domenica 22 marzo 2020

Il castello di domenica 22 marzo



PADOVA - Castelvecchio

Anticamente definito Castello della Torlonga ma oggi conosciuto anche come Castello di Ezzelino, o Castello Carrarese o ancora Castello di Padova, è una fortificazione di origine altomedievale posta sulla biforcazione del Bacchiglione dove si divide in Tronco Maestro e Naviglio interno. Deve le attuali caratteristiche alla signoria dei Da Carrara. Durante il XIX secolo e il XX secolo venne in gran parte utilizzato come prigione statale mentre il mastio, la Torlonga, fu dal XVIII secolo Specola cittadina. La fortezza un tempo era chiamata Castello della Torlonga. Assunse il nome di Castelvecchio quando si iniziò a costruire il Castelnuovo dopo il 1513. In età romanica fu chiamato Castello di Ezzelino per il fascino sinistro evocato dal tiranno. Oggi, con la riscoperta culturale della signoria dei Da Carrara, è frequentemente definito Castello Carrarese. L'area antistante l'edificio è Piazza Castello: in età veneziana fu luogo di esercitazioni militari e di esecuzioni capitali. La struttura del castello attuale è l'evoluzione di un sistema difensivo di origine altomedievale che aveva nella Torlonga (la torre-longa) il suo fulcro: costruita nel IX secolo nella strategica area in cui il Bacchiglione andava dividendosi (punto già occupato da fortificazioni di età romana) fu citata per la prima volta nel 1062. La torre, tra il X secolo ed il XI secolo, fu circondata da una breve muraglia che la proteggeva verso la città. Questo mastio fu poi inglobato alla cinta muraria di età comunale; lì vicino, verso ponente, si aprì una porta urbica. Rimangono invece tracce del castello fatto costruire da Ezzelino III da Romano, tiranno della città dal 1237 al 1256: la più notevole è la Torlonga, la maggiore delle due torri del castello. Il Castello fungeva da perno difensivo della cinta muraria duecentesca. Caduto il tiranno, le fortificazioni furono abbandonate fino alla signoria dei Carraresi che fecero ricostruire il castello facendone dipingere le due torri a scacchi bianchi e rossi. Il Castello venne collegato alla Reggia Carrarese dal traghetto alle mura, un passaggio sopraelevato che aveva la funzione di collegare i centri del potere politico e militare. Con la costruzione delle mura rinascimentali ad opera di Bartolomeo d'Alviano il valore strategico del castello fu ridotto a zero. La Repubblica di Venezia vagheggiò anche la costruzione di un Castelnovo sul versante est delle mura, ma di questo progetto rimangono solo alcuni bastioni. Nel 1777 fu ultimata la trasformazione della Torlonga in Specola per le osservazioni astronomiche. I resti del castello ebbero successivamente usi diversi (osservatorio astronomico, prigione, ecc.). In particolare il castello ha avuto funzione di prigione fino al secondo dopoguerra. L'Amministrazione carceraria padovana ha tuttora alcuni uffici in Piazza Castello. Non si è trovata conferma che le prigioni fossero ubicate nelle torri, nonostante la lapide del 1618 che ne ricorda l'esistenza nella Torlonga, il ché naturalmente non esclude che potessero essere da qualche altra parte del castello. Il carattere efferato e sanguinario del Da Romano, definito e fissato da una tradizione a lui avversa, è stato in parte ridimensionato dalla storiografia più recente, come del resto il suo deleterio influsso sulla città di Padova, che invece a quanto pare continuò a prosperare anche sotto la sua tirannia, ma di certo prigioni nel castello dovevano esserci e, secondo gli usi dell’epoca, non erano certo luoghi confortevoli. Dubbia è pure la storicità della figura dell’architetto Zilio, il cui nome è riportato solo da Pietro Gerardo, la cui attendibilità è spesso messa in dubbio dagli storici: la leggenda che lo riguarda sembra infatti più una parabola esemplare costruita ad arte che una storia reale. Pare però certo che le due