mercoledì 22 agosto 2018

Il castello di giovedì 23 agosto



CHIUSDINO (SI) – Castello di Frosini

Il piccolo borgo di Frosini si trova sulla Strada statale 73 Senese Aretina, nel tratto compreso tra Monticiano e Rosia. Di origini molto antiche – è infatti ricordato in documenti dell'XI secolo – era di proprietà dei Conti della Gherardesca (è nominato per la prima volta nell’atto di donazione del monastero di S. Maria di Serena presso Chiusdino del 1004) e rivestiva un ruolo difensivo importante, soprattutto per la presenza di un castello in posizione strategica sulla strada Massetana che conduceva da Siena alle Colline Metallifere ed alla Maremma. Questo piccolo abitato si trovò spesso al centro di controversie tra i Della Gherardesca, legati da vincoli di fedeltà al vescovo di Volterra, e Siena, che alla fine nel 1215 ne prese la sovranità. In seguito divenne possesso dei beni della vicina abbazia di San Galgano per decreto del Concistoro della Repubblica Senese. Successivamente il castello si trovò sotto l'influenza dei Pannocchieschi, nominati in un atto del 1134 redatto a Pisa. Nel secolo XIII fu eretto a Frosini uno spedale per i pellegrini che transitavano sulla vicina Via Francigena. Dopo il secolo XIV il territorio di Frosini fu definitivamente incorporato nel vasto patrimonio dell'Abbazia Cistercense di S. Galgano. Da allora in poi fu affidato in commenda a prelati o porporati. L'ultimo commendatario, il cardinale Giuseppe Maria Feroni, sotto il governo di Pietro Leopoldo, lasciò la tenuta in eredità ai suoi nipoti. Il marchese Leopoldo Feroni di Firenze, a cui toccò di parte la fattoria di Frosini, ristrutturò la tenuta, intraprese nuove coltivazioni e fece erigere una nuova chiesa all'ingegner Baccani di Firenze. Al castello, come sopra detto, c'era uno spedale per pellegrini. Ma notizie storiche più precise ci riportano la presenza, dal XII al XIV secolo, di una "magione" dei Cavalieri Templari (la "Mansio Templi de Fruosina"), certamente rifugio di pellegrini e viandanti ma anche base del potente e misterioso ordine cavalleresco. Numerosi atti attestano i rapporti tra la vicina abbazia di San Galgano e i templari di Frosini: si tratta di donazioni e vendite di terreni e poderi nel circondario. Da questi atti si scopre una forte presenza templare in tutta la zona che ospitava altre magioni e poderi sotto il diretto controllo templare. Nei toponimi, nelle costruzioni e nei segni sui monumenti restano varie testimonianze di questa presenza. Da menzionare è la chiesa di San Michele Arcangelo, in uno spiazzo antistante il castello, minuscola, in stile romanico, tipico delle costruzioni templari. La dedica all'Arcangelo si può far risalire alla devozione a San Galgano. Secondo la leggenda San Michele apparve in sogno al Santo a indicargli la via da seguire. San Michele è un santo guerriero, ritratto sempre a spada sguainata infatti è il santo dei Cavalieri, e ovviamente dei templari. Innumerevoli sono i luoghi di culto legati ai templari e intitolati a lui: un'altra conferma della presenza dell'ordine a Frosini. Inoltre i Templari avevano edificato nelle vicinanze, in località Valloria nella valle del torrente Feccia, affluente della Merse, anche una chiesa in stile romanico. Il castello, ora di proprietà privata (è una rinomata location per ricevimenti di nozze), rimane oggi in posizione dominante sul borgo, anche se risulta significativamente modificato in seguito allo smantellamento delle fortificazioni e la sua trasformazione in villa signorile. Attualmente si stenta a riconoscerne la struttura, che è stata molto alterata. Sono comunque ancora visibili ampi tratti delle mura esterne ornate di merli ghibellini, l'antica porta d'accesso in pietra, sormontata da una formella