LAMA MOCOGNO (MO) - Castello di Rancidoro in frazione Pianorso
Su un aspro dosso che sovrasta Pianorso, a quasi 1000 metri di altitudine, lungo la catena montuosa che divide le valli del Dragone e del Rossenna una volta superato il passaggio di Montemolino, sorge l'antica rocca di Rancidoro. Toponimo insolito, questo. Tra le numerose interpretazioni, quella del Gigli, che lo collega all'espressione gergale in auge tra le genti che abitano queste balze inospitali:"arrancire dal freddo", nel senso di congelare. Uno degli elementi centrali del sistema difensivo dei conti di Gomola, antichi feudatari della valle del Rossenna, posto in linea d'aria quasi di fronte al fortilizio di Brandola, Rancidoro ha svolto per secoli la funzione di bastione difensivo rivolto verso le antiche Terre della Badia di Frassinoro. La Rocca di Rancidoro ha vissuto, pur senza patire le distruzioni di Brandola, tanto l'aspro scontro tra guelfi (Aigoni) e ghibellini (Grasolfi) modenesi, quanto, soprattutto, la grande instabilità della parte occidentale della montagna modenese nei primi anni del XIV secolo, a seguito della cacciata degli Estensi da Modena, fino al 1321, che fu l'anno della vittoria alla Volta di Saltino della Lega dei Capitani di Montagna, guidata da Guidinello III da Montecuccolo, contro l'esercito modenese di Passerino Bonaccolsi. Una volta ristabilitasi la sovranità estense sul territorio modenese, Rancidoro venne assegnata in feudo ai Conti Cesi (1346) ma poco dopo, in seguito alla ribellione di Corradino, il fortilizio entrò a far parte delle terre di Mèdola, assegnate ai signori da Montecuccolo. Questi ultimi trasferirono la sede del Commissario da Mèdola a Rancidoro, che divenne cosi il centro di un territorio che si estendeva da Boccasuolo a buona parte dei paesi della riva sinistra del Dragone, dall'attuale Lago di Montefiorino al Monte Santa Giulia, da Pianorso a Cadignano. Ai nostri giorni, Rancidoro è un luogo sconosciuto ai più e difficilmente raggiungibile, nonostante mantenga, per chi osi avventurarsi tra quelle aspre alture, una posizione invidiabile, con una vista imponente sul primo tratto della tormentata valle del Rossenna, ma anche su Vitriola e Montefiorino. Della grandiosa mole castellana, costruita nei secc. XII-XIII, sono rimasti pochi ruderi in un ambiente altamente evocativo. Oggi rimane soltanto la parte più antica del complesso, che comprende la dimora feudale. La struttura architettonica è “a filaretto”. Lo stemma di Lama Mocogno ricorda un episodio del 1522, allorché il castello venne incendiato durante un attacco. Pare che in origine lo stemma avesse una “lama” come unico simbolo. Le armi civiche attuali sono state concesse con Regio Decreto del 9 agosto 1901, dove è blasonato: “D’oro al monte scosceso, cimato da un castello e fiancheggiato da una torre, merlato alla guelfa, infiammata al tetto, con un lama ascendente sul lembo sinistro del monte, il tutto al naturale”. Lo scudo, nel bozzetto del decreto d’ origine, era di forma gotica e timbrato dalla corona di Comune di rango previsto dalla regolamentazione vigente all’epoca “… un cerchio di muro d’oro, aperto da quattro porte, sormontato da otto merli dello stesso, uniti da muriccioli d’argento”. Altri link proposti: https://www.araldicacivica.it/comune/lama-mocogno/, http://www.luna-nuova.it/BoccassuloDVD/Schede-approfondimenti/Rancidoro.htm
Fonti: http://www.cmfrignano.mo.it/comuni_territorio/luoghi_interesse_5/torre_rancidoro.aspx, https://www.inappenninomodenese.it/ruderi-del-castello-di-rancidoro-pianorso/, testo di Marcello Graziosi su https://ricerca.gelocal.it/gazzettadimodena/archivio/gazzettadimodena/2004/08/14/DP3PO_DP302.html
Foto: la prima è di Stefano Biciocchi su https://mapio.net/pic/p-8924396/, la seconda è presa da https://www.mondimedievali.net/Castelli/Emilia/modena/pianorsrancid01.jpg
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