martedì 19 agosto 2014

Il castello di martedì 19 agosto






AULLA (MS) - Castello in frazione Bigliolo

di Mimmo Ciurlia 

Il castello di Bigliolo è situato in cima ad una colle, protetto da una muraglia di 260 metri che lo circonda, e si estende per circa 2500 m². La sua costruzione  risale a prima del XII secolo e fu una delle fortificazioni che presidiarono la gran corte Vescovile della media Lunigiana. Per quanto non si abbiano particolari notizie di avvenimenti che lo riguardano, è certo che esso non rimase estraneo, nel sec. XIII, alle lotte combattute fra il Vescovo e i Malaspina in Val di Aulella (Ugo Formentini). Bigliolo, dopo queste contese, finì nel potere dei Marchesi di Filattiera e precisamente a Bernabò Malaspina, feroce persecutore della Diocesi Lunense. Questi lo lasciò al figlio Francesco. Dall'atto di divisione del 1275 risulta che a quest'ultimo, iniziatore della linea di Olivola, fu assegnato fra l'altro, anche tutto ciò che la famiglia possedeva in castro Bilioli (Ugo Formentini). Il castello di Olivola fu scelto a capoluogo del vasto feudo perché era ritenuto il più sicuro e anche perchè posto quasi al centro del dominio feudale comprendente Aulla - Terrarossa - Virgoletta - Pieve de Monti Licciana - Varano - Groppo San Pietro - Bastia - Agnino - Bigliolo - Pallerone' ( C. Caselli). Nel 1412, dopo l'eccidio di Apella, in cui il Capitano Rossi di Varano uccise i due Marchesi di Olivola, si estinse detta dinastia e Bigliolo con Magliano, Collecchia e Pallerone, sentita la popolazione, scelse la dipendenza dai Marchesi Leonardo e Galeotto del Castello dell'Aquila a Gragnola. Nel 1418 Bigliolo passò, insieme ai castelli del suddetto Feudo, sotto il dominio di Firenze, quale pena inflitta ai feudatari del Castello dell'Aquila per la strage dei Marchesi della Verrucola di Fivizzano. Successivi accordi con Firenze, nel 1428, riportarono Bigliolo nel dominio dei Marchesi di Gragnola fino al 1466, anno in cui morì il Marchese Galeotto e, per mancanza di figli maschi, si estinse il ramo dei Marchesi dell'Aquila. Nel 1467 Bigliolo passò al marchese Malaspina Gabriele di Fosdinovo fino al 1510, quando alla sua morte il figlio Lazzaro I, dalla divisione del feudo, secondo la ben nota legge di successione dei Malaspina, diede inizio alla seconda Dinastia dei Marchesi di Olivola. Un momento tragico per il Castello di Bigliolo si verificò nel 1523, quando Giovanni de' Medici, detto dalle Bande Nere, acquistato il feudo di Aulla, che non gli fu confermato dall'Imperatore, tentò di costruirsi un feudo in Lunigiana, assalendo vari castelli. Bigliolo fu tra quelli, come Bastia, che resistette, e dove le Bande Nere commisero stragi e atrocità inaudite. La sanguinosa presa di Bigliolo fu certamente successiva allo scontro di Bibola dove i circa 700 soldati di Giovanni dalle Bande Nere ebbero la meglio sui 2000 soldati dei Malaspina, fra i quali vi erano anche uomini di Bigliolo. Giovanni dalle Bande Nere, poi, su consiglio del Vescovo di Pistoia, mandato dal Papa Clemente VII (Papa dello scisma anglicano), figlio di Giuliano dei Medici, fece pace con i Malaspina e ricevuti 2500 scudi d'oro abbandonò la zona. Da quel momento si accentuò la decadenza del castello di Bigliolo come centro abitato, di fronte all'emergere delle ville del piano, anche se conservò una posizione di prestigio perché vi si continuò ad amministrare la giustizia e a convocare le assemblee. Il 14.11.1568, con un contratto rogato dal notaio Giovanni Michele dei Cerri di Bigliolo, i figli di Lazzaro I divisero il marchesato in due parti, una comprendente Pallerone con Canova assegnata a Spinetta e a Carlo e l'altra comprendente Olivola con Bigliolo assegnata a Camillo e a Troilo. Si diede inizio ad una direzione collegiale, in cui i due Marchesi padroni si sarebbero alternati per un anno, l'uno dopo l'altro nel governo della quota assegnata. Il desiderio di conservare la sostanziale unità del feudo indusse però il 10 marzo 1572 Camillo, Carlo e Troilo, scapoli, a regolare con atto notarile la successione, in modo che Spinetta, l'unico ad essersi ammogliato, potesse garantire con i suoi figli, la continuità della dinastia inaugurata da Lazzaro I. Nel periodo Napoleonico le terre di Lunigiana passarono, con l'editto datato 2/7/1797, alla Repubblica Cisalpina. Oggi restano i ruderi, rivestiti dall'edera e invasi dalla vegetazione, di tutto il tratto nord della fortificazione con una torre cilindrica e la torre est.


Foto: da www.dodecapoli.com e da http://terredilunigiana.blogspot.it/2014/03/13-gennaio-2014-ritorno-al-castello-di.html

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