mercoledì 11 marzo 2020

Il castello di mercoledì 11 marzo



NEROLA (RM) - Castello Orsini

Nerola fu fondata intorno al X sec. d.C. (epoca in cui le popolazioni di gran parte del Lazio si raggruppavano sulla cima di colli adatti alla difesa); poco prima del mille (972) il luogo fu concesso in feudo a Benedetto de’ Crescenzi che vi costruì un primo castello (che è possibile individuare nella parte inferiore delle mura interne). Viene citato con precisione nel “Chronicon Farfense” (di Gregorio da Catino che riporta cronache e storie dei suoi tempi), quando in un atto di compravendita del 1062 tra i Crescenzi e l'Abbazia di Farfa si riporta la dicitura "pertinentia de Nerula”. Un successivo castello sorse nel 1070, su ordine di Napoleone Orsini, che poi venne portato a termine dal figlio Gentil Virginio Orsini nel 1085. Nel 1085 fu ospite della famiglia Orsini Enrico IV di Franconia, imperatore del sacro romano impero. Nella sua storia il castello subì molti cambiamenti dall'iniziale progetto di Francesco di Giorgio Martini. Papa Urbano II nel 1092 arrivò ad acquistare il castello, animato da un profondo risentimento verso gli Orsini. Nei secoli successivi il maniero divenne di proprietà della chiesa e dimora ufficiale di Papa Pasquale II, Papa Gelasio II, Papa Callisto II, Papa Onorio II e Papa Innocenzo II. Papa Bonifacio VII, con una bolla del 1300, concesse il castello a Francesco Orsini. Con l'inizio delle crociate, venne abbandonato come sede ufficiale papale. Terminato il periodo delle crociate, il castello tornò agli Orsini, che ne ripresero il possesso continuando così le opere di abbellimento e di ampliamento della costruzione. A partire dal 1470, infatti, la vecchia struttura fu notevolmente potenziata per adeguarla alle nuove necessità difensive e quindi, con successivi interventi, per adattarla ai canoni delle dimore rinascimentali (il fossato più profondo, al ponte levatoio venne eretto un torrione di avvistamento e vennero rinforzate le mura esterne con una scarpa, inserendo agli angoli delle torri circolari che racchiudevano il vecchio castello). Alla fine del Cinquecento fu ospite per un mese Galileo Galilei e in quella circostanza i fratelli Taddeo e Federico Zuccari furono chiamati a decorare la suite, che nel 1591 ospitò papa Gregorio XIV in fuga dalla peste che infuriava a Roma. Nel 1696 agli Orsini subentrarono gli Odescalchi antica famiglia di origine comasca, il cui prestigio si incrementò notevolmente quando uno dei suoi membri ascese al soglio pontificio con il nome di Innocenzo XI, grazie al quale il castello tornò ad essere residenza papale. Nel 1689 alla morte di Innocenzo XI, il castello venne messo in vendita ed acquistato da Guglielmo III, re d'Inghilterra, che usò la struttura per allontanarsi dal suo paese, dopo la battaglia contro Giacomo II. Alla sua morte il maniero venne ereditato da Anna d'Inghilterra, e in quel periodo vide ospiti come Carlo Fontana e Alessandro Marchetti. Fu ceduto in seguito a John Lethbridge, che al suo interno ideò la prima tuta da palombaro. Nel 1730 il castello tornò alla chiesa come residenza papale e passò in successione a Papa Clemente XII, Papa Benedetto XIV, Papa Clemente XIII, Papa Clemente XIV e Papa Pio VI; tra gli ospiti di quel periodo è annoverato anche Napoleone Bonaparte, per discutere del matrimonio prossimo del dittatore francese. Varie altre famiglie si sono avvicendate, nei secoli, nel possesso del Castello, sia per acquisto che per successione ereditaria (Barberini, Colonna, Lante della Rovere). Dopo un secolo di abbandono (nel 1819 la chiesa lasciò il castello che rimase chiuso per quasi un secolo), eccetto per una breve parentesi, quando nel 1867 fu testimone della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma con l'occupazione da parte di un contingente di Volontari garibaldini guidati da Menotti Garibaldi in lotta con le truppe pontificie. Nel passato, per un certo periodo, il castello ospitò anche un Ospedale per i pellegrini che transitavano sulla vicina Via Salaria. Successivamente fu il calciatore Giuseppe Meazza ad acquistarlo nel 1930 e a lui è dovuta unaa ristrutturazione dell'edificio nonchè l'allargamento del giardino, e quando l'Italia vinse il primo mondiale (1934) fu organizzata una festa nel castello con tutta la nazionale vincitrice. Con l'avvento del fascismo e dopo il rifiuto di Meazza di concedere l'uso della struttura, il castello fu ceduto, su decisione di Benito Mussolini alla società C.A.D.L che portò la creazione del teatro nelle mura; il teatro con telone coprente e tuttora esistente, può ospitare 200 spettatori ed ha un perimetro di 13x13 mt. con una altezza di 5 mt. In seguito Mussolini regalò il castello al Marchese Ferrari-Frey e soltanto alla sua morte nel 1967 l'edificio tornò alla società C.A.D.L. L'aspetto esterno attuale è romanico-medievale. Il castello di Nerola è costituito da una massiccia struttura quadrangolare munita di torrioni agli spigoli: su quello più meridionale si alza il mastio. Il complesso possiede un muro di cinta esterno con merlatura ed è cinto da un fossato. Delle sue quattro torri angolari, due presentano merlature (una circolare ed una quadrangolare). Questa struttura - che si presenta "scenograficamente" molto bella - oggi è adibita ad Albergo e Beauty Center (https://www.castellorsini.it/it/home) ed ospita eventi di vario genere; essa è visitabile ed attraverso i suoi percorsi di ronda si possono ammirare gli splendidi panorami sulla Valle del Tevere immediatamente a Nord di Roma. Altri link consigliati: https://www.youtube.com/watch?v=WJ6Kf6Pde28 e https://www.youtube.com/watch?v=FqSJcyPX0is (entrambi i video di Eccephoto), https://www.youtube.com/watch?v=f5dqwTS6sDQ&feature=emb_logo (video di marco di giovambattista), https://www.youtube.com/watch?v=L43SfjWJV08 (video di serena lucentini)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Orsini_(Nerola), http://www.lazioturismo.it/asp/scheda_archeo.asp?id=127, https://www.icastelli.it/it/lazio/roma/nerola/castello-orsini-di-nerola, http://www.tesoridellazio.it/tesori/nerola-rm-castello-orsini/

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è di Adriano Di Benedetto su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/31067/view

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