torri furono effettivamente a lungo note come Zilie, quindi è d’obbligo sospendere il giudizio in proposito. E’ stata invece definitivamente smentita la notizia data per primo dal Salomonio nel 1701, e riportata da Giuseppe Lorenzoni, secondo la quale sul muro della seconda torre, quella verso piazza Castello, era ancora visibile all'epoca un bassorilievo con le insegne di Ezzelino. Il bassorilievo effettivamente c’era, fu smontato all'epoca della trasformazione del castello in carcere, che comportò la drastica riduzione in altezza della torre, e dopo qualche passaggio intermedio è approdato ai Musei Civici, dove è tuttora esposto. Solo che non si tratta affatto delle insegne di Ezzelino: il cimiero con lo struzzo coronato, con un ferro di cavallo nel becco e lo scudo bipartito con a destra i gigli angioini, sono le insegne di Luigi il Grande d’Ungheria, storico e più importante alleato dei Carraresi e in particolare di Francesco il Vecchio nelle guerre contro Venezia. Cimiero e stemma si possono oggi vedere negli affreschi scoperti nel 2007 in una cella del carcere, rivelatasi importante sala di rappresentanza del castello carrarese. L’infortunio storico (al quale si accodava anche Giovan Battista Verci, che pubblicava anche l'incisione di un altro bassorilievo esistente allora sotto la loggia della corte del castello, anch'esso raffigurante il cimiero di Luigi il Grande e non quello di Ezzelino) si è purtroppo trasformato in “leggenda metropolitana”, con effetti ormai difficili da sanare, visto che l’attribuzione dell'insegna ad Ezzelino continua a venire riconfermata su pubblicazioni d'ogni genere, dopo aver prodotto l’effetto collaterale di far adottare quel cimiero, pur con diversi colori, come parte del proprio stemma dal comune di Romano d’Ezzelino (e la sola testa di struzzo anche da quello di S. Zenone degli Ezzelini). Nell'immaginario collettivo dei padovani, e non solo, la torre della Specola rimane tuttora "la torre di Galileo", il luogo dal quale, secondo una falsa tradizione, il celebre pisano eseguì le sue straordinarie scoperte astronomiche e svelò, primo fra gli uomini, particolarità degli astri da sempre rimaste nascoste nei segreti del firmamento, grazie alle quali rivoluzionò non solo l'astronomia, ma l'intera scienza. Nonostante questa profonda e diffusa convinzione, l'Osservatorio Astronomico di Padova, sito all'interno della Specola, non fu in realtà mai frequentato dal famoso scienziato, perchè la sua istituzione e, quindi, la sua edificazione sulla preesistente torre maggiore del Castelvecchio della città, non fu messa in atto se non nell'ultimo trentennio del XVIII secolo, cioè circa 150 anni dopo che Galileo lasciò Padova per trasferirsi a Firenze, alla corte dei Medici. Pur privato di questo mito, il visitatore che viene accolto al Museo La Specola non resta, comunque, deluso nelle sue aspettative, ma incontra e si confronta con un luogo pieno di fascino, nel quale viene immerso in una densa atmosfera intrisa di storia, arte e scienza. Altri link suggeriti: https://ilbolive.unipd.it/it/news/specola-torre-prigione-astri, https://it.wikipedia.org/wiki/Specola_di_Padova, http://www.padovamedievale.it/info/castello/padova/it, https://www.youtube.com/watch?v=jFVErdWgSDc (video di comitatomurapadova), https://www.youtube.com/watch?v=2ohmb9jKtHk&feature=emb_logo (video di Padova Musei)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castelvecchio_(Padova), testo di Ugo Fadini su http://www.muradipadova.it/lic/il-castello-di-padova/il-castello-di-ezzelino.html, http://www.letrevenezie.net/pubblicazioni/GALILEO%20GALILEI/La%20Specola.html

Foto: la prima è di ivanfurlanis su https://it.wikipedia.org/wiki/Castelvecchio_(Padova)#/media/File:Padova_Specola_060907.jpg, la seconda è presa da http://www.muradipadova.it/lic/il-castello-di-padova.html

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