in marmo con immagine di San Galgano, e la chiesetta romanica di San Michele Arcangelo, sopra descritta. La storia legata al castello di Frosini nasce dalla presenza nella rocca di strani eventi parapsicologici che videro come principale protagonista, nei decenni passati, l’apparizione di un fantasma trecentesco. La leggenda vorrebbe che tale apparizione fosse legata al morbo oscuro, la peste, che nel XIV secolo colpì il centro Italia seminando morte e desolazione in centinaia di villaggi e comunalità del paese. Entro pochi mesi dalla sua apparizione tutti gli abitanti del castello di Frosini e dei suoi borghi limitrofi erano morti del terribile male. Solo Ilario Brandani sembrava riuscire a scampare al morbo, molti dicevano perché fosse un negromante ed un conoscitore di antiche formule per evocare i morti. Molto più razionalmente Brandani, che fu sicuramente avvezzo a discipline negromantiche ed esoteriche, si era rifugiato e rinchiuso all’interno della rocca di Frosini con i cadaveri ed il silenzio come unici compagni. Lontano dal male non poteva venire infettato e per scampare all’inguaribile piaga le leggende vogliono che fosse rimasto chiuso nel castello per anni ed anni. La morte ben presto sopraggiunse, una morte naturale forse dovuta agli stenti patiti e non dovuta alla peste. Tale tragico evento avrebbe sancito l’inizio della leggenda innalzando la sua memoria ed il suo ricordo nell’alveo della storia. La leggenda di Brandani costituisce quasi un unicum folclorico nell’intero del territorio nazionale italiano presentandoci la figura di un fantasma quasi alla stregua di un vampiro nonché in grado, con il semplice sguardo, di trasformare i vivi in creature delle tenebre. Insidiatosi nel folclore locale la leggenda narra che colui il quale incautamente fosse venuto a contatto con lo spettro del negromante si sarebbe ritrovato ben presto trasformato in un non morto, o in un morto vivente, ricollegandosi a quelle tradizioni e leggende europee che vedrebbero nell’esistenza di esseri demoniaci e notturni la testimonianza di un potere occulto e demoniaco attorno ai vivi. La differenziazione attribuita a questo fantasma, ovvero la sua capacità trasformativa verso i vivi, potrebbe essersi originata dagli stessi interessi negromantici che in vita affiancarono il Brandani. Il suo eremitaggio forzato nel castello aggiunse probabilmente quel tocco noir agli eventi che nella cultura popolare furono filtrati per la costruzione del mito. Coloro che fossero talmente curiosi da ricercare prove nell’antico cimitero si ritroverebbero ben presto a vagare tra povere tombe ormai in rovina, ponendosi la giusta domanda nel ricercare ove fossero stati seppelliti tutti i corpi colpiti dal morbo. Una fossa comune non ancora scoperta si potrebbe dedurre, ma non sono pochi coloro che nel passato ritenevano tali corpi vicini a quelli del Brandani, loro capo e maestro.
Le ripetute chiusure a cui il castello fu sottoposto sia nel XX secolo come in quelli precedenti accreditarono tra gli anziani del posto l’idea che la figura del negromante si aggirasse ancora nelle stanze abbandonate del castello condannando coloro che vi si fossero avventurati ad una morte eterna nel mondo dei vivi. Altro link per approfondire: https://www.youtube.com/watch?v=CN20Kt_3tB0 (video di Artemide Caccia).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Frosini_(Chiusdino),
http://www.lamiaterradisiena.it/Castello%20di%20Frosini/castellofrosini.htm

Foto: la prima è presa da http://www.bookwedo.com/index.php?option=com_jomres&Itemid=0&lang=it&task=viewproperty&property_uid=58, la seconda è presa da https://www.audaxitalia.it/index.php?pg=calendario_brevetti&org=62&obid=22

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