mercoledì 19 maggio 2021

Il castello di mercoledì 19 maggio


PORTOBUFFOLE' (TV) - Torre Civica

Un documento del 997, per l'esattezza un contratto di affitto tra il vescovo di Ceneda Sicardo e il doge Pietro II Orseolo, cita il "castro et portu...in loco Septimo", provando l'esistenza di un luogo fortificato e di un porto fluviale. A conferma della sua importanza strategica, durante l'epoca feudale il castello passò sotto il controllo di numerose autorità, sia signorili che religiose. Forse all'inizio fu dei Carraresi, essendo poi del Patriarca di Aquileia. Dal 908 l'imperatore Berengario lo donò al vescovo di Ceneda Ripalto. Nel 1166 il centro cadde nell'orbita del comune di Treviso, ma nel 1242 tornò sotto Ceneda. La bastia venne quindi distrutta dal trevigiano Gerardo de' Castelli, per poi essere ripresa e restaurata dal vescovo di Ceneda. Il 2 ottobre 1307 Portobuffolé venne assegnato a Tolberto da Camino, marito della nota Gaia, figlia del "... buon Gherardo... ", immortalata da Dante nel XVI canto del Purgatorio. Ma le dispute non cessarono. Samaritana Malatesta da Rimini, seconda moglie di Tolberto, sentendosi minacciata, dopo la morte del marito, dai parenti Rizzardo e Gerardo da Camino, temendo anche per la vita del giovane figlio Biancoino, raggiunse Venezia e chiese protezione al doge Dandolo. Samaritana, con l'appoggio dei veneziani, potè rientrare nel castello solo nel 1336. Questo evento aprì le porte della città alla Serenissima e il 4 aprile 1339 essa venne dichiarata parte della Repubblica, con decreto del senato Veneto e con delibera del Maggior Consiglio di Treviso. Più tardi i Genovesi obbligarono i Veneziani a cedere la Marca trevigiana all'arciduca d'Austria, che la vendette a Francesco di Carrara. Una rivolta popolare riportò Portobuffolè, ancora una volta, a Venezia. Dopo una breve parentesi di dominazione turca, Portobuffolè conobbe, sotto il dominio veneto, un periodo di grande splendore. La Repubblica Veneta concesse il titolo di Città, lo stemma gentilizio ed un podestà, che rimaneva in carica solo 16 mesi, con ampie mansioni politico-amministrative. Portobuffolé visse il suo periodo d'oro: divenne sede di una podesteria e ottenne un Consiglio Civico, un Consiglio Popolare e un Ordine dei Nobili; al contempo, si affermava come importante centro commerciale e culturale. Dal 1797 Portobuffolé fu controllato dalla Francia rivoluzionaria che aveva invaso il Veneto. Divenne sede di comune e, a capo di un'ampia giurisdizione, manteneva il suo ruolo di importanza essendovi istituito un tribunale civile e criminale. La situazione durò pochi mesi poiché, con il trattato di Campoformio, la Repubblica di Venezia cadeva definitivamente e i suoi territori passavano all'Arciducato d'Austria, per poi tornare francesi nel 1806. La città fortificata era circondata da un canale, ricavato deviando il fiume Livenza, e da possenti mura intervallate da sette torri. L’unica torre giunta fino alla nostra epoca, detta Comunale o Civica, presenta la cima modificata secondo il gusto rinascimentale. La sua persistenza è dovuta al fatto che è stata utilizzata come prigione fino all’inizio del secolo scorso. Lungo ciò che resta delle antiche mura, si può scorgere una botola, la quale conduce ad una galleria sotterranea che collegava i due porti della Città, quello della Piazza principale e quello di Via Rivapiana. Questo tunnel nei secoli ha avuto, poi, diversi usi, come ad esempio quello di sfogo per le tubature fognarie, e dalla popolazione è da sempre ricordato con il nome di Slondrona. Attualmente nella Torre ha sede il Museo della Civiltà Contadina e dell’artigianato dell’Alto Livenza, ampia raccolta di attrezzi e oggetti della casa contadina. L'elevazione di oltre ventotto metri, ci porta ad osservare i fregi cinquecenteschi, che sostituiscono le medievali merlature. Al suo interno, presso il meccanismo dell'orologio, rinnovato nel 1879, si trovava un foro da cui venivano calati i condannati nella sottostante prigione. Dalle antiche finestre e feritoie si può ammirare un panorama incantevole. La casa ai piedi della torre era un tempo il Palazzo del Governo. Sopra la porta del Monte di Pietà, fondato nel '500 dai Veneziani, vi e' un raro esempio di "leon in moeca", quello dall'aspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra. Il Ponte Friuli e l'omonima Porta sormontata dal Toresin erano la principale via d'accesso alla città fortificata. L'aspetto attuale risale al loro rifacimento, avvenuto nel 1780. L'odierno ponte è il primo costruito in pietra sul fiume Livenza, in sostituzione del precedente in legno. Prima ancora fu ponte levatoio a protezione del castello. Il corso del Livenza circondava in passato il nucleo storico di Portobuffolè, ma fu deviato nel 1913 per la sicurezza della città contro le frequenti esondazioni. Sopra il portale d'ingresso campeggia il Leone di San Marco con scritta postuma, che richiama i princìpi rivoluzioni francesi. Alla destra del ponte sono visibili i resti delle antiche mura della città medievale, lungo le quali si trova murata una piccola Bocca della Verità di origine romana. Altri link suggeriti: https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0500663465, https://www.youtube.com/watch?v=fDJ_lKdnn98 (video di Guido Zamai), https://www.youtube.com/watch?v=85xcmD36Fqc (video di ItalianVita)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Portobuffol%C3%A9, http://www.comune.portobuffole.tv.it/zf/index.php/storia-comune, http://www.comune.portobuffole.tv.it/c026060/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/151, https://www.microturismodellevenezie.it/scheda/torre-civica/, http://www.centrometeo.com/articoli-reportage-approfondimenti/meteo-cronache-ambiente-immagini/4655-portobuffole-gioiello-veneto, http://davetto.altervista.org/foto/treviso/portobuffole/index.html

Foto: la prima è presa da http://davetto.altervista.org/foto/treviso/portobuffole/index.html, la seconda è presa da http://altolivenza.com/portobuffole-2/

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