ARPINO (FR) - Castello di Ladislao
Durante l' Alto Medioevo Arpino fu più volte territorio di conquista: nel 702 cadde sotto il dominio del duca longobardo di Benevento, Gisulfo I. Nell' 860 fu presa dai Franchi al comando del conte Guido, quindi seguirono l'invasione degli Ungari e le devastanti incursioni dei Saraceni al principio del X secolo. Dopo l'anno mille Arpino fu dominio normanno con Roberto, duca di Caserta. Nel XIII secolo, con l'arrivo nell'Italia meridionale degli Svevi, subì drammatiche distruzioni ad opera di Federico II (1229) e di Corrado IV (1252). Quest'ultima incursione, culminata in un rovinoso incendio, cancellò molte delle antiche vestigia romane conservate nella città e costrinse la popolazione superstite a rifugiarsi nella vicina località fortificata di Montenero. Con la conquista del Regno di Napoli da parte degli Angiò, nel 1265, Arpino conobbe una significativa ripresa. A questo periodo risalgono infatti molte opere di fortificazione, tra le quali i torrioni e i castelli di Civitavecchia e di Civita Falconara. Nel corso del XIV secolo fu feudo della famiglia degli Etendard e dei Cantelmi. Nel 1409 il re di Napoli Ladislao d'Angiò-Durazzo le concesse il privilegio di città demaniale, sottraendola così alla giurisdizione feudale. Il sovrano vi stabilì anche una guarnigione militare, che si insediò nel castello ancora oggi denominato "Castello di Ladislao" sovrastante la rocca di Civita Falconara. Il re trascorreva lunghi periodi nel castello arpinate, punto strategico per la difesa dei confini settentrionali del Regno. Durante il conflitto tra Angioini ed Aragonesi (1458-1464), papa Pio II, celebre cultore del mondo classico, ordinò alle sue truppe di risparmiare dal saccheggio Arpino, sostenitrice degli Angiò, in memoria dei suoi due illustri cittadini, Cicerone e Caio Mario. Dalla fine del XV secolo la città appartenne alla famiglia dei Marchesi d'Avalos, e nel corso del Cinquecento vi soggiornò più volte Vittoria Colonna, moglie del marchese Francesco Ferrante d'Avalos, poetessa, intellettuale, amica e confidente di Michelangelo Buonarroti. Acquistata dai duchi Boncompagni nel 1583, entrò a far parte del territorio del ducato di Sora e vi rimase fino al 1796. I secoli XVII e XVIII videro la sua massima espansione economica e demografica, sostenuta dallo sviluppo delle sue manifatture laniere, grazie alle quali il nome di Arpino divenne celebre in tutta l'Europa del tempo come sinonimo di fervida città industriale. Sorsero e prosperarono lanifici all' avanguardia per le tecniche di lavorazione, e pressoché tutta la popolazione fu impegnata nell' attività produttiva. Divenne inoltre un rinomato centro di cultura e di istruzione, dove fiorì un eccellente collegio gestito dai padri Barnabiti. Nel 1796 tornò a far parte a pieno titolo del Regno di Napoli, del quale condivise le sorti. Nel 1799 subì le drammatiche conseguenze della guerra tra i francesi sostenitori della Repubblica Partenopea ed i filoborbonici. Nel 1814 Gioacchino Murat, allora Re di Napoli, vi istituì il Convitto Tulliano, sul modello dei licei francesi. Con l'Unità d'Italia Arpino si trovò a condividere con il resto dell' ex Regno borbonico i problemi e le contraddizioni dell' unificazione. La decadenza dell'industria laniera e la contrazione dello sviluppo economico provocarono un forte flusso migratorio dei suoi abitanti verso il nord Europa e l'America. Posto sulle pendici della collina di Civita Falconara, il Castello, le cui parti più antiche risalgono al XIII secolo, prende il nome dal re di Napoli, Ladislao I (1376-1414) della dinastia Durazzo d’Angiò, che qui, secondo fonti antiche, trasferì per un certo periodo la sua corte. Nei secoli successivi l'edificio, abbandonato, subì distruzioni e ricostruzioni, finché dal XVIII secolo e per tutto l’Ottocento divenne uno dei più grandi lanifici di Arpino di proprietà della famiglia Ciccodicola. Con la crisi dell’industria, nel Novecento, il Castello divenne sede di un Istituto per gli orfani dei lavoratori, poi Ospedale militare ed infine Istituto Tecnico Industriale per Chimici fino al 1985, anno in cui l’Amministrazione Provinciale di Frosinone, dopo l'acquisto, avviò i lavori di recupero per destinarlo a sede espositiva della Donazione e a centro congressuale, con scopi di valorizzazione culturale e turistica. Oggi è la sede della Fondazione Umberto Mastroianni. Guardando oggi l'edificio si può rimanere un po' delusi, se si ha in mente un tipico Castello medioevale, dotato di torri, merli e quant’altro corrisponda all’immagine tradizionale: perché sono state tantissime le modifiche operate nel corso dei secoli, anche in funzione di destinazioni d’uso quanto mai diverse. Lo dimostra la stessa chiesa del Castello, ricavata all’interno di un torrione poligonale di epoca medioevale. Altri link suggeriti:
https://www.arpinoturismo.it/index.php/it/component/content/article?id=21:la-fondazione-mastroianni,
https://www.youtube.com/watch?v=aYVdBzAzso8&feature=emb_logo (video di Visit Lazio)
Fonti:
https://www.arpinoturismo.it/it/la-citta/la-storia.html,
http://www.fondazionemastroianni.it/sede/,
https://www.controluce.it/notizie/arpino-il-castello-di-ladislao/Foto: la prima è presa da
http://www.fondazionemastroianni.it/sede/, la seconda è presa da
http://www.linchiestaquotidiano.it/news/2014/11/12/arpino-fondazione-mastroianni-inventario-e-carte-bollate/9828
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