NANNO (TN) – Castello
Del suo nucleo originario, costruito in epoca medievale dalla famiglia Nanno e distrutto poi dai Tono rimane solo una torretta diroccata a ridosso della facciata nord-est. Infatti la ricostruzione attuata a metà Cinquecento dalla famiglia dei principi vescovi Madruzzo, e in particolare da da Giovanni Gaudenzio di Nanno-Madruzzo, trasformò il castello in un'elegante residenza estiva il cui aspetto, più di ogni altro castello della Val di Non, si avvicina ai canoni rinascimentali italiani. La struttura quadrata, di forti echi palladiani, è caratterizzata dalla robusta torre centrale e dalla cinta merlata, rafforzata agli angoli da quattro torrette di controllo. I diversi piani del castello, le cui stanze ricordano per i soffitti lignei e per gli affreschi l’elegante e fastosa vita d’un tempo, sono collegati tra loro da una scala in pietra con parapetto a colonnine. Castel Nanno è anche cornice di una leggendaria e tragica storia d’amore: quella di Melisenda, figlia del padrone del maniero, e Ludovico, giovane rampollo della famiglia Sporo, antica avversaria dei nobili di Nanno. La leggenda narra di come i due giovani continuassero ad amarsi all’insaputa dei genitori fino a quando non furono scoperti dal padre della giovane che furibondo ordinò di far murare vivi i due amanti in due piccole nicchie poste sotto la scala maggiore del maniero. Era la sera del 2 maggio di moltissimo tempo fa e da quel giorno, si dice, che ogni anno, durante le fresche notti di maggio, il lamento dei due giovani sfortunati riecheggi tra le mura dell’antico castello. Il castello fu testimone di un altro drammatico evento. Il 16 giugno 1615 vi ebbe luogo un processo per stregoneria a carico di Vigilio e Maria Rosati di Romeno, e nel XVIII secolo vennero processate e condannate al rogo tre giovani donne accusate di stregoneria: in una stanza al pianterreno del castello è visibile una pietra con tre croci incise, testimonianza del tragico evento che vi ebbe luogo. Oggi Castel Nanno è chiuso al pubblico essendo una residenza privata, appartenente alla nobildonna Carla Pazzi del Rio. Salendo verso il colle su cui svetta l’antico edificio è possibile avere una bella panoramica sulla valle sottostante e sul gruppo delle Maddalene, ad autunno inoltrato già incappucciate di neve.
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