NOVA SIRI (MT) – Castello Sandoval De Castro
E’ un poderoso edificio situato nel centro storico di Nova Siri, nel punto più alto del paese, dal quale si gode il vasto stupendo panorama della marina fino a Taranto. Venne edificato nel 1100 all'interno di un territorio che allora si chiamava Bollita. Per questo motivo il maniero oggi è anche noto col nome di Castello di Bollita. La costruzione del castello è da attribuirsi ai nuovi insediamenti bizantini nel Mezzogiorno caratterizzati dai kastra, cioè luoghi fortificati. La singolarità della fortezza è data dal fatto che la sua pianta, simile ad un triangolo, racchiude al centro la piazza Mazzini della cittadina, con quindi il centro vitale del paese racchiuso tra le sue mura. Il territorio fu dominio dei normanni a cui successe la dinastia sveva che fu soppiantata da quella angioina. In seguito il centro fu donato dal principe Carlo d’Angiò al suo parente ed assistente Giovanni Monfort e nel 1319 si ha notizia che appartenne a Filippo di Sangineto. Bollita nel 1408 divenne baronia di Pietro Acciapaccia e nel 1447 fu dominio di Filippo Sanseverino a cui successe Agostino Montenegro. Nel 1505 fu feudo di Pedro Sandoval de Castro - un capitano d'armi di Ferdinando il Cattolico - a cui successe, nel 1520, ancora minorenne, il figlio Diego che ebbe come tutrice Caterina Saracina fino al 1534. Diego Sandoval de Castro è noto per aver indirizzato numerose lettere e versi alla poetessa Isabella Morra figlia di Gian Michele Morra feudatario di Favale (l’attuale Valsinni) con la quale sembra aver avuto anche una relazione sentimentale motivo che portò all’uccisione di entrambi da parte dei fratelli Morra. Bollita dopo essere stata a lungo sotto il dominio dei de Castro, passò al barone Francesco Antonio Asprella di Montalbano a cui successe la figlia Lavinia che nel 1596 vendette il feudo ad Alessandro Raimondi di Savona. Dopo i Raimondi, la terra di Bollita passò a Pietro Reviglione ed infine nel 1717 ad Alfonso Crivelli a cui successe il figlio Francesco fino all’abolizione della feudalità nel 1806. E proprio l'ultimo feudatario è ricordato da una lapide marmorea addossata alla destra del portale sulla quale è inciso, in latino, l'impegno del duca Francesco a far giungere periodicamente da Bari, a sue spese, alcuni missionari per funzioni sacre. Il castello è un palazzo massiccio eretto su fondazioni naturali, con un vasto atrio senza portale ed un alto muro con feritoie sul davanti. Attualmente è adibito ad abitazioni private (ostello della gioventù) che hanno modificato l'originario aspetto dell'atrio. Restano solo le balconate settecentesche in ferro battuto. Sono inoltre rimasti intatti il portale sormontato da feritoie, i muri perimetrali e un torrione.
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