nel 1880 in occasione dell'interramento del
fossato, dell'eliminazione delle tracce del ponte levatoio e della costruzione
del portichetto neogotico che unisce il palazzo all'annesso della sacrestia.
è assai probabile che in questa
circostanza siano state aperte anche le attuali bifore neoromaniche. La
chiesetta venne utilizzata costantemente nel corso dei secoli come cappella
gentilizia, mentre il locale attiguo, costruito con funzioni di sacrestia in
tempi recenti, fu ampliato con l'edificazione di un annesso rustico utilizzato
come caseificio e poi come essiccatoio tabacchi. Il palazzo pur conservando
l'originaria funzione abitativa, fu stato trasformato da dimora signorile a
semplice edificio fattorile e attualmente assieme agli altri fabbricati
testimonia l'abbandono in cui versa l'intero complesso. Castelli come quello di
Pojana, in età medioevale piuttosto diffusi, cominciarono a scomparire per le
violente battaglie fra fazioni rivali. La peculiarità di questo complesso,
tuttavia, risiede nell'ambiente che si è venuto a creare con la fine del XVI
secolo quando i conti Pojana commissionarono ad Andrea Palladio la loro nuova
dimora prospiciente l'antico castello. Il complesso architettonico del castello
è un caso architettonico in cui si vedono coesistere impianto e struttura
difensiva di tipo medioevale, accanto ad adeguamenti alle tradizioni abitative
quattrocentesche, ad adattamenti alle nuove mode del vivere e dell'abitare
legate alla riscoperta della campagna, tipiche della civiltà di villa, a colti
rinnovamenti architettonici ottocenteschi fino a giungere alla caduta di ogni
interesse per l'eredità storica trasmessa dal complesso castellato, con
conseguenti incompatibili modificazioni dell'utilizzo che hanno via condotto al
completo abbandono e disinteresse per una significativa pagina di storia del
Basso Vicentino.
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