martedì 12 febbraio 2013

Il castello di mercoledì 13 febbraio





MONTECCHIO MAGGIORE (VI) – Castello della Villa dei della Scala

Sorge a 234 metri s.l.m. ed è chiamato anche "Castello di Romeo" in quanto attribuito alla famiglia dei Montecchi. Infatti, secondo la tradizione popolare, la gestione delle due rocche (Villa e Bellaguardia) edificato per volere di Cangrande II della Scala nel 1354 fu proprio da quest’ultimo affidata alle due famiglie dei Montecchi e Capuleti, acerrime nemiche, affinchè si riavvicinassero nella comune missione di difesa del territorio. L'intento fu vano ma ne nacque invece l'ostacolato amore tra i due giovani che avrà nella città di Verona il suo tragico epilogo. E' tuttavia accertato che la fortificazione del colle ebbe origini molto più antiche: forse non risalente al tempo dei romani, come ipotizza qualche studioso, ma quantomeno all'XI secolo. A quest'epoca risalgono, infatti, le prime notizie sicure sull'incastellamento del colle: secondo alcuni studiosi esso fu opera della famiglia dei Bongiudeo cui sarebbero succeduti nel secolo successivo i Pileo. Quest'ultima famiglia fu poi impegnata nelle lotte con Alberico ed Ezzelino da Romano, e ne uscì sconfitta (1243), motivo per cui il suo castello venne quasi completamente distrutto. Nonostante la mole imponente, che costrinse anche ad un notevole impegno finanziario, i due castelli non furono mai teatro di eventi bellici di particolare rilievo, e passarono pressoché indenni nelle mani dei Visconti prima e dei Veneziani poi. La loro decadenza prese il via all'epoca della guerra di Cambrai, quando, infatti, il generale veneziano Bartolomeo d'Alviano dispose lo smantellamento di tutte le opere fortificate della regione, nel timore che i nemici potessero trovarvi riparo. L'opera di demolizione fu avviata nel luglio 1514 e, finita la guerra, non si pensò più al loro restauro, dato che la loro funzione difensiva svolta fino a quel momento era venuta a cadere: sia perché Montecchio non si collocava più in terra di confine ma veniva a trovarsi ben protetto all’interno del dominio veneziano, sia perché simili fortificazioni, nate nel Medioevo, non erano più adeguate a svolgere i loro compiti, date le notevoli innovazioni in campo militare. Furono pertanto lasciati per secoli allo stato di rovine, soggetti ad un degrado continuo ed inesorabile. Tuttavia i due manieri non dovettero subire danni irreparabili, come testimonia il loro acquisto per la somma di 200 ducati da parte della comunità di Montecchio, nel 1742, e la particolare attenzione di cui essi divennero oggetto nei primi decenni del 1900. Nel 1939 le autorità locali ne provvidero, infatti, alla ricostruzione, nel sostanziale rispetto della loro struttura originaria. Il castello della Villa conserva ancora il perimetro delle mura e la torre del mastio. Questo maniero, che è più grande di quello di Bellaguardia, ha una forma trapezoidale (circa 60 x 50 mt), seppur con adattamenti dovuti alla necessità di seguire il profilo orografico del colle: lo caratterizzano tre sporgenze, in origine probabilmente turrite. Delle tre torri originarie rimane solo quella di sud-est, posta a protezione dell'ingresso, costituito da una porta priva di ponte levatoio. Tale torre, sporgente dalle mura, è munita di beccatelli e caditoie alla sua sommità, ancor oggi visibili. Le cortine dovevano originariamente essere provviste di merlatura guelfa e di un camminamento di ronda, attraverso al quale si accedeva forse anche al mastio, posizionato sul lato opposto, a nord-ovest. Questa torre, alta circa 25 metri, come la sua "gemella" di Bellaguardia, ha base in pietra a tronco di piramide e alzata in mattoni. Il suo ingresso è posto alcuni metri più in alto rispetto al livello del suolo sottostante, ciò fa pensare alla presenza non più riscontrabile di alcune strutture che dovevano appoggiarsi alla torre e alle stesse mura perimetrali all’interno del castello. Ora al mastio si accede tramite una gradinata realizzata durante i lavori di restauro. Si sviluppa su cinque piani e dalla sua sommità si dominano le vallate circostanti. La fortezza presenta nella tecnica costruttiva tutti i caratteri peculiari delle maestranze scaligere, il più evidente dei quali è il tipico disegno “a dente di sega” secondo cui sono disposti i mattoni agli angoli delle torri. Poco si conosce dell’originaria articolazione degli spazi interni; i restauri condotti come già scritto nel 1939, hanno riportato in luce i resti di una cisterna per l’approvvigionamento idrico. Il Castello della Villa viene ora impiegato solamente nella stagione estiva per eventi e spettacoli all’aperto.

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