SAVA (TA) - Castello baronale
In un documento del 1417 della regina Giovanna I D'Angiò troviamo la prima menzione del casale di Sava facente parte del Principato di Taranto. I feudatari di Sava sono stati almeno sei: il primo fu Giacomo del Tufo. A lui seguì, nel 1434, Connestabile di Aversa. Sava fu poi infeudata anche dai Mayoro di Nardò nel 1454, dai Prato di Lecce nel 1520. Nel 1741, poi, fu la volta dei Gesuiti. L’ultimo feudatario, infine, fu Giuseppe De Sinno dal 1804 al 1812. Nel 1520 il feudo di Sava, che comprendeva gli antichi casali di Aliano e Pasano, passò dunque alla famiglia Prato di Lecce (di origine toscane) che tenne la Baronia sino al 1630. Nicola Prato, negli anni in cui ebbe la Baronia di Sava, dimorandovi solo nei mesi estivi ed autunnali, abitava un antico fabbricato della masseria che sorgeva nella stessa area dove ora è ubicato il castello. Egli pensò di edificare una dimora baronale ma la precaria situazione politica gli impedì di portare a compimento tale progetto che invece fu realizzato dal figlio Pompeo tra il 1533 e il 1575. Il castello di Sava, dall'aspetto severo e realizzato in tufo locale, era dotato solo di un piccolo recinto con fossato, ed era privo di un maschio. Aveva la forma di un quadrilatero, con nel sottopiano il frantoio, il mulino, i granai ed i magazzini, nel piano terreno grandi vani con volte a botte, dimora del castellano e rimessa. Le camere del primo piano sono grandi e spaziose, piene di luce e di aria, con larghe finestre dalla profonda strombatura che guardavano intorno al castello oltre la muraglia del fossato. In ciò si discosta dai castelli cinquecenteschi, che, essendo ordinati più a fortezza che a dimora, aprivano le finestre sugli spazi compresi dalle varie cinte. Successivamente al 1743, anno in cui fu assegnato ai Padri della Compagnia di Gesù, il castello fu trasformato in convento divenendo così un austero luogo di preghiera. Nel 1884, l'edificio fu acquistato dal Comune che lo destinò a sede municipale, scuola ed altri uffici pubblici, subendo notevoli trasformazioni ma conservando ad esempio il bel portale bugnato. Nelle fondamenta del palazzo è visitabile un antichissimo frantoio ipogeo. Fa parte del palazzo baronale quella che a Sava è nota a tutti come la "chiazza cuperta" luogo dove i frequentatori di piazza San Giovanni si rifugiano quando le condizioni del tempo sono avverse.
Nessun commento:
Posta un commento