MELITO IRPINO (AV) - Castello normanno
L’antico sito di Melito Irpino sorgeva presso la riva destra dell’Ufita, è circondato da coltivazioni di vitigni che producono uva di prima qualità da trasformare in vino, vanto e tipicità della zona; tracce dell’esistenza del vecchio abitato furono rinvenute solo nel 1880. Grazie agli scavi del sign G. Pecori furono trovati vari sepolcri, ritenuti di epoca romana, un tempietto, e alcune abitazioni oltre vari reperti come anfore lapidi e monete romane. Il borgo medioevale viene citato per la prima volta nel XII secolo in epoca normanna; nel 1239 Ferdinando II d’Aragona affidò il comune a Landolfo di Grottaminarda. Melito fece altresì parte della Baronia del Conti di Gesualdo, fu anche feudo dei conti di Ariano, dei Della Marra, dei D’Aquino, dei Caracciolo, dei Pagano fino all’abolizione della feudalità. Borgo piccolo e tranquillo, nel 1962 venne colpito da un violento sisma e successivamente, sembrerebbe per apparenti cause di sicurezza, venne interamente raso al suolo, salvo per fortuna il castello e la chiesa di S. Egidio. Anche il tracciato delle vecchie strade è andato perso, salvo i tratti rimasti pavimentati con basalto e ciottoli. Il centro storico (XI secolo) è dominato dal castello di fondazione normanno-sveva ma rifatto per volere della committenza nobiliare aragonese, unica costruzione storica (oltre ai ruderi della chiesa madre) superstite del borgo medievale di Melito. Se incerta è l'origine del castello, già esistente al tempo della conquista normanna, ma il cui primo riferimento storico risalirebbe al 1062 o al 1298, certa è la funzione strategica della struttura, che si erge senza fondazioni sulla roccia, su una piccola altura, che sovrasta la sottostante valle dell'Ufita. La forma romboidale irregolare della costruzione, con un corpo centrale allungato e torri angolari circolari (una sola quadrata), indicherebbero un'origine longobarda. Tale orientamento, sarebbe altresì sorretto dalla creazione da parte dei Longobardi di una serie di fortificazioni nei punti militarmente strategici, quale era Melito, a protezione dalle invasioni dei Bizantini stanziati in Puglia. Il castello, con una spessa muratura in pietrame, presenta diversi livelli a seconda del piano di fondazione. Era difeso da un fossato ormai scomparso, da mura e da un avancapo, detto il barbacane (la zona intorno al castello viene ancora oggi ricordata nel dialetto locale col nome di Varvacale). In prossimità del castello, a una cinquantina di metri, si ergevano le antiche porte di cui restano le grosse buche ove venivano issate barre di ferro o legno usate per sbarrarle. La presenza di cave a cielo aperto fa ritenere che per la costruzione del castello si utilizzò in prevalenza pietra locale, integrata da materiale alieno. L'originalità della struttura è stata tuttavia fortemente compromessa da diversi eventi, quali la distruzione parziale per le lotte sul suo possesso, manomissioni intervenute nel corso del tempo (asportazioni di blocchi di rivestimento riutilizzati in alcune abitazioni del borgo), incendi (notevole quello del 1779), a seguito del quale si effettuarono delle riparazioni che fecero perdere al castello i suoi caratteri originari. Nel corso dei secoli, il Castello venne dunque trasformato in una dimora signorile nella prima metà del '600 e appartenne a numerosi signori tra cui la famiglia nobiliare dei Pisanelli e per ultima la famiglia Pagano che ne conservò il possesso dal 1770 al 1806. Nel 1912 fu risistemato il lato occidentale della fortificazione. Il colpo di grazia arrivò col terremoto del 1962, che lo rese pericolante, tanto che i vigili del fuoco furono costretti ad abbattere la parte più antica, l'unica torre quadrata e una torre circolare, alcune stanze inabitabili all'interno. Nonostante conservi il suo fascino, il castello è ridotto a un imponente rudere, col tetto in più parti danneggiato, pericolante e con mura lesionate. Diverse leggende sono legate alla roccaforte, o più precisamente alle presenze fantasmagoriche che taluni raccontano di aver visto, avvertito o sentito. Tra le tante narrazioni locali, la più conosciuta è quella della Dama Bianca. Alcuni tra i più impavidi che si sarebbero addentrati e soffermati fino all’imbrunire in questa zona isolata, riferiscono strani avvistamenti che farebbero rimando al fantasma di una “Signora Marchesa”. Lo spettro, secondo vox populi, sarebbe riconducibile ad una bellissima e crudele castellana del ‘600 di nome Porzia, a cui erano attribuite doti di stregoneria, poteri magici e abilità nelle pozioni di veleno. Una sorta di Lucrezia Borgia irpina! Questa donna, avendo tradito il marito Goffredo con diversi uomini, fu fatta assassinare dallo stesso coniuge dopo essere stata rinchiusa nella torre. Leggenda vorrebbe che il suo spirito sia rimasto imprigionato in questo luogo e vaghi ancora nel suo vestito bianco sporco di sangue, desideroso di vendetta alla mercè del nulla. Le apparizioni sarebbero più frequenti nei mesi primaverili, periodo in cui ricorre l’anniversario della sua morte. Il racconto è rimesso alla tradizione orale, per cui non abbiamo documenti che attestino con certezza l’esistenza di queste persone. Cosa certa è che anche la “presenza” misteriosa e velata nell’occulto della Dama Bianca è parte integrante del folklore di Melito e, dunque, della verde provincia campana. Altri link proposti: https://www.youtube.com/watch?v=WGcZJHa7aQk (video di Castelli d'Irpinia), https://derivesuburbane.it/borghi-e-castelli/paesi-abbandonati-campania/melito-irpino/, https://spazioinwind.libero.it/melito/castello.htm
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Melito_Irpino,https://sistemairpinia.provincia.avellino.it/it/luoghi/ruderi-del-castello-di-melito-irpino, http://www.castellidirpinia.com/melito_it.html, http://www.irpinia.info/sito/towns/melito/castello.htm, https://www.museodeicastelli.it/castelli/melito-irpino-castello-normanno/, http://redwolf.altervista.org/melito-irpino-un-paese-fantasma-tra-passato-e-leggenda/
Foto: la prima è presa da http://www.paesaggiirpini.it/foto/melito-irpino/melito-vecchio/8067/, la seconda è di Pasqualina Giusto su http://redwolf.altervista.org/melito-irpino-un-paese-fantasma-tra-passato-e-leggenda/
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