ARENA (VV) - Castello Normanno
Fu edificato in epoca anteriore al 1130 molto probabilmente da Ruggero I il Normanno a difesa di Mileto, in luogo strategico e inespugnabile, posto su un possente sperone di roccia a metà strada fra Monteleone e Stilo, a difesa del passo Berra, che, aprendo un varco fra le montagne delle Serre meridionali, metteva in collegamento i due mari. Per controllare il territorio da possibili attacchi provenienti dalla costa orientale, venne insediato quale primo conte d’Arena un figlio naturale del Normanno, anch’egli di nome Ruggero, più spesso indicato con il cognome della madre, ossia Ruggero Conclubet. I discendenti di quest’ultimo per ben 600 anni dominarono su Arena, vivendo in prima persona i più importanti eventi storici: dalla transizione normanno-sveva all’avvento degli Angioini, dalla congiura dei baroni alla rivoluzione di Tommaso Campanella. Testimone di questi importi fatti di storia fu il castello, che, già ricostruito in seguito al terremoto del 1753, non sopportò la violenta forza devastatrice del sisma del 1783, lo stesso che distrusse Mileto. Dell’età di Ruggero il castello conserva l’impostazione architettonica propria di tutti i castelli normanni. Il corpo di fabbrica ricalca un quadrilatero perfettamente adattato alla natura del luogo, con mura perimetrali robuste e possenti. L’accesso al castello era permesso dalla sola facciata orientale mentre le altre tre erano circondate da dirupi imprendibili e vertiginosi. Agli angoli del quadrilatero sorgevano quattro torri, oggi parzialmente conservate e che appartengono a epoche diverse, frutto dei vari adattamenti tecnico - difensivi effettuati sul castello. Due di esse sono angioine a base circolare sul lato orientale del maniero, mentre le altre due sono a base quadrata e d’epoca aragonese. Nel corso dei secoli la pesante costruzione normanna venne alleggerita, e la modifica principale fu fatta alle torri: le torri quadrangolari, piene e robuste con scarpa liscia, vennero sostituite da torri alte, leggere a base circolare con scarpa scanalata. Quest’ultimo accorgimento aumentava la difesa piombante, praticata dalla merlatura, aumentandone la gittata e garantendo effetti devastanti sui nemici. Le due torri a base scanalata conservate in Arena sono forse unici esempi in Calabria di questo originale modo di costruzione. Infatti, va precisato che generalmente le torri angioine avevano una scarpa circolare liscia e non scanalata, benché uguali esempi della stessa tecnica costruttiva debbano essere ricercati in Campania. Queste modifiche dell’iniziale struttura normanna non furono estese alle torri occidentali che guardano verso Monteleone, per due ragioni: in primo luogo il pericolo continuava a provenire da oriente, in secondo luogo il castello risultava inespugnabile dagli altri tre lati. Col tempo però le cose cambiarono e in epoca aragonese età caratterizzata dall’introduzione delle armi da fuoco. Le torri occidentali furono ribassate ed opportunamente modificate per assorbire i colpi dell’artiglieria nemica e i pesanti rinculi delle bocche da fuoco in esse ospitate. Il castello non assolse solo un ruolo difensivo, ma era anche il luogo in cui si amministrava la giustizia, dove il marchese aveva la sua dimora e dove si svolgevano le attività economiche più importanti. Sono ancora visibili i sotterranei dove erano ospitate le carceri; e, nella gola sottostante in cui scorre il Petrace, sono stati recentemente recuperati dall’abbandono, i resti del frantoio e del mulino su cui il marchese vantava, come su tutte le altre macchine ad acqua del feudo, i suoi numerosi “iura proibendi”. Sono ancora visibili poi tratti di muraglie perimetrali e avanzi di un grandioso acquedotto, realizzato per l'approvigionamento idrico del castello. Recentemente ristrutturato, sta ora subendo un intervento finalizzato alla costruzione di un parco naturalistico.
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