AMELIA (TR) - Castello di Sambucetole
La frazione di Sambucetole, con la sua forma ad esagono tipica dei castelli costruiti in collina si trova ad un'altezza di 366 m s.l.m., con i lati settentrionale e occidentale a strapiombo sulla riva sinistra del fosso Grande. Il territorio ad ovest è occupato dalle propaggini della catena dei monti Amerini, culminanti in monte Piglio e dominati dalla presenza del sempreverde leccio. Dalla sua posizione strategica, al confine dei possedimenti di Todi e dominante la valle, poteva vigilare e difendere più facilmente il territorio circostante. Una sola porta permetteva l'accesso al Castrum che, circondato da mura alte 60 palmi (13,44 m), si innalzava su un dirupo scosceso nella parte a nord, chiamata "Bussi" per la notevole presenza di bosso comune. Oggi la porta non c'è più, le mura in parte sono state demolite ed in altre parti sono inglobate nelle abitazioni; rimangono due torri, non molto elevate, a testimonianza del passato. Nei documenti risalenti al '400 il nome del castrum era S. Bucetoli, in quelli del '600 era nominato Sanfocetole o S. Fucetole, nell'800 appariva la forma Sambucetole, nome con il quale è attualmente indicato. Una voce popolare tende oggi ad accreditare la leggenda secondo la quale Sambucetole sarebbe sorta dopo la distruzione di Laguscello, un castello posto a nord di Sambucetole (su un alto colle, sopra il lago detto "Lagarello", formato dal Rio Grande) di cui rimangono solo le rovine; tutto questo è, però, privo di fondamento storico. Infatti, il castello di Laguscello (da Lacus Sceleris, per le scellerataggini che vi si commettevano, per essere situato in una selva) ha una propria storia, come risulta dal Dizionario Topografico di Giovan Battista Alvi. Il primo documento ad oggi conosciuto in cui viene riportato il nome del Castello sono gli Statuti di Amelia del 1308. Successivamente all’assalto apportato a Sismano, il capitano Francesco degli Atti devastò Sambucetole per rappresaglia nel 1408. Il paese venne poi distrutto dal Paolo Orsini nel 1413, in seguito alla dedizione fatta a Ladislao I d'Angiò, re di Napoli, in lotta con il Papa, e rimase disabitato per quasi 70 anni. Nel 1425, il Comune di Amelia decretava di impegnare 25 fiorini (il resto sarebbe stato messo dagli uomini del Castello) per riattare il castrum e richiamare, con un bando, i sambucetolani assenti, pena la confisca dei beni. Dopo lo spopolamento dovuto da guerre ed epidemie il castrum fu ricostruito e riabitato solo nel 1467-1471, grazie all’impegno di un certo messer Nicolao Coclite, nobile greco del Peloponneso il quale, dopo aver manifestato la sua fedeltà, devozione ed obbedienza alla Comunità di Amelia, condusse trentaquattro famiglie di coloni Schiavoni (nome dato allora alle popolazioni slave balcaniche) atte a coltivare i terreni e ad abitare nel Castello di Sambucetole; da ricordare che fino alla Seconda Guerra Mondiale gli abitanti dei paesi limitrofi chiamavano “schiavoni” gli abitanti di Sambucetole. L’antico castello, fino al 1880 completamente cinto da mura e con un’unica porta di accesso, è stato ampliamente rimaneggiato; restano alcuni tratti di mura e tre torri, di cui una trasformata nel 1793 nell’attuale campanile. Altro link suggerito: https://bct.comune.terni.it/sites/default/files/sambucetole_0.pdf
Fonti: https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-sambucetole-amelia-tr/, https://it.wikipedia.org/wiki/Sambucetole
Foto: entrambe prese da http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-sambucetole-amelia-tr/
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