AVELLINO – Castello Longobardo
I suoi ruderi sorgono sulla piazza omonima, nella parte meno elevata della città, in una posizione anomala perché situati in una valle piuttosto che su un’altura. E’ quanto resta dell’edificio costruito in epoca longobarda, forse a cavallo fra il IX e il X secolo. Si ignora quando e da chi venne edificato ma oggi si può affermare che fu costruito intelligentemente in quel sito perché nella sua parte centrale, ad una quota di circa m 335 s.l.m. ,esiste, nei tufi colonnari,una sorgente d’acqua pura di risalita con un pozzo circolare di tufo ancora oggi ben visibile, derivante da una favorevole conformazione geologica del sottosuolo. Infatti, le acque sotterranee site alla base dei tufi di Avellino, fluenti in quella zona da Ovest verso Est, vanno ad incontrarsi in quel punto con la più antica formazione impermeabile delle argille messiniane. Il castello fu dimora dei feudatari che governarono Avellino e, nel corso dei secoli, subì numerosi assedi – famoso quello delle truppe di Alfonso d’Aragona, nel 1436 – e ospitò gastaldi e imperatori, tra cui Lotario ed Enrico VI, sovrani di Napoli, di casa d’Angiò e Aragonesi. Nel 1130 qui l’antipapa Anacleto II incoronò il normanno Ruggiero II, nominandolo re di Sicilia e di Puglia. Successivamente, Papa Innocenzo II e l'Imperatore Lotario si fermarono un mese nel castello per privare Ruggiero del Ducato di Puglia ed investirne Rainulfo, Conte di Avellino. Ciò indusse Ruggiero a muovere le sue truppe verso il castello, che venne messo "a ferro e fuoco", nel 1137, e ridotto ad un ammasso di ruderi. Venne rifatto nel XV secolo, su ordine di Alfonso I d'Aragona. Nel Cinquecento il castello ospitò letterati famosi, quali Bernardo Tasso, Luigi Tansillo e Ortensio Lando. Dopo i feudatari Filangieri, che lo usarono come maniero, l’edificio nel Seicento fu trasformato in reggia e divenne dimora del principe Camillo Caracciolo e dalla celebre Maria De Cadorna: in particolare, furono abbattute le torri e le merlature e fu creato il meraviglioso parco, tuttra esistente, dotato di un lago artificiale e di una riserva di caccia. Esso era considerato una delle meraviglie del Regno di Napoli. Sempre nel Seicento, il principe Marino II Caracciolo istituì nel castello l’Accademia dei Dogliosi. Il periodo di splendore passò e la struttura decadde. Tale fu il degrado, che per volere della moglie del feudatario Marino III Caracciolo, Antonia Spinola, il malandato castello venne abbandonato, in quanto non più degno di accogliere una delle famiglie più importanti del Reame napoletano. Tale decisione, e la costruzione conseguente del Palazzo Caracciolo, spostarono il baricentro cittadino, determinando la progressiva marginalizzazione dell'antico borgo medioevale, il nucleo originario di Avellino. La sontuosa dimora fu demolita all’inizio del Settecento, nel corso della guerra di successione spagnola. Attualmente il castello è sottoposto a lavori di restauro e conservazione. Il terremoto del 23 novembre 1980 non arrecò grossi danni alla struttura, semplicemente perchè era già ridotta allo stato di rudere, anche se le mura perimetrali restavano in piedi ed ispezioni nella parte superiore del castello lasciavano intravedere buca da cui era possibile scendere all'interno, area sicuramente esplorata nel corso dei secoli dai "tombaroli", che sicuramente fecero incetta dei residui reperti. Per approfondire si può visitare il seguente link: http://www.torrelenocelle.com/storia/castello.htm
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