sabato 11 novembre 2017

Il castello di domenica 12 novembre



RAGUSA – Castello di Donnafugata

Si trova nel territorio del comune di Ragusa, a circa 15 chilometri dalla città. L'attuale costruzione, al contrario di quanto il nome possa far pensare, è una sontuosa dimora nobiliare del tardo '800. La dimora sovrastava quelli che erano i possedimenti della ricca famiglia Arezzo De Spuches. Fin dall'arrivo il castello rivela la sua sontuosità: l'edificio copre un'area di circa 2500 metri quadrati ed un'ampia facciata in stile neogotico, coronata da due torri laterali accoglie i visitatori. Ci sono varie ipotesi sull'origine del nome "Donnafugata". Usualmente viene ricondotto ad un episodio leggendario, quale la fuga della regina Bianca di Navarra, vedova del re Martino I d’Aragona e reggente del regno di Sicilia che venne imprigionata nel castello dal conte Bernardo Cabrera, che aspirava alla sua mano e, soprattutto, al titolo di re. In realtà la costruzione del castello è successiva alla leggenda. Secondo altri il nome è la libera interpretazione e trascrizione del termine arabo عين الصحة ʻAyn al-Ṣiḥḥat (Fonte della Salute) che in siciliano diviene Ronnafuata, da cui la denominazione attuale. Ma è possibile avanzare un'ipotesi ulteriore, cioè che il nome della località possa fare riferimento a un tragico e doloroso episodio verificatosi in quel luogo, ovvero il possibile ritrovamento, in un imprecisato momento storico, di un corpo femminile deceduto per soffocamento ("donna affucata", cioè " donna soffocata" o "donna morta per soffocamento"). Il toponimo si ripete in un'altra località in provincia di Palermo. Inoltre, presso Ragusa, esiste anche la cittadina di Donnalucata (interpretata comunemente come " donna educata"). La prima costruzione del castello sembra dovuta ai Chiaramonte, conti di Modica nel XIV secolo. Nel XV secolo potrebbe essere stata una delle residenze di Bernardo Cabrera, all'epoca gran giustiziere del Regno di Sicilia, pur se si deve tener conto del fatto che tutti i dati riguardanti tale castello, precedenti il Settecento, ivi compresa la sua primitiva costruzione, sono solo il frutto della leggenda quattrocentesca, riguardante Bernardo Cabrera e Bianca di Navarra, e sono dati che non hanno alcun riscontro probatorio storico. Il Cabrera era temuto persino dai sovrani di Palermo che non fecero nulla per ridimensionare il suo potere. Entrato nella leggenda divenne oggetto di una serie di storie popolari. Si diceva, ad esempio, che nascondesse un tesoro consistente in una capra tutta d’oro, la quale sarebbe saltata fuori dal luogo in cui era nascosta dopo un complicato incantesimo. Si raccontava inoltre, che facesse fare una brutta fine a tutti coloro che lo ostacolavano e soprattutto ai suoi nemici. Successivamente, la costruzione del feudo ex Bellio-Cabrera di Donnafugata fu acquistata nel 1648 da Vincenzo Arezzo-La Rocca, già barone di Serri o Serre, che ne fece una masseria fortificata. Nel corso del tempo si trasformò in casina neoclassica e in castello neogotico. La maggior parte della costruzione si deve nell'Ottocento al discendente, il barone Corrado Arezzo, eclettico uomo di studi e politico. Attraverso varie generazioni, giunse a Clementina Paternò di Manganelli, vedova del visconte Gaetano Combes de Lestrade. Infine, dopo anni di incuria ed abbandono, nel 1982 venne acquistato dal Comune di Ragusa che, dopo lunghi lavori di restauro lo ha reso nuovamente utilizzabile. Il castello, diviso su tre piani, conta oltre 120 stanze di cui una ventina sono oggi fruibili ai visitatori. Uno scalone monumentale ci conduce al primo piano ed agli ambienti visitabili. Passeggiando per le sale si avrà l'occasione di rivivere gli ultimi anni dell'aristocrazia siciliana, lo stesso periodo descritto da Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo "Il Gattopardo". Si dice che anche il regista Luchino Visconti, al momento di girarne il celebre film visitò il castello per usarlo come set ma poi, essendo all'epoca in stato di abbandono, ripiegò su altri scenari. Ciò non toglie la grande suggestione che ancora oggi le sale hanno sui visitatori. Quello che sicuramente colpisce il visitatore è il grande lusso e sfarzo che faceva da padrone ovunque, pur essendo Donnafugata soltanto una residenza estiva. Ogni stanza era arredata con gusto diverso ed aveva una funzione diversa. E' così che ci si imbatte nell'elegante sala della musica con diversi pianoforti e bei dipinti a trompe-l’oeil, o nella pinacoteca che contiene una interessante collezione di quadri neoclassici e dei quadri neoclassici della scuola di Luca Giordano, oppure nella grande sala degli stemmi con i blasoni di tutte le famiglie nobili siciliane e due antiche armature. Ma vi sono anche stanze di puro divertimento come la sala del biliardo e la sala degli specchi (ornata da stucchi) oppure quelle dedicate alla conversazione. Questa era separata: il salotto dei fumatori per gli uomini e il salotto delle donne per il gentil sesso. Ognuna di queste stanze contiene ancora le carte da parati, le consolle, i divanetti ed i soprammobili che le caratterizzavano. L'angolo più antico del castello sono le cosiddette stanze di Bianca di Navarra alle quali è legata la leggenda del rapimento della vicaria del regno di Sicilia. Chiudono il percorso del castello le cosiddette "stanze francesi", quelle utilizzate nei tempi più recenti dagli ultimi discendenti che abitarono il castello e che i loro lunghi soggiorni in Francia le arredarono nello stile di quel paese. Notevole, poi, il cosiddetto appartamento del