CALTAGIRONE (CT) - Castello di Granieri (o Masseria Silvestri)
Le origini del feudo Graneri non sono certe, ma pare che sin dall'epoca normanna, rientrava nella vasta baronia di Fetanasimo, nei pressi di Caltagirone, da cui fu scorporato in epoca aragonese. A metà XIV secolo il feudo risultava essere di proprietà di Nicola Lancia, nobile di Siracusa e Maestro Razionale del Regno, che nel 1345 fu venduto per 200 onze a Riccardo Piza di Vizzini. Nel 1356, Corrado Piza, figlio di Riccardo, vendette il feudo per 100 onze a Ruggero Scolaro di Licodia. Lo Scolaro donò il feudo Graneri al Monastero di Santa Maria di Licodia; tale donazione fu confermata, fermo restanto l'obbligo del servizio militare, da re Federico IV di Sicilia il 16 maggio 1363, e fu riconfermata il 7 luglio 1365. La donazione fu fatta in base a "il patto della redenzione". Nel 1417, i Benedettini vendettero il feudo per 150 onze a Francesco Paternò Ventimiglia, barone d'Imbaccari e dei Supplimenti di Trapani, Sciacca e Mazzara, e Maestro di Campo del re Alfonso V d'Aragona. Il Paternò, sul feudo ebbe investitura al titolo di I barone di Graneri il 6 febbraio 1453. Successivamente i monaci vollero restituito il feudo e, dopo controversie, ne ottennero nuovamente il possesso che si mantenne fino alla confisca del 1866 in attuazione alle leggi eversive sui beni ecclesiastici. Il feudo Granieri, incamerato dal Regio Demanio, fu suddiviso in dodici quote, ognuno corrispondente alla contrada che lo costituiva, nel 1869 fu venduto all'asta per un importo complessivo di 421.000 lire. Le suddette quote furono acquisite all'asta da sei partecipanti, e cinque dei dodici lotti dell'ex feudo vennero aggiudicati al cavalier Antonino Silvestri da Palermo, che pagò 176.000 lire. Silvestri vi fece edificare nel 1885 una vasta masseria , che divenne la sede direzionale e logistica della nuova tenuta agricola. La masseria costituì il primo nucleo abitato di Granieri, e verso la fine del XIX secolo si insediarono alcune famiglie di contadini provienienti quasi esclusivamente da Ragusa, Comiso e Chiaramonte Gulfi. In base a disposizioni date dal barone Giovanni Silvestri, figlio di Antonino, prima della sua morte avvenuta nel 1923, che imponevano il popolamento dell'ex feudo con contadini, enfiteuti, mezzadri e braccianti, i figli Antonino e Michele, suoi eredi, diedero fondazione al nuovo borgo. Nel 1925, i fratelli Silvestri concessero in enfiteusi i primi otto lotti di terreno edificabile ad altrettanti enfiteuti, con l'obbligo, per questi, di edificare la casa per abitazione. Gli enfiteuti dovevano corrispondere un censo enfiteutico annuo nella misura di 20 lire. Le case furono costruite con il concorso finanziario degli stessi Silvestri, che in tal modo beneficiarono i primi costruttori del borgo. Edificato nel 1885 per volontà del cavaliere Antonino Silvestri, proprietario di buona parte del feudo Granieri, il "castello" sorge su un'altura a 351 metri s.l.m., delimitata dal vallone di Santa Venera a nord e da quello di Granieri a sud. La masseria, avente struttura di una fortezza, è ad impianto rettangolare con dimensioni di 70 x 100 m circa, e ai quattro angoli è caratterizzata dalla presenza di torri a pianta quadrata, e tra questi corre un muro di cinta alto circa 4 metri, privo di aperture verso la campagna ed allineato con i lati esterni delle torri. Le torri sono costruite con pietre irregolari di piccolo taglio cementate con malta, ma con cantonali ed aperture a bugne lavorate e sagomate, si conservano bene in tutto l'alzato (circa 8 metri), esclusa la merlatura. A pianta quadrata (6 x 6 metri), esse sono a due piani, dei quali quello inferiore è leggermente scarpato, con segnapiano formato da una coppia di listelli piatti e poco aggettanti che collegano i cantonali. In ogni lato si aprivano delle finestre rettangolari, di cui alcune sono state o ingrandite o murate o trasformate in circolari, sempre con orlo bugnato. Alla corte, munita di cisterna, si accede da due ingressi situati rispettivamente sui lati est e ovest. Nel lato rivolto a sud è una piccola loggia profonda 8 metri e lunga 12 in stile classicheggiante, forse per rispondenza ad un palazzo di molto posteriore alle torri. Essa è articolata con delle paraste agli angoli e un ingresso centrale sormontato da un arco a tutto sesto. Sul vasto cortile interno si affacciano i diversi locali adibiti ad alloggi e magazzini. Dal cortile si accede al palazzo padronale, posto sul lato nord, a pianta rettangolare a due elevazioni, addossato al muro di cinta sul lato nord. I locali al pianterreno erano adibiti ad uffici e locali di servizio dell'azienda agricola, il piano superiore era destinato ad abitazione della famiglia Silvestri. La masseria è attualmente in stato di abbandono. Il politico Mario Scelba, esponente politico della Democrazia Cristiana, di cui è stato parlamentare, ministro e capo del governo, visse la sua infanzia e la sua giovinezza con la famiglia all'interno della masseria, poiché il padre Gaetano era campiere del Barone Silvestri. Alla Masseria Silvestri furono girate alcune scene del film "Il garofano rosso" del 1976, diretto da Luigi Faccini. Altri link per approfondire: https://caltagironecittabarocca.it/beni-architettonici-02/castello-di-granieri-massria-dei-silvestri/, https://fondoambiente.it/luoghi/masseria-silvestri-granieri?ldc
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Granieri, https://www.icastelli.it/it/sicilia/catania/caltagirone/castello-di-granieri, https://www.comune.caltagirone.gov.it/Turismo/granieri.aspx
Foto: la prima è presa da https://www.wikiwand.com/scn/Granieri, la seconda è di Rosario Vizzini su http://www.foto-sicilia.it/foto.cfm?idfoto=8905&provincia=ct&citta=granieri
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