martedì 18 settembre 2018

Il castello di martedì 18 settembre





CAREMA (TO) - Castello di Castruzzone

In epoca medioevale Carema fu assegnato con diploma imperiale al Vescovo d’Ivrea, che investì del feudo gli Ugoni da Brescia, signori anche del castello di Castruzzone, un tipico castello di strada, posto a guardia dell’imbocco della Valle d’Aosta e a protezione del commercio delle pietre da macina, che dalla Valle d’Aosta giungevano in pianura. Gli Ugoni fondarono il loro potere sul diritto all’esazione del pedaggio, distinguendosi però per le spoliazioni e le vessazioni. Nel 1171 i marchesi del Monferrato riuscirono ad estendervi la loro influenza e ad amministrare il diritto di pedaggio, nonostante l’opposizione del vescovo eporiedese. Nel 1313 i Savoia ampliarono il loro controllo su Ivrea e parte del Canavese; nel 1357 Amedeo VI ricevette in feudo perpetuo dal Vescovo di Ivrea le terre e i castelli della Valle Dora Baltea, tra cui Carema e Castruzzone. Da questo momento la storia di Carema fu legata ai Savoia, che nel corso dei secoli, ne cedettero la proprietà a famiglie nobili locali fino al 1797, quando Carlo Emanuele IV abolì i diritti feudali. Del castello di Castruzzone rimangono solo i ruderi, per raggiungere i quali (provenendo da Carema) occorre seguire una carrareccia, contraddistinta da segni bianchi e rossi, che poi si inoltra nel bosco divenendo mulattiera selciata che in breve conduce sullo sperone roccioso che domina la valle della Dora Baltea. Il castello di Castruzzone (il cui nome deriva sicuramente da Castrum Uguccionis e non come erroneamente venne interpretato da Castrum Ugonis) si ritrova quindi in una posizione molto privilegiata lungo la vecchia strada delle Gallie, a valle dei territori controllati dai Savoia (ovvero la Valle d'Aosta in mano alla casata degli Challant) e a monte di numerosi castelli sulla via verso Eporedia, ricordiamo Montalto, Montestrutto, Settimo Vittone e Cesnola i cui signori patteggiavano di volta in volta con Vercelli oppure con Ivrea. Nel 1372 lo troviamo trasformato in una castellania dei Savoia, mantenne ancora la sua funzione di controllo viario "Nel periodo 31 gennaio 1379-1° gennaio 1383 un unico castellano regge le castellanie di Bard e di Castruzzone, pur con computi separati (solo i proventi dei «banna concordata» sono segnati tutti nei conti di Bard) ciò che già può essere inteso come un indizio della prossima smobilitazione della castellania di Castruzzone" (fonte A. Settia - Castelli e strade del nord Italia in età comunale: sicurezza, popolamento, «strategia»). Nel 1391 il castello e il territorio di Carema ed il suo maniero, vennero utilizzati come merce di scambio, ceduti in feudo assieme a Lemie a Domenico Testa di Avigliana in cambio di Borgomasino. Seguirono decadenza ed abbandono, solo cenni relativi ad infeudazioni successive nel 1409, 1423, 1440. Successivamente solo G. BELLARDA “Settimo Vittone. Appunti di storia Canavesana” Torino 1968 segnala nella seconda metà del secolo XVI un abbattimento del castello ordinato da Carlo III di Savoia insieme con altri della zona (il non lontano castelletto di Cesnola). Ebbero così termine, nell'oblio più assoluto, le vicende legate ad una struttura voluta, progettata e costruita con funzioni di controllo stradale. Qualcuno vorrebbe che la totale rovina della struttura sia giunta nel 1777 per mano della popolazione locale maltrattata addirittura con un incendio; è difficile, però, pensare che in tale epoca qualcuno ancora vivesse tra i resti delle sue possenti mura, al più un eremita, ma non certo una famiglia nobile, altrimenti i poveri resti, tuttora visibili, presenterebbero qualche segno di restauro od ampliamento tipico del XV secolo ma era una struttura "scomoda", nata esclusivamente con finalità militari di controllo e in posizione "strategica" che non consentiva la trasformazione in struttura residenziale, si ricordi che anche nel momento in cui il castello era saldamente in mano ai Castruzzone, essi non vi abitavano stabilmente. È probabile che il castello sia stato smantellato come sostiene il Bellagarda, ma già nel XVI secolo quasi certamente era già in stato d'abbandono da diversi decenni. Osservando come la struttura si presenta oggi si rileva che resta in piedi una notevole parte della cinta muraria esterna lavorata a lisca di pesce, tecnica tipica delle strutture edificate tra il 1100 e il 1200; si ritrovano porte ad arco con stipiti ben squadrati e finestre regolari. Interessanti i conci utilizzati per gli spigoli che ricordano molto quelli utilizzati nella non lontana struttura esagonale di Pramotton, probabilmente Castruzzone venne realizzato da maestranze provenienti dalla Valle d'Aosta o ivi formatesi. Curiosa, oltre che estremamente misteriosa, risulta quanto resta della torre; a prima vista si presenta come un tratto di spessissima parete sulla quale si apre una finestra, ma ad una analisi più accurata si comprende che la torre è adagiata su un fianco e quella che sembra una finestra è invece l'accesso al suo vano interno. Le stranezze però continuano se si considerano le misure di questo torrione: i muri perimetrali variano tra 1,80 e 2,10 metri , mentre il vano interno misura 1,10 per 1,20 metri... a cosa poteva servire quel vano così angusto e cosa ha potuto abbattere una tale costruzione? Il Giacosa, durante la sua visita ipotizza possa averla atterrata un fulmine, ma appare assai improbabile, come non sembra possibile sia stata una carica d'esplosivo poiché la struttura appare intatta. Un altro bel mistero, senza dubbio.

Fonti: http://archeocarta.org/carema-to-edifici-medievali/, testo di Danilo Alberto su http://www.viaromeacanavesana.it/storia1.asp?id=208,

Foto: entrambe prese da http://www.comune.carema.to.it/turismo-cultura-e-sport/127-escursioni/178-escursione-castello-di-castruzzone

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