vescovo, con splendidi mobili Boulle, riservato esclusivamente all'alto prelato (un membro della famiglia Arezzo nel Settecento). Intorno al castello si trova un ampio e monumentale parco di 8 ettari. Contava oltre 1500 specie vegetali e varie "distrazioni" che dovevano allietare e divertire gli ospiti, come il tempietto circolare, la Coffee House (per dare ristoro), alcune "grotte" artificiali dotate di finte stalattiti (sotto il tempietto) o il particolare labirinto in pietra costruito nella tipica muratura a secco del ragusano. Molto particolare è il fatto che nel parco si trovino degli scherzi che il barone ha fatto disporre per allietare le giornate, altrimenti noiose, al castello. Un esempio: su di un sedile è stato posizionato un irrigatore, che entrava in funzione quando un ospite ci si sedeva sopra. Un altro scherzo del barone burlone veniva attivato quando aprivano una particolare cappella posta in fondo al parco - ne usciva un monaco di pezza, spaventando la vittima dello scherzo. Attualmente gli scherzi non sono attivati, ma si sta lavorando per rimetterli in funzione. Inoltre nel parco si trovano delle tombe vuote, il cui scopo leggendario era di spaventare le donzelle: spinte dal terrore della vista di un corpo morto, andavano a rifugiarsi dal barone che era più che felice di consolarle. Tra i vari divertimenti rivolti agli ospiti del Barone, nel parco fu costruito anche un labirinto realizzato con muri a secco, in pietra bianca ragusana e sorvegliato all'ingresso da un soldato di pietra. Il labirinto riproduceva la forma trapezoidale del labirinto inglese di Hampton Court, situato vicino Londra, che probabilmente il Barone aveva visto durante uno dei suoi vari viaggi. Sui muri del tracciato si stendevano siepi di rose rampicanti che impedivano la vista e impedivano lo scavalcamento delle corsie Il barone Corrado Arezzo de Spuches di Donnafugata con le sue forti influenze politiche riuscì a far modificare il tracciato della ferrovia nel tratto Ragusa - Comiso in modo da farla passare nelle vicinanze del castello e avere la propria stazione ferroviaria. Data l'importanza turistica i treni regionali tutt'oggi fermano regolarmente alla stazione di Donnafugata che dista meno di 400 m dal castello permettendo, a chi volesse, di raggiungere il sito in una breve passeggiata. Il castello è stato nel corso degli anni sede si diversi set cinematografici e televisivi. Nella "stanza del biliardo" sono state girate alcune scene del film “I Vicerè”, mentre sulla terrazza e nel parco del castello sono state girate varie scene della serie TV “Il commissario Montalbano”. È stato anche uno dei set de “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”, film di Matteo Garrone del 2015. La prestigiosa dimora è inserita nella lista delle case della memoria che ricordano la presenza di personaggi illustri. Il castello è ricordato per essere stato luogo dove vissero il Barone Corrado Arezzo de Spuches (noto politico, filantropo e cultore delle arti) e il Visconte Combe de Lestrade (diplomatico, storico e sociologo). Per arrivare all'ingresso del castello di Donnafugata si percorre un largo viale fiancheggiato da ambo i lati da bassi caseggiati: alcuni sono stati trasformati in ristoranti ed attività commerciali, altri sono in attesa di restauro o adibiti ad edifici rurali. La facciata del castello ci trae subito in inganno. Difficilmente riusciremo ad individuare uno stile omogeneo o a definire un periodo storico. E’ infatti orlata di merli al di sotto dei quali si trova un'elegante galleria con coppie di colonnine ricche di capitelli. La facciata inoltre è caratterizzata da finestre in stile gotico. Nella parte sottostante alla galleria si ammirano otto finestroni bifori a sesto acuto che danno in un'ampia terrazza delimitata da una balaustra coronata da otto vasi. L'aspetto che l’edificio ha è quello voluto dai suoi eclettici proprietari. I possenti torrioni laterali potrebbero far pensare ad una struttura difensiva ma in realtà si trattava solo di una residenza signorile di campagna dell'aristocrazia siciliana ottocentesca. L'ingresso al castello è contraddistinto da un largo portale, pensato per fare entrare le carrozze. Da un lato è ubicata la biglietteria, dall'altro la chiesetta che faceva parte integrante della residenza. La pianta del castello è rettangolare con un largo cortile centrale. Come in tutte le residenze aristocratiche, il piano terra era adibito ai magazzini ed alla servitù mentre i piani superiori costituivano i "piani nobili". Oggi il piano terra viene spesso utilizzato per mostre temporanee o per altre iniziative particolari. Nel corso del Settecento e dell'Ottocento faceva parte integrante del castello anche un largo latifondo di terreni agricoli che i proprietari controllavano. Qui è possibile visitare virtualmente il monumento: http://www.comune.ragusa.gov.it/turismo/castello/virtualtour/index.html. Altri siti per approfondire: http://www.comune.ragusa.gov.it/turismo/castello/, https://www.youtube.com/watch?v=jrw3l6tC-_Y (video di todaronetwork), https://www.youtube.com/watch?v=hFAXIKDzACQ (video di CiSonoStato VideoViaggi), https://www.youtube.com/watch?v=j8U1qBCWBtw (video con drone di occluca).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Donnafugata, https://www.guidasicilia.it/itinerario/la-leggenda-del-castello-di-donnafugata/3003738, http://www.hermes-sicily.com/itinerari/donnafugata.htm#mappa

Foto: la prima è di cikama 64 su http://www.panoramio.com/photo/98200524, la seconda è una cartolina della mia collezione.



Nessun commento: