mercoledì 1 novembre 2017

Il castello di mercoledì 1 novembre



GIUSTENICE (SV) – Castello Del Carretto in frazione San Michele

Alcuni storici ipotizzano che già in epoca bizantina, presso lo sperone roccioso su cui verrà edificato in epoca medievale il castello, fosse presente un castrum in seguito conquistato dai Longobardi. Tuttavia, la fondazione del borgo - o comunque una delle prime citazioni di esso - è risalente al 1248 in un atto del 5 aprile firmato da Bonifacio di Clavesana. Assoggettato all'abbazia di San Pietro in Varatella, presso Toirano, rientrò successivamente tra i domini del vescovo di Albenga e ancora dei marchesi Del Carretto tra i secoli XIII e XIV. Fu con la bolla papale di Urbano VI che questo territorio tra Giustenice, Borgio Verezzi, Toirano e Pietra Ligure venne ceduto alla Repubblica di Genova, nel 1385, nelle dirette mani del doge genovese Antoniotto Adorno. Intorno alla prima metà del XV secolo, per una serie di vicissitudini, il borgo di Giustenice ritornò ancora sotto la dominazione della famiglia Del Carretto. La nuova parentesi carrettesca fu, tuttavia, breve in quanto un pronto attacco e assedio del locale castello, apportato da Genova con l'invio di numerose truppe (e bombarde) al comando del capitano Pietro Fregoso, costrinse alla resa dei fratelli Galeotto e Giovanni Del Carretto; il primo venne fatto prigioniero dai Genovesi il 18 aprile del 1448. Nuovamente nelle mani della repubblica genovese, il borgo di Giustenice fu infeudato alla famiglia Doria dal 1470 sotto la giurisdizione della podesteria della Pietra. Con la dominazione di Napoleone Bonaparte il territorio di Giustenice rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento della Maremola, con capoluogo Pietra, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 fece parte del III cantone, con capoluogo Pietra, della Giurisdizione delle Arene Candide e dal 1803 centro principale del VI cantone della Maremola nella Giurisdizione di Colombo. Annesso al Primo Impero francese, il territorio di Giustenice dal 13 giugno 1805 al 1814 fu inserito nel Dipartimento di Montenotte. Nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 il territorio fu compreso nel V mandamento di Pietra del circondario di Albenga facente parte della provincia di Genova; nel 1927 con la soppressione del circondario ingauno passò, per pochi mesi, nel circondario di Savona e, infine, sotto la neo costituita provincia di Savona. Sull’ampia spianata a nido d’aquila, i resti del castello vegliano ancora (con i suoi fantasmi, corazze ed armi in pugno) gli accessi alla valle. Enrico II fondò i marchesati di Noli e Finale e da allora la storia civile e militare del ponente savonese vide i Del Carretto protagonisti assoluti dei loro possedimenti, aiutati dagli Sforza, Signori di Milano. I Marchesi di Savona, già Signori prevalenti del ponente, fondando Finalborgo (citato in un documento nel 1188) costruirono qualcosa su cui cementare quel potere dinastico che, nella buona e nella cattiva sorte, doveva garantire continuità politica ed economica al Finale. Purtroppo, i successivi conflitti tra Genova e Milano li avrebbero coinvolti in modo totale. Il castello di Giustenice costruito o ricostruito all’inizio del XIII sec. fu distrutto dalle preponderanti truppe genovesi nel 1447. Come è possibile valutare ancora oggi, l’erta sulla quale poggiano le fondamenta è imprendibile da truppe appiedate; solamente l’uso sistematico delle bombarde permise ai genovesi di abbattere le difese e costringere gli occupanti ad arrendersi. Nel libro ‘La guerra del Finale’, Gian Mario Filelfo ricostruisce così gli avvenimenti: “Il Marchese Giovanni e quelli che erano con lui nel Castello di Giustenice, assalivano ogni giorno le postazioni nemiche e davan battaglia… Tre giorni più tardi però i nemici entrarono per tradimento in metà (frazione San Lorenzo) della città di Giustenice, saputo ciò Giovanni mise a sacco l’altra parte (frazione San Michele) togliendo a tutti quanto sarebbe stato buono da mangiare ai fini di avere sicurezza di sostentamento per più lungo periodo…Come i genovesi ebbero in mano l’intera città, costruirono un cammino coperto per il quale si arrivava nascosti fino alle mura del Castello ed applicarono al muro una macchina lignea per farlo crollare; in verità il marchese Giovanni avrebbe potuto facilmente ostacolare questa distruzione, se l’avesse voluto, ma poiché sarebbe stato per lui di incomodo quel muro esterno quando ce n’era all’interno un altro e sarebbero state necessarie sentinelle alla sommità di entrambi, mentre con pochi uomini già era bastante custodirne uno solo, permise che essi usassero macchine con le quali abbatterono infine quel muro e lo spianarono al suolo. Dal secondo muro poi, nel quale erano state fatte anche alcune feritoie, ogni giorno i finalesi che erano lì uscivano per la porta aperta da Giovanni contro le postazioni nemiche ed aprivan battaglia. Pietro Fregoso ordinò di portare lassù le bombarde per abbattere le mura del Castello; un solo colpo di bombarda nel gruppo d’uomini rimasti ne uccise quattordici e ne ferì molti…” (G.C.). I resti della pianta principale del castello, oltre ai muraglioni a strapiombo e alla torre quadrata suddivisa in ambienti aperti verso la spianata d'accesso, permettono di immaginare la grandiosità di questo fortilizio posto a sentinella di uno dei valichi della val Maremola.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Giustenice, http://www.comune.giustenice.sv.it/Ilcastello.php, http://www.piazzascala.altervista.org/baccanale/index.htm,

Foto: la prima è presa da http://www.comune.giustenice.sv.it/img/castello.jpg, la seconda è di Hellzapoppin su http://mapio.net/pic/p-8955420/

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