giovedì 16 agosto 2018

Il castello di venerdì 17 agosto



MASSAFRA (TA) – Castello

Il primo riferimento documentario all'insediamento medievale di Massafra è contenuto in una pergamena risalente al 970 e conservata presso l'Archivio dell'Abbazia di Montecassino: si tratta di una controversia giudiziaria per il possesso di un terreno promossa dall'abate Ilario del monastero bizantino di San Pietro Imperiale contro Iocardo, cittadino di Massafra. Dopo la conquista della città da parte dei Normanni, Massafra, assieme a Mottola, Oria e Castellaneta, venne affidata a Riccardo Senescalco, figlio di Drogone, passando sotto la diocesi di Mottola. Questi fortificò il paese costruendo e restaurando il castello e nel 1080 donò la chiesa di Santa Lucia, con l'annesso monastero, e la terza parte della pesca che si faceva annualmente nel fiume Patemisco all'abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni. Nel 1155 Massafra fu conquistata dal generale bizantino Giovanni Ducas, agli ordini dell'Imperatore Manuele I Comneno, durante la campagna d'Italia. La città però, come il resto della Puglia preso dai Bizantini, tornò dopo pochi mesi nelle mani dei Normanni. Nel 1269, sotto gli Angioini, Massafra fu concessa a Oddone di Soliac da Carlo I d'Angiò, rimasto padrone assoluto dell'Italia meridionale, dopo aver sconfitto gli Svevi. Il nuovo feudatario governò in modo violento e brutale e nel 1296, il re Carlo II lo privò del feudo e lo bandì dal regno. Massafra venne unita quindi al Principato di Taranto in possesso del ramo Durazzo degli Angiò e vi rimase fino al 1463. Sotto questa dominazione la città (dal 1419) acquisì lo status di città libera o demaniale e fu prescelta come sede dell'allevamento delle cavalle regie. Nel 1484 Massafra venne occupata dall'esercito aragonese. In quello stesso anno il re Ferdinando I la donò ad Antonio Piscitello, che ne divenne barone. Un decennio dopo (1497) fu saccheggiata dai francesi di Carlo VIII di Francia venuto nel Regno di Napoli per far valere i suoi diritti dinastici, e il feudo passò ad Artusio Pappacoda, di una nobile famiglia napoletana, il cui dominio durò per circa un secolo e mezzo. Ad Artusio successe il figlio Francesco, che restaurò il castello e fece costruire la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Nel 1633 passò alla famiglia Carmignano, anch'essa originaria di Napoli, che l'acquistò per 110.000 ducati. Dopo circa cinquant'anni passò alla famiglia Imperiale, marchesi di Oria e di Francavilla che tennero il feudo dal 1661 al 1778. Un membro di questa famiglia, Michele II, nei primi del XVIII secolo promosse il riordinamento delle campagne, fece piantare uliveti, vigneti, mandorleti e frutteti, la ricostruzione e ammodernamento del Castello e la costruzione del monastero di San Benedetto e della Torre dell'Orologio. Per queste opere architettoniche si avvalse dei migliori artisti ed architetti del Salento fra i quali Mauro Manieri di Lecce e la sua scuola. Dopo la Rivoluzione napoletana del 1799 anche a Massafra terminò il feudalesimo. Il castello di Massafra si trova nel centro storico di Massafra, in località lo Pizzo e si affaccia sulla gravina San Marco. Le sue strutture e i suoi motivi architettonici sono comuni ad altri castelli pugliesi: fossato, rampa, archi ogivali, merlature, beccatelli ornati, stemmi in pietra nei due portali, un oratorio, diversi sotterranei, oscuri passaggi segreti, vecchie scuderie, prigioni, una stanza della tortura ed ampi camini. L’edificio è caratterizzato da quattro torrioni disposti a quadrilatero e legati da cinte murarie. Le torri più antiche sono a pianta circolare mentre il torrione a sud-est è ottagonale. Le prime notizie sicure del castello risalgono al 970. In un diploma del 1081 il castello risulta di proprietà di Riccardo Senescalco. Con il dominio angioino, il castello assunse l'aspetto di un fortezza con bastioni e torri merlati. Subì ulteriori trasformazioni sotto gli Aragonesi e, dopo il 1497, sotto il dominio dei Pappacoda, che furono i principali artefici dei lavori di ampliamento della struttura per ottenere la doppia funzione di dimora signorile e di opera fortificata. Nel XVIII secolo la famiglia degli Imperiali ricostruì la torre ottagonale e la facciata verso la gravina, opera dell'architetto leccese Mauro Manieri. La costruzione di questa torre diede al castello una fattura caratteristica ed estremamente originale. Qualche ipotesi fantasiosa ha azzardato che essa fosse stata voluta da Federico II (l'ottagono era infatti il suo simbolo) e fosse in realtà una fortezza lungo la via che va dalla Terra Santa a Castel del Monte; sempre secondo questa tesi il bastione avrebbe ospitato per breve tempo il Sacro Graal recuperato da Re Federico e destinato ad essere ospitato presso Castel del Monte. Naturalmente questa storia non può che far sorridere, la costruzione della torre ottagonale è certamente successiva al regno di Federico II. Il castello passò successivamente in possesso di diversi proprietari (storicamente si sa che il regio Demanio lo vendette a Michelangelo Zuccaretti e, alla morte di questi, nel 1859 passò per testamento ai Pellegrini di Napoli. Venne, infine, acquistato da privati) e fu infine acquistato dal Comune. L'ingresso principale, su via La Terra, è tramite un ampio portale da cui si accede all'atrio, con al centro un pozzo ed una rampa che portava al ponte levatoio, di cui sono ancora visibili le carrucole. Da una scala d'onore si accede agli ambienti della residenza signorile. Si conservano locali adibiti a diversi usi: scuderia, fienili, armeria, prigioni (corrispondenti alle torri su via La Terra e alla torre ottagonale), magazzini, neviere e pecerie (dove si conservava la pece per le fiaccole). Vi era anche una cappella dedicata a San Lorenzo. Secondo la tradizione popolare esistono passaggi segreti e una galleria che collega il castello al mare. Negli anni recenti sono stati eseguiti diversi restauri alla struttura. Nel 1965 venne riparata la torre a sud-ovest, che era crollata tre anni prima e nel 1985 il parapetto che era franato. Intorno al 2000 è stata consolidata la torre est e risistemato il piazzale antistante il Castello, i cui lavori sono stati co-diretti dell'arch. Francesco Coratella. È stato inoltre costruito un moderno ascensore. Gli ambienti del castello sono utilizzati come sede della "Biblioteca civica" e del "Civico museo storico-archeologico della civiltà dell'olio e del vino". Nel 2007 il castello è stato immortalato, come simbolo della città, in un francobollo dedicato a Massafra, emesso il 13 aprile 2007. Dal 23 marzo 2014, per concessione del Comune di Massafra, alcuni locali del castello ospitano la sede sociale della Delegazione provinciale di Taranto dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'onore alle Reali Tombe del Pantheon, intitolata e dedicata alla memoria del M.llo C.C. Carlo De Trizio, caduto a Nassiriya il 27 aprile. Se di mistero si vuol parlare, scartando fantasie e leggende, è certo che nel castello vi siano numerose stanze inesplorate, chiuse da detriti e macerie. Si ipotizza, in base a racconti di provata affidabilità, che da esso si dipartano numerosi cunicoli che avrebbero avuto lo scopo di creare vie di fuga in seguito ad assedi. Anche la stanza delle torture è celata da un mistero, si suppone essere collocata nella torre ottagonale, ma la "sala del mutapensiero" (il nome con la quale era conosciuta nell'alto medioevo) di fatto non è mai stata trovata. Di recente, attorno ai primi anni '90, un squadriglia Scout, nell'ambito di alcune sue ricerche archeologiche, si è imbattuta in quello che probabilmente avrebbe potuto essere un cunicolo; la scarsa attrezzatura non ha permesso comunque di procedere più di tanto nelle viscere della terra. Una successiva opera di consolidamento ha bloccato parte degli accessi ed ha dato alla struttura l'assetto definitivo che oggi è possibile ammirare. Nel castello è prevista la sistemazione del Museo del Territorio e gli sforzi dell'Amministrazione sono attualmente rivolti in questa direzione. Altri link da consultare: https://www.youtube.com/watch?v=4_fcOZramkE (video di Vincenzo Gazzillo), https://www.iltarantino.it/turismo/massafra-castello/

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Massafra, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Massafra, https://www.viaggiareinpuglia.it/at/1/castellotorre/2146/it/Castello-di-Massafra, http://www.comunedimassafra.it/index.php?id=45&oggetto=5

Foto: la prima è presa da https://www.iltarantino.it/turismo/massafra-castello/, la seconda è una cartolina della mia collezione

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