CENTOLA (SA) - Castello in frazione San Severino
Il vecchio abitato di San Severino è un borgo medievale abbandonato
sovrastante la valle del fiume Mingardo, che qui scava una stretta forra
chiamata Gola del Diavolo. Risale al X-XI secolo e serba tracce delle varie
epoche storiche fino al Novecento, conservando le rovine di un castello e di
una chiesa. Secondo l'umanista Pietro Summonte, il villaggio prese il nome
dalla famiglia Sanseverino, la più potente e ricca nel Principato di Salerno,
con i Normanni prima e nel Regno di Napoli poi con gli Angioini e Aragaonesi.
Di parere opposto è Giuseppe Antonini, il quale, all'inverso, sostiene che
sarebbe stata la famiglia patrizia a prendere il nome dal borgo; la stessa tesi
sostengono il Bozza e Domenicantonio Stanziola, prete e storico di Centola del
XIX secolo, secondo il quale la potente famiglia dei Sanseverino "si nomò
così dal castello e Borgo di Sanseverino". Le fonti storiche esistenti
indicano nel VII secolo la probabile origine dell'insediamento urbano nella
gola della "Tragara" che sovrasta il fiume Mingardo ad opera di
mercenari bulgari emigrati con il loro principe Aztek nel principato longobardo
di Salerno, come riferito da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum.
Questi soldati furono adibiti al controllo della gola del Mingardo e della
principale arteria di collegamento per il Golfo di Policastro che appunto si
dipanava per questa gola, garantendo il collegamento con il porto di Palinuro.
A quest'epoca risale il primo insediamento con la costruzione di una torre di
avvistamento, i cui resti sono visibili dall'alto, e le prime abitazioni per
gli armigeri. L'importanza strategica che rivestiva per i Longobardi il
possesso del borgo fortificato è testimoniata dall'aspra contesa che vi fu nel 1075
tra il conte Guido di Policastro e Guimondo dei Mulsi. In origine, nel 1054, il
castello, con il feudo di Policastro, era stato attribuito a Guido dal Principe
di Salerno, Gisulfo II, figlio di Guaimaro V, per ricompensarlo del suo aiuto
per ottenere il dominio del Principato; successivamente, però Guimondo,
feudatario confinante, avanzò delle pretese sul borgo, sostenendo che doveva
essere assegnato a lui. Per risolvere la controversia, i due nobili accettarono
di sottoporsi all’arbitrato del principe di Capua, ma Guido non arrivò mai
nella città, perché fu ucciso in un’imboscata proprio nella gola del Mingardo
dagli sgherri di Guimondo dei Mulsi. La morte di Guido privò il regno
Longobardo di uno dei suoi migliori ingegni, “così morì la luce di tutti i
Longobardi” scrisse Amato di Montecassino nella sua
Storia dei Normanni;
dopo questo fatto di sangue, Guimondo occupò il Borgo, ma per ordine regio fu
costretto a consegnarlo al fratello di Guido, Landolfo, che ne conservò il
dominio fine alla fine del regno Longobardo avvenuta nel 1077, con l’avvento
dei Normanni, quando Landolfo conservò i propri domini, ma dovette consegnare i
castelli più importanti tra cui San Severino. Con i Normanni (1077–1189) e
successivamente con gli Svevi (1189-1266) furono realizzate altre opere di
fortificazione, soprattutto da Federico II, il quale dispose la realizzazione
della cinta muraria; fu realizzata altresì la chiesa di notevoli dimensioni a
picco sullo strapiombo della gola della Tragara. La sua posizione strategica
fece sì che durante la guerra del Vespro San Severino diventasse teatro di
guerra, in particolare innumerevoli sofferenze soffrì la popolazione per le
scorrerie degli Almogaveri, tanto che nel 1291 per disposizione di Carlo II
d'Angiò, il paese, assieme ad altri centri del Cilento, venne esentato dal
pagamento delle tasse. La tradizione orale parla con riferimento a questo
triste periodo di un grande battaglia nella valle del Mingardo, con grande
numero di morti e feriti, scontro che portò alla caduta di San Severino e alla
sua presa da parte degli Aragonesi. Con l’avvento di questi ultimi (1444), il
borgo fortificato, già da anni della potente famiglia dei Sanseverino, essendo
venuta meno la sua importanza strategica, anche per lo sviluppo delle armi da
fuoco, cadde in decadenza e il castello venne abbandonato; notevole sviluppo
ebbe l'insediamento civile, anche grazie all'attività estrattiva di gesso,
scoperto nella zona. Nel 1552 i Sanseverino, signori del borgo, per contrasti
con il re spagnolo Carlo V, furono esiliati dal Regno di Napoli, riparando in Spagna,
mentre il loro feudo del Cilento fu smembrato in tanti suffeudi, venduti dalla
Corona al migliore offerente: San Severino fu comprato all'asta dalla famiglia
Tancredi, poi nel 1628 passò alla famiglia Albertini di Nola, discendente dalla
famiglia Alberti di Prato, poi nel 1794 fu acquistato dalla famiglia Quaranta
di Cava che lo tenne fino all'abolizione della feudalità avvenuta nel 1806 ad
opera dei Francesi di Napoleone, conquistatori del Regno di Napoli. Nel 1624,
gran parte della popolazione morì di peste: è di questo periodo la
consacrazione della chiesa alla Madonna degli Angeli, appunto protettrice
contro il morbo. Nel corso della prima metà del 1700, venne abbandonata la
chiesa cattedrale in quanto la popolazione, a causa delle generali condizioni
di povertà e miseria, non poté realizzare i lavori di manutenzione necessari,
sollecitati dal vescovo di Vallo della Lucania del 1746. Attualmente, il
vecchio Borgo presenta l'accesso principale ostruito da transenne che possono
però essere facilmente by-passate. All'interno vi sono tracce di lavori di
messa in sicurezza non ancora terminati e la vegetazione spontanea sta
prendendo il sopravvento. Del castello ormai resta solo una parte di una torre
quadrata e pochi ruderi illeggibili, situati all'estremità occidentale. Da qui è
possibile ammirare tutto il panorama circostante. Il palazzo baronale, giunto a
noi solo in parte, si distingue per la sua notevole dimensione; occupa la parte
più elevata dell'abitato, prossima alla piazzetta di Santa Maria degli Angeli. Risultato
dell'aggregazione di due diversi edifici, si articola su tre livelli ed è stato
abitato fino agli anni'50. Per approfondire, consiglio i seguenti link: http://www.cilentocultura.it/cultura/severin/severin1.htm,
https://www.youtube.com/watch?v=jEIDHbdDaOw&noredirect=1 (video),
http://www.nobili-napoletani.it/Quaranta-San-Severino.htm
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.paesifantasma.com/website/san-severino-di-centola/,
http://www.parcodellacivitella.it/drupal/sites/default/files/San%20Severino%20di%20Centola.pdf
Foto: di G. Zicarelli su http://digilander.libero.it/sc.tecnico/San%20Severino%20di%20Centola.htm
e da
www.mingardoemiti.it
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