giovedì 7 giugno 2018

Il castello di giovedì 7 giugno



ALCAMO (TP) - Castello di Calatubo

E' un'antica fortezza che sorge nei dintorni di Alcamo, ad un'altezza di circa 152 m sopra il livello del mare. Da tale posizione sono visibili in particolare il Monte Bonifato e il Golfo di Castellammare. Il sito, che presenta frequentazioni antichissime, con resti di un insediamento elimo e di una necropoli, ha subito nel corso dei secoli diversi rimaneggiamenti. Essendo prossimo all'autostrada A29, con la sua imponente mole attrae la curiosità dei viaggiatori; è però sconosciuto ai più e versa oggi in uno stato di abbandono, nonostante il Comune di Alcamo abbia spesso espresso la volontà di recuperarlo. Le sue origini risalgono a prima del 1093, anno in cui il conte Ruggero definì i confini della diocesi di Mazara del Vallo, includendovi "Calatubo con tutte le sue dipendenze". Anticamente, attorno al castello sorgeva il villaggio di Calatubo, che fondava il proprio commercio sull'esportazione di cereali e di pietra da mulino (ad acqua e a vento, questi ultimi detti "mulini persiani"), estratta dalle cave attorno al torrente Finocchio, come menzionato dal geografo arabo al-Idrisi nel "Libro di Re Ruggero", scritto nel 1154. A partire dal Medioevo, a causa della sua visibilità, il castello di Calatubo ebbe un importante ruolo strategico: infatti esso faceva parte di una linea di torri e forti situati lungo la costa che va da Palermo a Trapani; tale linea difensiva veniva utilizzata per trasmettere segnali luminosi in caso di attacco dei nemici saraceni. In particolare, il castello di Calatubo garantiva il flusso di informazioni che avvenivano tra gli avamposti di Carini, Partinico e Castellammare del Golfo. Nel 1338 fu assegnato a Raimondo Peralta, conte di Caltabellotta. Il villaggio di Calatubo fu abbandonato in seguito alla conquista da parte di Federico II e il castello perse la sua funzione originaria di fortezza militare, trasformandosi in una baglio. Durante tale periodo, al castello si aggiunsero magazzini, stalle e altre strutture utilizzate per l'amministrazione agricola del feudo di Calatubo. Alla fine del XIX secolo in corrispondenza del secondo cortile furono poi allestiti magazzini per la produzione del vino "Calatubo". Il castello rimase in buone condizioni fino al 1968, anno del terremoto del Belice. A peggiorare l'azione distruttrice del sisma fu l'utilizzo della struttura come ovile e gli scavi di frodo, che avevano come obiettivo i reperti della necropoli del VII secolo a.C. attinente al castello. Inoltre nel luglio 2013 il castello è stato colpito da un incendio che oltre ad annerirne le pareti interne ed esterne ha verosimilmente arrecato ulteriori danni alla struttura. Nel 2007 il Comune di Alcamo ha acquistato il castello per 60 mila euro dalla famiglia Papè di Valdina. Nel corso degli ultimi anni (2003-2014) è stato segnalato più volte nell'ambito dell'iniziativa "I Luoghi del Cuore" promossa dal Fondo Ambiente Italiano (FAI), che ha come obiettivo la protezione e la valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico italiano, posizionandosi al terzo posto (dunque tra i vincitori dei fondi da parte del FAI) nella classifica del 2014-2015. In seguito a tale risultato, è stato creato un percorso in da alcuni volontari dell'associazione "Salviamo il Castello di Calatubo" ed è stato possibile visitarla per tre giorni tra il 20 e il 22 marzo 2015, ricevendo circa 5.000 visite. L'11 e il 12 giugno 2016, sempre grazie all'intervento dei volontari dell'associazione "Salviamo il Castello di Calatubo", il castello di Calatubo è stato di nuovo aperto al pubblico durante un evento culturale all'interno del quale sono state raccontate le antiche storie del castello da Sara Cappello, una cantastorie di musica popolare siciliana, che in tale occasione ha recitato "U cunto di lu castellu di Calatubo". Nel marzo 2017, è stato stipulato un accordo tra il comune di Alcamo e l'associazione "Salviamo il Castello di Calatubo" al fine di salvaguardare e tutelare il castello di Calatubo, la rocca dove sorge, le sue grotte, la zona archeologica circostante e la vicina Cuba delle rose. Il castello costituisce un complesso architettonico pluristratificato di notevoli dimensioni (circa 150 x 35 m), i cui corpi di fabbrica si snodano lungo un compatto banco di roccia calcarea, assecondandone completamente l'andamento. Si sviluppa prevalentemente in direzione est-ovest, costituito principalmente dalla struttura del castello originario, che ha subito diverse modifiche per adattarsi nel corso dei secoli alla sua destinazione d'uso. Il castello è inaccessibile su tre lati a causa delle pareti scoscese della roccia sulla quale è costruito. L'unico accesso percorribile è situato a occidente, dove si raggiunge la prima linea difensiva della fortezza attraverso una rampa gradonata. Ad epoca medievale vanno riferiti l'antemurale, il basamento della torre nord, caratterizzato dall'uso di tavole di legno inserite nella muratura in corrispondenza dell'angolo, oltre che il basamento e parte dell'elevato della torre sud. Due feritoie arciere per il tiro radente aperte in prossimità del muro d'ingresso rivelano l'origine medievale del baluardo che, a seguito di un crollo, fu consolidato dalla famiglia De Ballis alla fine del '500; tale ripresa della struttura è resa evidente da un risalto nel paramento murario. Un ampio portale fiancheggiato da queste due torri introduce alla prima corte (26 x 20 m), chiusa a sud da un muro continuo, sulla quale incombe la facciata del castello sovrastata da due esili torri. Fatta eccezione per alcuni diruti locali, frutto di recenti adattamenti, l'unica struttura compresa entro questa prima linea difensiva è una chiesa ad aula edificata nel corso del seicento dai baroni De Ballis che hanno apposto il loro stemma sull'architrave del portale d'ingresso. Al centro del lato est della corte, un altro portale, che reca le armi della stessa famiglia, introduce al secondo recinto. Quest'area, di forma fortemente allungata (ca. 20x100 m), è racchiusa fra le ripide pareti di roccia su cui si fondano le strutture del castello ed un ininterrotto corpo di fabbrica che, nell'ultima fase di vita del complesso, è stato riconfigurato in ambienti e magazzini per la produzione del vino "Calatubo". Ad est, il perimetro di tale corte è chiuso da un muro che, inerpicandosi sul rilievo, raggiunge il terzo circuito murario che recinge la zona più elevata dell'altura, dove si attesta ad una torre di forma oblunga pertinente alla prima fase della fortificazione (XI sec.). Dello stesso periodo è il camminamento fra muri che collega il piccolo baluardo difensivo al nucleo principale del castello, un compatto parallelepipedo di 7x21,50 m costruito lungo la cresta meridionale del rilievo roccioso. Tale residenza (fine XIII - inizio XIV sec.), che si articola su due piani in una successione di tré ambienti voltati, accorpa una più antica torre di età normanna (metà XII sec.), distinguibile per il notevole spessore dei suoi muri. Nonostante le trasformazioni ed i crolli, la natura difensiva di questo piccolo palazzo è ancora percepibile dall'assenza di aperture lungo il muro che prospetta sul cortile inferiore. In direzione ovest, senza soluzione di continuità, si succede una serie di ambienti dal carattere più marcatamente residenziale, edificati fra il XVII ed il XIX secolo. Fra gli interventi ascrivibili a tale periodo è agevole riconoscere le due torrette settecentesche che caratterizzano il prospetto principale della dimora e le numerose scale 'alla trapanese' che la collegano ai cortili inferiori. Ciò nonostante, una più attenta lettura planivolumetrica rivela i confini del preesistente nucleo seicentesco. La corsività delle soluzioni architettoniche adottate a Calatubo e l'assenza di elementi decorativi di particolare rilievo indicano che il processo di trasformazione da castello a dimora signorile, avviato dai De Ballis nel 1583, non è mai riuscito a mutare radicalmente l'originario carattere di fortificazione di campagna. La schietta concezione difensiva dell'impianto medievale, chiusa al suo interno da un invalicabile muro perimetrale, ha condizionato anche la partitura dei prospetti le cui aperture sono più legate ad esigenze di ordine funzionale che concepite in adesione ad un progetto di generale monumentalizzazione architettonica del complesso. Tuttavia, l'enorme rilevanza storica rivestita da fabbriche di così lontana origine è oggi mortificata dallo stato di abbandono in cui versa l'antico castello, lasciato alle greggi, ai predatori di ogni specie ed alle intemperie che hanno causato il crollo di quasi tutte le sue coperture ed il conseguente degrado delle murature. Una credenza popolare racconta di lunghi cunicoli sotterranei che collegherebbero il castello di Calatubo con il Castello dei Conti di Modica e il Castello dei Ventimiglia e la sua torre, sul Monte Bonifato. Altri link suggeriti: https://www.fondoambiente.it/luoghi/castello-di-calatubo?ldc, https://www.ioamolasicilia.com/il-castello-di-calatubo-ad-alcamo/, https://www.persee.fr/doc/mefr_1123-9883_1998_num_110_2_3650 (pubblicazione leggibile via web), https://www.youtube.com/watch?v=YXDOnRJP0zU (video di Galamtek), https://www.youtube.com/watch?v=4E2XqF_DqxA (video di Bella Sicilia), https://www.raiplay.it/video/2018/02/Castello-di-Calatubo-2dd25ba7-6219-49a5-a475-a5da04c9eb79.html, https://www.youtube.com/watch?v=AIkYvYsPvgY (video di AlcaMondoBlog).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Calatubo, https://www.icastelli.it/it/sicilia/trapani/alcamo/castello-di-calatubo

Foto: la prima è presa da http://www.baglioridisicilia.com/it/castello-calatubo-alcamo-recupero, la seconda è di Daniele Pugliesi su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Calatubo#/media/File:Castello_di_Calatubo_(03).jpg

Nessun commento: